23 Febbraio

Juncker serve a Berlusconi il piatto del voto utile

Le dichiarazioni del presidente della Commissione europea sul "nessun governo operativo" in Italia dopo il voto agitano i mercati. Berlusconi prova a capitalizzare il timore dell'instabilità e lancia il rush finale della campagna elettorale sul voto utile.

Siamo tornati ai tempi della nota politica serale, un appuntamento fisso nell'era "antica" dei giornali. In questi giorni è quanto mai utile tornare alla "tradizione" del giornalismo perché la confusione è grande e i fatti accumulati trovano un loro esito logico solo a quest'ora. Il punto nave di questa giornata ha un nome, un cognome e una carica istituzionale: Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea.

La puntualità è uno dei pregi di Juncker. Quando ci sono le elezioni da qualche parte nel mondo lui interviene. Qualche volta le cose vanno in direzione contraria rispetto a quello che lui auspica. Era contro la Brexit. Ha perso. Era ostile a Trump. Ha perso. Con Macron ha tirato un sospiro di sollievo e a un certo punto ha sperato che la Germania sistemasse la partita con i movimenti euroscettici per aprire una nuova stagione europeista. Ma proprio dalla Germania poi è arrivata la battuta d'arresto e con Angela Merkel azzoppata Juncker ha perso la forza che aveva riacquistato dopo il voto di Parigi. Una cosa è certa, ogni volta che parla, il vivace presidente della Commissione Ue lascia un segno. Juncker ha gestito per anni il Lussemburgo, ombrello fiscale dei titani, è uomo di mondo e non rinuncia mai a dire la sua. Si vota in Italia? Juncker parla. E che dice? Cose da Juncker, mica camomilla: "Dobbiamo prepararci per lo scenario peggiore e il peggior scenario potrebbe essere nessun governo operativo". Secondo Juncker i risultati delle elezioni in Italia, insieme a altri elementi di incertezza, potrebbero provocare "una forte reazione dei mercati finanziari. Non mi faccio illusioni sull'Europa, meglio non essere troppo ottimisti". Juncker guarda il calendario degli appuntamenti, non parla sulle nuvole, sa che nella prima settimana di marzo può accadere di tutto: gli iscritti del partito socialdemocratico tedesco, la Spd, votano il referendum...


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