11 Febbraio

Il governo di Pedro l'Hermoso e la Spagna Loca

Sanchez è nei guai, mercoledì potrebbe perdere il governo di Madrid. Tutto nasce dal laboratorio pazzo dell'Andalusia che ha boicottato la trattativa della Moncloa con gli indipendentisti catalani. Maite Carpio nel "patas arriba" della Spagna. Insomma, è un altro sottosopra

di Maite Carpio

“La cosa està que arde”, verrebbe da dire. È altamente probabile che domani il governo spagnolo di Pedro Sanchez sia bocciato in Parlamento e mandato a casa dalla tenaglia che lo strozza da settimane, la feroce opposizione esterna di due autonomie, la Catalogna e l’Andalusia, le due chele dello scorpione.  

Dopo l'accordo andaluz, avevamo anticipato su List che sarebbero arrivati tempi difficili per la Moncloa. Vediamo le mosse dello scorpione. Prima chela: senza i voti degli indipendentisti, la Finanziaria del governo non può essere approvata in Parlamento (il che farebbe saltare tutti i giochi, questo vale come in Italia), ma in cambio del loro sostegno, i catalani - contreti e tenaci quanto i milanesi - hanno messo delle condizioni che sono letteralmente inaccettabili per Sanchez. Se le accettasse, partirebbe subito la stretta della seconda chela, quella dei sovranisti. Il Presidente catalano Quim Torrà ha messo tre vincoli per votare la legge di bilancio del governo (sostenuto da Podemos, per farla più facile). Per primo, aprire di nuovo un dialogo sull’autodeterminazione della Catalogna, poi, vorrebbe che non ci fossero  altre detenzioni arbitrarie dei membri dei Comitati della Difesa della Repubblica (avete letto bene!) e finalmente pretende che il governo accetti sul tavolo della trattativa la controversa figura del “mediatore”. Per capire a che punto di stravaganza  è arrivata la politica spagnola, conviene sapere che sulla figura del “mediatore” (che Torrà vorrebbe addirittura di profilo internazionale per garantire l’indipendenza del processo,  più o meno come chiamare gli osservatori internazionali nelle elezioni del Venezuela!) si è aperto un dibattito che prima sembrava surreale e poi è finito per diventare di fuoco. Il governo centrale pensava di cavarsela chiamandolo “controllore”, una sorte di asettico notaio che non dovrebbe infastidire nessuno, ma la reazione è stata così veemente  - e le posizioni talmente estreme - che domenica scorsa...


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