6 Marzo
Italia alla pechinese. Scintille tra America e Cina
L'annunciata adesione del nostro paese - unico del G7 - all'iniziativa Belt and Road accende le polveri tra Washington e Pechino. Abbiamo un problema: la politica estera del governo. Con chi stiamo? La Camera approva la legittima difesa, l'Unione Camere Penali la fa a pezzi. Media e poltrone, passa il nuovo piano industriale della Rai
Facciamo una rapida nota politica serale. Cosa è successo? Il caso dell'ingresso dell'Italia nell'iniziativa Belt an Road della Cina è esploso. Stamattina avevamo visto giusto, la faccenda è grave ma non seria. Gli americani hanno reagito subito, poi sono arrivati i cinesi e infine l'Unione europea. Un pasticcio penoso dove l'Italia si comporta come se non facesse parte della Nato e dell'Unione europea. Il presidente cinese Xi Jinping (nella foto Ansa in apertura di List) arriverà a Roma il 22 marzo, cosa firmerà?
Intanto l'Ocse ha messo nero su bianco che il nostro Paese nel 2019 andrà in recessione fissa (-0.2 per cento) e con prontezza il Parlamento affronta tutto questo approvando alla Camera (373 sì, segnaliamo che 25 grillini dissidenti non hanno votato) le nuove norme sulla legittima difesa, così confermando di essere completamente fuori dall'agenda reale, ma di seguire gli istinti elettorali. Questo è il commento di Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione Camere penali, il massimo organo associativo dell'Avvocatura:
Una riforma propagandistica, odiosa nelle sue motivazioni e ingannevole nei suoi obiettivi. Innanzitutto non risponde ad alcuna emergenza sociale perché guardando a quali e quanti sono i casi che hanno visto ingiustamente condannato qualcuno vediamo che questi sono pari a zero. Dunque è un'emergenza inesistente. La pretesa di questa legge, per cui si vorrebbe che chi si difende in casa uccidendo non debba essere nemmeno indagato, è assurda e inesigibile perché mai potrà accadere che un fatto omicidiario non venga investigato. Siamo di fronte a un principio odioso che apre un far west e che inganna l'opinione pubblica: come accade nel populismo penale, è tutto un rincorrere formule vuote per evocare paure e costruire consenso scrivendo norme senza senso che non possono raggiungere l'obiettivo spacciato all'opinione pubblica. Nessuno potrà mai eliminare la valutazione della proporzione di una reazione, quindi non vi sarà alcuna sostanziale differenza rispetto alla...
Facciamo una rapida nota politica serale. Cosa è successo? Il caso dell'ingresso dell'Italia nell'iniziativa Belt an Road della Cina è esploso. Stamattina avevamo visto giusto, la faccenda è grave ma non seria. Gli americani hanno reagito subito, poi sono arrivati i cinesi e infine l'Unione europea. Un pasticcio penoso dove l'Italia si comporta come se non facesse parte della Nato e dell'Unione europea. Il presidente cinese Xi Jinping (nella foto Ansa in apertura di List) arriverà a Roma il 22 marzo, cosa firmerà?
Intanto l'Ocse ha messo nero su bianco che il nostro Paese nel 2019 andrà in recessione fissa (-0.2 per cento) e con prontezza il Parlamento affronta tutto questo approvando alla Camera (373 sì, segnaliamo che 25 grillini dissidenti non hanno votato) le nuove norme sulla legittima difesa, così confermando di essere completamente fuori dall'agenda reale, ma di seguire gli istinti elettorali. Questo è il commento di Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione Camere penali, il massimo organo associativo dell'Avvocatura:
Una riforma propagandistica, odiosa nelle sue motivazioni e ingannevole nei suoi obiettivi. Innanzitutto non risponde ad alcuna emergenza sociale perché guardando a quali e quanti sono i casi che hanno visto ingiustamente condannato qualcuno vediamo che questi sono pari a zero. Dunque è un'emergenza inesistente. La pretesa di questa legge, per cui si vorrebbe che chi si difende in casa uccidendo non debba essere nemmeno indagato, è assurda e inesigibile perché mai potrà accadere che un fatto omicidiario non venga investigato. Siamo di fronte a un principio odioso che apre un far west e che inganna l'opinione pubblica: come accade nel populismo penale, è tutto un rincorrere formule vuote per evocare paure e costruire consenso scrivendo norme senza senso che non possono raggiungere l'obiettivo spacciato all'opinione pubblica. Nessuno potrà mai eliminare la valutazione della proporzione di una reazione, quindi non vi sarà alcuna sostanziale differenza rispetto alla valutazione che il giudice fa oggi. Certo, se la norma invece dovesse essere interpretata, come nelle ambizioni di questo legislatore, con la presunzione assoluta di proporzionalità, ciò darebbe luogo a censure di incostituzionalità.
La propaganda che Salvini ha assecondato scrivendo una lettera al ministro della Salute Giulia Grillo per chiedere un decreto per permettere ai bambini non vaccinati di continuare a stare a scuola anche dopo il 10 marzo (data limite prevista). C'è qualcosa di inquietante in tutto questo, un ministro della Repubblica che sorvola su elementari ragioni di sicurezza e salute. I presidi sono logicamente contrari.
Il debutto del reddito di cittadinanza è scivolato via senza code, nel complesso 29 mila italiani si sono presentati fisicamente alle Poste per presentare le domande e 6.000 hanno inviato la richiesta online. Non è una partenza col botto, ma crescerà parecchio, vedrete.
Tra le cose di Palazzo, quelle che a Roma si commentano nei salotti, il fatto è il via libera al nuovo piano industriale della Rai, una mezza sorpresa perché il progetto dell'ad Fabrizio Salini non era proprio amato da nessuno. Ma una volta eliminato il direttore unico per le news, la prospettiva di nominare altri nove direttori - saranno i settori in cui sarà divisa la governance della Rai - ha fatto venire l'acquolina in bocca ai partiti. Nove poltrone, linee di potere ancora più frazionate, budget, programmi, ospitate. Se volete capire che aria tira, quali saranno gli assetti politici, bisogna guardare al camaleonte Rai. Tutti credono di poterla controllare, ma nella sua docilità si nasconde il pungiglione dello scorpione, alla fine è la Rai che controlla te.
Il sì del consiglio d'amministrazione Rai al piano Salini (cinque sì e due voti contrari, Borioni e Laganà) è il segnale che l'attuale maggioranza comunque ha ancora polmoni e il potere cementa. Resta da sciogliere il nodo della Tav e qui vedremo tra poco quale sarà l'escamotage per evitare l'implosione della maggioranza.
Queste sono notizie che restano nel recinto della politica nazionale, il loro impatto è limitato e di scarsa importanza per il nostro futuro, se non fosse che alcune tra queste sono ai confini della realtà. Il fatto che pesa è quello del rapporto tra l'Italia e la Cina, la nostra linea di politica estera e la forzatura sulle alleanze. Non c'è nessun Marco Polo a Palazzo Chigi e l'idea di intraprendere la nuova Via della Seta in solitaria tra i paesi avanzati avrà molte conseguenze inattese. Stiamo per entrare nel campo del surrealismo politico. Seguite il titolare di List.
L'Italia alla pechinese
La riunione dell'Assemblea Nazionale del Popolo a Pechino (Foto Ansa)L'Italia è riuscita a ficcarsi in un colossale guaio, praticamente ha messo le dita dentro la presa della corrente elettrica. L'annunciato ingresso del nostro paese nell'iniziativa Belt and Road della Cina ha prima suscitato una dura reazione degli Stati Uniti ("Siamo scettici sul fatto che il sostegno del governo italiano porterà benefici economici al popolo italiano e potrebbe finire per nuocere alla reputazione globale dell'Italia nel lungo periodo") alla quale è seguita una nota piccata della Cina verso la Casa Bianca: "I giudizi degli Stati Uniti sono davvero assurdi. Come grande Paese e grande economia, l'Italia sa dov'è il suo interesse e può fare politiche indipendenti", ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang, che ha proseguito: "Osserviamo come molti Paesi abbiano aderito alla Belt and Road e ne beneficiano, ma certi Paesi dicono ad altri che è un male aderire alla Belt and Road e di rifletterci sopra. La Cina parla di prospettive e possibilità per gli altri Paesi nell'adesione a questa iniziativa, ma se questo sia stato fatto tra Cina e Italia, quando avremo informazioni a riguardo saremo lieti di rilasciarle".
Il governo sta andando a sbattere contro la politica estera di Trump e di Xi Jinping, politiche contrapposte, con solo un dettaglio che per noi dovrebbe fare la differenza: l'Italia è un alleato degli Stati Uniti. Pare che la cosa non faccia fare un plissè a Palazzo Chigi.
Naturalmente le ombre cinesi sull'Italia non sono passate inosservate in Europa. Un portavoce della Commissione Ue ha ricordato che "nè l'Unione europea nè alcuno degli Stati membri può effettivamente raggiungere i propri obiettivi con la Cina senza una piena unità". Traduzione: davvero pensate di fare da soli una mossa simile?
Come si sintetizza tutto questo? Casino diplomatico. L'Italia alla pechinese è un imbarazzante caso di separazione della politica dalla realtà. Il governo ha la linea dello stare con tutti e con nessuno, uno show di furbizie e piccoli sotterfugi da ciarlatano in fiera, commerciare con chiunque e dimenticarsi delle regole del gioco del club al quale siamo iscritti, vedere alla voce Nato e Unione europea. Il problema è che non siamo di fronte all'acquisto o alla vendita di un carretto d'arance, non stiamo facendo passare il confine a qualche ettolitro di barolo, non esportiamo pomodori pelati, questa storia è il centro della politica mondiale.
Come ha scritto Fu Jun nel numero 82 della rivista Aspenia:
Il rischio maggiore, tuttavia, non è economico ma geopolitico. A detta di molti osservatori, l’attuazione della BRI avrà probabilmente un effetto importante sull’architettura economica regionale – modelli di sviluppo infrastrutturale, commercio, investimenti, forniture energetiche, investimenti it, coordinamento politico e assetto istituzionale – e al tempo stesso implicazioni geostrategiche per la Cina, gli Stati Uniti e altri attori rilevanti come il Giappone, l’India e la Russia. Avendo boicottato l’AIIB, e considerando la BRI una minaccia potenziale al sistema internazionale a dominio statunitense, Washington ha tentato di recente di potenziare il ruolo del Quad, una partnership tra Stati Uniti, Australia, India e Giappone, concepita per contenere Pechino.
E così ci ritroviamo sul taccuino i sovranisti d'Italia che allegramente entrano in questo lieve conflitto tra potenze. Perdonateli, perché non sanno quello che fanno.
Tutto questo ricorda al titolare una scena del film "La Guerra di Charlie Wilson", regia del grande Mike Nichols, quando a un certo punto il formidabile congressman americano (interpretato da Tom Hanks) si mette in testa di aiutare i talebani contro i sovietici in Afghanistan e organizza la seguente operazione (tutto il trailer è uno spasso, ma il minuto 1:49 è quello epico):
Quella di Charlie Wilson è una eroica storia vera, ma nel Parlamento italiano non c'è nessun Charlie Wilson, nemmeno sul piano della tenuta con il whisky.
Riepiloghiamo, facciamo un quadretto della politica estera dell'Italia nell'anno 2019, mese di marzo:
- Roberto Fico va in Russia e parla alla Duma, prima volta per un presidente della Camera dal dopoguerra e di fronte a lui il presidente della Duma dice che "gli Stati Uniti sono un pericolo per l'Europa". Dettaglio: l'Italia è alleata degli Stati Uniti, non risulta che Fico abbia avuto da obiettare di fronte a tale affermazione;
- Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, va negli Stati Uniti e cerca di rassicurare l'alleato americano sulla linea politica del governo e lancia la collaborazione con l'America nel settore della difesa spaziale;
- Mentre Giorgetti sventolava la bandiera americana a Washington, Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo Economico, annunciava che l'Italia è pronta ad appoggiare l'iniziativa Belt and Road della Cina. L'Italia sarebbe il primo - e unico - paese del G7 a fare una mossa simile;
- Juan Guaidò è rientrato in Venezuela. L'Italia è l'unico paese avanzato dell'Occidente a sostenere una linea madurista e fiancheggiatrice di quella della Russia. Linea Dibba.
È tutto vero. Domanda sul taccuino: che cosa è diventata la politica estera italiana?
Il ministero degli Esteri non ha niente da dire? E i sovranisti al cartoccio che aprono le porte a potenze straniere dove la democrazia non esiste non provano il minimo imbarazzo? Che difesa dell'interesse nazionale è mai quella che ci allontana dagli Stati Uniti e consegna le chiavi del business (e della politica estera) a nazioni che giocano una partita che non è la nostra?
Anche in passato l'Italia trafficava allegramente con i russi, poi sono arrivati anche i cinesi con tutta la loro potenza, ma c'era una fiducia di fondo dell'alleato americano nei confronti della classe politica e quando a Washington vedevano che qualcosa non funzionava, si interveniva (Kissinger fu brutale e definitivo con i democristiani e Aldo Moro sull'accordo con il Pci), ma l'alleanza teneva e l'Italia non scivolò verso il Patto di Varsavia. Questo quadro è rimasto stabile nella Prima e nella Seconda Repubblica, ma ora... qualcosa si è sfibrato nella tenuta delle nostre alleanze atlantiche (e nella qualità della diplomazia americana a Roma) e il rapporto con la Russia e con la Cina è qualcosa che sta andando ben oltre il business economico, siamo alle relazioni politiche strette, lo sono troppo per non entrare in rotta di collisione con gli interessi degli alleati (che sono, en passant, anche i nostri). La nostra politica estera si sta spostando da Occidente a Oriente. E il dramma è che tutto avviene in una cornice di tragicomica improvvisazione. La politica può sopravvivere a tutto, ma un'arma è letale: il ridicolo.
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copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.