26 Febbraio
Il mistero russo e la paralisi euro-americana
Crisi Ucraina. Mosca ordina "un'offensiva a tutto campo". Stati Uniti e Europa verso un'esclusione (selettiva) della Russia dal sistema Swift. Un'indagine di Lorenzo Castellani sulla politica di potenza di Putin, il suo modo di condurre la guerra, il problema dell'Occidente che non sa leggere il conflitto più profondo, quello culturale
A che punto è la guerra? Mosca ha incontrato la resistenza dell'esercito ucraino e ha ordinato "un'offensiva a tutto campo". Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha detto che la Russia è "pronta a cooperare per una soluzione rapida". Il Cremlino punta a chiudere la campagna militare in pochi giorni, ma gli ucraini vengono riforniti di armi dagli Stati Uniti e dai paesi europei: la Germania, in una mossa inedita, ha esportato armi in zona di guerra (1.000 armi anticarro e 500 missili terra-aria di classe 'stinger'), un'opzione mai seguita, frutto di una scelta politica dopo l'immane tragedia della Seconda guerra mondiale; la Francia invierà armi, carburante e materiali per alimentare la resistenza contro l'invasione di Mosca. A Kiev si combatte a Nord e a Sud. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, "Putin aveva ordinato di sospendere le operazioni militari in attesa di negoziati", ma le autorità ucraine "hanno rifiutato" di trattare. Kiev replica: condizioni inaccettabili.
Sul tavolo di Stati Uniti e Europa ci sono sanzioni più dure (siamo già al terzo round), la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen le ha annunciate poco fa (ore 23:08): "Proporrò l'esclusione di Mosca da Swift". Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente del consiglio Mario Draghi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron e von der Leyen si riuniranno stasera in videoconferenza per trovare una linea comune su un provvedimento rischioso per l'economia occidentale. L'idea è di applicare il bando dal sistema internazionale dei pagamenti in maniera "selettiva". Un altro tentativo di isolare la Russia dai suoi alleati. Biden dice che "le sanzioni sono l'unico modo per evitare la Terza guerra mondiale". Germania e Italia ora sono concordi sulla misura, bisogna disegnarla evitando contraccolpi pesanti sull'economia appena uscita dalla crisi del coronavirus.
Per la serie...
A che punto è la guerra? Mosca ha incontrato la resistenza dell'esercito ucraino e ha ordinato "un'offensiva a tutto campo". Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha detto che la Russia è "pronta a cooperare per una soluzione rapida". Il Cremlino punta a chiudere la campagna militare in pochi giorni, ma gli ucraini vengono riforniti di armi dagli Stati Uniti e dai paesi europei: la Germania, in una mossa inedita, ha esportato armi in zona di guerra (1.000 armi anticarro e 500 missili terra-aria di classe 'stinger'), un'opzione mai seguita, frutto di una scelta politica dopo l'immane tragedia della Seconda guerra mondiale; la Francia invierà armi, carburante e materiali per alimentare la resistenza contro l'invasione di Mosca. A Kiev si combatte a Nord e a Sud. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, "Putin aveva ordinato di sospendere le operazioni militari in attesa di negoziati", ma le autorità ucraine "hanno rifiutato" di trattare. Kiev replica: condizioni inaccettabili.
Sul tavolo di Stati Uniti e Europa ci sono sanzioni più dure (siamo già al terzo round), la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen le ha annunciate poco fa (ore 23:08): "Proporrò l'esclusione di Mosca da Swift". Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente del consiglio Mario Draghi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron e von der Leyen si riuniranno stasera in videoconferenza per trovare una linea comune su un provvedimento rischioso per l'economia occidentale. L'idea è di applicare il bando dal sistema internazionale dei pagamenti in maniera "selettiva". Un altro tentativo di isolare la Russia dai suoi alleati. Biden dice che "le sanzioni sono l'unico modo per evitare la Terza guerra mondiale". Germania e Italia ora sono concordi sulla misura, bisogna disegnarla evitando contraccolpi pesanti sull'economia appena uscita dalla crisi del coronavirus.
Per la serie cose del tutto inutili che accadono nel Regno Unito, l'imprenditore russo Roman Abramovich, un amico di Putin, affida la gestione della squadra di calcio del Chelsea a una fondazione benefica dello stesso club dopo quasi 20 anni di presidenza. Una crisi mondiale nel pallone dice tutto sulla situazione di smarrimento dell'Occidente. Che guerra è questa? Facciamo un altro viaggio nella dimensione del conflitto, leggiamo insieme Lorenzo Castellani, è un passaggio tra due blocchi, un conflitto culturale, una storia antica, con radici ottocentesche, che si dispiega verso il futuro. Buona lettura.
di Lorenzo Castellani
La guerra è iniziata. Putin ha messo la sua pistola fumante sul tavolo dell’Europa. Per la prima volta dal 1945 c’è un conflitto militare che lambisce il Continente. Nel frattempo si muove la solita carovana mediatica occidentale. Gioco delle colpe, divisioni in squadre, retorica melensa, contraddizioni logiche e ipocrisia diffusa. Contano i fatti e le domande a cui rispondere. Gli Stati Uniti e l’Europa vogliono e possono intervenire militarmente? Quale sarà l’impatto delle sanzioni economiche sulla Russia e sugli altri? L’Ucraina può contenere militarmente la Russia e fino a che punto? Quali sono i margini di trattativa con Putin e cosa è disposto a cedere l’Occidente in cambio del cessate il fuoco? Sono la questioni che contano insieme a poco altro. Come sempre s’incrociano più dimensioni che vale la pena di esplorare.
La prima è quella storica. John Lukacs, poderoso e dimenticato storico americano di origini ungheresi, spiegò prima di molti altri il sostrato di imperialismo sempre vivo sotto la verniciatura ideologica della Russia durante la Seconda Guerra mondiale. Il comunismo, che pure era una benzina ideale potente, si lasciava guidare nelle sue decisioni pratiche assunte dalla nomenclatura dagli spiriti del vecchio imperialismo. Churchill afferrò bene il concetto quando di fronte all’espansionismo nazista decise di guardare verso oriente, alla ricerca di una sponda con l’Urss. Pur se il comunismo di Stalin rappresentava quanto di più lontano dall’aristocrazia conservatrice britannica da cui proveniva il Primo ministro, dopo il 1940 l’Unione Sovietica era un alleato di cui non si poteva fare a meno per sconfiggere Hitler. La realtà era più forte dell’ideologia avversa espressa dall’Urss.
Non a caso Churchill fu tra i primi a comprendere l’organizzazione del mondo in due blocchi imperiali contrapposti subito dopo la fine della guerra. Putin, leader addestrato nel Kgb e transitato con successo nella fase post-comunista, evoca passi avanti ulteriori nei suoi ultimi discorsi. Non le repubbliche unite dell’era sovietica e le sfere d’influenza dunque, ma la Federazione Russa che si riappropria dei confini che essa stessa ha in mente, che come entità politica sente propri. È un modo di concepire la politica ottocentesco, aggressivo, spregiudicato.
È tuttavia un modo che fino ad oggi è esistito ed è stato possibile per la seconda dimensione, quella militare. La Russia di Putin è digitale, utilizza la cyber-war e la propaganda virtuale, ma è anche analogica. Sfrutta la cibernetica per tornare ai missili. Tutto è un’arma per i russi, ogni materiale. Ogni cavo elettrico, microchip, condotto del gas, pozzo petrolifero, transazione economica si trasforma in fucile. Se l’Occidente ha di fatto rimosso il conflitto armato, rifiutato oramai persino dall’Impero americano, per i russi questo è realtà possibile. Aerei, bombe, carri armati, missili. L’autoritarismo imperiale russo è pronto a combattere per i propri obiettivi politici, il resto del mondo no. Inutile dipingere Putin come un criminale internazionale se non si è disposti a puntare armi nucleari su Mosca. Questo stato di cose riconduce tutti i discorsi alla questione economica, le sanzioni. Tuttavia, queste hanno effetti negativi e ritrosivi anche per chi le impone. L’autarchia e il protezionismo colpiscono tutti, con effetti socio-politici da non sottovalutare. Ciò determina la cautela di alcuni governi, come quello italiano, nel disegnare le sanzioni. Ma ciò che preoccupa maggiormente è la mollezza delle opinioni pubbliche occidentali, sempre con la patente morale ed il diritto internazionale in mano. Alla politica di potenza, che detronizza la diplomazia, si risponde con la potenza (militare ed economica) e con la politica. Altra questione.
C’è un modo di pensare la politica oramai offuscato dall’idealismo e dal positivismo. La politica viene ridotta a procedura, a meccanismi economici e giuridici. Quando questi sistemi s’inceppano, per variabili non calcolate o per politica di potenza che viene dal mondo di ieri, tutto diventa bianco o nero. Buoni e cattivi, retti e criminali, guerra totale o immobilismo. Se un attore agisce in modo irrazionale per chi lo guarda, allora deve essere automaticamente “pazzo”, “poco lucido”, “affetto da demenza senile”. Secondo gran parte dei media oramai è un mondo pieno di Hitler nel bunker. Replicare i meccanismi ineludibili della polarizzazione interna in politica estera è invece deleterio. Toglie lucidità e prospettiva, riduce l’analisi politica alla psicologia invece che alla cultura, alla storia, ai valori. La politica deve invece gerarchizzare i problemi, stabilire priorità e interessi, tracciare perimetri e confini sullo spazio da lasciare. Bisogna anche ricordarsi che nessun leader mondiale, al di là della mitologia e della retorica, ha un piano sempre definito in mente. Come disse una volta Napoleone “la guerra si comincia e poi si vede”. Esistono reazioni, contro-reazioni, negoziazioni, deterrenze. Una cosa è lasciare agire militarmente Putin indisturbato per tutta l’Ucraina col rischio di un guerreggiare permanente al centro del continente, un’altra è contrattare sul futuro istituzionale delle province del Donbass, sul rapporto tra Federazione Russa e Nato, sugli approvvigionamenti energetici per fermare la guerra e una potenziale crisi economica mondiale. Ciò ci conduce all’ultima dimensione, quella culturale.
Vladimir Putin non si è mosso oltre confine mentre alla Casa Bianca c’era Donald Trump, ma lo fa ad un anno esatto dall’insediamento del democratico Joe Biden. Chi crede che sia un caso mente a se stesso oppure è obnubilato dall’ideologia. Ciò non significa che Trump fosse uno scaltro diplomatico o che abbia contribuito in qualche modo a risolvere il problema ucraino, ma è un fatto che i democratici americani nelle ultime presidenze non riescono a contenere i conflitti per loro iniziativa oppure altrui. Putin è un uomo che ha in testa una precisa idea culturale, che passa dai suoi intellettuali (Alexander Dugin), dai suoi strateghi (Vladislav Surkov) e dai suoi oligarchi (Konstantin Malofeev), e questa idea è totalmente opposta allo wokeism, al secolarismo nichilista e al progressismo di cui si fanno portatori i democratici americani. Attaccare in questo momento significa per Putin mettere in difficoltà la Casa Bianca e il suo inquilino, il partito democratico e il suo circolo culturale. Vuol dire sfidare la ricostruzione del multilateralismo d’impronta democratica; creare un problema parallelo a quello cinese; rompere l’internazionalismo liberale fondato sui trattati, che in definitiva vengono disattesi da tutti come nel caso degli accordi di Minsk.
Viviamo un multilateralismo in realtà retorico perché le teorie dell’interventismo liberale nascondono, infatti, la volontà di potenza di decidere sempre da soli e di decidere sempre con la guerra che segue e insieme continua le sanzioni in altra forma. Tuttavia, questa volta Washington è chiamata a confrontarsi non con l’Iraq in funzione anti-Kuwait, non con Gheddafi in funzione anti-italiana, non con Assad in Siria in funzione anti-francese e anti-russa, cioè con piccoli Stati-canaglia, ma con la reazione della Russia stessa e del suo autoritarismo imperiale fondato su una cultura anti-progressista. Uno scenario a cui si aggiungono le velleità neo-ottomane di Erdogan che premono sul mediterraneo e il medio oriente e l’ampio spettro della competizione cinese. Si fronteggiano tutti regimi, con una storia molto profonda, fondati su una mentalità e una cultura che sfida quella americana, e dei democratici in particolare. E nel lungo periodo è uno scenario che può volgere all’inaspettato e alla conflittualità aspra su vasta scala.
Senza questa pluri-dimensionalità non si riesce a comprendere né a fronteggiare il problema ucraino, che nei fatti è espressione del mistero russo, potenza inintelligibile e lontana agli occhi di gran parte degli occidentali. E non si riesce nemmeno a cogliere i motivi profondi, talvolta strategici e tal altra culturali, della paralisi euro-americana. Senza questi presupposti di consapevolezza un’azione di risoluzione politica nella regolazione del rapporto con la Russia diviene molto difficile. Dopo molto tempo si rischia un collasso dell’ordine mondiale.
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operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.