14 Agosto

Il crollo di un'Italia ferma agli anni Sessanta

Trentotto morti, sedici feriti e l'immagine dello sbriciolamento del Ponte Morandi a Genova sono la tragica rappresentazione di un gravissimo problema su reti, infrastrutture, grandi opere. Un paese pensato negli anni '50 e '60 che ha un disperato bisogno di contemporaneità.

Il Ponte Morandi è crollato a Genova ieri, poco prima delle ore 12. Un cedimento strutturale improvviso, le cause per ora sono ignote. I morti accertati sono 38, i feriti 16. Al momento del crollo sul ponte transitavano 30-35 autovetture e tre mezzi pesanti. Il crollo ha interessato circa cento metri di carreggiata. Il ponte è lungo un chilometro e alto 90 metri. È un'infrastruttura strategica, uno snodo di trasporto fondamentale per Genova e il suo porto.

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Il crollo del Ponte Morandi ci dice molte cose importanti, le abbiamo annotate sul taccuino, a futura memoria. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto che "nessuna autorità potrà sottrarsi a un esercizio di piena responsabilità: lo esigono le famiglie delle tante vittime, lo esigono le comunità colpite da un evento che lascerà il segno, lo esige la coscienza della nostra società nazionale". 

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Un sistema di reti e infrastrutture vecchio

"Lascerà il segno", dice Mattarella. Questo evento è di enorme portata, abbiamo davanti una perdita di vita incommensurabile e un'immagine del Paese nel mondo che rischia di scoraggiare ulteriormente gli investitori. Sui media internazionali si sollevano dubbi - a ragion veduta - sulla tenuta di un sistema di infrastrutture costruito negli anni Cinquanta e Sessanta.

La situazione delle infrastrutture del Paese è grave (l'elenco di disastri grandi e piccoli è enciclopedico), richiede un urgente impegno corale ma le regole del Titolo V della Costituzione sono un ostacolo: se il governo centrale deve concertare con una miriade di soggetti (enti locali, imprese, concessionari, regolatori vari) un piano di interventi di manutenzione e sviluppo di Grandi Opere in via ordinaria o straordinaria, l'Italia perderà altro tempo, altro denaro, altre vite.

Secondo il direttore dell'Istituto di tecnologia delle costruzioni del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Itc Antonio Occhiuzzi "la sequenza di crolli di infrastrutture stradali italiane sta assumendo, da alcuni anni,...


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