3 Giugno
Il rilancio di Conte
La conferenza del premier dopo la riapertura delle Regioni. Annuncia un dialogo sul Recovery Fund con le opposizioni, una riforma delle tasse (e fiscalità di vantaggio per il Sud), scarica sul Parlamento il problema dell'accesso ai fondi del Mes e bacchetta Confindustria. Basterà per durare? Per ora sì e l'alternativa non c'è
Va studiato, Giuseppe Conte, perché nulla di quello che dice sull'istante si realizza (vale il "tutto è sotto controllo" con cui liquidò la crisi del coranavirus il 31 gennaio scorso, tutto dimenticato) ma la sua grande capacità di restare in sella (bi-premier con due governi di segno opposto, un'impresa) aumenta con il crescere della sua presenza ormai ossessiva sui media. Siamo quasi all'appuntamento fisso in tv, una soap opera politica.
I soldi della cassa integrazione non arrivano, il meccanismo di finanziamento bancario alle imprese è fermo (chiedere lumi agli imprenditori), la produzione è in profondo rosso, ma più tutto questo va giù, più Conte va su. Così eccolo oggi alle 18 in una conferenza stampa nel cortile d'onore di Palazzo Chigi (questo è il format scenico preferito del momento) giocare ancora una volta d'anticipo su risorse che arriveranno nel 2021 (Recovery Fund) e dire che "senz'altro il confronto si aprirà non solo a tutte le forze di maggioranza ma anche alle forze di opposizione", eccolo bacchettare la Confindustria che ha duramente criticato il governo ("parole infelici, non chieda solo meno tasse") e fa finta di non sapere che lo dice a quelle aziende che nel frattempo hanno anticipato la Cig e tutto il posssibile al posto dello Stato che si è spiaggiato in una imbarazzante inefficienza, eccolo annunciare la "fiscalità di vantaggio per il Sud" (e così rischia di aumentare lo sbrego istituzionale in corso con i ceti produttivi del Nord, il luogo dove risiede oltre il 40 per cento del pil italiano) e naturalmente la "riforma fiscale per pagare meno e pagare tutti" con un passaggio sulla "reale progressività" (il preludio della punizione populista di chi ha dichiarazioni dei redditi alte e già paga le tasse per tutti gli altri finti bassi redditi d'Italia, compresi i dipendenti pubblici...
Va studiato, Giuseppe Conte, perché nulla di quello che dice sull'istante si realizza (vale il "tutto è sotto controllo" con cui liquidò la crisi del coranavirus il 31 gennaio scorso, tutto dimenticato) ma la sua grande capacità di restare in sella (bi-premier con due governi di segno opposto, un'impresa) aumenta con il crescere della sua presenza ormai ossessiva sui media. Siamo quasi all'appuntamento fisso in tv, una soap opera politica.
I soldi della cassa integrazione non arrivano, il meccanismo di finanziamento bancario alle imprese è fermo (chiedere lumi agli imprenditori), la produzione è in profondo rosso, ma più tutto questo va giù, più Conte va su. Così eccolo oggi alle 18 in una conferenza stampa nel cortile d'onore di Palazzo Chigi (questo è il format scenico preferito del momento) giocare ancora una volta d'anticipo su risorse che arriveranno nel 2021 (Recovery Fund) e dire che "senz'altro il confronto si aprirà non solo a tutte le forze di maggioranza ma anche alle forze di opposizione", eccolo bacchettare la Confindustria che ha duramente criticato il governo ("parole infelici, non chieda solo meno tasse") e fa finta di non sapere che lo dice a quelle aziende che nel frattempo hanno anticipato la Cig e tutto il posssibile al posto dello Stato che si è spiaggiato in una imbarazzante inefficienza, eccolo annunciare la "fiscalità di vantaggio per il Sud" (e così rischia di aumentare lo sbrego istituzionale in corso con i ceti produttivi del Nord, il luogo dove risiede oltre il 40 per cento del pil italiano) e naturalmente la "riforma fiscale per pagare meno e pagare tutti" con un passaggio sulla "reale progressività" (il preludio della punizione populista di chi ha dichiarazioni dei redditi alte e già paga le tasse per tutti gli altri finti bassi redditi d'Italia, compresi i dipendenti pubblici con il doppio lavoro) e ancora l'attendismo sul Mes ("deciderà il Parlamento") per non creare una crisi con i Cinque Stelle e - sempre in chiave carezze pentastellate - la conferma che per Palazzo Chigi su Autostrade che "ci sono tutte le carte per la revoca". Il presidente del Consiglio dimostra una grande abilità di affabulatore e per ora vince lui. Ha capito come durare in Italia quando hai il potere: rinviare, far balenare un futuro che non arriva mai, spostare in avanti il problema. Funziona, per ora. Conte ha un solo avversario: se stesso di fronte alla realtà della crisi italiana.
***
Le celebrazioni del 2 giugno hanno mostrato plasticamente quanto le parole della politica italiana siano distanti dalla realtà. Il presidente della Repubblica in visita a Codogno, primo focolaio in Italia del contagio da coronavirus, ha esortato i partiti, le istituzioni, l’intera classe dirigente, a provare ad avviare nella concordia una ricostruzione del paese dopo il lockdown. E se non nella concordia, almeno nella leale collaborazione. Le parole di Sergio Mattarella verranno ascoltate?
Aperte le Regioni, comincia la fase della ricostruzione, ma tra i partiti la concordia e la collaborazione mancano, non perché non si possa fare, ma perché maggioranza e opposizione pensano che sia più conveniente tentare la fuga da soli. Hanno entrambi obiettivi di corto respiro. Così oggi il presidente del Consiglio parlerà in tv di ricostruzione e collaborazione, ma lo farà avendo già in tasca un piano per la ricostruzione e l’uso dei fondi europei da portare in Consiglio dei ministri, cioè nell’organo dove si delibera, la collaborazione è solo un pre-testo, Conte non ha alcuna intenzione di condividere con altri la sua gloria (presunta).
Per soprammercato, il ministro della Sanità, Roberto Speranza (nomen omen), avrebbe un piano da 20 miliardi di euro per riformare la Sanità. Bene, è un passo necessario, dobbiamo avere strutture che funzionano, terapie intensive per la popolazione più vecchia del mondo (insieme alla Germania e al Giappone), strutture e materiali per non mandare - come è accaduto - i medici in trincea senza protezione. Il software non basta, serve l'hardware per farlo girare al meglio, la macchina della Sanità va rimessa completamente a nuovo. Dettaglio: il ministero intende finanziare il piano con l'utilizzo dei fondi europei del Mes. Ottimo, ma i Cinque Stelle ne sono stati informati?
Per ora il dialogo con l’opposizione non c'è e la possibilità di un contributo da parte di Lega e Fratelli d’Italia e Forza Italia è tutta da inventare, quello che abbiamo visto finora non depone a favore di una svolta. Tutti devono fare un passo avanti (o indietro) e tutti sono immobili. Il governo vuole gestire centinaia di miliardi in splendida solitudine, l'opposizione ha in mente la crisi innescata dal collasso dell'economia e, pur non dichiarandolo, pensa che sia meglio lasciare a Conte il biglietto da visita del crac, il disegno è che se il premier sbaglia, sbaglia lui e se sbaglia lui, solo lui cadrà. Anche per questa ragione non ci sono reali proposte dei partiti d'opposizione, tutto è ridotto a slogan che non si traducono in disegni di legge, proposte concrete da far votare in Parlamento, una mediazione con il governo.
Quello di Salvini e Meloni (Berlusconi fa un altro gioco, chiaro) è un calcolo cinico, come sempre in politica, ma ha un'alta probabilità di finire nell'album dei sogni che non si realizzano, far cadere un governo non è un'operazione semplice e in ogni caso trovarne un altro per non andare al voto di solito è questione di minuti. L’esito di una eventuale caduta del governo Conte II non è automaticamente quello delle elezioni anticipate, soprattutto in queste condizioni, con la produzione che è colata a picco, la disoccupazione destinata a decollare come un razzo (e ricordiamo che i licenziamenti per ora sono bloccati) e l'economia con un problema di ripartenza legato alla scarsa fiducia delle famiglie e delle imprese (non si può pretendere che torni di colpo dopo un bombardamento a tappeto sul coronavirus che ci avrebbe sterminato). Nessuno in Europa va a elezioni politiche in queste condizioni, ricordiamo en passant che ci sono nazioni impegnate a conquistare quote di mercato nei vari settori dove il nostro paese è attivo e spesso ha il primato.
Sergio Mattarella ieri all'Altare della Patria (Foto Ansa).Il presidente Mattarella ha chiesto l’unità e la collaborazione dei partiti per queste ragioni, ci stiamo giocando il futuro. Collaborazione e concordia non significa non criticare quello che fa Palazzo Chigi, l'accusa di non essere patriottici perché si muovono critiche al governo è ridicola (e rivela certe tendenze totalitarie che abbiamo visto durante il lockdown), ma è chiaro che alla critica bisogna affiancare delle idee realizzabili e non utopie e slogan populisti buoni per ottenere like su Facebook ma pessimi per l'arte del governare un paese che ha la seconda manifattura d'Europa.
Il governo da parte sua dovrebbe abbandonare la sua visione ideologica, un fritto misto di Soviet e decrescita (in)felice per cui tutto quello che viene da destra va rifiutato, sebbene a parole si inviti l'opposizione a contribuire. Il Pd che pensa di avere in mano i segreti di John Maynard Keynes dovrebbe ricordare che è al governo e ha mantenuto sia la riforma delle pensioni di Salvini, sia il reddito di cittadinanza di Di Maio, due provvedimenti di cui non vantarsi in pubblico (e anche in privato). A Palazzo Chigi non c’è nessun genio dell'economia che possa esaudire i desideri di tutti e risolvere i problemi dell’Italia in un colpo solo, un po’ di umiltà sarebbe necessaria.
Tutti parlano di collaborazione, ma nessuno spiega come dovrebbe avvenire. Ne ha parlato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ne ha parlato Matteo Renzi, ne parla Giuseppe Conte a profusione, ne parla Salvini, così come Meloni. Il più svelto di tutti è Silvio Berlusconi che oggi ha piazzato sulla prima pagina del Corriere della Sera una lettera dove anch’egli parla di collaborazione nella fase della ricostruzione, cioè della gestione dei fondi europei, una montagna di soldi. Sono giusti propositi perché l’Italia sarà il principale beneficiario di quei fondi - sono oltre 170 miliardi di euro quelli del Recovery Fund - a cui si aggiungono 75 miliardi di debito pubblico che il paese ha già emesso, un fiume di denaro che dovrebbe essere gestito con attenzione, bisognoso di programmazione (dove verranno investiti soldi), crono-programma (quando verranno utilizzati e che scadenza avranno i progetti finanziati), valutazione d'impatto (cioè quali reali benefici avrà il il paese dall’utilizzo di questi fondi), un elenco dettagliato degli esecutori e gli obiettivi loro affidati (impegni, scadenze, requisiti e test di qualità sull'andamento dei lavori), il tutto preceduto da una rapida esecuzione del progetto, l'idea chiave del nostro domani (la velocità in questa crisi è tutto). In sintesi, serve una visione del paese per i prossimi 10 anni. Tutto questo lavoro può farlo un governo debole come quello in carica? Evidentemente no, serve la leale collaborazione di tutte le istituzioni, ma il governo è questo e la tentazione di fare da soli è già un dato reale, come abbiamo visto.
La lettera di Berlusconi sul Corriere della Sera fa parte della categoria dei buoni propositi, ma non risponde alle domande che sorgono sull’esecuzione, sul lavoro da fare, sul come farlo e su quali saranno (o sarebbero) i forum di cooperazione istituzionale, cioè il luogo dove i partiti fanno emergere i legittimi interessi degli italiani. Si risponde che la sede è il Parlamento, e siamo alla scoperta dell'acqua calda, certo, è giusto, ma questo Parlamento è balcanizzato, ogni volta che si riunisce volano gli stracci, è una sede per deliberare provvedimenti di Palazzo Chigi, la legislazione motorizzata del governo, cioè i decreti legge, le Camere non hanno alcuna iniziativa, devono approvare secondo lo schema maggioranza vs opposizione. Lo stesso Parlamento è stato scavalcato, in una dimensione da "stato d’eccezione", dai decreti della Presidenza del consiglio, i dpcm che avevano regolato finora ogni aspetto della nostra vita, anche il più intimo, gli affetti stabili di una politica ad alta instabilità. Vi è dunque la necessità di lavorare in maniera diversa per raggiungere lo scopo indicato da Mattarella e auspicato in teoria da tutti, l’unità delle forze politiche, della classe dirigente, nella fase della ricostruzione. Per il momento tutto questo è un'utopia.
Sul taccuino c'è la domanda del compagno Lenin: che fare?
La ricostruzione presenta almeno due aspetti strategici che corrono in parallelo, ma vanno affrontati con strumenti diversi: la gestione dei fondi europei e le riforme istituzionali. Non si può infatti immaginare una ripartenza dell’Italia senza un vero piano di riforme che comprenda anche importanti modifiche costituzionali. Come ha spiegato in un’intervista sul Dubbio il costituzionalista Francesco Clementi, la crisi del coronavirus ha messo in evidenza quanto il sistema istituzionale italiano sia inceppato, un disastro operativo che ci è già costato decine e decine di miliardi di mancati investimenti: il conflitto permanente tra Stato e Regioni non lascia dubbi sulla necessità di rivedere le norme del Titolo Quinto della Costituzione, aggiungiamo inoltre il punto chiave della riforma fiscale, perché senza un sistema di tasse e imposte nuovo, sarà impossibile attraversare il fiume e entrare nella nuova era. Senza riforme profonde, alcuni attraverseranno il guado sul ponte e in carrozza, noi lo faremo nuotando contro la corrente (e la pinna dello squalo che ci insegue). Non è questione di rimodulare qualche aliquota, ma di ridisegnare il Fisco secondo regole chiare, rispettare i diritti del contribuente, chiudere il caos normativo che incoraggia l’evasione, dire chiaramente che si chiude una fase storica, quella di uno Stato gabellatore senza responsabilità e di un contribuente spesso evasore con la garanzia dell’impunità. Dobbiamo voltare pagina, l'inchiostro non manca, ma servono autori che sappiano scrivere un nuovo racconto dell'Italia.
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8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.