25 Aprile
Il virus delle verità bugiarde
False notizie, cospirazioni, in una parola: propaganda. La crisi del Covid-19 ripropone lo storytelling dell'inganno. La tesi del morbo fabbricato in Cina, il complotto di Wuhan, i trucchi di Trump, la disinformazione di Pechino. Occidente contro Oriente. Un'indagine da laboratorio di Maite Carpio. Che comincia con Giulio Cesare
di Maite Carpio
Rumors, maldicenze, teorie del complotto, oggi fake news - nel gergo più accademico, tutto quello che viaggia sotto l’ombrello della “propaganda”- esistono, sono documentati storicamente e portano risultati da tempi non sospetti. Plutarco racconta che nel 49 a.C. Giulio Cesare avanza verso la conquista di Roma ma sa di non avere l’esercito adeguato - una sola legione - per sconfiggere le forze superiori del suo nemico Pompeo Magno. Cosa fanno lui e i suoi spin doctor? Fanno spargere la voce dell'esistenza di un esercito colossale pronto a mobilitarsi sotto gli ordini di Cesare, la voce maligna si diffonde e Plutarco racconta...
Comunque anche in quel momento Pompeo per quantità di forze era superiore a Cesare; ma nessuno lasciò che mettesse in atto i suoi piani, e lui, seguendo l’esempio di tutti, in quel confuso incalzare di notizie, di menzogne e di paure, come se la guerra divampasse dovunque e fosse già alle porte di Roma, cedette le armi e dopo aver decretato lo stato di calamità nazionale e ordinato ai senatori di seguirlo, abbandonò la città, precisando che così dovevano fare tutti coloro che alla tirannide anteponevano la patria e la libertà.
La “trovata mediatica” raggiunse il risultato atteso.
La diffusione dei rumors e delle false testimonianze è uno strumento per cambiare il corso della Storia fin dagli albori. Prima si faceva sulla piazza, nei fori pubblici della città, con i messaggeri giusti. Oggi abbiamo i social media, ma la dinamica è la stessa. Nella crisi del coronavirus, le fake news e la propaganda hanno trovato pane per i propri denti e i tentativi - pericolosissimi - di manipolazione della pubblica opinione sono diventati una macchina da guerra inarrestabile. La tentazione per la politica diventa irresistibile e tutti, e maniera più o meno sfacciata, ci provano. Il problema è che bisogna...
di Maite Carpio
Rumors, maldicenze, teorie del complotto, oggi fake news - nel gergo più accademico, tutto quello che viaggia sotto l’ombrello della “propaganda”- esistono, sono documentati storicamente e portano risultati da tempi non sospetti. Plutarco racconta che nel 49 a.C. Giulio Cesare avanza verso la conquista di Roma ma sa di non avere l’esercito adeguato - una sola legione - per sconfiggere le forze superiori del suo nemico Pompeo Magno. Cosa fanno lui e i suoi spin doctor? Fanno spargere la voce dell'esistenza di un esercito colossale pronto a mobilitarsi sotto gli ordini di Cesare, la voce maligna si diffonde e Plutarco racconta...
Comunque anche in quel momento Pompeo per quantità di forze era superiore a Cesare; ma nessuno lasciò che mettesse in atto i suoi piani, e lui, seguendo l’esempio di tutti, in quel confuso incalzare di notizie, di menzogne e di paure, come se la guerra divampasse dovunque e fosse già alle porte di Roma, cedette le armi e dopo aver decretato lo stato di calamità nazionale e ordinato ai senatori di seguirlo, abbandonò la città, precisando che così dovevano fare tutti coloro che alla tirannide anteponevano la patria e la libertà.
La “trovata mediatica” raggiunse il risultato atteso.
La diffusione dei rumors e delle false testimonianze è uno strumento per cambiare il corso della Storia fin dagli albori. Prima si faceva sulla piazza, nei fori pubblici della città, con i messaggeri giusti. Oggi abbiamo i social media, ma la dinamica è la stessa. Nella crisi del coronavirus, le fake news e la propaganda hanno trovato pane per i propri denti e i tentativi - pericolosissimi - di manipolazione della pubblica opinione sono diventati una macchina da guerra inarrestabile. La tentazione per la politica diventa irresistibile e tutti, e maniera più o meno sfacciata, ci provano. Il problema è che bisogna saperlo fare. Occorre un certa sottigliezza e molta sagacia, altrimenti se si va oltre la giusta misura, il rumor diventa un boomerang.
Oggi c’è in giro la voce del “complotto cinese ” che avrebbe messo in giro intenzionalmente il coronavirus per trarne un vantaggio economico, politico, esoterico, religioso... chi più ne ha più ne metta, ma forse semplicemente li vogliamo nella parte dei cattivi della storia. In testa alla crociata niente meno che il Presidente degli Stati Uniti, il commander in tweet, Donald Trump, che porta avanti da qualche settimana una sofisticata strategia di convinzione di massa. Il tycoon deve dimostrare che in nessun caso la responsabilità è sua, lui è perfetto, per cui la colpa deve essere per forza di un altro. Il virus è cinese, lo hanno creato in un laboratorio a Wuhan e lo hanno fatto scappare, forse no, forse stavano solo studiando, ma è scappato lo stesso. Trump però non ha le prove per cui sente che gli conviene aggiungere più caos al caos, e allora la colpa è anche dell’OMS che ha sottovalutato la minaccia - l’OMS per carità avrà sicuramente le sue colpe, ma non quelle che vorrebbe Trump - e comunque è curioso accusare un altro dello stesso errore che palesemente ha commesso lui. Nella sua narrazione, Trump prova a identificare l’OMS con i cinesi, per cui il bersaglio diventa uno solo e i colpi di clava più efficaci. La verità è che l’amministrazione americana era perfettamente informata fin dai primi giorni dell’esistenza del virus e del rischio pandemia ma il loro Presidente se n’è fatto un baffo della minaccia del Covid-19 mentre ora prova a usarlo per i suoi fini propagandistici.
Non mi pare che Trump sia un grande cultore di Storia Antica, il che potrebbe essere anche un bene. Nel 32 a.C. Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, voleva vendicarsi del vecchio concorrente Marco Antonio e diventare il nuovo imperatore romano. La campagna di diffamazione era cominciata da tempo, ma si concluse quando l’anima spericolata di Marco Antonio ebbe la fatidica idea di scrivere il suo testamento ancora in vita. Appena lo seppe, Ottaviano si incuriosì (i testamenti incuriosiscono tutti!) e nel giro di pochi giorni scoprì che il prezioso documento lo custodivano le vestali del Tempio. Bastò poco per appropriarsene. Il passo successivo fu dare una lettura pubblica delle ultime volontà del suo nemico, in una versione molto personale naturalmente, davanti al Senato e all’Assemblea popolare. Maliziosamente, scelse solo le parti che convenivano ai suoi interessi e il legittimo desiderio di Marco Antonio di essere seppellito in Alessandria, vicino alla sua amata e travolgente Cleopatra, diventò nella lettura di Ottaviano (futuro Augusto) un terribile tradimento, la prova irrefutabile della decadenza di un uomo, lo “schiavo” di una donna perfida (come lo sono tutte) accecato dal lusso esotico del mondo orientale. Guadagnato il favore della pubblica opinione, non restava che fare una battaglia, ad Azio, di fronte alla flotta dei due amanti fatalmente diffamati. Marco Antonio muore, Cleopatra si suicida e Augusto si prende il Regno. Tutto come da copione.
Oggi la tecnica della diffamazione è sofisticata, ma i principi sono rimasti gli stessi. Non è cambiato niente. Orson Welles avvertì prima di fare la sua trasmissione radiofonica sull’invasione degli extra terrestri che si trattava di una fiction, ma in tanti preferirono credere che fosse vero. Verificare non sempre conviene, in nessuno dei due sensi della trasmissione della notizia. I rumor, la falsità, la possibilità di manipolare il consenso, viaggiano mano nella mano insieme alla paura. Paura collettiva che porta con sé rabbia e l’odio che cerca una punizione facile, irriflessiva. Succedeva nell’antica Roma come succede oggi nel cuore del mondo occidentale.
Un pipistrello in una caverna nella provincia di Guizhou, in Cina (Foto Ansa)Vediamo i fatti dei giorni nostri. Nel laboratorio di virologia di Wuhan indagano da anni sui coronavirus, soprattutto perché nella zona gli abitanti ci convivono e hanno ben presente cosa significa il rischio di un microbo sconosciuto che salta dai pipistrelli o dai pregiati pangolini all’uomo. Sono loro i primi a stare molto attenti. La cronologia è questa.
Dicembre dell’anno scorso, il sistema sanitario cinese rileva alcuni casi di una pneumonia sconosciuta, il 31 dello stesso mese il governo informa l’OMS dell’apparizione di un nuovo virus. Dieci giorni dopo completano la sequenza genetica del Covid-19 e la mettono a disposizione della comunità scientifica internazionale su due piattaforme, l’America GenBank e la tedesca Gisaid. A capo della scoperta c'è una donna, Shi Zhengli, virologa dell’Istituto di Wuhan, 55 anni, una star della ricerca sul coronavirus. Shi ha passato gli ultimi anni della sua vita nelle caverne cinesi dove abitano i pipistrelli studiando sangue, saliva e escrementi di questi mammiferi. Una eminenza nella materia, infatti la chiamano Batwoman. Il 30 dicembre alle 7 del pomeriggio riceve una telefonata del suo capo che le dice ”lascia tutto quello che stai facendo e torna immediatamente qui”. Lo ha raccontato lei sulla rivista Scientific American (link). Bisognava identificare il prima possibile con che cosa avevano a che fare e, insieme al suo team, Mrs Batman si è messa a lavorare giorno e notte fino a scoprirlo. Il 20 gennaio, dieci giorni dopo la comunicazione cinese (200 casi, 4 morti) il governo conferma che il virus non passa solo dagli animali agli umani, ma si trasmette anche tra umani. Tre giorni dopo le autorità cinesi chiudono Wuhan e la provincia di Hubei.
La prima a porsi il dubbio che il virus possa essere scappato dal suo laboratorio è la stessa Shi Zhengli ma dopo diversi accertamenti (nelle reti sociali cinesi è stata chiamata “la madre del demonio”) pubblica su WeChat che il Covid-19 non è uscito dal suo laboratorio e ”lo giuro sulla mia vita”. Adesso, la parola dei virologi cinesi vale quanto quella di Trump, ma gli scienziati sono una comunità molto ridotta e ci tengono davvero alla loro reputazione. Il zoologo americano Peter Daszak, presidente della EcoHealth Alliance, lavora da anni accanto alla virologa cinese - insieme hanno studiato i coronavirus della SARS, anche in questo caso originati dagli animali - ha assicurato che la fuga dal laboratorio non ha senso se si considera che il salto dei virus dagli animali all’uomo in quella parte del mondo succede tutti giorni. I loro studi hanno accertato che il 3% della popolazione rurale del sud-est asiatico ha sviluppato anticorpi contro il coronavirus dei pipistrelli, il che significa che sono esposti continuamente al contagio. Per Daszak non sarebbe logico pensare a una via di contagio diversa da questa.
Wuhan, 31 gennaio 2015. Il laboratorio di analisi sugli agenti biologici ad alto rischio entra in funzione (Foto Ansa)La comunità scientifica è un mondo a parte. Sono pochi e si guardano tutti da vicino. Il virologo australiano Edward Hommes, Universita di Sidney, poche settimane dopo la scoperta di Zhengli rielabora il genoma del Covid-19 e arriva a una conclusione importante: “Non c'e nessuna prova che il Sars-Cov-2 sia stato creato nel laboratorio di Wuhan”. Il 17 marzo ha pubblicato il suo studio genetico nella rivista Nature Medicine (link) dove conferma che qualunque modificazione genetica sui virus lascia una traccia indelebile, ma nel caso del coronavirus nessuno l’ha trovata. La teoria della cospirazione cinese non ha, per tanto, nessuna base scientifica. La scienza è come scrivere o dipingere, se fallisci una volta dopo l’altra, non si finisce mai. Ci vuole tenacia per arrivare al risultato, ma la metà del tempo lo passi a rettificare errori. C’è un esercito di ricercatori in tutto il mondo che lavorano giorno e notte per trovare la chiave di volta (negli ultimi tre mesi sono stati pubblicati 250 studi del genoma del virus e delle sue mutazioni!).
Ci sembra una vita da che siamo chiusi a casa, ma sono passati solo tre mesi da quando è cominciata questa crisi. Nessuno era preparato per affrontare la pandemia del coronavirus e infatti, nella comunità scientifica, c’è una confusione disarmante. Non si sa bene a chi dare retta. La verità è che gli esperti sanno molto poco del virus, non si sa bene come si trasmette, se i guariti sono immuni o meno, chi sono gli asintomatici e come si comportano (il 2 aprile l’OMS non aveva ancora documentato la trasmissione asintomatica), i farmaci che funzionano e se arriverà o non arriverà il vaccino. La scienza sbaglia e in alcuni casi fa pure autocritica, ma tutto ciò non giustifica le teoria del complotto che fa gola solo agli istinti più bassi e agli interessi politici.
Anche se in tutto il mondo si sta lavorando a una velocità senza precedenti, ci vuole tempo per avere l’informazione giusta e soprattutto per interpretarla correttamente. Nell’epidemia dell’ebola, il vaccino arrivò quando la diffusione stava arretrando il che impedì lo sviluppo giusto degli studi. Con il virus della Sars, cugino del nostro, non si arrivò nemmeno allo sviluppo degli studi perché il mercato non aveva un tornaconto. Nel caso del Covid-19 le previsioni più ottimistiche calcolano che serviranno 18 mesi per immunizzare una parte importante della popolazione, ma potrebbe anche non succedere. Il NIAID, l'Istituto Nazionale per Allergie e Malattie Infettive degli Stati Uniti, il cui direttore è il famoso Anthony Fauci, l'unico capace di mettere paletti alla frenesia di Trump, lavorava alla ricerca di un vaccino dopo un mese solo dall'annuncio, ma il 10 febbraio, 13 giorni prima che l’Italia iniziasse il lockdown, Fauci comunicava che non avevano trovato nessuna casa farmaceutica interessata a svilupparla. Allora il business non sembrava cosi evidente e la paura di non arrivare in tempo non consigliava l’investimento.
Tutta questa confusione scientifica è una prateria da sogno dove la politica si accomoda per fare un picnic. Quando Trump parla di vaccini o Johnson dell’immunità di gregge e nessuno li contesta, stanno facendo solo politica, vuole dire, nei nostri tempi, i propri interessi. Non i nostri. Come ai tempi di Giulio Cesare e di Marco Antonio, anche oggi il coronavirus torna utile per diffondere i rumor che aiuteranno a decidere i nuovi pesi della geopolitica internazionale. Infatti, l'insinuazione di Trump che il virus è nato in un laboratorio della Cina, ha trovato seguito in altri leader europei - i governi della Francia, Germania e Regno Unito - per fermare la campagna propagandistica che a sua volta ha iniziato la Cina. Lo fanno con un tono più diplomatico di quello del tycoon americano, ma con lo stesso obiettivo.
Xi'an, 22 aprile. Il presidente cinese Xi Jinping visita i commercianti nella provincia dello Shaanxi (Foto Ansa).Le immagini degli aerei cinesi che trasportavano materiale medico in Europa, un gruppo di paesi aiutati e assistiti solo dalla forza cinese, sono servite al governo di Xi Jinping a diffondere la sua propaganda. Il racconto di una grande potenza in aiuto della decadenza europea. Lo scorso 14 marzo il ministro francese degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha chiamato l’ambasciatore cinese in Francia dopo aver appreso che erano stati pubblicati sul loro sito diversi articoli “anonimi” che accusavano i governi europei di non essere in grado di gestire la crisi e che lasciavano morire gli anziani del continente. Pochi giorni fa Macron dichiarava ”chiaramente sono successe delle cose che non conosciamo bene”. Il suo omologo britannico Dominic Raab, che in questo momento sostituisce Boris Johnson a Downing Street, fa sapere che “dovremmo essere più duri nel chiedere come è nata questa crisi e perché non è stata fermata prima”.
La battaglia per il controllo dello storytelling coinvolge anche la cancelliera Merkel, sempre la più prudente di tutti, se non altro perché la Cina è il suo partner commerciale di riferimento, che si azzarda a dire “quanto più trasparente sarà la Cina sulla genesi del virus, meglio sarà per il mondo intero poter imparare”. Anche Josep Borrell, alto rappresentante della politica estera europea, il 24 marzo si addentra nelle sabbie mobili assicurando che “la politica della generosità (cinese, sic) può essere usata come un'arma di influenza geopolitica nella “battaglia globale per la narrazione”.
La narrazione. Il controllo della narrazione, di questo parliamo quando immaginiamo il nuovo scenario geopolitico che si sta disegnando. E la serie si chiama il"Covid de papel”.
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comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.