5 Agosto
In che mondo viviamo? È (ri)cominciata la storia
L'ultimo numero di Foreign Affairs si pone la domanda. La fine di Yalta, la storia (non) finita di Francis Fukuyama e la crisi dell'ordine liberale. Il formidabile e sanguinoso Novecento, la tecnologica e alienata contemporaneità. Una guida nel disordine mondiale
In che mondo viviamo? La domanda è quella dell'ultima copertina di Foreign Affairs e non è certo nuova. Ogni epoca ha il suo dilemma dell'Essere. Ma in questo tempo accelerato la domanda assume nuove forme e per la prima volta dal crollo del Muro di Berlino fa emergere come un fiammifero che s'accende nel buio il caos dell'ordine mondiale, il frullato delle ideologie che guidarono la politica e la società nel Novecento. Alla fine di quel ciclo Francis Fukuyama disse che la storia era finita, il capitalismo aveva trionfato e la democrazia sarebbe avanzata senza avversari capaci di arrestarla.
Il libro di Fukuyama era del 1992, pubblicato un anno dopo il collasso dell'Unione Sovietica, ma la sua riflessione era di qualche anno prima, contenuta in un saggio pubblicato dal National Interest nel 1989, un numero stellare per la forza degli autori e la qualità della riflessione.
A che punto siamo di quella storia che si voleva finita? È (ri)cominciata. C'è chi sostiene che sono cambiati i giocatori ma il gioco e le sue regole sono immutati (Stephen Kotkin), chi afferma che la spettacolare ascesa dei populismi non giustifica il necrologio di un resiliente ordine liberale (Daniel Deudney e G. John Ikemberry), chi avanza l'idea di disordine in un mondo tribale (Amy Chua), chi mette in grande evidenza il ritorno delle teorie di Karl Marx e la sua attualità nella critica al capitalismo (Robin Varghese), chi fa notare come tutto sia cambiato con la rivoluzione digitale e oggi lo scenario sia quello del Mondo Tech, c'e chi apre il capitolo del fattore che più conterà nel presente e nel futuro, quello del cambiamento climatico, un Mondo Surriscaldato.
In tutte queste analisi pubblicate da Foreign Affairs ci sono spunti di enorme interesse, intuizioni profonde. Sono le nostre felici ossessioni su List: cercare di comprendere la...
In che mondo viviamo? La domanda è quella dell'ultima copertina di Foreign Affairs e non è certo nuova. Ogni epoca ha il suo dilemma dell'Essere. Ma in questo tempo accelerato la domanda assume nuove forme e per la prima volta dal crollo del Muro di Berlino fa emergere come un fiammifero che s'accende nel buio il caos dell'ordine mondiale, il frullato delle ideologie che guidarono la politica e la società nel Novecento. Alla fine di quel ciclo Francis Fukuyama disse che la storia era finita, il capitalismo aveva trionfato e la democrazia sarebbe avanzata senza avversari capaci di arrestarla.
Il libro di Fukuyama era del 1992, pubblicato un anno dopo il collasso dell'Unione Sovietica, ma la sua riflessione era di qualche anno prima, contenuta in un saggio pubblicato dal National Interest nel 1989, un numero stellare per la forza degli autori e la qualità della riflessione.
A che punto siamo di quella storia che si voleva finita? È (ri)cominciata. C'è chi sostiene che sono cambiati i giocatori ma il gioco e le sue regole sono immutati (Stephen Kotkin), chi afferma che la spettacolare ascesa dei populismi non giustifica il necrologio di un resiliente ordine liberale (Daniel Deudney e G. John Ikemberry), chi avanza l'idea di disordine in un mondo tribale (Amy Chua), chi mette in grande evidenza il ritorno delle teorie di Karl Marx e la sua attualità nella critica al capitalismo (Robin Varghese), chi fa notare come tutto sia cambiato con la rivoluzione digitale e oggi lo scenario sia quello del Mondo Tech, c'e chi apre il capitolo del fattore che più conterà nel presente e nel futuro, quello del cambiamento climatico, un Mondo Surriscaldato.
In tutte queste analisi pubblicate da Foreign Affairs ci sono spunti di enorme interesse, intuizioni profonde. Sono le nostre felici ossessioni su List: cercare di comprendere la contemporaneità, proiettarla fuori dalle cimiteriali pagine dei giornali.
Le regole del gioco sono le stesse? Il realismo aiuta a capire il mondo in cui viviamo perché spoglia di ogni moral bias, pregiudizio morale, l'osservazione facendone un puntuale esercizio di analisi. E senza dubbio le regole fondamentali del gioco sono le stesse del Novecento, ma la loro dimensione è inesorabilmente accelerata e connessa come mai prima nella storia dell'uomo. La globalizzazione della produzione e del commercio, la politica di potenza, viene da lontano, dallo sviluppo delle potenze navali, si costruisce sugli elementi della terra e soprattutto del mare (leggere Terra e Mare di Carl Schmitt) ma a un certo punto della storia questo scenario diventa tridimensionale (il dominio del cielo e dello spazio) e per lungo tempo il gioco si svolge con il dominio mitologico degli elementi della tradizione ellenica: terra, fuoco, acqua e aria.
La straordinaria produzione e ricerca industriale, l'apertura di nuovi spazi per il commercio, il controllo delle rotte delle merci via mare, i proiettili dei cannoni, gli stivali della fanteria, gli stormi di bombardieri, la ragnatela di radar e satelliti sono stati l'infrastruttura dell'ascesa dell'Occidente. Durante la rivoluzione industriale, l'era liberale dell'età dell'oro, la Prima e la Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda, questo sistema si è evoluto nel monopolio della potenza americana, britannica, tedesca e russa. Alla Germania fu poi tagliato di netto il braccio militare. In Asia il Giappone fu l'elemento asincrono di questa storia e non a caso per schiacciarlo fu usata la bomba atomica. L'anomalia del Giappone in questa dimensione richiedeva un elemento straordinario per chiudere il ciclo delle due guerre mondiali. L'appuntamento con il dominio dell'Asia però era solo rinviato. Dietro la Grande Muraglia, stava nascendo il più grande esperimento sociale del nostro tempo: la Cina.
Una vecchia-nuova dimensione politica in questi ultimi due anni ha cominciato a seminare dubbi sulla tenuta interna di questo sistema. Brexit, Trump, Macron, l'indebolimento del ciclo tedesco dei Volkspartei, i partiti popolari tradizionali, la frattura costituzionale in Spagna con il caso della Catalogna secessionista, la formazione rocciosa del Gruppo di Visegrad in Europa e l'esito del voto del 4 marzo in Italia con la formazione del Governo Frankenstein hanno rivoluzionato quell'Occidente che si basa sui pilastri dell'espansione industriale e della potenza militare.
La Brexit degli inglesi ("ogni inglese è un'isola", Novalis) ha fatto da detonatore della storia americana, alla Casa Bianca è un arrivato un imprevedibile Trump che è la manifestazione del neo-jacksonismo americano, l'eterna politica delle tariffe (di questo si discusse fin dalla prima seduta del Congresso, nel 1789) è diventata più assertiva, il ruolo della Nato è stato messo in discussione (lo era fin dal crollo del Muro, visto che era uno strumento concepito nella e per la Guerra Fredda), l'Unione europea è entrata in un limbo politico dove decide tutto ma non risolve niente dove conta di più la politica: il cuore e la mente degli elettori. Questa dimensione è in crisi, è destinata a subire un altro colpo di maglio alle prossime elezioni europee del maggio 2019, ma sostenere che il sistema liberale è morto, come disse Mark Twain commentando la falsa notizia della sua scomparsa, "è una notizia esagerata".
Siamo in presenza di un'élite morente che non ha più le risposte da dare alla contemporaneità e sarà sostituita da un'altra élite che ha visto e cavalcato i problemi (perdita di lavoro e reddito, inquietudine e smarrimento, sfida demografica e immigrazione) ma non ha ancora trovato le soluzioni e non sappiamo se mai le troverà. Si chiama storia. L'antico sistema non verrà cancellato per la semplice ragione che su questo si fonda la vita dell'uomo occidentale, può regredire (e lo vediamo con l'arretramento delle democrazie, la loro cancellazione e trasformazione in autocrazie, la loro crisi), può attraversare una perigliosa trasformazione, può sfociare in una o più guerre come risposta razionale-irrazionale, ma non muore, cambia. Oswald Spengler ne descrisse il tramonto in una storia circolare delle civiltà, l'una si sostituiva all'altra, un declino e un'ascesa.
Certo, c'è la distopia, l'incubo che emerge nella letteratura e si fonda sulla tecnologia, la distorsione che crea quando viene impiegata e cambia la curvatura dello spazio in cui viviamo. L'era dell'arma nucleare avviata dagli americani nel 1945 è un memento, gli arsenali sono nei silos, i missili sono un pulsante schiacciato in un secondo. La distruzione nucleare è l'incubo. Non il solo e forse neanche quello più probabile. Là fuori c'è altro.
Accanto allo scenario terribile del fallout radioattivo ci sono altri elementi della tecnologia che stanno trasformando il nostro corpo in un mutante. La digitalizzazione ha accelerato tutti i processi, Internet è una grande trasformazione del sistema di comunicazione e relazione tra gli esseri umani, sempre più smaterializzati, spersonalizzati, senz'anima.
Dai primi trent'anni del Novecento, l'era delle grandi scoperte, la storia della scienza è proseguita senza grandi balzi. In quel periodo Albert Einstein formula la teoria della relatività e scopre che il tempo è appunto "relativo" (leggere non solo Einstein, ma anche un piccolo libretto di Martin Heidegger su Il concetto di tempo), Max Planck scrive le regole della meccanica quantistica. Tempo e spazio sono relativi (il meraviglioso dipinto di Salvador Dalì, "La persistenza del tempo"), tempo e spazio dipendono dalla velocità. Sigmund Freud scopre l'inconscio, la letteratura e l'arte squarciano la coltre interiore dell'individuo (James Joyce), la poesia scompone la metrica in nuove forme (la lirica e lo spleen di Charles Baudelaire), l'arte si destruttura e ristruttura (il cubismo), la velocità diventa movimento artistico totale (il futurismo italiano, i quadri energetici di Boccioni), la riflessione metafisica diventa la sublime pittura di Giorgio De Chirico. Il Novecento, i suoi primi decenni, sono stati quelli del salto scientifico, del balzo tecnologico, hanno trasformato ogni ramo del sapere e sono quello che siamo noi oggi in un tempo iper-accelerato dalla Rete.
La trasformazione del capitalismo, la Grande Convergenza, raccontata in un efficace saggio di Richard Baldwin, ha trasformato le relazioni tra i fattori della produzione fino a trasfigurarle. L'economia dell'Occidente negli anni Novanta ha pensato di spostare la manifattura a Oriente e trasformare la organizzazione in una società globale di servizi. Boom e sboom si sono succeduti, gli shock sono stati assorbiti con la produzione di denaro finché l'ultima crisi non ha rotto il giocattolo, innescato una gravissima recessione e fatto emergere quelli che vengono definiti i perdenti della globalizzazione. Così l'altro elemento che doveva essere finito, il marxismo, si è ripresentato sul palcoscenico della storia in altre forme. Si è realizzato il paradosso raccontato da Giovanni Arrighi: Marx a Detroit e Adam Smith a Pechino.
Viene in mente l'opera di Sergio Marchionne, l'Homo Faber. Sono passati pochi giorni dalla sua tragica scomparsa, una perdita immensa, the show must go on e invece no, bisogna avere l'umiltà, la forza e il coraggio di fermarsi a pensare. Marchionne conosceva ogni dettaglio di questo scenario, lo esplorava prima di tutto con gli strumenti della filosofia che aveva studiato e che, diceva lui quando toglieva i panni del manager e indossava quelli dell'uomo tutto d'un pezzo, dolce e aspro figlio dell'Abruzzo, "mi rende più curioso". La sua mente era concentrata sulla fabbrica globale e la fine non della storia ma della fabbrica dell'uomo, egli temeva il tramonto della classe media, lo scarto di lavorazione della globalizzazione classificato in esubero. "Le fabbriche in Italia rischiavano di chiudere, le abbiamo tenute tutte aperte", disse al vostro cronista in una mattina al Lingotto che resta nella memoria. Riflettere. De-scrivere. Agire. Credere.
La secolarizzazione accelerata, il declino del religioso, lo scempio del sacro, eliminando il pilastro ideale della Chiesa e non trovando una sua alternativa trascendentale (l'uomo ha bisogno della trascendenza come l'aria), ha polverizzato la società e la famiglia occidentale, una disgregazione che ha trovato una risposta nella creazione di tribù instabili pronte a combattersi in nome di idee e paure, ambizioni e inquietudini. La tribalizzazione della politica è potente in America ed è ormai reale anche in Europa. Non c'è l'opposizione ma il nemico. Entrambe le parti non sono in competizione ma si combattono come fazioni che non riescono a trovare un terreno comune, una sintesi dell'esistenza. La comunità politica si è sbriciolata. Questo scenario è sì il frutto del decadimento dell'istruzione, dell'educazione civica, della religione e della famiglia, ma davanti a noi c'è un altro fattore: la polverizzazione dell'informazione e comunicazione, la fine dell'autorevole, l'enciclopedismo senza conoscenza, l'ascesa del rumore di fondo del dibattito sui social network, il like elevato a giudizio definitivo, esaltato perfino come oggetto e soggetto della democrazia. Tutto questo è solo rumore, ma oggi vince, s'impone, frantuma ogni tentativo di dibattito alto. I giornali e la politica ne sono talmente pervasi da essere irrimediabilmente compromessi.
Un anno dopo la pubblicazione del libro di Fukuyama, un altro grande politologo pubblica un saggio destinato a entrare nella storia delle idee: Samuel Huntington stampa su Foreign Affairs il saggio sullo scontro di civiltà, una risposta diretta alle tesi di Fukuyama, affilata come un rasoio. Huntington è scomparso nel 2008, ma la sua figura oggi domina come un imperatore il dibattito sullo scenario mondiale per l'attualità delle sue riflessioni, la forza motrice del suo saggio è più potente che mai.
Libro molto citato e poco letto dalle presunte classi colte, Lo scontro di civiltà è una delle chiavi necessarie per spalancare il cancello della storia e della contemporaneità. Mentre gli economisti erano chini sui loro modelli econometrici, metafora dei loro fallimenti culturali e materiali - la politica senza neuroni ha loro consegnato sciaguratamente il governo del presente e hanno finito per produrre un mondo di diseguali, poveri e reietti in lotta tra loro - Huntigton elaborava un raffinatissimo, tagliente, pungente, inaccettabile (dagli utopisti senza cultura) modello di analisi dei mega-trend della storia che oggi appare in tutta la efficacia:
La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro.
Nel mondo di Huntington non sono gli Stati gli attori principali destinati a confrontarsi, ma i simili con i dissimili. Le nove civiltà sono destinate a scomporsi, ricomporsi, scontrarsi. Echeggia Spengler, ma l'analisi di Huntington ha una sua prova nella cronaca, nel contemporeaneo. Guardate il Medio Oriente, la ricomposizione dell'Asia, il ritorno delle sfere di influenza della Russia, l'attrazione fatale della Germania verso l'Eurasia, la tessitura di alleanze che oltrepassano i confini e s'immergono nel religioso, nella cultura.
I popoli sono radici profonde, sono la manifestazione della storia mentre cavalca i deserti e le pianure. La storia è il cavallo di Gengis Khan, l'armatura di Cesare che galoppa, l'elmo di Alessandro con il suo Bucefalo e l'aquila che vola sul campo di battaglia, il carro di Dario, il cavallo di Lincoln a Gettysburg:
Daniel Day Lewis a cavallo mentre interpreta il ruolo del Presidente Lincoln nello straordinario film diretto da Steven Spielberg (Foto Ansa).Abramo Lincoln, un gigante che morì per la democrazia e la libertà di tutti gli uomini. Tutti uguali. Suo è uno dei discorsi più belli e più brevi della storia politica mondiale. Gettysburg, 19 novembre del 1863, 150 anni fa:
Or sono sedici lustri e sette anni che i nostri avi costruirono su questo continente una nuova nazione, concepita nella Libertà e votata al principio che tutti gli uomini sono stati creati uguali. Oggi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione così concepita e così votata, possa perdurare a lungo. Oggi siamo raccolti su un grande campo di battaglia di quella guerra. Siamo venuti a destinare una parte di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui dettero la loro vita, perché quella nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato. Ma, in un senso più ampio, noi non possiamo inaugurare, non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo. Lo hanno consacrato, ben al di là del nostro piccolo potere di aggiungere o portar via alcunché, gli uomini coraggiosi, vivi e morti, che qui combatterono. Il mondo noterà appena, né a lungo ricorderà, ciò che qui diciamo, ma mai potrà dimenticare ciò che essi qui fecero. Sta a noi viventi, piuttosto, il votarci qui al lavoro incompiuto, finora così nobilmente portato avanti da coloro che qui combatterono. Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l’ultima piena misura; che noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra.
Chi è capace di farlo oggi? Governo del popolo, dal popolo, per il popolo. Un discorso che è un'immersione nel sacro della vita, dove tutti gli uomini sono stati creati uguali.
La necessità del sacro, inteso nel senso più largo possibile, è uno dei cardini di "Note intorno alla definizione di cultura", opera di T.S. Eliot, Premio Nobel per la letteratura. Eliot scrive il saggio subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1948, e in paesaggio di rovine fumanti prova a cogliere i bagliori della rinascita. Un libro indispensabile. Ma è nel capolavoro poetico, "La terra desolata", che si coglie la lancinante tensione profetica di Eliot, il presagio della Grande Distruzione - il poemetto è del 1922 - dove allo smarrimento seguirà il flash seriale della mitragliatrice, l'avanzata dei carri, cingoli, sangue e fango, la flagellazione dei bombardamenti con le sirene che stridono come corvi nella notte. Nella sua poesia si coglie lo smarrimento di un periodo che albeggia come un'altra profezia proiettata sul domani, il nostro oggi:
Quali sono le radici che s’afferrano, quali i rami che crescono
Da queste macerie di pietra? Figlio dell’uomo,
Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci soltanto
Un cumulo d’immagini infrante, dove batte il sole.
Quando l'uomo non trova risposte alla sua inquietudine, ecco la risposta tribale alla complessità, al pieno-vuoto del totem tecnologico senza umanità: la guerra.
Resta la domanda sul taccuino: in che mondo viviamo? Rispondiamo con un un verso di Eugenio Montale, l'immensa poesia degli Ossi di seppia:
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Coltiviamo il dubbio con il desiderio ardente di conoscere sapendo di non conoscere.
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diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.