24 Agosto
Il rodeo di Trump
Il presidente ha aperto la convention repubblicana con un attacco ai Democratici: "Possono vincere solo truccando il voto". "Avremo presto un vaccino e un'economia record nel 2021". Wall Street vola, forti guadagni in Europa, il mercato scommette sulla cura annunciata dalla Casa Bianca per il coranavirus e la ripresa
Che succede? Viviamo tempi interessanti (forse troppo) al punto che siamo diventati il paese che piange sui suoi misteri irrisolti, le sue disgrazie, i suoi lutti, le sue calamità naturali e chi dovrebbe svelare e riparare, la classe politica, si presenta alle commemorazioni e puntualmente dice che serve la verità e mai più questo accadrà. È successo qualche settimana fa per l'anniversario della strage di Bologna, è accaduto a Genova, si è ripetuto a Amatrice, dove a quattro anni dal terremoto (24 agosto 2016) migliaia di tonnellate di macerie sono ancora là in attesa di una ruspa e la ricostruzione non c'è. I parenti delle vittime del terremoto oggi sul campo sportivo di Amatrice non c'erano, hanno disertato la cerimonia. Come era successo nel giorno dell'inaugurazione del nuovo ponte a Genova. C'era Giuseppe Conte, il premier. Che ha detto le frasi che ascoltiamo da tempo. L'autorità che sollecita l'autorità a fare il dovere dell'autorità. Ormai è un copione surreale e Conte, sia detto, è solo l'ultimo di una serie lunga, non ha fatto né meglio né peggio di altri. Quello che aggiunge a questa storia un tocco da teatro dell'assurdo, il gran finale di questa stagione politica, è che Conte è sostenuto da un partito che quando era all'opposizione lanciava strali sulle inefficienze post-terremoto contro un altro partito, quello dell'allora premier Paolo Gentiloni, quel Partito democratico che oggi è alleato di governo dei suoi carnefici di ieri, i pentastellati. Con questo bacio tra opposti, il cerchio della politica italiana si chiude. E tutto si spiega. Ieri, oggi e domani.
***
Che facciamo? Andiamo dove si sta facendo (o disfacendo, se preferite) la Storia. In America, si è aperta la convention repubblicana, solo un preludio di quel che sarà fino a giovedì.
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Trump: "Possono vincere solo se truccano il voto"
...Che succede? Viviamo tempi interessanti (forse troppo) al punto che siamo diventati il paese che piange sui suoi misteri irrisolti, le sue disgrazie, i suoi lutti, le sue calamità naturali e chi dovrebbe svelare e riparare, la classe politica, si presenta alle commemorazioni e puntualmente dice che serve la verità e mai più questo accadrà. È successo qualche settimana fa per l'anniversario della strage di Bologna, è accaduto a Genova, si è ripetuto a Amatrice, dove a quattro anni dal terremoto (24 agosto 2016) migliaia di tonnellate di macerie sono ancora là in attesa di una ruspa e la ricostruzione non c'è. I parenti delle vittime del terremoto oggi sul campo sportivo di Amatrice non c'erano, hanno disertato la cerimonia. Come era successo nel giorno dell'inaugurazione del nuovo ponte a Genova. C'era Giuseppe Conte, il premier. Che ha detto le frasi che ascoltiamo da tempo. L'autorità che sollecita l'autorità a fare il dovere dell'autorità. Ormai è un copione surreale e Conte, sia detto, è solo l'ultimo di una serie lunga, non ha fatto né meglio né peggio di altri. Quello che aggiunge a questa storia un tocco da teatro dell'assurdo, il gran finale di questa stagione politica, è che Conte è sostenuto da un partito che quando era all'opposizione lanciava strali sulle inefficienze post-terremoto contro un altro partito, quello dell'allora premier Paolo Gentiloni, quel Partito democratico che oggi è alleato di governo dei suoi carnefici di ieri, i pentastellati. Con questo bacio tra opposti, il cerchio della politica italiana si chiude. E tutto si spiega. Ieri, oggi e domani.
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Che facciamo? Andiamo dove si sta facendo (o disfacendo, se preferite) la Storia. In America, si è aperta la convention repubblicana, solo un preludio di quel che sarà fino a giovedì.
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Trump: "Possono vincere solo se truccano il voto"
Donald Trump nel suo primo intervento alla convention di Charlotte (Foto Ansa).Un rodeo. Ha cominciato facendo Trump. "Credetemi, queste sono le elezioni piu' importanti della storia del nostro Paese. Non fatevele portare via". Donald Trump ha aperto la convention repubblicana a Charlotte, in North Carolina. Un prologo del "dacci oggi il nostro Trump quotidiano", il presidente interverrà ogni giorno in un appuntamento che sarà l'anti-tesi di quello democratico. La chiave del voto del 3 novembre è l'economia: "Ci lasceremo la piaga che arriva dalla Cina dietro le spalle, avremo presto un vaccino e un'economia record nel 2021". La Borsa vola, ma è presto per dire se quello che dice Trump accadrà e si consoliderà, come vedremo, ci sono molte variabili in gioco.
Trump ha subito associato i dem alla sinistra radicale e affermato che "il nostro Paese non sarà mai un Paese socialista". Clap clap dei presenti, "U-S-A" e "Alleluia". Tutto qui? Ci mancherebbe, The Donald è in fase da combattimento e gioca con il suo pubblico, la sua base elettorale che grida "four more years". Altri quattro anni? Sono pochi, chiaro: "Se volete farli impazzire dite altri 12 anni". Quelli che dovrebbero impazzire sono i dem e i 300 delegati presenti rispondono: "Altri 12 anni". Torna la domanda: tutto qui? Rieccolo con la storia del voto truccato: "L'unico modo in cui possono vincere è se le elezioni sono truccate, avrebbero bisogno di milioni di voti truccati". Emersi i brogli, arriva il capitolo della spy story: "Lo hanno già fatto con lo spionaggio l'ultima volta e li abbiamo beccati". E questa non è una storia inventata, perché la guerra di spie ci fu.
L'iperbole trumpiana non deve sorprendere, è una campagna presidenziale così, da una parte e dall'altra. I dem lo accusano di voler dirottare il voto postale - cioè di architettare dei brogli - lui evoca specularmente il voto truccato dell'avversario. Un ambientino sereno, in America. Passaggio di rito trumpiano su Pechino e i rapporti con i democratici: "La Cina controllerà il nostro Paese se Biden vince" (e Tik Tok oggi ha fatto quanto avevamo anticipato: ha chiamato in giudizio il governo americano davanti a una corte federale, contro l'ordine esecutivi della Casa Bianca). Non può mancare il capitolo dell'economia, quello sul "più grande taglio delle tasse della storia, abbiamo sistemato gli orribili accordi commerciali che erano stati siglati con Cina, Giappone, Corea del Sud". L'Isis sconfitta grazie al Pentagono (e il non detto è che c'erano anche la Russia e l'Iran dall'altra parte del fronte, in Siria). Trump srotola il brogliaccio dei suoi quattro anni alla Casa Bianca.
Il palcoscenico della convention repubblicana (Foto Ansa).E i sondaggi che lo danno in netto svantaggio? "Rasmussen mi dà al 51% ma questo non lo dice nessuno". Trump si riferisce al tasso di approvazione del suo lavoro ed è vero che Rasmussen dà il gradimento al 51%. Chiaramente questo non è il voto che poi gli elettori saranno chiamati a esprimere il 3 novembre, ma attenzione perché come ricorda The Hill Rasmussen nel suo ultimo sondaggio pubblicato il 7 novembre, il giorno prima del voto, diede Hillary Clinton avanti di 2 punti su Donald Trump. Clinton poi vinse il voto popolare per 1 punto percentuale, anche se Trump poi vinse la partita che conta, quella nell'Electoral College. Nessun altro sondaggista monitorato da Real Clear Politics si avvicinò così tanto ai risultati finali.
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Where's the beef?
Trump tutti i giorni, il resto è contorno. Dacci oggi il nostro Trump quotidiano per i democratici è peggio di un'alluvione, una calamità, come i due uragani diretti sulla costa del Golfo e gli incendi in California. È la campagna presidenziale del 2020, i colpi bassi sono regolari, il clima è da "The Rumble in the Jungle" (stadio di Kinshasa, 30 ottobre 1974, Muhammad Ali contro George Foreman). E poi i repubblicani possono sempre dire che nella convention dei democratici Biden c'era tutti i giorni, in forma talmente auto celebrativa che "The Week" ha impaginato un happy end funereo: "Se Biden non riuscirà a spodestare Trump a novembre, il suo necrologio politico sarà già stato scritto dal suo stesso partito". Memento.
Trump ha cominciato a cuocere il piatto che nell'immaginario americano di solito mette tutti d'accordo a tavola ,ma nel suo caso la metà scuote la testa. "Al sangue". E tutti si chiedono: dov'è la carne? ("Where's the beef?", è uno slogan del 1984 della catena di burger Wendy's, tanto pop che la domanda è entrata nell'uso comune). Dov'è la carne? La convention repubblicana sarà un racconto opposto a quello democratico giocato sulle tenebre di un'America tutta dark, in declino inesorabile, pronta a risorgere sotto la luce rassicurante di Joe Biden. La battaglia dello storytelling politico. Il programma di Trump è elementare (Watson): "Dove Joe Biden vede l'oscurità americana, io vedo la grandezza americana". Facile, niente ombra, solo luce, la sua e quella degli altri è naturalmente spenta.
27 anni dopo. Nell'autunno del 2011 Wendy's puntò nuovamente sullo slogan più famoso dell'azienda"Where's the beef?". Ci sarà, la vedremo tra qualche ora e possiamo scommettere che sarà cotta "al sangue". Il menù è stato anticipato ieri da Trump, un assaggio della sua strategia: la "svolta terapeutica" per il coronavirus è l'uso del plasma dei convalescenti. Gli Stati Uniti ci stanno lavorando da tempo - hanno tracciato i casi e chiesto la donazione, telefonando a casa dei convalescenti - e dalla Casa Bianca è arrivato l'annuncio: "La Food and drug administration (Fda) ha dato l'autorizzazione urgente all'uso del plasma dei guariti per curare i malati colpiti dal virus cinese". Non è la sorpresa d'ottobre, ma Trump prepara il terreno per ridurre il distacco e muove tutti i pezzi a sua disposizione. Le pedine, una a una, stanno andando tutte a dama. Quindi "si tratta di un annuncio storico" e naturalmente "è la cura più urgente che possiamo usare in questo momento", dunque bisogna "donare il plasma" per contribuire a questa cura". I dem guardano in diretta, pensano a come rispondere alla sortita, cercano l'errore, Trump non ha ancora dato i numeri, ma... eccoli: "I test hanno dimostrato che il 35 per cento guarisce completamente con il plasma convalescente". Gli esperti intorno a lui confermano. L'incrocio della scienza e della politica, sempre pieno di conseguenze inattese. Per tutti. D'altronde, i dem hanno puntato la loro campagna sul coronavirus, le morti, la risposta (sempre cattiva, secondo i dem) della Casa Bianca, durante la convention è apparso il video della figlia di una vittima del coronavirus che dichiarava il suo appoggio a Biden perché il padre era morto di coronavirus. Battaglia durissima. Prossimo passo di Trump? Secondo il Financial Times ci sarà un'accelerazione della sperimentazione del vaccino che stanno sviluppando AstraZeneca e l'Università di Oxford. Nessun commento dalla Casa Bianca finora. La corsa al vaccino è questa corsa al primato dove in palio c'è la guida della prima potenza mondiale, il prestigio e l'influenza globale in un futuro che bussa alla porta.
Che convention sarà quella repubblicana? Abbiamo avuto un primo assaggio. L'Air Force One di Donald Trump è arrivato a Charlotte alle 11.45 locali (le 17.45 ora italiana), è cominciato un altro capitolo del romanzo di America 2020. Quella dei dem dopo una partenza difficile (un'impresa per chiunque) è andata migliorando nella regia e nel format, Joe Biden ha centrato un buon discorso, forse il migliore della sua lunghissima carriera, Kamala Harris ha mostrato l'energia che mancava. I repubblicani faranno un mix di virtuale e reale, avranno fatto tesoro (forse) degli errori di chi ci ha provato prima. Resta il punto chiave della sceneggiatura scodellata in video: basterà raccontare la fosca e sinistra storia del declino americano per vincere la corsa alla Casa Bianca? La domanda avrà una risposta il 3 novembre, sul radar si muovono tanti oggetti più o meno identificati, i sondaggi, l'andamento dell'epidemia, la curva dell'economia, il contesto storico, lo spirito dei tempi che alla fine ha sempre l'ultima parola.
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Wall Street scommette sul vaccino
Sismografo? È sempre Wall Street a dare i numeri che pesano: gli indici sono in verde, il petrolio in rialzo. Sono altri numeri da record per il mercato:
Le piazze europee hanno chiuso con forti guadagni:
Più si vede all'orizzonte la cura del coronavirus, più la Borsa accelera. E più nella mente dei democratici s'affollano i pensieri sulla strategia elettorale e cosa cambiare. Problema numero uno, evitare che Biden parli troppo: ha detto che è pronto a ordinare un altro lockdown in caso di risalita del virus, non proprio una dichiarazione pop per la Corporate America.
Gli investitori credono nella ripresa, nella cura del coronavirus, nella forza della crescita americana. Saranno ancora valide oggi le parole di Winston Churchill? "Gli Stati Uniti sono come una gigantesca caldaia, una volta accesi non c'è limite alla potenza che possono generare". Vedremo, una cosa è chiara, visibile in tutti i sondaggi, la corsa alla Casa Bianca si gioca sull'economia. Segnali forti e deboli. Apple ha toccato la capitalizzazione di 2 mila miliardi di dollari, l'indice S&P 500 ha realizzato il nuovo record di sempre. Gli indici delle azioni hi-tech volano, quelli americani guidano la corsa, ma attenzione: i titoli dei FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google) non rappresentano tutto il mercato e dunque un'analisi di scenario che punta sui risultati eccezionali dei titani tecnologici rischia di essere un abbaglio, l'oasi nel deserto. I "favolosi cinque" di Wall Street sono di un altro pianeta. Sul taccuino del cronista resta il fatto del momento: i mercati anticipano, si comportano come i predatori carnivori, sentono l'odore del sangue.
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Due scenari per la curva dell'economia
I dati del coronavirus indicano un rallentamento dell'epidemia, lo scenario è aperto, con due possibili entrate/uscite. In questo momento siamo nella fase in cui la ripresa è sostenuta dalle misure economiche del governo, l'effetto della riapertura dopo i lockdown negli Stati, Trump ieri con l'annuncio sull'uso del plasma e i rumors sulla sperimentazione del vaccino ha anticipato la fase "pre-vaccino", una ripresa che nello scenario migliore dovrebbe essere molto forte e in costante accelerazione fino alla terza fase, quella in cui il vaccino, la cura, diventa realtà operativa. Questo quadro naturalmente potrebbe mutare in un'altra fase depressiva: la cura non arriva, i casi di coronavirus aumentano, la riapertura delle scuole fallisce. Grafico di un report di Kpmg del 19 agosto:
Come andrà a finire? Nessuno può dirlo oggi con certezza. Quel che sappiamo è che la Borsa sta comprando la ripresa, fa il prezzo della riapertura dell'economia e il 73% degli economisti intervistati in agosto dal Wall Street Journal prevede uno "swoosh", il rumore di una freccia che corre nell'aria:
Uno, due e tre. Andrà così? Tutti cercano di vedere il domani nella sfera. Per questo si leggono le dichiarazioni dei banchieri centrali con grande attenzione, sono loro a manovrare la catapulta del denaro. L'agenda della settimana ha un appuntamento (27-28 agosto) sempre importante, in questa fase della storia lo è ancora di più: il tradizionale incontro dei banchieri centrali a Jackson Hole, Wyoming, organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City.
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La sfera di cristallo di Jackson Hole
L'incontro si tiene dal 1978, per la prima volta nella storia sarà virtuale, titolo: "Navigare nel prossimo decennio, implicazioni per la politica monetaria". Nave, mappa e bussola. Viviamo tempi in cui l'impresa è da Magellano che solca il mare del Capo di Buona Speranza, il "capo delle tempeste".
Il meeting di Jackson Hole ha spesso anticipato gli eventi del mercato, plasmato le decisioni politiche. Nei primi anni Ottanta vi fu un duro scontro tra l'economista premio Nobel James Tobin e Paul Volcker, allora presidente della Federal Reserve. Tobin il 15 agosto del 1982 pubblicò un articolo sul Washington Post intitolato "Stop Volcker from Killing the Economy". Più chiaro di così. Tobin sosteneva l'idea di una Federal Reserve meno autonoma (che non significa meno forte), una politica monetaria coordinata con il governo federale (tutti elementi che risuonano anche oggi con l'amministrazione Trump). Quanto è importante questo dibattito in apparenza puramente accademico? Più di quanto si immagini, come disse Martin Feldstein, presidente del National Bureau of Economic Research dal 1978 al 2008, e consigliere economico di Ronald Reagan: "Questa serie di incontri dà davvero forma al pensiero della politica. Alcuni parlano di un consenso di Washington; io a volte parlo del consenso di Jackson". Dopo Volcker, toccò nel 2005 alla politica monetaria di Alan Greenspan (presidente della Fed dal 1987 al 2006) una grigliata a Jackson Hole. E nel 2007, mentre si celebrava la cavalcata di Wall Street, fu sempre a Jackson Hole che si discusse un tema in apparenza fuori dall'agenda, una cosa marginale: "Housing, Housing Finance and Monetary Policy". Poi scoppiò la bolla immobiliare dei mutui subprime e la faccenda prese la direzione del...crash.
Le parole più attese in questa edizione sono naturalmente quelle di Jerome H. Powell, presidente della Federal Reserve, uno che ha attirato i fulmini di Trump ma si è battuto bene durante la crisi. Finora Powell si è espresso con grande chiarezza, prudenza, realismo e verità. Una serie di suoi interventi nei mesi scorsi sono stati di grande importanza per sapere e per capire cosa sta succedendo nella crisi del coronavirus.
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Il vantaggio di Biden senza comfort zone
"Al sangue". Finora Biden ha gestito la cottura di Trump lasciando al coronavirus il compito di bruciare ogni speranza del presidente, che sia il collasso economico a tirarlo giù dal trono. Scelta che per ora paga, Biden è in testa nella media nazionale e negli Stati chiave in vantaggio. Non al sicuro, non in una posizione di assoluto comfort perché lo scenario sul quale puntano i dem sembra in fase di mutazione, forse in maniera non così veloce da consentire a Trump l'aggancio e il sorpasso, ma il tema è sul tavolo degli strateghi democratici.
Gli stregoni dei sondaggi si sono fermati durante la convention dei dem, l'evento di Milwaukee ha bisogno di tempo per essere misurato, pesato e messo nero su bianco, i numeri arriveranno, un'ondata, nelle prossime ore. Di solito i candidati dopo le convention ricevono una spinta positiva ed è probabile che questo accada ancora. Gli ascolti televisivi dei dem non sono stati brillanti, ma siamo in una terra incognita, prima volta della convention virtuale. Il vantaggio di Biden nella media di Real Clear Politics è sempre quello (+7,6%), il problema è che Biden il 22 giugno scorso era a quota +9,8% e la sua regata ha bisogno di vento per arrivare fino in fondo e vincere. I dem sperano che soffi forte grazie alla scelta di Kamala Harris. Anche questo sarà visibile tra qualche giorno.
"Al sangue". Kellyanne Conway ha anticipato il menù della convention repubblicana: "Vogliamo sicuramente migliorare l'umore cupo e aspro di questa settimana della convention democratica, abbiamo bisogno di essere sollevati. Abbiamo bisogno di sentire più ottimismo e speranza". Si gioca sui significati opposti: luce e tenebre, disastro e ottimismo. America in crisi, America grande, "Buy American" e "America First". Problema sull'agenda della Casa Bianca: Trump nel momento chiave della campagna perde il contributo di questa donna energica e intelligente, leale e combattiva (fin troppo, per gli avversari), Kellyanne Conway.
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Kellyanne Conway lascia la Casa Bianca
"Ben cotta". A questo punto era arrivata la storia familiare di Kellyanne Conway (qui sopra, nella foto Ansa) dopo 4 anni di Casa Bianca con The Donald. Lei lascia e la notizia è importante perché grande è stato il suo ruolo nella vittoria di Trump nel 2016, negli equilibri dell'amministrazione, nel vai e vieni delle porte girevoli della Casa Bianca, nella durissima battaglia tra il presidente e il sistema del mainstream media che è in gran parte elegante, colto, compassionevole e naturalmente democratico.
"Less Drama, More Mama". Chiosa con un tocco che è un buon titolo di giornale Kellyanne Conway: lascerà la Casa Bianca alla fine del mese. Fu lei (e non Steve Bannon) la campaign manager del voto del 2016 che consegnò a Trump la vittoria. "Less Drama, More Mama", scrive Conway nella dichiarazione d'addio. Prima i figli, Kellyanne lascia. Non ci credono in molti - una trama classica a Washington DC - i patti rotti in politica non si sposano (o divorziano) quasi mai con i piatti rotti. Ma gli elementi ci sono tutti. C'è una figlia ribelle - i giovani lo sono sempre, per loro e nostra fortuna - che twitta contro la madre di averle niente meno che "rovinato la vita". Colpo di cannone di Claudia Conway via twitter: "Il lavoro di mia madre mi ha rovinato la vita, tanto per cominciare. È straziante che lei continui a percorrere quella strada dopo anni passati a guardare i suoi figli soffrire. Egoista. È tutta una questione di soldi e di fama, signore e signori". E Kellyanne non sta a guardare. Bye, Donald.
La politica è una grande passione che fa soffiare il "Vento di passioni" (celluloide che pulsa, regia di Edward Zwick, premio Oscar per la fotografia nel 1994). Dunque tirava un'ariaccia a casa, così la coppia ha tirato i remi in barca. Con il marito, George Conway, hanno litigato spesso (forse troppo) su Trump - lei lo consiglia, lui si oppone, lei lo sostiene, lui vuol farlo cadere, lei gli ha regalato lo scettro, lui gli donerebbe una squillante sconfitta - ma a un certo punto i due hanno deciso di fermare la guerra dei Roses all'ombra di The Donald: ci sono i figli, c'è la pandemia, sarà un anno scolastico difficile, con le lezioni tra il virtuale e il reale. Questa è la versione ufficiale, non abbiamo altri elementi per scrivere il contrario, e quello che è visibile è doloroso per qualsiasi famiglia.
Le dichiarazioni di Kellyanne sono di ringraziamento per il presidente e orgoglio per il lavoro svolto alla Casa Bianca. Così i coniugi Conway fanno la doppia mossa: George molla il Lincoln Project, il gruppo conservatore che si oppone a Trump, prende "una pausa da Twitter" mentre Kellyanne esce dalla villa al numero 1600 di Pennsylvania Avenue. Addio? Forse è solo un arrivederci per tutti, ma per ora è la fine della partita a risiko. Scelta di coppia: "Non siamo d'accordo su molte cose - spiega Kellyanne Conway nella sua dichiarazione - ma siamo uniti su ciò che conta di più: i bambini. I nostri quattro figli sono adolescenti, iniziano un nuovo anno accademico, alle medie e al liceo, a distanza per almeno qualche mese. Come milioni di genitori in tutto il Paese sanno, i bambini "che vanno a scuola da casa" richiedono un livello di attenzione e di vigilanza così inusuale come in questi tempi. Questa è la mia scelta e la mia voce. Col tempo annuncerò i progetti futuri. Per ora, e per i miei amati figli, sarà meno dramma e più mamma". Lacrime per tutti. Sulla scacchiera di Trump è caduto il pezzo più pregiato.
L'ha detto anche Kamala Harris: "Mia mamma è la persona più importante della mia vita". La mamma è sempre la mamma. Vale anche per i repubblicani.
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Cosa facciamo? Andiamo in Germania, Berlino, ma l'obiettivo è la Russia. Troppe ombre s'addensano sul Cremlino di Vladimir Putin.
08
L'avvelenamento di Navalny e le ombre sul Cremlino
Mosca, 29 febbraio 2020. Alexei Navalny durante la commemorazione del quinto anniversario dell'assassinio di Boris Nemtsov (Foto Ansa).Il dissidente russo Alexei Navalny presenta "tracce di avvelenamento". La notizia arriva dall'ospedale Charitè di Berlino dove Navalny è in cura dopo il trasferimento dall'ospedale siberiano di Omsk, dove Navalny era ricoverato in precedenza dopo essersi sentito male in aereo, escludeva tracce di avvelenamento.
Secondo i medici tedeschi "i risultati clinici indicano un avvelenamento con una sostanza che inibisce la colinesterasi". Non è ancora chiaro di quale sostanza si tratti, ma l'ospedale ha ha assicurato che gli effetti tossici sono stati confermati da alcuni laboratori indipendenti. L'analisi continua per stabilire esattamente quale sostanza ha ingerito Navalny che non è in pericolo di vita ma rischia danni permanenti al sistema nervoso.
Navalny dunque sarebbe stato avvelenato da una neurotossina, i medici per il momento non sanno indicare quale sia, servono altre analisi. Il dissidente è stato trattato dai medici con l'atropina, sostanza che viene usata per limitare gli effetti dell'avvelenamento da agenti nervini. Cosa sono gli anticolinesterasi? Enciclopedia Treccani: "Molecole in grado di legarsi all’enzima acetilcolinesterasi e di inibirne l’attività. Tale enzima è costituito da più di 500 amminoacidi ed è in grado di degradare l’acetilcolina in colina e
Le anticolinesterasi dunque sono presenti nei farmaci anestetici, anti-veleno e nelle cure per l'Alzheimer. E nei gas utilizzati a scopo militare, come il Sarin e il Novichok che fu prodotto nell'Unione Sovietica e poi in Russia tra il 1971 e il 1993.
Navalny è l'ultimo dissidente russo colpito con il veleno. L'elenco si allunga in maniera sinistra: il 4 marzo del 2018 fu Sergei Skripal a essere vittima a Salisbury, nel Regno Unito di un attacco con il gas Novichok. Nel 2015 fu il politico dell'opposizione Boris Nemtsov a essere ucciso mentre camminava sul ponte Bolshoy Moskvoretsky, sette proiettili esplosi da una pistola Makarov si conficcarono sul suo corpo. Nel 2006 fu un'altra ex spia russa, Alexander Litvinenko, ad essere avvelenato a Londra, con una sostanza radioattiva, il Polonio. Un caso gravissimo che portò a una crisi diplomatica profonda tra il Regno Unito e la Russia. L'avvelenamento avvenne in pieno centro nella capitale britannica, dove Litvinenko aveva ottenuto asilo dopo la fuga dalla Russia. Nel 2004 un caso simile a quello di Navalny: si sente male in volo dopo aver bevuto del tè la giornalista Anna Politkovskaya, era diretta da Mosca a Rostov-sul-Don, doveva mediare con i terroristi ceceni che tenevano in ostaggio 1200 persone tra adulti e bambini della scuola Numero 1 di Beslan, un assedio che finì con un blitz delle forze speciali russe, morirono più di 300 persone, tra cui 186 bambini. L'aereo fu costretto al rientro. Politkovskaya sarà uccisa il 7 ottobre del 2006 nell'ascensore del palazzo dove abita, quattro colpi di pistola, uno alla testa.
Vladimir Putin a San Pietroburgo, 29 luglio, durante la festa della Marina militare (Foto Ansa).Vladimir Putin, su richiesta della moglie di Navalny, degli attivisti russi e dopo la pressione di Germania, Francia e Finlandia ha autorizzato il trasferimento di Alexei Navalny in Germania. Le morti dei dissidenti alimentano le ombre sul Cremlino. Il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Stephen Seibert, ha affermato che "il sospetto non è che Navalny si sia avvelenato con le sue mani, ma che qualcuno lo abbia avvelenato, sfortunatamente ci sono uno e due esempi di questi avvelenamenti nella storia recente della Russia".
Dire che c'è la mano di Vladimir Putin su questa storia tragica - e su altre che abbiamo qui ricordato - sarebbe facile. Ma sarebbe anche un errore perché non ci sono le prove e - nonostante il fiorire delle cospirazioni di ogni segno, pro e contro Mosca - i fatti contano, fino a prova contraria. La logica politica - se ancora ne esiste una in Russia - dice che l'opposizione a un regime non democratico serve a legittimarlo, a dargli un minimo di credibilità, a non isolarlo del tutto sul piano internazionale. Putin ha un asse di ferro con la Cina e le altre dittature e democrature, ma ha bisogno di mantenere le relazioni con l'Occidente che, a sua volta, ha bisogno dell'energia di Putin. C'è un inscindibile anello che lega Berlino alla Russia, tanto per fare un esempio, il progetto del gasdotto North Stream 2 lo testimonia. Dunque l'eliminazione di Navalny sarebbe un clamoroso errore di calcolo politico e Putin - che è un uomo spregiudicato, pronto a tutto per difendere il suo potere, basta vedere la serie di riforme costituzionali fatte per auto-perpetuarsi al comando - fino a oggi non è apparso mai nella veste dell'inetto che viene travolto dalla sua incapacità di leggere lo scenario, è un non-democratico, un uomo lontano dai valori della società liberale, certamente, ma non uno stupido. Detto questo - e in attesa come sempre dei fatti - sulla storia politica di Putin resta una grande ombra che i fatti di queste ore allargano e rendono sinistra per chiunque abbia a cuore le sorti della libertà, anche quella di paesi dove questa è imbrigliata e negata: la Russia sotto la sua guida era e resta un luogo insicuro, dove gli oppositori del regime muoiono e questo per un leader come Putin - che affermò con troppa sicurezza in un editoriale sul New York Times la fine dell'eccezionalismo americano - dovrebbe essere una fonte di preoccupazione. Chi aspira a un nuovo ordine mondiale (questo è il piano della Cina e della Russia, dichiarato continuamente, in pieno contrasto con l'Occidente, il mondo libero), non può consentire che gli esponenti dell'opposizione vengano uccisi, deve proteggerli. Chi pensa di essere migliore degli Stati Uniti (e non lo è e non può esserlo in questo scenario), deve difendere non solo la libertà di espressione e manifestazione, ma la vita stessa dei suoi oppositori, piccoli o grandi, scomodi o meno che siano. La Russia di Putin non lo fa, ma è pronta nel sostenere un uomo pericoloso, il capo di un regime dispotico, come Aleksandr Lukashenko in Bielorussia. Questo è l'elemento radioattivo della Russia contemporanea, l'ombra che aleggia sulla storia di Vladimir Putin. Il contatore geiger a Mosca non smette di suonare, come una campana a morto.
***
C'è altro? Ancora un capitolo della caccia all'untore, l'editoriale del titolare sull'Unione Sarda di ieri. È una questione profonda, che tocca l'anima. Devo ringraziare uno a uno tutti i lettori di List che hanno scritto, tantissimi. Amate la Sardegna, sapete che cosa è questa terra: l'Isola Sacra.
09
La caccia all'untore
L'isola degli untori. L'isola da chiudere. L'isola terra straniera. Siamo arrivati a questo, al paradosso della Sardegna veicolo del coronavirus, zona pericolosa, radioattiva, da contatore geiger, uno Stato alieno a cui si possono applicare regole che non valgono per le altre Regioni, perché chi sbarca nel Lazio in aereo o in nave deve fare il test, s'è consumata la secessione dei protocolli sanitari e siamo diventati come Grecia, Spagna, Croazia e Malta. Siamo passati da zona Covid free a sorvegliati speciali.
Quando i cieli e i mari della Sardegna vennero riaperti, il presidente della Regione, Christian Solinas, chiese i controlli preventivi per l'ingresso nell'isola. Apriti cielo, gli intelligenti a prescindere lo trattarono come "er puzzone", dissero che era incostituzionale (e lo sosteneva quel governo che aveva sospeso e compresso alcune libertà fondamentali scolpite nella Costituzione). Mesi dopo, nel Lazio fanno quello che fu proibito a Solinas, i controlli all'arrivo via Sardegna sono diventati improvvisamente costituzionali, viene intimato a Solinas di fare i test alla partenza, naturalmente lui resta sempre "er puzzone". Quando a fine maggio Solinas chiese il test precauzionale il sindaco di Milano, Beppe Sala, disse: "Ce ne ricorderemo". Ottimo, cosa dovremmo dire oggi noi sardi? Ce ne ricorderemo. Perché è difficile dimenticare la calata dei lombardi nel Nord Sardegna quando fu deciso il primo lockdown regionale; è inconcepibile dimenticare i no pre-confezionati per ragioni di partigianeria politica (e oggi ne abbiamo la prova esemplare); è impossibile dimenticare i danni provocati all'economia dal lockdown nazionale su un territorio che non aveva - fino alla riapertura senza razionalità, speculare alla chiusura senza criterio territoriale - un problema di coronavirus; è inimmaginabile lasciar correre quello che sta accadendo al popolo sardo, avere addosso lo stigma del contagio.
Il coronavirus nuragico non esiste, il Covid-autoctono non c'è. Un paio di numeri per i benpensanti del continente civilizzato: i pazienti in terapia intensiva qui sono ancora a quota zero (ripetete in coro: "ze-ro", nel Lazio sono 6, in Lombardia 14, nel Veneto 4), i contagi ieri nell'isola sono stati 44 (nel Lazio 215, in Lombardia 185, in Veneto 160) e i casi sono d'importazione, fatevene una ragione.
Non dimenticheremo. Perché abbiamo una memoria antica, dalla peste nasce il voto dei fedeli a Sant'Efisio. Nel 1652-1657 l'isola fu colpita dal "castigo de Dios", eravamo una tappa del commercio di una potenza globale, la Spagna. La peste seguiva la rotta del commercio della Corona, l'epidemia partì da Alghero, si propagò a Sassari, Oristano e Cagliari. I morti furono migliaia. Duecento anni dopo, nella primavera del 1838, Honoré de Balzac, si imbarcò in cerca d'avventura e denaro (pensava alle miniere d'argento e piombo di cui aveva sentito parlare) da Marsiglia per Alghero, il suo viaggio in Sardegna. La sua nave fu bloccata in rada per giorni, l'isola temeva il colera.
La storia è maestra di vita, la caccia all'untore che si è scatenata ha ricordato al vostro cronista un'altra storia, solo in apparenza lontanissima e di diverso stampo, quella della "Caccia grossa", titolo di un libro scritto da Giulio Bechi, tenente del Settimo Reggimento di fanteria che nel 1899 fu inviato dal governo Pelloux in Sardegna per eliminare la piaga del banditismo. Fu una mattanza in cui finirono pochi colpevoli e molti innocenti, un migliaio di persone furono arrestate, interi nuclei familiari finirono nelle prigioni di Sassari e Cagliari, come ricorda Manlio Brigaglia "l'arrivo di quelle centinaia di vecchi in costume, di donne in lutto, di giovani dalle lunghe barbe, degli irsuti banditi circondati di carabinieri, tutti in catene, getta un'onda di smarrimento, innescando più di una forte reazione nell'opinione pubblica". Furono quasi tutti prosciolti, metà già in fase istruttoria. La lotta al banditismo fu segnata da una politica da "uomo bianco" che conosciamo bene, una cosa che pulsa come un'antica minaccia nel sotto testo anche di questa storia. Lo scrisse Antonio Gramsci e lo disse Emilio Lussu in Parlamento. Senato della Repubblica, seduta del 16 dicembre 1953, prende la parola Lussu: "Il titolo "Caccia grossa", rivela la mentalità dell'autore, la mentalità poliziesca ed inumana, con cui si contrapponeva allora, e spesso si contrappone tuttora, l'ordine al disordine, la legge alla negazione della legge; mentalità sempre falsa e deleteria, che la legge cessa di avere valore universale, se non illuminata da una esigenza sociale superiore, che la giustifichi e la renda necessaria, e accettabile. Io ero bambino allora, ma ho visto poi il Bechi generale, comandante di una Brigata sull'altopiano di Asiago, morire a fianco della Brigata Sassari, in cui morivano i figli di quelli stessi che egli aveva considerato alla stessa stregua dei cinghiali da colpire con il piombo a caccia grossa". È meglio per tutti che la caccia all'untore dell'isola finisca presto e "l'uomo bianco" rispetti i sardi. Mai dimenticarlo, siamo morti con eroismo per una bandiera tricolore, ma quella che sventola nel nostro cuore ha i Quattro Mori.
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all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
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4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
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Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
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6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
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comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
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in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.