19 Febbraio

Il voto è una matrioska

Nel centrodestra c'è la lotta tra Berlusconi e Salvini, il conto si farà in seggi. E al Quirinale conteranno più i gruppi dei partiti. A sinistra, Prodi lancia Gentiloni. E tra i grillini... Francesco Damato apre le bambole della campagna elettorale.

di Francesco Damato

Ormai non è solo una campagna elettorale quella che è appena entrata nella penultima settimana. Ancora una domenica di Quaresima, la seconda, e poi arriverà quella, sempre quaresimale, delle urne per eleggere il Parlamento della diciottesima legislatura della Repubblica italiana. La Pasqua, come si sa, arriverà col pesce di aprile, a Camere nuove già insediate venerdì 23 marzo.

Più che una campagna elettorale, questa in corso è diventata una matrioska. Nella bambola più grande del centrodestra, in base agli ultimi sondaggi lecitamente diffusi, competitrice più diretta del solitario Movimento delle 5 Stelle, ci sono bambole via via meno grandi, o più piccole.

D'altronde solo con una buona dose di ingenuità si può prendere per una unica bambola quella del centrodestra, al cui interno c'è la lotta senza quartiere tra un Silvio Berlusconi in doppiopetto europeo, deciso a non fare sorpassare la sua Forza Italia dalla Lega non più del Nord di un  Matteo Salvini in felpa, che sale e scende dalla ruspa di ordinanza. E se la ride sotto i baffi dei punti di vantaggio che vantano al pallottoliere di Arcore perché, a conti fatti, con la legge elettorale in vigore, a più voti non è per niente detto che corrispondano più parlamentari. 

L'accordo fra Berlusconi e Salvini è che chi prende più suffragi, fra i loro due partiti, ha il diritto di proporre al capo dello Stato il destinatario dell'incarico di presidente del Consiglio, nell'ipotesi però improbabile del conseguimento, da parte del centrodestra, della maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, o di qualcosa che le si avvicini di molto. Ma chi potrebbe impedire a Salvini di rivendicare l'autocandidatura se a risultare più numerosi fossero i gruppi parlamentari leghisti per la più felice o fortunata collocazione dei collegi uninominali strappati agli alleati fra le inutili, e come sempre...


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