2 Aprile
Il governo destinato a rompere o a rompersi
L'incontro tra Conte e Juncker a Palazzo Chigi certifica il conflitto con l'Unione e lo spostamento della battaglia finale dopo il voto europeo. La maggioranza tra Cinque Stelle e Lega è imprigionata nei suoi errori. Dopo l'intesa con la Cina, è distante anche dalla Casa Bianca. Le cinque trappole di Palazzo Chigi
Che cosa sta succedendo? I conti vanno male, nessuno vuole fare una correzione alla vigilia del voto europeo e si cerca un capro espiatorio. La politica ha una sua cinica logica e quella italiana ha una vocazione senza pari per il bizantinismo. Riepiloghiamo: stanno affluendo da più fonti istituzionali una serie di numeri sull'economia italiana che sono coincidenti: il prodotto interno lordo per il 2019 sarà sotto, pari o vicino allo zero, il rapporto tra debito e pil crescerà e così pure il rapporto tra deficit e pil. In sostanza, nessuna delle previsioni messe nero su bianco nella legge di bilancio sarà rispettata. Tra pochi giorni il governo presenterà il Documento di economia e finanza dove ci saranno gli aggiornamenti e il programma di finanza pubblica, qui (si spera) ci sarà un quadro veritiero sullo stato dell'economia del paese e le azioni del governo. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha ammesso che la crescita è piatta. A questo fatto non può sfuggire nessuno, neppure la comunicazione di Palazzo Chigi made in Casalino, ma a quanto pare né il premier Giuseppe Conte né soprattutto Luigi Di Maio e Matteo Salvini vogliono prendere atto del problema e muoversi di conseguenza. L'ordine di scuderia è quello di andare avanti come se tutto miracolosamente domani tornasse allo stato dell'arte del giugno 2018. Missione impossibile, perché la crescita mondiale è in rallentamento, la Germania ha problemi di produzione, i fattori esterni dominano e noi siamo troppo piccoli per cambiare la nostra direzione di marcia con un mercato interno in apnea. Siamo dentro cinque trappole. Il governo le ha costruite con le sue mani. Andiamo a guardarle, stando attenti a non lasciarci i piedi o le mani. Seguite il titolare di List.
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Prima trappola. Conte-Juncker, la guerra dei mondi
Le cose sono semplici, lineari, chiare. Con questi numeri...
Che cosa sta succedendo? I conti vanno male, nessuno vuole fare una correzione alla vigilia del voto europeo e si cerca un capro espiatorio. La politica ha una sua cinica logica e quella italiana ha una vocazione senza pari per il bizantinismo. Riepiloghiamo: stanno affluendo da più fonti istituzionali una serie di numeri sull'economia italiana che sono coincidenti: il prodotto interno lordo per il 2019 sarà sotto, pari o vicino allo zero, il rapporto tra debito e pil crescerà e così pure il rapporto tra deficit e pil. In sostanza, nessuna delle previsioni messe nero su bianco nella legge di bilancio sarà rispettata. Tra pochi giorni il governo presenterà il Documento di economia e finanza dove ci saranno gli aggiornamenti e il programma di finanza pubblica, qui (si spera) ci sarà un quadro veritiero sullo stato dell'economia del paese e le azioni del governo. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha ammesso che la crescita è piatta. A questo fatto non può sfuggire nessuno, neppure la comunicazione di Palazzo Chigi made in Casalino, ma a quanto pare né il premier Giuseppe Conte né soprattutto Luigi Di Maio e Matteo Salvini vogliono prendere atto del problema e muoversi di conseguenza. L'ordine di scuderia è quello di andare avanti come se tutto miracolosamente domani tornasse allo stato dell'arte del giugno 2018. Missione impossibile, perché la crescita mondiale è in rallentamento, la Germania ha problemi di produzione, i fattori esterni dominano e noi siamo troppo piccoli per cambiare la nostra direzione di marcia con un mercato interno in apnea. Siamo dentro cinque trappole. Il governo le ha costruite con le sue mani. Andiamo a guardarle, stando attenti a non lasciarci i piedi o le mani. Seguite il titolare di List.
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Prima trappola. Conte-Juncker, la guerra dei mondi
Le cose sono semplici, lineari, chiare. Con questi numeri il governo in autunno dovrebbe mettere mano a una manovra da oltre 30 miliardi di euro senza alzare le tasse e senza tagliare le spese. Altra missione impossibile, a meno che non si vogliano far saltare i conti e spingere il paese in una crisi finanziaria profonda. Eppure il rischio che stiamo correndo è proprio questo. Bastava ascoltare le parole pronunciate dal premier Conte dopo l'incontro di stamattina a Palazzo Chigi con Jean-Claude Juncker. Il presidente del Consiglio ha detto che la struttura del Documento di economia e finanza (Def) “non cambia”. Il mondo è cambiato, ma tutto resta come prima: “Abbiamo parlato anche del Def, l’impalcatura fiscale che inseriremo nel documento di economia e finanza non cambia rispetto allo scenario concordato con la Commissione europea lo scorso dicembre. Il rallentamento congiunturale in corso” per il governo è un “fattore transitorio che ci permette il mantenere stabile il disavanzo strutturale" , ovvero "la misura realmente rilevante di stabilità delle finanze pubbliche rispetto al patto di crescita e stabilità”.
Juncker non è di questo avviso, ma al di là della sua opinione contano i numeri, per questo il presidente della Commissione Ue ha confermato la sua "preoccupazione" per l'economia italiana. "Sono preoccupato nel vedere che l’economia italiana continua a regredire e auspico che le autorità italiane facciano sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita economica”. Juncker è un abile negoziatore (vedere alla voce Brexit, se qualcuno avesse dei dubbi), sa che presto il governo di Roma avrà di fronte un iceberg, sa anche che c'è la scadenza del voto europeo e nessuno vuole mettere mano ai conti, lascia fare, aspetta e avvisa: "Affinché il paese registri una crescita dell’uno per cento saranno necessarie politiche che vanno nel progetto di rilancio, che sono rallentate, ma noi siamo aperti e vediamo come precedere a riguardo”. Nota sul taccuino: nel 2019 l'Italia dovrebbe crescere dell'1 per cento e la Germania secondo l'istituto Ifo dovrebbe segnare un + 0.6 per cento. Molto bene, la terra è piatta, non siamo mai andati sulla Luna e gli asini hanno le ali.
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Seconda trappola. L'inverno dell'Europa
Questa è la nota sull'economia dell'Eurozona pubblicata oggi dall'Istat, un report realizzato in collaborazione con l'Ifo Institute e il Koff Swiss Economic Institute:
Sintesi: "A fronte di una decelerazione dell'economia mondiale, accompagnata da quella del commercio internazionale, il Pil dell’area euro ha registrato un rallentamento nella seconda parte del 2018. Nell’intero anno il Pil è aumentato dell'1,8% (+2,4% nel 2017). Nel quarto trimestre l’incremento del Pil dell'area dell'euro è rimasto debole (+0,2%, rispetto al +0,1% in Q3). Il rallentamento, dovuto all’indebolimento della crescita degli investimenti fissi lordi e della domanda estera netta, ha riguardato in particolare la Germania (0,0% t/t) e l'Italia (-0,1%) mentre Francia e Spagna hanno mantenuto una dinamica positiva (rispettivamente +0,3% e +0,6%)". Siamo là, con il vagone agganciato all'economia tedesca. Se Berlino rallenta, noi ci fermiamo.
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Terza trappola. Brexit, voto europeo e scontro finale
Che cosa accadrà? La posizione dell'Italia - ancora per poco - è "coperta" dalla Brexit del Regno Unito, ma Juncker sta operando esattamente come nella partita sul prato di Wimbledon tra Bruxelles e Londra. Gioca da fondo campo, lascia scivolare la palla sull'erba, fa stancare l'avversario con il rovescio a due mani (fase Bjorn Borg) e quando il giocatore che corre da una parte all'altra è spompato per bene scende sotto rete e piazza sorridente il punto del match. Così si sta svolgendo anche l'incontro con l'Italia (ne abbiamo avuto un saggio nell'intervista data da Juncker alla Rai, sorridente e sornione). La trama è più che squadernata: prima una lunga (e inutile per il governo) trattativa sulla legge bilancio che viene scritta ben sapendo che neppure uno degli obiettivi contabili starà in piedi, il tutto viene celebrato con la promessa del "ci rivediamo presto", l'economia nel frattempo va come era ampiamente previsto (rallenta), il governo si concentra sulla Protezione lascia perdere la Produzione e dimentica gli investimenti, l'aumento dello spread e il balzo degli interessi sul debito si mangiano la presunta crescita acquisita con il deficit sopra il 2 per cento, l'Italia segue com'è logico i destini della produzione tedesca e va verso il congelamento del prodotto interno lordo, gli istituti di analisi economica certificano la calma piatta, il Fondo monetario internazionale rivede le stime della crescita mondiale e avvisa sugli shock globali, i mercati stanno alla finestra, le agenzie di rating attendono che il topo mangi il formaggio (il 26 aprile arriva il giudizio di Standard & Poor's), mentre Cinque Stelle e Lega sperano nello Stellone, cioè in una ripresa della crescita mondiale nel secondo semestre dell'anno e soprattutto in un boom dei partiti sovranisti nelle elezioni europee di fine maggio tale da ribaltare il clima (e le procedure) della Commissione europea.
La sceneggiatura funziona fino alla parte dello Stellone, là s'inceppa perché il copione non può essere scritto da chi spera ma da chi fa, il soggetto e la trama non sono nella disponibilità di Salvini e Di Maio. Anche se l'economia dovesse andare meglio (e ci sono delle probabilità che questo accada, molto dipende dalla chiusura del negoziato tra Stati Uniti e Cina sul commercio) l'Italia resta un'entità debole, percepita come un rischio. I think tank e i media internazionali sfornano analisi sulla nostra "trappola del debito".
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Quarta trappola. La mossa sbagliata nel momento sbagliato
Il governo italiano in questo scenario ha fatto la mossa sbagliata nel momento sbagliato. Quale? Ha aggiunto la "trappola cinese". Qualche giorno fa, su The Hill Desmond Lachman, studioso dell'American Enterprise Institute, ex vicedirettore del Fondo monetario internazionale ha scritto un articolo dove si è chiesto quale politica estera sia mai quella di un paese in crisi economica che improvvisamente si schiera con la Cina e "mette le dita negli occhi" dell'Europa e degli Stati Uniti. Lachman ricorda che l'Italia negli ultimi dieci anni è piombata per tre volte nella recessione, con queste premesse conclude:
Ciò rende probabile che prima o poi l'Italia cadrà in un altro ciclo di crisi del debito sovrano, che potrebbe mettere l'Italia nella posizione in cui avrà bisogno di un importante sostegno finanziario internazionale. Prima di continuare a provocare i suoi partner economici perseguendo politiche a cui questi ultimi si oppongono così chiaramente, il governo italiano dovrebbe porsi una domanda: è davvero il momento giusto per mordere la mano di quei paesi a cui potrebbe aver bisogno di chiedere aiuto nel caso di una prossima crisi finanziaria?
La risposta logica è no, a meno che a Palazzo Chigi non abbiano pensato, in caso di crisi, di farsi salvare dalla Cina. Questo è un capitolo aperto, vedremo presto quanto Pechino sarà promessa o realtà. Quel che è certo è che l'opera è in fieri, le pagine si riempiono. Quanto al ribaltone nel Parlamento europeo e la speranza di avere una Commissione più accomodante, lo scenario è possibile, ma non probabile come immaginano in molti. I sondaggi parlano di un'avanzata dei sovranisti, ma non di un ribaltone. Il voto presidenziale in Slovacchia ha spezzato il fronte di Visegrad, in Polonia - uno dei paesi chiave nel voto europeo - la "Gazeta Wyborcza" ieri titolava: "Elezioni dell'Europarlamento. Nuovo sondaggio. La Coalizione Europea sorpassa Diritto e Giustizia". La Coalizione europea avrebbe il 41,51 per cento dei voti, il partito nazionalista al governo, Diritto e Giustizia, avrebbe il 38,76 per cento dei voti e al terzo posto andrebbe Wiosna con l’8,63 per cento. La Polonia è l'epicentro del voto sovranista in Europa, non l'Ungheria.
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Quinta trappola. L'internazionale sovranista è nazionalista
Se dopo le elezioni europee il Parlamento e la Commissione saranno ancora controllati da una maggioranza mainstream, di partiti popolari ammaccati ma in piedi, usati ma riverniciati, se il partito di Macron, En Marche, riuscirà a superare il voto per Strasburgo, cosa accadrà a Roma? Scommettere su un evento possibile, ma non altamente probabile, può essere un gioco d'azzardo molto pericoloso. E in ogni caso, restano forti dubbi su una Commissione e un Parlamento europeo più benevoli nei confronti dell'Italia sul piano della contabilità creativa. Nessuno dei partiti nazionalisti in Europa si schiera con l'Italia del budget in allegria. Non i conservatori austriaci guidati da Sebastian Kurz, non Alternative für Deutschland in Germania (chiedete lumi a Alice Weidel su Salvini e compagni), non i liberali tedeschi di Fdp (che sarebbero pronti a tornare al Marco, l'hanno dichiarato non solo immaginato), per non parlare della destra olandese, dei neofranchisti di Vox in Spagna o del Rassemblement National di Marine Le Pen, i francesi di destra restano sempre francesi. Ah, certo, resta la grande Ungheria. No, neanche il buon Viktor Orban starebbe con Salvini sui conti - e come abbiamo visto neppure sull'immigrazione - per il semplice e inesorabile motivo che si tratta di un paese cacciavite della Germania. Il problema italiano per tutti i nostri partner è una questione di condivisione del rischio, il too big to bail che è emerso nella nostra prima puntata dell'inchiesta sulla "Terza Crisi" (è in cottura la seconda). L'Internazionale Sovranista ha un grande obiettivo, abbattere Bruxelles, ma subito dopo si divide, logicamente e ancor di più, sulle politiche nazionali. Fare affidamento su uno scenario ribaltonista in Europa non è una brillante idea.
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Viste le cinque trappole, il governo appare destinato a rompere o a rompersi. Come andrà finire? Lo scopriremo solo vivendo, cantava Battisti sulle parole di Mogol. Come la Brexit.
06
Il romanzo della Brexit e il no deal
Tutti i voti per evitare il no deal ieri sono andati a vuoto. Ma non è ancora finita: a Westminster stamattina Yvette Cooper ha presentato un provvedimento per "forzare" il governo a chiedere un'estensione ulteriore dell'articolo 50. Ricordiamo che il 12 aprile Theresa May deve presentarsi a Bruxelles con una proposta e - per ora - in mano non ha assolutamente nulla, anzi una cosa c'è, il no deal. Questo sembra l'esito della Brexit, almeno finora. Tanto che l'uscita del Regno Unito dall'Ue senza alcun accordo è "ogni giorno che passa" più probabile, questa è l'opinione di Michel Barnier, a capo del negoziato per l'Unione europea. I giochi non sono ancora fatti, il dibattito sarà una maratona.
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Andiamo in America, la campagna presidenziale del 2020 è già partita. Trump è il favorito e pare non abbia neppure bisogno (per ora) di darsi troppo da fare con gli avversari potenziali. Si stanno eliminando da soli. Il Partito democratico è entrato in modalità auto-distruzione.
07
Biden, le donne e la battaglia delle generazioni nel Partito democratico
Il #MeToo rischia di bruciare Joe Biden, per ora l'unico candidato dei Democratici in grado di sfidare Trump, così pare. L'ex vice di Obama dopo un lungo tira e molla s'era deciso a correre per la Casa Bianca, ma in America la parte più difficile comincia sempre con i tuoi, dunque dal campo democratico è partito un missile anti-carro: niente meno che l'accusa di "condotta inappropriata" con le donne, insomma Biden sarebbe un lumacone. Il fatto è piovuto sulla testa del partner di golf di Obama dalle pagine della rivista femminile The Cut, del gruppo editoriale New York Media, impaginato cool, tendenza chic, direzione iper liberal.
L'inchiostro è quello versato da Lucy Flores, ex candidata democratica alla carica di vice governatore del Nevada. L'episodio raccontato è del 2014. Che cosa combinò Biden? Durante un evento elettorale, poco prima che la Flores fosse chiamata sul palco a fare il suo discorso, Biden si avvicinò alle sue spalle, inspirò l'aria intorno ai suoi capelli e la baciò in testa. I due non si conoscevano. Per Biden quel gesto era un incoraggiamento alla candidata Flores, per la donna Flores invece s'è rivelata un'invasione del suo spazio. Booom, è la collisione dei due mondi, due generazioni differenti (Flores aveva 35 anni e Biden 72 anni), due Americhe e uno scenario nel Partito democratico che è profondamente cambiato dopo Obama, si è ancor più radicalizzato. Il racconto della Flores dice chiaramente che Biden non ha violato la legge, ma in tempi di #MeToo leggere che il candidato alle primarie considerato la pallottola d'argento per abbattere Trump ha avuto una condotta "inappropriata e snervante" con una donna, può cambiare la corsa alla presidenza, sopratutto se sei un Democratico di vecchio stampo in un partito che è tutto una rivoluzione e non è detto che sia sempre un'evoluzione.
Biden è stato criticato altre volte per la sua condotta. Lo hanno attaccato i liberal e ovviamente i repubblicani. Quando il segretario alla Difesa Ash Carter nel 2015 giurò alla Casa Bianca, Biden apparve alle spalle della moglie, Stephanie Carter, e le bisbigliò qualcosa all'orecchio. Anche in quel caso, l'affettuoso vice presidente venne bollato d'eccesso, la foto circolò online alla velocità di un treno giapponese, ma in verità fu la stessa Stephanie Carter a troncare le polemiche, Biden era un amico di famiglia.
Ne spunteranno altre? Il copione lo prevede e infatti, ops! un'altra donna, Amy Lappos, è spuntata accusando Biden di averle toccato la testa e strofinato il naso durante una raccolta di fondi del partito nel 2009. C'è poco da sorridere, il problema di Biden è che è candidato alla Casa Bianca in un periodo della storia americana dove la sua corsa politica è complicata, prima di tutto perché è bianco, è uomo e non appartiene a nessuna minoranza, e per soprammercato è anziano. In un partito che punta sempre di più sulle donne, sulla diversità e sui giovani Biden da molti è percepito come un passo indietro. Tutto questo in Italia per molti è incomprensibile e eccessivo, ma in America è una realtà con cui chi fa politica deve fare i conti tutti i giorni.
Il New York Times si è fiondato subito sulla storia con un pensoso articolo di Michelle Goldberg (Premio Pulitzer) intitolato "The Wrong Time for Joe Biden":
Il pezzo della Goldberg è una campana a morto per Biden, viene presentato come un "centrista" che ha votato per guerra in Iraq e l'ammorbidimento delle norme del Glass-Steagall Act sulla finanza, un candidato che "dovrà scusarsi costantemente per se stesso". Gong. Ciò che non viene detto esplicitamente nel pezzo della Goldberg - ma si legge benissimo nei commenti dei lettori del NYT - è che Biden è considerato vecchio. Alla fine, dietro la storia del lumacone attempato, la sostanza è un'altra, è lo scontro tra generazioni nel Partito democratico.
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Torniamo dalle nostre parti. C'è un fuoco acceso alle porte dell'Europa. Cose turche.
08
Niente F-35 per Erdogan
Ankara compra il sistema anti-missile S-400 da Mosca? Allora non avrà più i caccia bombardieri americani F-35. La notizia è notevole per una ragione che non sfugge neppure a chi è a digiuno di strategia militare: la Turchia è un paese membro della Nato. A Washington hanno deciso di interrompere la fornitura dopo aver sentito Erdogan confermare l'acquisto del sistema antimissile dalla Russia al posto dei Patriot americani. Erdogan pretende di fare la politica dei due forni nel settore più delicato, quello delle forniture militari. In pratica la Turchia secondo i suoi disegni avrebbe contemporaneamente l'aereo da caccia più sofisticato del mondo prodotto dall'America e il sistema anti-missile progettato per abbatterlo. Troppo, anche per un politico spregiudicato come Erdogan. Sono giochi pericolosi, soprattutto quando sei debole politicamente e perdi il controllo delle due città chiave del tuo paese, Istanbul e Ankara. Sulla Turchia ci sarà molto da scrivere, abbiamo il taccuino squadernato.
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A proposito di caratteri infuocati, occhio a Bolsonaro. Ha preso i voti, ma sta creando troppi vuoti.
09
Brasile. Bolsonaro celebra il golpe
In Brasile le cose vanno in una direzione il cui esito è imprevedibile. Ieri sugli account social delle istituzioni del paese è stato pubblicato un video che celebrava il colpo di Stato militare del 1964, quello che depose l'allora presidente Joao Goulard e lanciò al potere una dittatura che durò 21 anni. Il video de facto nega le responsabilità dell'esercito, parla di un momento storico in cui dominava la paura del marxismo e dell'appoggio popolare che ebbe l'azione militare. E tace sui crimini commessi durante la dittatura. Se Bolsonaro voleva una prova di forza con la piazza, questo è il miglior metodo per arrivarci. Il 25 marzo scorso il presidente brasiliano aveva ordinato alle forze armate di organizzare cerimonie di commemorazione della "storica" giornata della deposizione del presidente Joao Goulart, avvenuta il 31 marzo del 1964. La procura federale aveva raccomandato di astenersi dalle celebrazioni: "Il dovere del governo brasiliano non è solo di riparare i danni subiti dalle vittime dello stato, ma anche di non infliggere loro ulteriore sofferenza, cosa che sarebbe causata da una commemorazione ufficiale dell'inizio di un regime che praticava gravi violazioni dei diritti umani". Nel 2011 la presidente Dilma Roussef vietò la celebrazione e istituì una commissione d'inchiesta sui crimini consumati durante la dittatura. Bolsonaro ha deciso di andare avanti lo stesso e la cerimonia si è svolta in tutte le caserme. Sì, in Brasile vivono tempi interessanti. Forse troppo.
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Paese che vai, golpe che trovi. Mentre il Brasile celebra la sua storia più nera, l'Uruguay la mette alla porta.
10
Uruguay. Il presidente manda a casa i vertici della Difesa
Il presidente dell'Uruguay, Tabaré Vazquez, in un colpo solo ha mandato a casa il capo di Stato maggiore dell'Esercito, José Ariel Gonzalez, il capo di Stato maggiore della Difesa, Alfredo Erramùn, il generale Gustavo Fajardo, il ministro della Difesa, Jorge Menendez e il suo vice, Daniel Montiel. La decisione arriva dopo la scoperta dell'occultamento della confessione del tenente colonnello José Gavazzo sulla tortura e assassinio dell'appartenente al movimento Tupamaros, Roberto Gomensoro, nel 1973. I militari rimossi dal presidente dell'Uruguay facevano parte del Tribunale d'onore che aveva raccolto la confessione di Gavazzo, mentre i vertici della Difesa ne avevano dato copertura politica. Sui crimini della dittatura si è aperta una crisi nell'esercito, il 12 marzo scorso infatti era stato rimosso il predecessore di Gonzales, Guido Manini Rios, che aveva criticato i tribunali che stanno giudicando membri dell'esercito ritenuti responsabili di crimini durante la dittatura.
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Mai sottovalutare la storia, va e viene, a ondate, si prende tutta la posta in palio. A meno che non si abbia il progetto di Winston Churchill: "La storia sarà gentile con me, poiché intendo scriverla". E alla fine non fu gentile neppure con lui, che l'ha scritta. Churchill si consolò con molti grandi libri, ottimi Gin Martini (solo il lume del tappo del vermouth, e dando le spalle alla Manica, quel liquore è francese) e dei buoni sigari. Buona giornata.
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3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.