16 Giugno
Il risveglio delle nazioni
La globalizzazione ha prodotto l'esplosione del nazionalismo e del protezionismo. Una parabola cominciata negli anni Ottanta, come risposta alla crisi degli anni Settanta, con la liberalizzazione dei mercati e la moltiplicazione di istituzioni non elettive. Lorenzo Castellani racconta la rivolta della politica.
di Lorenzo Castellani
Nel mondo occidentale stiamo assistendo al ritorno delle nazioni. Identità locali e nazionali sono riaffiorate nel dibattito e nell’offerta politica degli ultimi anni nonostante gran parte della classe intellettuale dell’Occidente credeva di averle seppellite per sempre. In questa dinamica s’inserisce un ambiguo e nuovo ruolo dello Stato che da un lato cerca di ritornare protagonista attraverso il controllo dei confini e del protezionismo economico e dall’altro mostra tutte le spuntature delle proprie vecchie armi, soprattutto in Europa. Insomma, la globalizzazione sembra produrre l’esplosione del nazionalismo, il progressismo economicista una reazione conservatrice e irrazionale, il sovranazionalismo un tentativo di riappropriazione dello Stato nazionale. La storia non aiuta a predire il futuro e spesso nemmeno a comprendere il presente nella sua interezza, ma è ad essa che bisogna rivolgersi se si vuole sperare di cogliere quanto meno l’essenza delle trasformazioni che oggi ci si parano di fronte.
La globalizzazione sembra produrre l’esplosione del nazionalismo, il progressismo economicista una reazione conservatrice e irrazionale.
Il film storico potrebbe riavvolgersi fino alla fine della Seconda guerra mondiale, ma chi scrive ritiene che sia sufficiente considerare come vero punto di svolta, per comprendere alcuni problemi del presente, il periodo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
Le democrazie occidentali erano entrate in crisi a metà degli anni Settanta per la stagflazione, per la crisi petrolifera ed un sovraccarico eccessivo di spesa pubblica dovuto all’ampliamento del welfare state. La risposta delle élite occidentali fu la liberalizzazione dei mercati, la managerializzazione dall’amministrazione pubblica, la riduzione dell’inflazione e il congelamento della spesa pubblica. Nel 1986 i paesi europei firmavano l’Atto Unico Europeo che avviava la transizione verso il mercato unico europeo, mentre Thatcher e Reagan forgiavano la deregulation finanziaria. Il liberalismo politico ed economico saliva alla sua massima potenza intellettuale e politica. Nel 1991, infatti,...
di Lorenzo Castellani
Nel mondo occidentale stiamo assistendo al ritorno delle nazioni. Identità locali e nazionali sono riaffiorate nel dibattito e nell’offerta politica degli ultimi anni nonostante gran parte della classe intellettuale dell’Occidente credeva di averle seppellite per sempre. In questa dinamica s’inserisce un ambiguo e nuovo ruolo dello Stato che da un lato cerca di ritornare protagonista attraverso il controllo dei confini e del protezionismo economico e dall’altro mostra tutte le spuntature delle proprie vecchie armi, soprattutto in Europa. Insomma, la globalizzazione sembra produrre l’esplosione del nazionalismo, il progressismo economicista una reazione conservatrice e irrazionale, il sovranazionalismo un tentativo di riappropriazione dello Stato nazionale. La storia non aiuta a predire il futuro e spesso nemmeno a comprendere il presente nella sua interezza, ma è ad essa che bisogna rivolgersi se si vuole sperare di cogliere quanto meno l’essenza delle trasformazioni che oggi ci si parano di fronte.
La globalizzazione sembra produrre l’esplosione del nazionalismo, il progressismo economicista una reazione conservatrice e irrazionale.
Il film storico potrebbe riavvolgersi fino alla fine della Seconda guerra mondiale, ma chi scrive ritiene che sia sufficiente considerare come vero punto di svolta, per comprendere alcuni problemi del presente, il periodo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
Le democrazie occidentali erano entrate in crisi a metà degli anni Settanta per la stagflazione, per la crisi petrolifera ed un sovraccarico eccessivo di spesa pubblica dovuto all’ampliamento del welfare state. La risposta delle élite occidentali fu la liberalizzazione dei mercati, la managerializzazione dall’amministrazione pubblica, la riduzione dell’inflazione e il congelamento della spesa pubblica. Nel 1986 i paesi europei firmavano l’Atto Unico Europeo che avviava la transizione verso il mercato unico europeo, mentre Thatcher e Reagan forgiavano la deregulation finanziaria. Il liberalismo politico ed economico saliva alla sua massima potenza intellettuale e politica. Nel 1991, infatti, si sgretolava, con sorprendente velocità, l’Unione sovietica. Il marxismo era morto e il vecchio mondo definitivamente alle spalle.
Nel frattempo venne costruito un nuovo capitalismo globale: nel 1971 era stata decretata la fine del sistema di Bretton Woods, la politica monetaria si disancorava dall’oro, le banche centrali si rafforzavano e i mercati globali venivano aperti. La concorrenza iniziava a penetrare nei servizi pubblici, gli asset statali venivano privatizzati, i risparmiatori spinti verso l’azionariato finanziario, l’economia dei servizi cominciava la propria scalata verso il vertice insieme al nuovo stock di tecnologia informatica. Si avviava un sistema destinato a funzionare per tre decenni.
Le democrazie occidentali erano entrate in crisi a metà degli anni Settanta, la risposta delle élite occidentali fu la liberalizzazione dei mercati.
Le risposte alla crisi degli anni Settanta e le iniziative degli anni Ottanta facevano esplodere la globalizzazione, la nuova aristocrazia del denaro ricercava mercati con salari più bassi, si avviava la grande delocalizzazione industriale, nel 1995 veniva fondata la World Trade Organization con l’obiettivo di armonizzare le regole del commercio e della produzione. Lo Stato sembrava polverizzarsi, la nazione inabissarsi.
Man at the Crossroads. Diego Rivera, 1934.Le trasformazioni storiche sopra elencate trasfigurano il monolite statale che si pluralizza in una miriade di istituzioni. Cosa succede? Vengono fondati i regolatori globali (commercio, internet, trasporti ecc) che producono direttive e istituiscono arbitrati per gestire i mercati internazionali, nel 1992 a Maastricht la Comunità si trasforma in Unione Europea con cessione di competenze dallo Stato alla nuova struttura sovranazionale, nasce una Babele di tribunali che operano su scala globale. Si trasforma anche il diritto che si denazionalizza e perde la sua territorialità tra una crescente forza stringente della soft law internazionale, l’affermazione della supremazia del diritto europeo su quello nazionale, una legislazione globale crescente. Il giuridico accresce il proprio spazio rispetto al politico, il rapido giudizio imparziale è preferito, dal mondo degli affari, alla trattativa politica.
All’interno degli Stati, inoltre, si moltiplicano le istituzioni non elettive: autorità indipendenti, agenzie amministrative, commissioni regolatrici. Nasce l’era dei commissari e dei garanti di Stato inseriti all’interno di un più ampio network internazionale che spinge per l’omogeneità della tutela dei diritti e della regolamentazione economica. L’economia, e la forma mentis ad essa sottesa, consuma la politica, la ingloba all’interno della “logica della disciplina” secondo cui il politico deve conformarsi alle condizioni imposte dal capitalismo globale. Competenze e poteri vanno sottratti alla politica, che acconsente trovandosi un alibi per la propria irresponsabilità, in favore di organi depoliticizzati. Come ha scritto efficacemente Giulio Tremonti “gli Stati diventano senza ricchezza e la ricchezza senza Stati”. Non soltanto, ma lo Stato stesso diventa un termine che passa di moda, si preferisce parlare genericamente di pluralismo istituzionale e management pubblico. Il politico passa di moda, ora è il manager a farla da padrone sul palcoscenico del potere. Lo Stato non è più monade, ma viene inserito all’interno di un condominio europeo e globale. La sovranità contrattata e condivisa non solo con gli altri Stati, come è sempre stato nella storia, ma con istituzioni globali e depoliticizzate. Le banche centrali, inevitabilmente oligarchiche e opache, divengono il nuovo motore della sovranità destatualizzata. Il luogo in cui viene, di fatto, decisa la linea di politica economica, concordata più con il mondo finanziario che con gli uffici del governo.
All’interno degli Stati si moltiplicano le istituzioni non elettive: autorità indipendenti, agenzie amministrative, commissioni regolatrici.
In questo processo politico molti osservatori sottovalutano il ruolo fondamentale dell’impero americano, dove pubblico e privato, Stato e capitalismo si mescolano fin dal principio della propria storia. Si parla di governance, come complesso istituzionale che fonde insieme pubblico, privato e terzo settore per una gestione efficiente del potere. Il mondo si americanizza e la governance, che nient’altro è se non il modo americano d’intendere il potere, viene esportata a livello globale.
Qui serve un passo indietro nella storia. Gli Stati Uniti d’America nascono da una alleanza tra pubblico e privato, molte delle colonie e del governo locale americano vengono costituite come corporations. Il potere dello Stato sostiene il capitalismo e viceversa, si muovono all’unisono. Dall’altra parte dell’Atlantico, infatti, non esiste lo Stato monolitico, burocratico, oligarchico europeo e l’americanizzazione del globo impone la frantumazione dello stesso. E l’importazione di un nuovo sistema capitalistico difficilmente sopportabile dal pesante welfare state del Continente. L’Europa non è pronta per adeguarsi al modello dell’estremo Occidente e supera come può questo momento ricorrendo alla formula semi-imperiale dell’Unione Europea e travalicando con difficoltà le nazioni in favore di una economia monetaria unificata. Mentre l’Impero americano è una costruzione solida, con una élite fortemente omogenea che condivide valori e cultura di base, l’Europa non riesce realmente a superare l’unione utilitarista, economico-funzionale, elaborata da élite comunque intrappolate negli interessi nazionali. È per questo che le istituzioni europee non diventeranno mai gli Stati Uniti d’Europa, nonostante il wishful thinking europeista provi ad imporre questa narrazione per tutti gli anni Novanta e Duemila.
L’Impero americano è una costruzione solida, con una élite fortemente omogenea che condivide valori e cultura di base, l’Europa non riesce realmente a superare l’unione utilitarista.
Le trasformazioni della politica non finiscono qui. Non è solo una questione istituzionale e giuridica, di perdita delle leve del comando e predominio tecnocratico. C’è anche la penetrazione del nuovo capitalismo nella politica e nella cultura. Perché il capitale non è solo economia pura ma si trasfigura nell’intrattenimento: Hollywood non è forse stata la più compiuta espressione del capitalismo negli anni Trenta e Quaranta? Delle idee economiche che informavano un certo modo d’intendere la vita? Oggi quel sistema si è evoluto nell’industria tecnologica. Radio, cinema, televisione, internet. Ogni distruzione creatrice del capitalismo ha trasformato profondamente la politica. La democrazia oggi, con i social network e con una platea così vasta di elettori, si è trasformata in una grande operazione di marketing.
American Gothic. Grant Wood, 1930.Si svela qui il paradosso del capitalismo democratico, e che già Alexis de Tocqueville aveva intuito a metà dell’Ottocento, e cioè che il sistema più centrato sull’individualismo di ogni altro in realtà può facilmente sconfinare nell’omogeneizzazione dei gusti e del pensiero. Tutti utilizzano gli stessi strumenti, seguono le stesse mode, ragionano secondo le stesse strutture del pensiero. Inoltre, la voluttuosità e il consumo, eccitati dalla volontà del profitto capitalistico, hanno trovato ospitalità nella missione dello Stato e della politica. La crisi del 2008, d’altronde, è nata dalla cooperazione verso obiettivi comuni dello Stato e della finanza: consentire ad ogni americano di consumare di più. Ciò soddisfaceva la politica che aveva promesse gratuite di sviluppo da dare in pasto al popolo e il mondo economico finanziario, che poteva arricchirsi su interessi e consumi. Un sistema che, ad un certo punto, si è inceppato cadendo ad effetto domino. Tutto ciò, per avvertire, seguendo Tocqueville che il capitalismo intrecciato con le grandi strutture politiche tende a perdere ritualmente il proprio equilibrio e che questo non assicura nulla alla democrazia.
L'uomo omogeneizzato: tutti utilizzano gli stessi strumenti, seguono le stesse mode, ragionano secondo le stesse strutture del pensiero.
D’altronde non si poteva dire che la Germania degli anni Trenta non fosse una nazione capitalista, che scelse una via politica autoritaria. Così come la Cina, oggi, è una nazione capitalista ma saldamente dittatoriale. Non è un caso se il liberale Tocqueville, da cui molti liberali successivi non hanno imparato, temeva per l’America un dolce dispotismo basato sulla omogeneizzazione dei propri cittadini, prodotta dalla commistione d’interessi tra potere pubblico e modello capitalista. Egli scriveva:
Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed eguali che volteggiano su sè stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti. È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l’unico agente, l’unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?
Anche il capitalismo democratico, insomma, produce uguaglianza dei costumi e delle menti in nome del progresso, ponendo un problema per il liberalismo. Come ha scritto Eugenio Montale:
Quale progresso? Nessuno ne sa nulla. Il progresso consiste nel fare sempre più e sempre più velocemente quello che fanno tutti: e nel fare che questo sia fatto da tutti, senza colpevoli astensioni.
In queste condizioni l’autoritarismo liberale, combinazione tra capitalismo, strutture pubbliche non elettive e verticalizzazione del potere politico, è un incubo che rischia di avverarsi.
Le gioie della casa. Pietro Saltini.Questo ci riporta in Europa dove la società globalizzata del rischio in un sistema frastagliato per le plurime differenze storiche in esso insite sembra determinare, combinata a tutte le altre variabili che abbiamo analizzato, il riaffiorare delle identità locali e nazionali. Le istituzioni sovranazionali, non elettive e prive di accountability appaiono lontani all’uomo europeo territorializzato. Lo stesso può dirsi per un capitalismo globale sempre più sfuggente ai territori, dematerializzato, impalpabile. Entra in scena, insomma, non solo una frattura tra cittadini internazionalizzati e non, ma anche una tra grandi e piccole strutture. Da un lato il grande capitalismo finanziario, le grandi strutture istituzionali sovranazionale come l’Unione Europea, le imprese multinazionali con organizzazioni esponenziali e dall’altro i governi locali e nazionali, i produttori stanziali, i confini culturali e fisici della nazione o della regione. La logica della politica, volta ad intercettare gli umori della maggioranza, e la logica della disciplina espressa dai mercati e dal “mondo di sopra”. Una politica che, a parte il marketing, appare sempre più impotente, soprattutto in Europa, poiché le decisioni economiche si sono in gran parte incastonate nel sistema sovranazionale e i veti incrociati spettacolarizzati dalla fast democracy impediscono di riformare in profondità il sistema per adeguarlo definitivamente a ciò che nuove tecnologie e mercati richiedono. Ed è in questo ambiente, a cui si aggiunge il problema dell’immigrazione massiccia, che si scatena la reazione sovranista, identitaria e nazionalista.
Si diffonde una costante e crescente delegittimazione delle istituzioni esistenti. Come scriveva James Burnham nel 1941 ne La rivoluzione manageriale:
In un periodo di transizione sociale, le ideologie della vecchia società sono assalite dalle sorgenti ideologie della società in formazione, così come gl’istituti della vecchia società e i poteri economici e politici della vecchia classe dirigente sono continuamente attaccati. Le ideologie sorgenti, naturalmente, sono in gran parte dominate dal compito negativo di minare la popolarità delle vecchie ideologie tra le masse.
Se questo resterà il modello capitalistico, quello che Riccardo Ruggeri su questo taccuino ha chiamato CEO Capitalism, ogni politico dovrebbe sapere che una parte della società europea dovrà essere inevitabilmente sacrificata, a causa delle trasformazioni economiche e tecnologiche. Tuttavia, non sappiamo quale tipo di scenari politici possa aprire un tale sacrificio, considerando anche che la razionalità economica è sempre più indigesta alla cultura diffusa. La maggioranza non pare voler più obbedire, e sacrificare qualcosa, in nome di riforme forgiate sul progresso economico e anzi tende a seguire sempre di più coloro che si scagliano contro la logica della disciplina.
Questo modello di capitalismo genera un rifiuto dell'individuo: la razionalità economica è sempre più indigesta alla cultura diffusa.
La risposta delle élite sempre più evidente negli ultimi anni è quella di avviare una critica diretta alla democrazia, con fascinazione sempre maggiore per quei modelli in cui la democrazia appare limitata e addomesticata dalla tecnocrazia. Modello in cui rientrano le istituzioni di Bruxelles, ma anche esperimenti assai meno liberali come Singapore e la stessa Cina. D’altronde proprio il dragone cinese, con la sua cultura dispotica e illiberale, è quello che ha maggiormente beneficiato dalla globalizzazione e da questo sistema economico globale.
La democrazia liberale presenta numerosi problemi ed ogni paese occidentale sarà costretto ad aggiornare le proprie istituzioni. Tuttavia, è bene iniziare a chiedersi se questo capitalismo e queste istituzioni sovranazionali possano convivere con la democrazia nazionale senza che questa si trasformi in una sorta di dispotismo tocquevilliano. Può la vecchia Europa, con tutta la sua eredità storica e culturale, resistere alla scure dell’omogeneizzazione del capitalismo e al mantenimento di una grande e burocratica struttura sovranazionale che con questo s’interfaccia? È possibile costruire un modello alternativo che riduca la spinta sull’acceleratore di mercati e Stati centralizzati senza sacrificare democrazia e liberalismo? Possono costruirsi istituzioni, politiche ed un libero sistema economico più a misura d’uomo? Sono domande che la classe dirigente dovrebbe iniziare a porsi.
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prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.