7 Marzo

Il problema del governo non può risolverlo solo Renzi

Non si può chiedere solo a lui di immolarsi sull’altare dell’interesse generale del Paese. Il vero peccato di Renzi non è il no ai Cinque Stelle, ma l'assenza di un'analisi sulla crisi. Michele Magno viaggia tra superbia e astrattezza del Pd.

di Michele Magno

Matteo Renzi è “de coccio”, direbbero a Roma. Per chi non ama la lingua del Belli, è ostinato, cocciuto, arrogante. Il segretario uscente ma non uscito del Pd somiglia sempre più a quei personaggi della tragedia greca posseduti dall’hybris, da una tracotanza che è causa di catastrofi immani. Come ha detto Jacques Delors in un’intervista, “un’elezione si può perdere, che vuole che sia? Dopo cinque anni, si può rimediare. Ma se un partito perde la coscienza della propria funzione storica, non basteranno cinque generazioni per riconquistarla”. 

All’indomani del voto, è esattamente questo il rischio che corre la creatura presa in ostaggio dal neosenatore di Firenze. Beninteso, se la formazione di un nuovo governo è oggi un terno al lotto, non si può chiedere soltanto a Renzi di estrarre i numeri vincenti. Fuor di metafora, non si può chiedere solo a lui di immolarsi sull’altare dell’interesse generale del Paese. Spetta in primo luogo a chi ha trionfato nelle urne trovare il bandolo della matassa. Né si può ignorare la legittima preoccupazione di quanti temono che il sostegno a un esecutivo Di Maio, al di là delle forme in cui si può concretizzare, infligga il colpo di grazia al gracile consenso di cui ora gode il Pd.

Non si può chiedere solo a lui di immolarsi sull’altare dell’interesse generale del Paese.

In realtà, la superbia (uno dei sette peccati capitali) del leader dei democratici è particolarmente esecrabile per un altro motivo, ovvero per il suo pervicace rifiuto di aprirsi a una seria riflessione sulla crisi, forse irreversibile, del suo progetto politico. È una crisi, questa, che viene da lontano. Il Pd, approdo di un lungo e tormentato cambio di sigle, ne porta tutto intero il fardello. La verità è che esso, in barba ai proclami altisonanti con...


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