16 Ottobre
Il governo, il metodo Meloni e il paese allo specchio
Il problema dell'esecutivo è nel 'nuovo inizio', nel come si scelgono i ministri, nelle prerogative del futuro premier e del Presidente della Repubblica. Berlusconi deve prendere atto che si è chiusa un'era. E la sinistra dovrà scegliere se essere responsabile o alimentare lo sfascio con la demonizzazione dell'avversario, a cominciare dalle alte cariche dello Stato. I pontieri del centrodestra sono al lavoro
Che succede? Il romanzo del governo va avanti e indietro, è un pendolo, siamo dentro il copione del prima, poi arriverà il durante e ci sarà anche il post. L'importante è consumare il presente capendone il senso. Esiste? Certo, è Shakespeare, il racconto del potere. Con le variazioni latine, il pathos del paese del bel canto, quello che ha inventato l'Opera e con questa i Pagliacci:
Recitar! Mentre preso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d'uopo... sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!
Il magnifico verismo di Ruggero Leoncavallo. I 'pontieri' sono al lavoro. Guido Crosetto ha affermato che "ci sarà la ricomposizione, nessuno vuole cacciare Forza Italia, ma Berlusconi scelta i migliori" (traduzione: quelli che hai proposto non vanno bene, passa solo Tajani); Fabio Rampelli ha richiamato alla "responsabilità", Gasparri ha esortato a "risolvere i problemi e salire uniti al Colle". Insomma, si prova a riparare il cortocircuito nella maggioranza.
Proviamo a mettere ordine tra i pezzi sulla scacchiera, c'è una questione di metodo e di paese (finalmente) allo specchio, non è un caso che questo accada quando una donna (finalmente) s'appresta a guidare per la prima volta il governo d'Italia. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
***
Giorgia Meloni fa sul serio, vuole affermare un metodo corretto: il premier incaricato sceglie i ministri e li sottopone alla nomina del Capo dello Stato, questo dice la Costituzione. Meloni non si farà logorare nella composizione di un 'governicchio'. Essendo una persona responsabile, cercherà un accordo con gli alleati, ma non a tutti i costi. Senza un governo attrezzato per affrontare la tempesta, si tornerà a votare e Fratelli d'Italia correrà da solo. Serve chiarezza, sta arrivando il Generale Inverno, la stagione dei 'papocchi'...
Che succede? Il romanzo del governo va avanti e indietro, è un pendolo, siamo dentro il copione del prima, poi arriverà il durante e ci sarà anche il post. L'importante è consumare il presente capendone il senso. Esiste? Certo, è Shakespeare, il racconto del potere. Con le variazioni latine, il pathos del paese del bel canto, quello che ha inventato l'Opera e con questa i Pagliacci:
Recitar! Mentre preso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d'uopo... sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!
Il magnifico verismo di Ruggero Leoncavallo. I 'pontieri' sono al lavoro. Guido Crosetto ha affermato che "ci sarà la ricomposizione, nessuno vuole cacciare Forza Italia, ma Berlusconi scelta i migliori" (traduzione: quelli che hai proposto non vanno bene, passa solo Tajani); Fabio Rampelli ha richiamato alla "responsabilità", Gasparri ha esortato a "risolvere i problemi e salire uniti al Colle". Insomma, si prova a riparare il cortocircuito nella maggioranza.
Proviamo a mettere ordine tra i pezzi sulla scacchiera, c'è una questione di metodo e di paese (finalmente) allo specchio, non è un caso che questo accada quando una donna (finalmente) s'appresta a guidare per la prima volta il governo d'Italia. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
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Giorgia Meloni fa sul serio, vuole affermare un metodo corretto: il premier incaricato sceglie i ministri e li sottopone alla nomina del Capo dello Stato, questo dice la Costituzione. Meloni non si farà logorare nella composizione di un 'governicchio'. Essendo una persona responsabile, cercherà un accordo con gli alleati, ma non a tutti i costi. Senza un governo attrezzato per affrontare la tempesta, si tornerà a votare e Fratelli d'Italia correrà da solo. Serve chiarezza, sta arrivando il Generale Inverno, la stagione dei 'papocchi' è finita, gli italiani hanno parlato e il risultato è netto.
I governi di coalizione sono sempre una partita complicata, chi ha vinto aspira a formare il miglior esecutivo e i leader dei partiti più piccoli si adattano con difficoltà al ruolo di junior partner, soprattutto se la biografia e l'ego del capo sono quelli di Silvio Berlusconi. Ma il tempo passa, la storia volta pagina, le ascese diventano cadute e il Cavaliere vive nella certezza che sul suo regno non tramonta mai il sole. Non è così, sparì l'impero di Carlo V, figuriamoci quello del Cav. La prova l'abbiamo avuta un paio di giorni fa con l'elezione fulminante di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, senza i voti di Forza Italia. Giorgia Meloni ha sfoderato una manovra esemplare d'aula: ha 'scudato' in anticipo il voto a La Russa, così quando i senatori azzurri si sono astenuti (nel tentativo di forzare il negoziato sui ministri), sono arrivati altri voti e il muro di Berlusconi è crollato. In quel momento fiammeggiante è finito il dominio del Cav sul centrodestra. Meloni non solo ha i voti, ma ha un talento politico superiore. Berlusconi era assente dalla scena del Parlamento da 9 anni, si sono visti tutti. 'L'Operazione Senato" lo ha spiazzato insieme alla sua ombra, Licia Ronzulli. Fallito il blitz, Berlusconi per soprammercato si è fatto pizzicare dalle telecamere con un foglio scarabocchiato dove c'erano una serie di non lusinghieri aggettivi su Meloni. Lei, Giorgia, dopo una pausa zen durata tutta la giornata, ha commentato: "Berlusconi ha dimenticato un punto: io non sono ricattabile". Gong! Per chi suona la campana? Per Silvio, il suo regno è finito.
Il problema (interno) del futuro governo Meloni è tutto qui, nella sua partenza, nella capacità o meno di Berlusconi di capire che è finita un'epoca, la sua. Varato lo scafo, la nave va. Tolto di mezzo l'equivoco su chi ha lo scettro (Meloni), il governo si farà e avrà la possibilità concreta di durare per tutta la legislatura. A maggior ragione se guardiamo i sintomi di isteria acuta in cui è sprofondata l'opposizione. I commenti pesanti della sinistra contro la seconda e terza carica dello Stato (Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana) sono un caso di infantilismo politico pericoloso, perché non è solo un problema di nun ce vonno sta', non è solo il comprensibile rosicamento per la débâcle, qui si alimenta una stagione dell'odio di cui non abbiamo bisogno (occhio alle minacce a La Russa).
I dirigenti del vecchio Pci, gente seria e non seriosa, forgiata nella storia e non nei brunch, studiosa e non studiata, colta senza voler apparire cult, gente che mangiava minestra e politica (Francesco Cossiga mi diceva sempre: "Noi siamo diversi, in casa mangiamo minestra e politica"), ecco, quella gente che ha fatto la Repubblica senza andare in carrozza, che non ha scambiato l'ideale con l'auto ministeriale, non avrebbe mai trattato i presidenti di Camera e Senato come pupazzi da esporre alla gogna del rancore. Non è una faccenda che si esaurisce sui social, non è la declinazione in pixel delle battute al bar, non è un gioco.
Roma, 15 ottobre 2002. Lo striscione contro il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sul ponte degli Annibaldi (Foto Ansa).Compaiono striscioni in luoghi simbolici, manifesti sui muri, c'è un'aria di Novecento, un desiderio di rovesciare l'esito parlamentare con l'atto eclatante. È una questione più importante di quanto si possa immaginare, perché se la linea dell'opposizione sarà quella della demonizzazione e delegittimazione dell'avversario, a cominciare dalle alte cariche dello Stato, allora prepariamoci a una stagione rovente, perché c'è aria di antagonismo, di sfascio, di disordine.
Invece di interrogarsi sulla sconfitta, sulla trasformazione dei dem in partito della Ztl e degli attici, sulla validità ieri e oggi della frase di Ennio Flaiano che diceva "io non sono comunista perché non me lo posso permettere", Enrico Letta ha proseguito nella strategia del suicidio in trasferta e ieri dalla Germania (e siamo a due) ha detto che l'elezione dei presidenti delle Camere è dettata da una "logica perversa" e "incendiaria" che conferma "le peggiori preoccupazioni in giro per l'Europa". Giorgia Meloni ha chiesto le scuse di Letta, "sono parole gravissime". Ha ragione, ma non ci sarà un ripensamento, perché il segretario dem ha abbracciato la cultura 'woke' che sta distruggendo l'America, dove l'avversario è trattato come un nemico senza dignità, i diritti delle minoranze sono declinati contro la maggioranza e imposti nel linguaggio (cioè tutto) con il politicamente corretto, una guerra permanente dove il giusto è solo da una parte. Una logica manichea dove non c'è patria, non c'è identità, governa un cosmopolitismo sradicato dalla vita (consiglio la lettura de 'L'innominabile attuale', di Roberto Calasso).
Bastava ascoltare i discorsi di insediamento di La Russa e Fontana per avere un quadro diverso, moderato, con l'invito a rispettare l'avversario, cosa tra l'altro ricordata da Liliana Segre nel discorso di apertura della legislatura in Senato. Senza una rifondazione culturale, un reset dell'immaginario, una identità nazionale a sinistra (un amor proprio e patrio), il Pd sarà un partito destinato all'irrilevanza e alla dissipazione. È successo ai socialisti francesi (distrutti da M&M, Macron e Mélenchon), può accadere anche al Pd, schiacciato a destra dai riformisti del Terzo Polo di Calenda e Renzi e a sinistra dal Movimento del Conte rampante.
Non c'è tempo per capricci senili e isterie infantili, là fuori tira un'aria gelida. Sono stato ieri a Capri, ho partecipato a un dibattito organizzato dai giovani di Confindustria, ho cercato di disegnare il quadro, raccontare come si fa un governo. Ne sono uscito con la certezza che gli imprenditori non vedono l'ora di misurare le parole e i fatti del prossimo esecutivo, desiderano che sia Giorgia Meloni a guidarlo, si attendono che gli alleati seguano la sua leadership, chiedono che l'agenda per le famiglie e le imprese sia efficace, negoziata in Europa e nell'interesse nazionale. C'è attesa e fiducia per una nuova fase politica nel segno della prima donna premier d'Italia. Non sprecatela.
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10. Limitazione di responsabilità
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l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.