31 Luglio

Il gong del lavoro per il ministro del lavoro

I dati dell'occupazione di giugno confermano il trend del mercato: nuovi occupati permanenti in calo di 83 mila unità, boom dei contratti a termine: 3.1 milioni. Primo campanello d'allarme per Di Maio sullo scenario economico d'autunno. Francesco Seghezzi spiega perché non si può più guardare al passato

di Francesco Seghezzi

Puntuali ed implacabili sono stati diffusi anche questo mese i dati sull'occupazione. Parliamo dei dati relativi a giugno 2018, primo mese di insediamento del nuovo governo giallo-verde che chiaramente poco ha influito su questi numeri ma che si trova a lavorare in un contesto che proprio questi numeri descrivono molto bene. Si tratta infatti di dati particolarmente interessanti, pur essendo mensili e quindi soggetti a revisioni che potremo valutare quando avremo i dati trimestrali relativi al secondo trimestre 2018. E si tratta di dati comunque da prendere con le pinze perché sappiamo come il mese di giugno sia profondamente legato a quelle dinamiche di stagionalità che in un paese a forte vocazione turistica come il nostro incidono non poco sull'andamento del mercato del lavoro. 

Fatte queste premesse, che non guastano mai in un clima generale di scetticismo statistico, veniamo a quello che i dati ci dicono. Possiamo ritrovare qualche grande conferma (che non avremmo voluto vedere) e qualche novità inaspettata. 

La prima conferma, che aggrava la situazione che già conoscevamo, riguarda la tipologia di occupati che ha caratterizzato il marcato aumento (ben 330mila) al quale abbiamo assistito negli ultimi dodici mesi. Se i dati del mese scorso ci dicevano che solo 5 occupati su 100 erano permanenti, i dati di giugno 2018 confrontati con giugno 2017 ci dicono che i nuovi occupati permanenti non sono pervenuti, anzi sono diminuiti di ben 83mila unità. Al contrario quelli a termine sono cresciuti di 394mila, arrivando alla cifra record di 3,1 milioni di lavoratori con un lavoro a tempo. Si tratta di una novità? No. Il trend è chiaro e prosegue ormai da mesi ed è talmente marcato che è difficile sostenere che si tratti solo della conseguenza di una disfunzione normativa, come il dibattito sul Decreto Di Maio (detto...


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