8 Agosto
Il dilemma di Oppenheimer
Il film di Christopher Nolan, la storia vera sul Progetto Manhattan e la nascita della bomba atomica, la riflessione filosofica sul bene e sul male e sull’etica della guerra e del potere, la passione e la lacerazione interiore, un cast di primissimo piano in cui gli attori fanno a gara per eccellere. Una visione nel giorno dell'anniversario del bombardamento di Hiroshima
di Marco Patricelli
Le stelle accese dai mass media americani con le recensioni entusiastiche hanno già attivato la reazione a catena del successo planetario annunciato per il film-evento “Oppenheimer” di Christopher Nolan. Approda in Italia il 23 agosto, sull’onda degli sfracelli al botteghino oltreoceano, una pellicola che ha tutto per piacere: una storia vera intrigante, la riflessione filosofica sul bene e sul male e sull’etica della guerra e del potere, la passione e la lacerazione interiore, un cast di primissimo piano in cui gli attori fanno a gara per eccellere, effetti speciali esaltati dal 4K.
Visto a Praga, il 6 agosto, anniversario del bombardamento di Hiroshima, nel cinema Světozor a due passi da piazza Venceslao, con proiezione pomeridiana sold out in sala piccola e pienone in sala grande per quella serale. Con tanti giovani a seguire un lavoro che si dipana in quasi tre ore senza un attimo di respiro. Julius Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica, disse che le invenzioni di per sé non sono né buone né cattive, ma dipende dall’uso che se ne fa. Anche Alfred Nobel, quando riuscì ad addomesticare la nitroglicerina di Ascanio Sobrero che esplodeva a capriccio inventando la dinamite, pensava più all’uso civile che a quello militare, come invece avvenne. Quasi per farsi perdonare dell’evoluzione tecnologica e distruttrice della guerra, istituì i premi che portano il suo nome e che laureano coloro che fanno progredire l’umanità nella scienza e nel sapere. È racchiuso in questo confine insondabile il dilemma al quale il fisico ebreo americano Oppenheimer, messo da Washington al vertice del Progetto Manhattan che partorì le bombe che incenerirono Hiroshima e Nagasaki, non riuscì a sottrarsi, per di più in un contorto itinerario di vita scientifica e vissuta.
Il kolossal di Nolan prende le mosse, secondo un consolidato credo...
di Marco Patricelli
Le stelle accese dai mass media americani con le recensioni entusiastiche hanno già attivato la reazione a catena del successo planetario annunciato per il film-evento “Oppenheimer” di Christopher Nolan. Approda in Italia il 23 agosto, sull’onda degli sfracelli al botteghino oltreoceano, una pellicola che ha tutto per piacere: una storia vera intrigante, la riflessione filosofica sul bene e sul male e sull’etica della guerra e del potere, la passione e la lacerazione interiore, un cast di primissimo piano in cui gli attori fanno a gara per eccellere, effetti speciali esaltati dal 4K.
Visto a Praga, il 6 agosto, anniversario del bombardamento di Hiroshima, nel cinema Světozor a due passi da piazza Venceslao, con proiezione pomeridiana sold out in sala piccola e pienone in sala grande per quella serale. Con tanti giovani a seguire un lavoro che si dipana in quasi tre ore senza un attimo di respiro. Julius Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica, disse che le invenzioni di per sé non sono né buone né cattive, ma dipende dall’uso che se ne fa. Anche Alfred Nobel, quando riuscì ad addomesticare la nitroglicerina di Ascanio Sobrero che esplodeva a capriccio inventando la dinamite, pensava più all’uso civile che a quello militare, come invece avvenne. Quasi per farsi perdonare dell’evoluzione tecnologica e distruttrice della guerra, istituì i premi che portano il suo nome e che laureano coloro che fanno progredire l’umanità nella scienza e nel sapere. È racchiuso in questo confine insondabile il dilemma al quale il fisico ebreo americano Oppenheimer, messo da Washington al vertice del Progetto Manhattan che partorì le bombe che incenerirono Hiroshima e Nagasaki, non riuscì a sottrarsi, per di più in un contorto itinerario di vita scientifica e vissuta.
Il kolossal di Nolan prende le mosse, secondo un consolidato credo hollywoodiano, da un libro, edito nel 2005, vincitore del Premio Pulitzer: “American Prometheus” di Kai Bird e Martin J. Sherwin. L’evocazione mitologica è quantomai appropriata: Prometeo venne punito dagli Dei per aver donato il fuoco agli uomini, legato a una cima del Caucaso dove ogni giorno un’aquila gli divorava il fegato che si rigenerava, eternando il suo supplizio; Oppenheimer ha donato agli uomini la reazione a catena e l’aquila americana che da essa aveva avuto il predominio atomico gli voltò le spalle rendendo più penoso il suo dramma interiore. Come sempre, occorre sottolineare che un film non è un documentario, e anche quando è basato su una storia vera si muove sui binari tracciati dagli abili sceneggiatori della scuola statunitense. A un superbo Cillian Murphy nei panni del protagonista, lo star system ha affiancato Emily Blunt (la moglie Katherine "Kitty"), Matt Damon (Leslie Groves, il direttore del Los Alamos National Laboratory), uno straordinario Robert Downey Jr. (invecchiato nel ruolo di Lewis Strauss, membro anziano della U.S. Atomic Energy Commission), e Florence Pugh (Jean Tatlock, psichiatra e amante del fisico teorico). Quest’ultima ha fatto parlare di sé per la censura con l‘accusa di blasfemia piovuta da alcuni Paesi (India, Medio Oriente) e la censura elettronica al seno nudo, con una copertura costruita dal computer che ha aggiunto un vestito nero. Roba quasi da educande, in una sequenza che probabilmente in Italia sarà lasciata com’è, ma la morale ha parametri diversi a diverse latitudini oltre che in diverse epoche. Gli indiani, poi, non hanno gradito una citazione dal sanscrito di un testo sacro, proprio durante una scena di sesso: una delle due di tutto il film (l’altra, una proiezione in flashback durante l’interrogatorio di Oppenheimer, per quanto fortemente evocativa dal punto di vista simbolico, non aggiunge nulla alla narrazione). In Giappone non viene ancora sciolto il nodo gordiano sulla distribuzione, considerando il tema della distruzione di Hiroshima e Nagasaki che tocca in profondità un nervo perennemente scoperto.
Negli Stati Uniti “Oppenheimer” ha già incassato oltre 550 milioni di dollari, cinque volte il budget di una produzione che non si è risparmiata in nulla nella ricostruzione della carriera del fisico, del Progetto Manhattan e della realizzazione delle tre prime bombe atomiche: il test Trinity, Little Boy che sarà sganciata il 6 agosto 1945 e Fat Man il 9 agosto su ordine del presidente Truman, chiudendo di fatto la guerra nel Pacifico e la Seconda guerra mondiale. In mezzo, la corsa per anticipare Hitler e quella per tenere a distanza Stalin. I passaggi antinazisti del film sono bilanciati da quelli anticomunisti, perché attraversano la vita di Oppenheimer nel suo essere ebreo e di origini tedesche, e contiguo agli ambienti comunisti americani attraverso la moglie e l’amante, alcuni amici e colleghi di lavoro. L’avvio della Guerra fredda sposta infatti l’ombra del sospetto anche sullo scienziato, che si è convinto che la reazione atomica potrà portare a una reazione a catena planetaria e alla distruzione del mondo, come emerge da un colloquio con Albert Einstein.
L’America della caccia alle streghe lo mette all’angolo e lo processa, alcuni colleghi del Progetto Manhattan gli voltano le spalle o addirittura lo tradiscono. Ne esce professionalmente distrutto e la sua immagine è compromessa. Solo nel 1963 John Kennedy si muoverà per riabilitarlo, compito che spetterà materialmente al suo successore Lyndon B. Johnson il quale insignisce Julius Robert Oppenheimer del Premio Enrico Fermi (un cameo e una frase in italiano anche per lo scienziato riparato negli Usa dopo le leggi razziali del 1938 che colpivano la moglie).
La fiamma di Prometeo gli accese la passione per la scienza e lo bruciò con i dubbi, quella delle sigarette (perennemente al dito dell’attore Murphy che però non le aspira mai, contrariamente a Oppenheimer) lo consumò fino a ucciderlo nel 1967, a 62 anni. I suoi tormenti sul rischio di un olocausto nucleare non sono scomparsi con lui. Le tre bombe esplose nel 1945 non sono nulla rispetto alle migliaia e migliaia di testate atomiche sparse oggi per il globo e che sonnecchiano sulle rampe, ringhiando di tanto in tanto per spaventare il mondo e ricordare che esistono. Evocando sinistramente la famosa frase di Einstein secondo cui, in caso di conflitto nucleare, la prossima guerra sarebbe stata combattuta certamente con le clave e le pietre.
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successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.