16 Giugno
Il viaggio a Kiev e il mondo che è cambiato
Scholz, Macron e Draghi in Ucraina. Il problema della guerra e soprattutto della pace sul tavolo con Zelensky. La mossa della Federal Reserve che cambia tutto, un aumento dei tassi che non si vedeva dal 1994 e la proiezione di un futuro di bassa crescita e costo del denaro più alto. Il problema della Casa Bianca? La benzina. Quello dell'Unione europea? Il gas. E il meccanismo anti-spread della Bce (tutto da scoprire) che dovrà superare la prova della realtà
A che punto è la guerra? L’uomo occidentale si è convinto che tutto sia storytelling, così ha raccontato l’imminente vittoria in Ucraina e ha dimenticato l’obiettivo della guerra: uccidere il nemico e conquistare territorio. Il risultato è dopo 100 giorni di annunci sul conflitto che volgeva indubbiamente a favore dell’esercito di Kiev, la Russia avanza sul doppio fronte, quello militare e economico.
Gazprom ha cominciato a tagliare le forniture di gas che passano dal gasdotto Nord Stream. La Germania ha improvvisamente il flusso ridotto del 40%, l’Italia del 15%. Scoprendo l’acqua calda (che rischia di restare fredda nei prossimi mesi) a Berlino il ministro dell’economia ha sfoderato l’acutissimo commento: “È una mossa politica”. Fatta la brillante scoperta, spieghiamo a cosa serve la mossa del gigante russo dell’energia: è dettata dal metronomo della guerra di Putin, perché con la riduzione del flusso, sarà impossibile in questi mesi per l’Europa stoccare tutto il gas che serve per superare l’inverno. Continueremo a consumare gas di Mosca, ma fare scorte sarà sempre più difficile. E a un certo punto, tra qualche settimana, nel videogioco della realtà comparirà la frase di Game of Thrones: “Winter is coming”. La Russia lascerà l’Europa al freddo, con le turbine delle centrali che girano al minimo, non ci sono forniture sostitutive del gas di Mosca in questo momento, non ha capacità produttiva il Qatar, quanto agli Stati Uniti sono in preda a una crisi energetica che sta affondando la presidenza Biden e un incendio in un impianto di gas liquido a Freeport ha messo il mercato di fronte alla realtà: la disponibilità di gas liquido americano è limitata e i prezzi di Lng saliranno.
Stiamo perdendo la guerra sui due fronti, militare e economico. Come insegnava John Maynard Keynes, vi sono momenti in cui non conta nulla avere...
A che punto è la guerra? L’uomo occidentale si è convinto che tutto sia storytelling, così ha raccontato l’imminente vittoria in Ucraina e ha dimenticato l’obiettivo della guerra: uccidere il nemico e conquistare territorio. Il risultato è dopo 100 giorni di annunci sul conflitto che volgeva indubbiamente a favore dell’esercito di Kiev, la Russia avanza sul doppio fronte, quello militare e economico.
Gazprom ha cominciato a tagliare le forniture di gas che passano dal gasdotto Nord Stream. La Germania ha improvvisamente il flusso ridotto del 40%, l’Italia del 15%. Scoprendo l’acqua calda (che rischia di restare fredda nei prossimi mesi) a Berlino il ministro dell’economia ha sfoderato l’acutissimo commento: “È una mossa politica”. Fatta la brillante scoperta, spieghiamo a cosa serve la mossa del gigante russo dell’energia: è dettata dal metronomo della guerra di Putin, perché con la riduzione del flusso, sarà impossibile in questi mesi per l’Europa stoccare tutto il gas che serve per superare l’inverno. Continueremo a consumare gas di Mosca, ma fare scorte sarà sempre più difficile. E a un certo punto, tra qualche settimana, nel videogioco della realtà comparirà la frase di Game of Thrones: “Winter is coming”. La Russia lascerà l’Europa al freddo, con le turbine delle centrali che girano al minimo, non ci sono forniture sostitutive del gas di Mosca in questo momento, non ha capacità produttiva il Qatar, quanto agli Stati Uniti sono in preda a una crisi energetica che sta affondando la presidenza Biden e un incendio in un impianto di gas liquido a Freeport ha messo il mercato di fronte alla realtà: la disponibilità di gas liquido americano è limitata e i prezzi di Lng saliranno.
Stiamo perdendo la guerra sui due fronti, militare e economico. Come insegnava John Maynard Keynes, vi sono momenti in cui non conta nulla avere ragione sul lungo periodo, perché “nel lungo periodo siamo tutti morti”. E con la Russia la partita è adesso perché le società occidentali di fronte all’impatto della guerra si sfalderanno e non ci sarà un tempo lungo dove far valere una posizione di forza, ma un logoramento costante di fronte al quale la Russia - come insegna la storia - si incuneerà per massimizzare il risultato della guerra.
Per quanto la democrazia sia in crisi, anche in presenza di un evidente scollamento tra le leadership e i popoli, con i Parlamenti ridotti a pulsantiera dell’esecutivo, alla fine a chi ha lo scettro resta in ogni caso il problema della macchina del consenso e del crescente divario tra ricchi e poveri, l’eterno tema dell’ordine e del disordine. Prendiamo i tre leader che oggi saranno a Kiev, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi (in treno nella notte verso Kiev, nella foto che apre questo numero di List e qui sotto).
Mario Draghi, Olaf Scholz e Emmanuel Macron in treno (Foto Ansa).Emmanuel Macron non sa ancora se avrà la maggioranza alle elezioni legislative (si vota domenica) e sarà pure il Re Sole ma rischia di fare il Re Solo all’Eliseo con un paese che ha una destra forte e una lacerazione interna profonda; Olaf Scholz naviga in un mare di problemi, ha una leadership in bilico, la Spd è andata male nelle ultime tornate elettorali nei land della Germania, gli industriali e i risparmiatori tedeschi stanno alzando la voce e circola lo spettro di un inverno con poco gas e molta recessione; Mario Draghi guida un governo terremotato dal voto nei Comuni e con un parlamento che lo detesta al punto da avergli sbarrato senza pietà la strada per il Quirinale, il suo prestigio all’estero (altissimo) è direttamente proporzionale al desiderio ardente dei partiti di chiudere la sua stagione a Palazzo Chigi, ma è dall’impossibile caduta del governo che il premier trae la sua forza, fa e disfa senza grandi problemi, il parlamento è in catalessi, in campo ci sono solo il premier e il presidente della Repubblica.
Sono tempi in cui nessun è monarca assoluto, gli umori dei cittadini contano, il supporto alla guerra non c’è né in Francia né in Germania né in Italia. Emerge sul taccuino la domanda del compagno Lenin: che fare? Scholz, Macron e Draghi diranno a Zelensky che l’Unione europea è pronta a fare tutto il possibile, a sostenere la causa dell’Ucraina libera, sovrana, indipendente, a mandare avanti il processo di adesione all’Unione, a dare il pieno contributo alla ricostruzione. Bene, e la guerra? Perché se non finisce la guerra, tutto questo resta una chimera e l’Unione comincerà a sbriciolarsi al proprio interno, i fenomeni carsici di consumo, logoramento, sono in realtà già visibili. Dunque, più o meno ufficialmente, tra detto e non detto, c’è un tema chiave nella visita di oggi che non sarà enfatizzato, ma da cui non si sfuggirà a lungo: quale sarà la base negoziale dell’Ucraina con la Russia? L’Unione europea è pronta a farsi garante sul tavolo del negoziato con Mosca, ma quali sono i punti che Zelensky sono negoziabili e non? Questo è il quadro che non è mai stato dipinto finora. Quello che su List è ormai l’antica questione della definizione della vittoria e della sconfitta.
Non basta avere ottimi cannoni e artiglieria per vincere, sul campo di battaglia hanno cominciato a pesare altri fattori: intensità dello scontro e sua ridefinizione, logistica e trasporto (agli ucraini mancano le razioni alimentari), addestramento e rotazione delle truppe, sostituzione dei caduti e dei feriti. Tutto questo nella guerra della disinformatia non si vede, ma esiste.
L’unico che ha definito la guerra con precisione, senza pregiudizio e paura, è il Papa. L’analisi di Bergoglio su questo punto è la più lucida. Il Pontefice da anni parla di Terza guerra mondiale a pezzi, un conflitto già dichiarato, al quale naturalmente partecipano tutte le grandi potenze, incluse quelle dell’Occidente e di una Nato che “abbaia” ai confini della Russia. Il Papa fa il Papa e fanno sorridere coloro che su Twitter pretendono di salire sul trono di Pietro e impartire lezioni di moralità, di guerra e pace, di fede. Come diceva Sant’Agostino: “La massa non dev’essere seguita”. Ci sono oltre 100 milioni di persone nel mondo che scappano dalle guerra, basta questo numero dato dall’Agenzia Onu per i rifugiati per capire quanto Papa Francesco abbia ragione.
La crisi della presidenza americana è un fattore di instabilità. La Casa Bianca ieri ha promesso l’invio di un altro miliardo di dollari di aiuti, si sente il rumore del disco rotto quando Biden parla e ancora una volta è il non-detto a pesare. Gli Stati Uniti sono in pieno shock energetico, il prezzo del carburante al gallone vola, l’amministrazione Biden non riesce a contenerlo.
L’inflazione galoppa e alla fine ieri la Federal Reserve ha preso una decisione che era nell’aria: ha alzati i tassi dello 0,75%, non accadeva dal 1994. Il governatore della Fed, Jerome Powell ha detto l’ovvio dei popoli, cioè che “contenere la corsa dei prezzi è essenziale” e naturalmente “saremo determinati”. Restano i numeri, sono pessimi, i tassi attesi per fine anno saranno tra il 3 e il 4%, la produzione secondo le stime della banca centrale americana subirà un taglio di almeno un punto, passando dal +2,8% previsto a marzo a un modesto +1,7%.
La riunione della Fed è un cambio netto di visione, è come se fossero tutti tornati improvvisamente sulla terra e abbiano scoperto che l'inflazione non è "temporanea" e non "ha toccato il picco". La festa è finita. Guardate questi due grafici, vengono dalla Federal Reserve, il primo è il consenso dei membri del board della Fed sul rialzo dei tassi nella riunione del 15 dicembre del 2021:
Tutti i 18 componenti del board della Fed erano concordi sul nessuna variazione dei tassi nel 2021, la maggior parte pensava a un tasso intorno all'1% nel 2022, ordine sparso sul 2023 e 2024, con tassi tra il 2 e il 3% e un solo componente del consiglio che si spingeva a predire un tasso sopra il 3% nel 2023. Ieri, sei mesi dopo, il sottosopra:
Signore signori, decollo rapido. Dunque per il 2022 il consenso è per tassi sopra il 3% in rapido avvicinamento sopra il 4% nel 2023, sempre abbondantemente sopra il 3% nel 2024 e tra il 2 e il 3% nel lungo termine. È cambiato il mondo.
La Banca centrale europea mentre la Fed pigiava il pulsante dei tassi dava il via libera a uno scudo anti-spread per evitare pericolose asimmetrie sul mercato del debito pubblico. Traduzione: bisogna aiutare Italia, Spagna e Grecia a non affondare con l’allargarsi del divario con i Bund della Germania e i rendimenti dei titoli alle stelle. Così ieri lo spread tra Btp e Bund è calato a 228 punti base e il rendimento dei titoli a 10 anni è andato sotto il 4%.
Oltre l'effetto annuncio (dopo una serie di frasi di Christine Lagarde che nei giorni scorsi hanno innervosito il mercato e fatto dire a Bruno Le Maire, ministro dell'economia francese che la politica della Bce "non deve essere brutale") ci sarà un meccanismo anti-frammentazione, deciderà come sempre il Consiglio direttivo. Resta un problema: l’inflazione. Nessuno sa come frenarla e le sanzioni sul petrolio russo e le condizioni del mercato del gas sono un fattore d'accelerazione. Mancano prodotti raffinati. Ecco perché potrebbe non bastare più il “Whatever it takes”, il rischio che la medicina non basti o addirittura faccia peggio è alto, ieri i mercati hanno reagito bene, ma una seduta di Borsa non fa lo scenario complessivo e in ogni caso gli strumenti devono essere illimitati, altrimenti lo stesso mercato che ieri ha dato un segnale positivo farà strage di ogni illusione. Come diceva Gordon Gekko, “è tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”.
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impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.