4 Maggio
Il Pd è fermo agli anni Novanta
Zingaretti ha un problema di territorio, di contenuti, di linguaggio. E con se stesso. Una leadership che ripropone la formula consumata dell'unità e non scende sul terreno dei partiti populisti che l'hanno svuotato nella proposta, catturando il suo pubblico. Maite Carpio racconta la campagna dei dem senza un nuovo palinsesto
di Maite Carpio
Il Partito democratico ha deciso di sperimentare una nuova tecnica di marketing elettorale: la no traccia. A 22 giorni del voto europeo, il Pd è letteralmente sparito dal radar. Forse stanno sviluppando una nuova metodologia di growth hacking che a noi sfugge - saremo felicemente stupiti se ci riserveranno una sorpresa - ma stando ai metodi tradizionali, “no words, no party”.
Lasciamo perdere la possibilità che il Pd riesca a trovare uno tipo George Clooney (il casting fin dai tempi di Veltroni non è il loro punto forte) ma qualche parola d’ordine bisognerà pur darla. Altrimenti, non ti invitano alla festa. Questo pomeriggio, il neo segretario del Pd, colui che dovrebbe risollevare le forze riformiste della sinistra, a Modena, ha fatto un intervento che potrebbe aiutarci a fare luce sull’ingegno delle nuove tecniche di comunicazione: "Abbiamo fatto quello che ci chiedeva l'Italia, stiamo combattendo per una speranza e stiamo combattendo uniti. Ora vinciamo le elezioni e salviamo l'Italia". Così ha detto Zingaretti, e ancora a braccio, “ho girato tantissimo in questi mesi e la cosa più forte che ho sentito è stata una parola bellissima che abbiamo riscoperto e che ci farà vincere: ritrovate l'unità per combattere la battaglia in Italia".
Unità? Ma unità con chi? Tra di loro? Uno si stropiccia gli occhi per cercare di uscire dall’incubo, ma il segretario va avanti come un fiume in piena: "Non avete idea di quanta gente si recherà alle urne perché finalmente ha visto che siamo tornati uniti. Abbiamo ritrovato l'unità e questa unità per noi ha significato, nelle europee, la costruzione di una lista unitaria e la chiamata a raccolta dell'Italia”. Ma davvero pensa che la gente andrà a votare Pd perché non litigano più tra di loro? Perché fanno i bravi ragazzi? Sono solo tornati indietro a scaldare la solita minestra...
di Maite Carpio
Il Partito democratico ha deciso di sperimentare una nuova tecnica di marketing elettorale: la no traccia. A 22 giorni del voto europeo, il Pd è letteralmente sparito dal radar. Forse stanno sviluppando una nuova metodologia di growth hacking che a noi sfugge - saremo felicemente stupiti se ci riserveranno una sorpresa - ma stando ai metodi tradizionali, “no words, no party”.
Lasciamo perdere la possibilità che il Pd riesca a trovare uno tipo George Clooney (il casting fin dai tempi di Veltroni non è il loro punto forte) ma qualche parola d’ordine bisognerà pur darla. Altrimenti, non ti invitano alla festa. Questo pomeriggio, il neo segretario del Pd, colui che dovrebbe risollevare le forze riformiste della sinistra, a Modena, ha fatto un intervento che potrebbe aiutarci a fare luce sull’ingegno delle nuove tecniche di comunicazione: "Abbiamo fatto quello che ci chiedeva l'Italia, stiamo combattendo per una speranza e stiamo combattendo uniti. Ora vinciamo le elezioni e salviamo l'Italia". Così ha detto Zingaretti, e ancora a braccio, “ho girato tantissimo in questi mesi e la cosa più forte che ho sentito è stata una parola bellissima che abbiamo riscoperto e che ci farà vincere: ritrovate l'unità per combattere la battaglia in Italia".
Unità? Ma unità con chi? Tra di loro? Uno si stropiccia gli occhi per cercare di uscire dall’incubo, ma il segretario va avanti come un fiume in piena: "Non avete idea di quanta gente si recherà alle urne perché finalmente ha visto che siamo tornati uniti. Abbiamo ritrovato l'unità e questa unità per noi ha significato, nelle europee, la costruzione di una lista unitaria e la chiamata a raccolta dell'Italia”. Ma davvero pensa che la gente andrà a votare Pd perché non litigano più tra di loro? Perché fanno i bravi ragazzi? Sono solo tornati indietro a scaldare la solita minestra della lista unitaria proposta (e ancora avallata) da Prodi negli anni Novanta, ma che oggi non ha più ragione di essere. Niente di nuovo sul fronte.
Questo è il tenore delle dichiarazioni del segretario del Pd negli ultimi tre giorni, strategicamente quelle che danno il via alla campagna elettorale e ti fanno capire di cosa intendono parlare, importanti non solo per chi voterà ma anche per chi la campagna la deve fare, cioè le persone presenti sul territorio (che senza indirizzo politico si ritrovano davanti una bella prateria per organizzare come gli pare il proprio picnic). Ecco Zingaretti a Bergamo per sostenere il sindaco Giorgio Gori: "Ieri siamo passati dall'Europa dell'Erasmus all'Europa del filo spinato con i nazionalisti di Orban. Noi siamo un'altra cosa". Bene, siamo un’altra cosa, ma cosa? "Il problema dell'odio è che non è solo immorale, ma non produce lavoro, crescita, sviluppo, non produce benessere ma divide le persone quindi quel progetto politico ha un consenso immediato perché parla alle paure dei cittadini”. Comprensibile prendersela con l’odio (senza capire però perché questo sentimento riscontri oggi tanto successo), ma come i dirigenti del Pd pensino di creare lavoro, crescita e sviluppo non ci è dato saperlo. Ha chiuso, come da copione, con un appello alla buone anime: “Ora bisogna fare uno sforzo maggiore per riconquistare tutte le persone disilluse, stanche e riprendere con passione la voglia di combattere per l'Italia”. Giusto, ma oltre alla retorica, come intende fare? Con le liste unitarie? Non c'è altro? È il massimo che possiamo attenderci della fantasia, della riflessione, dalla fabbrica di idee del Pd? Sembra uno di quei pessimi film dove invece di farti vedere una bella scena d’amore, mettono il protagonista in una vecchia cabina telefonica a fare una inutile e noiosa dichiarazione di intenzioni ad una fantomatica fidanzata che attende disperata dall’altra parte del filo.
In questi giorni Zingaretti ha accusato il governo di essere dei “buffoni” (come dargli torto, ma peccato che il termine ricordi il linguaggio di Renzi), ha ringraziato Mattarella con eccessiva reverenza (e la riforma della sinistra non passa dal Quirinale), ha pure sbagliato i tempi con la mozione di sfiducia al governo, annunciata durante le vacanze di Pasqua e ancora non calendarizzata al Senato, tanto era urgente. Sempre ieri, a Milano, abbiamo sentito uno dei pochi (oltre a quello di salvare il pianeta, insieme a Greta) slogan scelti dalla sinistra in questa campagna. Eccolo! “L’Europa come Milano". A questo punto, uno guarda l’orologio e non vede l’ora di abbandonare la sala. Adesso, Milano è un'oasi di eccellenza, successo e civiltà e chapeau a loro ma, sinceramente, Zingaretti dovrebbe sapere che con questo posizionamento non fa altro che indispettire, giustamente, il resto del paese. Milano non è l’Italia e Trump non ha vinto a Los Angeles. Inconsapevole del danno, il segretario va avanti a girare il coltello nella piaga: “Lo sviluppo è non lasciare sole le persone, pensare al benessere degli individui, esattamente l’opposto di quello che sta facendo questo governo per gli italiani, che li sta impoverendo e indebitando". A questo punto ti è chiaro che il party è finito, ma ti viene il dubbio se sia mai cominciato. Davvero pensa di mandare a casa Salvini con questo perbenismo? E poi, siamo seri, come intende Zingaretti avvicinare le persone per non lasciarle da sole?
Dov’è la riflessione del Pd sui temi che contano? Sull’Europa e sul paese che vuole, che sono alla fine la stessa cosa. Ma quali sono le loro proposte sull’economia e lo stato sociale? Le misure contro la disuguaglianza, il problema del lavoro che è gravissimo (la trasformazione della fabbrica, la smaterializzazione della realtà e le incertezze che comporta, il ruolo che avrà l’ intelligenza artificiale), la crescita e la proiezione del paese in Europa e nel mondo. Come garantire i diritti della cittadinanza nella giungla sovranazionale senza regole dei giganti della Silicon Valley. Per forza i cittadini - più consapevoli della classe dirigente del Pd - si buttano tra le mani di quelli che almeno la loro paura la prendono in considerazione. La lista unitaria, sinceramente, appare un po’ troppo scarsa. Zingaretti così non buca.
Ha un problema con il territorio.
Ha un problema di contenuti.
Ha un problema con se stesso.
Lo spazio politico si prende con i contenuti. Questa è una battaglia politica durissima per la sinistra del nostro paese. Bisogna ricostruire una identità credibile, che abbia qualche possibilità di crescere nel futuro immediato, e ritrovare un ruolo intelligente nello spazio politico che oggi occupano, in maniera egemonica, Lega e Cinque Stelle perché fanno contemporaneamente la parte della maggioranza e dell’opposizione, lasciando il Pd fuori da tutti i giochi. Non basta tirar fuori il vecchio linguaggio (non è solo morto, ma è pure fastidioso) la sfida oggi è crearne uno nuovo. Ci vuole tattica e strategia allo stesso tempo. Il Movimento Cinque stelle si è appropriato dello storytelling della sinistra tradizionale, svuotandola. Saranno più rozzi, ma si sono portati via i contenuti e alla fine è quello che conta. Se non vogliono trattare con loro perché sono “inaffidabili” (prima o poi finiranno lì) dovranno almeno capire che l’audience è la stessa e per riconquistarla, il Pd dovrà ritrovare un palinsesto di idee convincente. Altrimenti continuerà a sembrare come il film di Steve Martin, Bowfinger, una commedia esilarante che racconta la storia di un produttore rovinato costretto a girare un film di nascosto intorno alla star di Hollywood del momento, rubandogli le scene a sua insaputa.
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altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
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9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
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10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
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della
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tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
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Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.