23 Giugno
Iva e Tafazzi. Una storia italiana
L'abbassamento dell'imposta divide il governo, Conte fa retromarcia e Zingaretti avvisa la maggioranza su candidature regionali e problemi irrisolti: "Basta Tafazzi, troppi dossier ancora aperti". Johnson riapre i pub (ma non ritrova se stesso). C'è chi studia come riaprire la scuola (l'Italia) e chi riapre (la Francia). Voltaire imbrattato e la parabola di Robespierre
Che succede? Le ultime della sera dicono che sono pronte le linee guida per la riapertura della scuola (in Francia sono tornati in classe, noi studiamo il non ipotecabile, il futuro perché "siamo un modello", cribbio, e i nostri studenti sono rimasti a casa), ci saranno i turni, le lezioni il sabato e faranno quella didattica a distanza che ha già frantumanto l'immaginario dei bambini e degli adolescenti, naturalmente si farà lezione nei parchi (e una maestra a Prato che lo faceva è stata attaccata duramente dalla Cisl, gente sempre avanti, si capisce), nei teatri, nelle biblioteche, nei cinema, nei musei e essendo la Azzolina ministro, perché no, anche sulle nuvole e, rullo di tamburi, niente mascherina per i bambini sotto i 6 anni. Domanda sul taccuino: quando? Ah, dipende dal futuro, dal signor coronavirus, dalla Fortuna, dal superpremier Conte, forse da Casalino che in fondo è il più potente e lucido nel governo. Nel frattempo, in Francia, un paese confinante con l'Italia, Europa, pianeta Terra, succede che a scuola ci vanno, questa è un'aula a Strasburgo:

Così, mentre noi "studiamo" e alimentiamo gigantesche supercazzole (il plexiglas) e poi le facciamo sparire perché si tratta di enormi corbellerie, gli altri, quelli che non sono "un modello" (Conte dixit) come noi, cribbio, umilmente affrontano la realtà, "sperimentano", fanno la prova sul campo, l'unica possibile nella vita. Ci meritiamo tutto.
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La giornata alla fine è la solita storia italiana, arresti per corruzione e criminalità organizzata: 13 in manette, inchiesta sugli appalti nei trasporti Atm a Milano, 8 appalti per un valore di 150 milioni di euro; 10 boss arrestati in Sicilia, facevano i summit in gommone; naturalmente non manca il tragicomico, con la storia surreale dell'arresto di un 89 enne che si chiama Emilio Fede per evasione dagli arresti domiciliari (era...
Che succede? Le ultime della sera dicono che sono pronte le linee guida per la riapertura della scuola (in Francia sono tornati in classe, noi studiamo il non ipotecabile, il futuro perché "siamo un modello", cribbio, e i nostri studenti sono rimasti a casa), ci saranno i turni, le lezioni il sabato e faranno quella didattica a distanza che ha già frantumanto l'immaginario dei bambini e degli adolescenti, naturalmente si farà lezione nei parchi (e una maestra a Prato che lo faceva è stata attaccata duramente dalla Cisl, gente sempre avanti, si capisce), nei teatri, nelle biblioteche, nei cinema, nei musei e essendo la Azzolina ministro, perché no, anche sulle nuvole e, rullo di tamburi, niente mascherina per i bambini sotto i 6 anni. Domanda sul taccuino: quando? Ah, dipende dal futuro, dal signor coronavirus, dalla Fortuna, dal superpremier Conte, forse da Casalino che in fondo è il più potente e lucido nel governo. Nel frattempo, in Francia, un paese confinante con l'Italia, Europa, pianeta Terra, succede che a scuola ci vanno, questa è un'aula a Strasburgo:

Così, mentre noi "studiamo" e alimentiamo gigantesche supercazzole (il plexiglas) e poi le facciamo sparire perché si tratta di enormi corbellerie, gli altri, quelli che non sono "un modello" (Conte dixit) come noi, cribbio, umilmente affrontano la realtà, "sperimentano", fanno la prova sul campo, l'unica possibile nella vita. Ci meritiamo tutto.
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La giornata alla fine è la solita storia italiana, arresti per corruzione e criminalità organizzata: 13 in manette, inchiesta sugli appalti nei trasporti Atm a Milano, 8 appalti per un valore di 150 milioni di euro; 10 boss arrestati in Sicilia, facevano i summit in gommone; naturalmente non manca il tragicomico, con la storia surreale dell'arresto di un 89 enne che si chiama Emilio Fede per evasione dagli arresti domiciliari (era andato al ristorante a Napoli con la moglie e aveva pure avvisato le autorità, ma in Italia le manette sono un fatto burocratico e lui così commenta: ""Sono annichilito, volevo festeggiare"). E la politica? Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti (qui sopra, nella foto d'apertura di List), ha lanciato un appello su Facebook agli alleati sul voto regionale e le alleanze: "Basta Tafazzi, serve unità, le destre combattono unite in tutte le Regioni, anche se all'opposizione sono divise". Ottimo, domanda per il Pd: che faranno con la candidatura di Virginia Raggi a Roma? Mistero. E per credere nei misteri ci vuole fede (e non è Emilio). Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Il balletto dell'Iva
Era così forte, così ben studiata, così compiuta l’idea di Giuseppe Conte di abbassare l’Iva, che è già defunta, ne hanno celebrato il funerale in corpore absenti. La bara era stata consegnata dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che aveva invitato il governo a pensare a una riforma fiscale ampia. Il Pd e e Italia Viva aveva già fornito le preghiere per accompagnare il feretro. Il Corriere della Sera stamattina trae le conclusioni sulla vicenda:

Conclusioni alle quali usando un po’ di logica si arrivava un minuto dopo le parole pronunciate da Conte nella fase “in Villa” e evaporate subito dopo nella fase “in Palazzo”. Dunque stamattina la grande proposta del premier è diventata una riduzione dell’Iva per un breve periodo, altra stupidaggine fiscale perché il commercio ho bisogno di regole certe, non diUna labirintite normativa. Abbassare l’Iva "per un breve periodo" il che presuppone che poi bisognerà alzarla di nuovo. Siamo sulle montagne russe, benvenuti al Luna Park del Fisco Improvvisato. All'avvocato (che fu del popolo) sfuggono decisamente i meccanismi dell'economia, egli ignora il fatto che non è cosa buona e giusta manipolare i prezzi con manovre fiscali avventurose, perché significa innescare uno squilibrio nella domanda nell’offerta, per cui un prodotto diventa oggetto di compravendita intensa per un dato periodo e poi improvvisamente ha un brusco calo nel futuro a causa degli aumenti (chiedere lumi al governo giapponese che manovrò maldestramente sull'Iva). Nel periodo di sconto su alcuni settori e categorie merceologiche i consumatori, fornitori, etc. potrebbero decidere di accumulare scorte, in questo modo le dinamiche dei prezzi e ne verrebbero fuori alterate. E i produttori disorientati. Non c'è domanda perché non c'è fiducia e per ricostruirla, la fiducia, servono scelte chiare e durature, non provvedimenti spot ai quali Conte si affida per surfare sulla crisi e far galleggiare il suo esecutivo. Un provvedimento di "breve periodo" (Conte dixit) fa piovere una domanda sul taccuino del cronista, è quella dell’uomo della strada, dei produttori, dei consumatori: cosa accadrà dopo? Non sapendo il prima, il governo non sa neppure il dopo. E infatti le parole del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sono quelle di uno a cui è stato suggerito da qualche alto papavero ministeriale di dire così, per non sfigurare: "Il taglio dell'Iva è solo uno strumento congiunturale". Quando si fa, come si fa, quanto durerà, per quali categorie c - cioè le uniche informazioni che contano - non affiorano dalle labbra di Gualtieri. Semplicemente per una sola ragione: non lo sa.
02
Zingaretti avvisa i Tafazzi
Nicola Zingaretti è un sommergibilista nato, quando c'è troppo casino in superficie, va in immersione rapida e non lo becchi mai. Poi ci sono i momenti in cui il segretario del Pd sale a quota periscopica e allaga le camere di lancio dei siluri, affinché tutti vedano che è pronto a sparare (poi non lo fa quasi mai). Oggi ha fatto la manovra giusta perché la maggioranza si sta incartando visibilmente e gli Stati Generali si stanno rivelando di giorno in giorno come il tentativo di Conte di comprare tempo che serve solo a lui e non all'azione di governo. Così Zingaretti prima su Facebook ha detto che sulle alleanze per le regionali si rischia di deragliare per assenza di spirito di compromesso (anche del suo partito), poi mentre visitava l'ospedale Spallanzani a Roma avvisa Palazzo Chigi: ci sono troppi dossier aperti, bisogna chiuderli. Partiamo dal social network, dice Zinga che "le alleanze intorno ai candidati sostenuti dal Pd sono le uniche che possono fermare le destre, il resto è l'eterno ritorno di vizi antichi di una degenerazione della politica personalistica e autoreferenziale. Tafazzi non è stato inventato per caso. Questa è la verita'". Zingaretti teme il centrodestra che per quanto bislacco e in cerca d'autore (e qualche programma credibile di governo) ha trovato un'intesa sui candidati alle Regionali, mentre in zona giallorossa è buio totale. Zinga "Da oggi le destre combattono unite in tutte le Regioni, anche se spesso all'opposizione sono divise. Per fortuna con candidati deboli, contestati e gia' bocciati in passato dagli elettori. Invece tra le forze politiche unite a sostegno del Governo Conte prevalgono i no, i ma, i se, i forse, le divisioni. Il motivo e' ridicolo: si può governare insieme 4 anni l'Italia ma non una Regione o un Comune perché questo significherebbe "alleanza strategica". Ridicolo!".
Sì, è ridicolo. Come lo sarebbe sostenere un domani la (ri)candidatura di Virginia Raggi a Roma dopo aver dipinto l'amministrazione pentastellata per quello che è: una rovina. Scurdammoce o' passato non è sempre possibile, dunque sia Zingaretti stesso a risolvere il problema aperto. A proposito di problemi aperti, ecco il secondo colpo del segretario: "Mi permetto di dire che la maggioranza dovrebbe chiudere dei capitoli aperti da troppo tempo. Lo hanno detto tutti, anche il presidente Conte, ma ora bisogna davvero chiudere, questo è legato alla rinascita italiana. Penso ad Alitalia, ad Autostrade o all'ex Ilva di Taranto. Questi sono i primi fatti concreti di vera ripartenza e di impostazione di una rinascita italiana. Non dimenticando mai che dal 1 luglio ci saranno meno tasse e che da settembre non ci sarà più il superticket". Bene il richiamo alla maggioranza, meno la dichiarazione sulle tasse, la pressione fiscale (guardare le tabelle del Documento di economia e finanza, aiuta) è sostanzialmente invariata. E i dati del post lockdown dicono che rischiamo grosso.
03
Rimbalza la manifattura (ma non l'occupazione)
Si vedono i primi segni di un rimbalzo della manifattura e dei servizi nell'Eurozona. Gli indici Markit Pmi sono nettamente migliori, ma attenti alle illusioni, permangono incertezze. In Germania l'indice Pmi composito è risalito a 45,8 punti giugno da 32,3 di maggio. L'indice Pmi manifatturiero è salito a 44,6 punti da 36,6 precedente e quello relativo ai servizi a 45,8 da 32,6. Rimbalzo anche in Francia con il Pmi composito che torna a segnalare un'espansione dell'attività risalendo a quota 51,3 dal 32,1 di maggio. Una fase di espansione economica è sopra i 50 punti. Vediamo il rimbalzo europeo nei grafici:

L'ascesa è notevole, ma non bisogna gioire troppo, i dati vanno considerati nella loro interezza, l'economia non è solo produzione. Occhio al dato sull'occupazione, guardate la curva:

Il rimbalzo dell'occupazione è modesto, le imprese non assumono perché non sanno a che ritmo e quanto durerà la ripresa, quanto e quando e se il coronavirus tornerà. Secondo Chris Williamson, economista di Markit, "ci vorranno tre anni perchè il Pil dell'Eurozona ritorni ai livelli pre-crisi dovuta al coronavirus", a destare preoccupazione maggiore è il mercato del lavoro "specialmente se nei prossimi mesi non vedremo una forte ripresa della domanda". Quanto al Pil, "nel corso del 2020 continuiamo quindi a prevedere un crollo di oltre l'8% e, nonostante ua ripresa durante il terzo trimestre, l'entità potrebbe presto affievolirsi". Siamo proiettati in un'era di realismo e lockdown mirati.
04
Il mattatoio tedesco

È quello che è successo in Germania (il paese che ha contrastato con più successo il coronavirus) dove è stato reintrodtto il lockdown nel distretto di Guetersloh, a causa del focolaio scoppiato nel mega mattatoio di Toennies. È la prima volta che accade e non sarà l'ultima, il virus circola e dobbiamo abituarci a una politica di lockdown circoscritti, si cerca così di evitare un secondo blocco totale dell'economia. Visti gli effetti del primo, sarebbe letale.
05
BoJo riapre il pub (ma non ritrova se stesso)
Tempi strani per Boris Johnson, stravincitore del voto a fine 2019, non ne aveva sbagliata una nel suo rally verso Downing Street, poi si è incasinato (anche la vita) nella gestione del coronavirus e adesso cerca di recuperare il terreno. Per sua fortuna i Laburisti non costituiscono una seria preoccupazione. Ora il Regno Unito prova a riaprire, BoJo ha annunciato poco fa in Parlamento la riapertura dal 4 luglio di ristoranti e pub. Aprono anche parrucchieri, palestre e campi da gioco all'aperto, cinema, musei, biblioteche e gallerie. Per ora resteranno chiusi palestre al coperto, piscine, centri benessere e piste da bowling. Distanziamento? Un metro (erano due e avrebbe impedito la riapertura dei pub, istituzione inglese, luogo della musica, dello sport e soprattutto rifugio quando anche Londra diventa un posto triste dove perdere i propri passi). Cose tristi? Matrimoni e funerali: presenza massima di trenta persone. Niente anarchia, dice il primo ministro: "Il Governo non esiterà a frenare la riapertura se necessario, anche a livello nazionale". Per BoJo non è proprio l'ora migliore, cover dell'Economist:

Johnson deve ancora ritrovare se stesso (lo shock del contagio del coronavirus sembra averlo cambiato), ci vuole tempo, ma il tempo è tiranno più che mai, viviamo in una società accelerata. Il premier ha realizzato la Brexit, ma una cosa è uscire (e con Bruxelles bisogna ancora decidere molte cose) e un'altra è entrare nei nuovi mercati come soggetto autonomo, senza la forza dell'Unione europea. La libertà non è mai gratis. E i giapponesi sono tipi tosti che hanno capito che BoJo ha bisogno di aiuto, è in uno stato di necessità. La condizione ideale per firmare buoni accordi. Banzai!
06
E Tokyo gli concede solo 6 settimane
Sei settimane. Questo è il tempo che il Giappone ha dato al Regno unito per firmare un accordo commerciale tra i due paesi. Così mentre negozia con l’Unione europea le condizioni finali di uscita della Brexit, si ritrova Con la pressione di Tokyo che chiede di fare in fretta, accordo commerciale più veloce della storia. Il Giappone gioca sull’incertezza inglese ovviamente, alle prese ancora con l’exit, A Downing Street nel frattempo cerchiamo nuovi spazi di espansione commerciale e sperano in un apertura del mercato giapponese. L’interesse reciproco ma la posizione più forte è quella di Tokyo.
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L'Oriente è croce e delizia, il problema è che l'Occidente non può fare a meno dei mercati asiatici. Ne sa qualcosa Trump che deve trattare con Xi Jinping e tenere a bada (Trump che tiene a bada qualcuno, incredibile) lo spirito incendiario di Peter Navarro.
07
Trump tra Cina e Russia. Navarro e Bolton
Primo problema: Peter Navarro. Quando il consigliere economico di Trump, un falco del commercio estero dice che i negoziati commerciali con la Cina stanno deragliando, tutti drizzano le antenne, i mercati si preparano a virare in rosso. Poi arriva un tweet di Trump che contraddice Navarro e rimette Wall Street in carreggiata. Twitter è un acceleratore degli indici della borsa americana, veicola informazione buona e cattiva che influenza i mercati. I social hanno cambiato anche il modo di fare trading, l’hanno reso ancora più insicuro E selvaggio.
Secondo problema: John Bolton. È uscito oggi il suo ultimo libro dove tra le tante cose più o meno importanti e interessanti sostiene che Trump criticò le sanzioni contro la Russia con "lamentele e rimostranze prolungate". Come abbiamo detto ieri, c'è un Trump pubblico (che sosteneva le sanzioni alla Russia) e un The Donald privato (che le voleva far terminare). Non c'è nessuna sorpresa, questa è la politica, e se andiamo dietro le quinte in Italia troverete ben pochi in privato a sostenere che le sanzioni alla Russia abbiano funzionato davvero. Putin resta il miglior stratega su piazza.
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A proposito di strategia e politica estera. Abbiamo una domanda: cosa sta facendo l'Italia in Libia? Di visibile niente, quanto all'invisibile, siamo in attesa che si materializzi, perché nel frattempo la Libia appare persa, una preda che si stanno spartendo Putin e soprattutto Erdogan. L'unico che ha avuto il coraggio di dire che Ankara fa "un gioco pericoloso" è il presidente francese Emmanuel Macron. E la Turchia ha risposto.
08
Sempre cose turche in Libia
Erdogan è un tipaccio, cammina sul filo del rasoio, conta sul fatto che tiene in pugno l'Europa con il rubinetto dell'immigrazione, che a Trump in fondo una Turchia che pencola tra Oriente e Occidente va bene e poi ora non c'è tempo per occuparsi della partita a scacchi nel Mediterraneo Orientale. Così alle accuse di ieri di Macron la Turchia replica con le stesse parole: "La Francia ha una grande responsabilità nel caso in cui viene trascinata la Libia sostenendo strutture illegali per anni, e quindi è proprio la Francia a fare un gioco pericoloso in Libia", ha affermato il ministero degli Esteri turco.
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Come chiudiamo questo numero di List? Con il finale che avevamo lasciato aperto. Ecco, come si chiude? Con una foto di Voltaire.
09
Voltaire imbrattato e la parabola di Robespierre

Siamo a Parigi, la vernice rossa sulla statua di François-Marie Arouet, noto con il nome di Voltaire ci mancava. Uno scrittore dell'Illuminismo, un nemico dell'oscurantismo della Chiesa di allora, un difensore della libertà di parola, di culto. Il campione perfetto per i sedicenti progressisti della "cancel culture", se non fosse che proprio quel Voltaire investì nella Compagnia delle Indie, impegnata nella tratta degli schiavi, e dunque anch'egli da bandire, cancellare, non adatto a un salotto radical chic (sto rileggendo Tom Wolfe, sublime il pezzo dove descrive il cocktail in casa del compositore Leonard Bernstein, a New York, con ospiti le Black Panters) del nostro meraviglioso tempo in cui tutti sono connessi con il niente. Siamo tranquilli, perché di questo passo non resterà nessuno.
Ci sono libri che ritornano. Georg Büchner scrisse un formidabile testo, la parabola perfetta di questa storia ne La morte di Danton:
Ecco le parole di Danton prima di essere arrestato e ghigliottinato su ordine di Robespierre:
Io non capisco la parola punizione. Tu, con la tua virtù, Robespierre! tu non hai preso denaro, tu non hai fatto debito, non hai dormito con una donna, hai sempre portato un vestito decente, non ti sei mai ubriacato. Robespierre, sei di una rettitudine rivoltante. Io mi vergognerei di correr per trent’anni fra cielo e terra sempre con la stessa filosofia morale, solo per il gusto di trovare gli altri peggiori di me. Ma non c’è dunque niente in te che qualche volta, sottovoce, segretamente, ti abbia detto: «Tu menti, menti!»?
Robespierre farà poi la stessa fine di Danton. Sarà ghigliottinato. La rivoluzione mangia i suoi figli.