25 Luglio
Kamala può vincere?
Trump è il favorito che può perdere, questo è il punto che viene dimenticato. Il record elettorale della Vicepresidente è inesistente, ma The Donald non può condurre una campagna come se ci fosse Biden in pista. Narcisismo, fallimenti, numeri, storia e futuro della corsa pazza
Dove si fanno i giochi? Nel Nuovo Mondo che ha qualche problema di invecchiamento. Joe Biden ieri ha «spiegato» (parola eccessiva) il suo ritiro, mentre il premier israeliano Bibi Netanyahu durante la sua visita a Washington e il suo intervento al Congresso ha dato a noi tutti l’occasione di scoprire meglio a che punto è la notte nel Grande Paese: metà dei deputati democratici ha disertato l’appuntamento istituzionale, Kamala Harris s’è dileguata e Biden... vedremo oggi l’incontro tra i due, mentre legioni di fanatici mascherati con la kefiah hanno invaso la capitale, bruciato la bandiera degli Stati Uniti, scritto il nome di Hamas sui monumenti, issato la bandiera palestinese al posto di quella americana. Il problema islamista in casa, la chiamavano America.
E poi attenti all’economia, come sempre pronta al boom e allo sboom, un ciclo continuo di esaltazione e depressione: ieri il Nasdaq e l’indice S&P 500 hanno registrato i peggiori cali percentuali giornalieri dal 2022, gli investitori hanno venduto i titoli tecnologici dopo i deludenti risultati del secondo trimestre. Le azioni di Tesla sono scese di oltre il 12% mercoledì, il giorno prima l'azienda di Elon Musk ha registrato un calo del 45% dell'utile netto. Anche i ricavi pubblicitari di Alphabet derivanti da YouTube sono stati inferiori alle stime. Mettete in conto la guerra commerciale con la Cina che potrebbe frenare il mercato dei microchip e il gioco diventa quello di bucare il pallone.
Washington, 24 luglio 2024. Studio Ovale, Casa Bianca. Joe Biden annuncia le ragioni del suo ritiro (Foto: Epa).E la presidenza degli Stati Uniti? Questa cosa mitica che nei film batte i cattivi, sorveglia il mondo sull’Air Force One e quando c’è un problema manda al galoppo il Settimo Cavalleggeri? Arrivano i nostri, si diceva, ma chi sono i nostri? E cosa è...
Dove si fanno i giochi? Nel Nuovo Mondo che ha qualche problema di invecchiamento. Joe Biden ieri ha «spiegato» (parola eccessiva) il suo ritiro, mentre il premier israeliano Bibi Netanyahu durante la sua visita a Washington e il suo intervento al Congresso ha dato a noi tutti l’occasione di scoprire meglio a che punto è la notte nel Grande Paese: metà dei deputati democratici ha disertato l’appuntamento istituzionale, Kamala Harris s’è dileguata e Biden... vedremo oggi l’incontro tra i due, mentre legioni di fanatici mascherati con la kefiah hanno invaso la capitale, bruciato la bandiera degli Stati Uniti, scritto il nome di Hamas sui monumenti, issato la bandiera palestinese al posto di quella americana. Il problema islamista in casa, la chiamavano America.
E poi attenti all’economia, come sempre pronta al boom e allo sboom, un ciclo continuo di esaltazione e depressione: ieri il Nasdaq e l’indice S&P 500 hanno registrato i peggiori cali percentuali giornalieri dal 2022, gli investitori hanno venduto i titoli tecnologici dopo i deludenti risultati del secondo trimestre. Le azioni di Tesla sono scese di oltre il 12% mercoledì, il giorno prima l'azienda di Elon Musk ha registrato un calo del 45% dell'utile netto. Anche i ricavi pubblicitari di Alphabet derivanti da YouTube sono stati inferiori alle stime. Mettete in conto la guerra commerciale con la Cina che potrebbe frenare il mercato dei microchip e il gioco diventa quello di bucare il pallone.
Washington, 24 luglio 2024. Studio Ovale, Casa Bianca. Joe Biden annuncia le ragioni del suo ritiro (Foto: Epa).E la presidenza degli Stati Uniti? Questa cosa mitica che nei film batte i cattivi, sorveglia il mondo sull’Air Force One e quando c’è un problema manda al galoppo il Settimo Cavalleggeri? Arrivano i nostri, si diceva, ma chi sono i nostri? E cosa è diventata la Casa Bianca?
Prima era un vecchio che doveva levarsi di mezzo in fretta, un refuso della storia, smemorato e decadente; poi è diventato l’eccezionale Presidente, quello che ha cambiato la storia e via con una serie iperbolica di aggettivi che Ugo Tognazzi avrebbe serenamente catalogato alla voce «supercazzole». Lei, la Vicepresidente, prima era un errore colossale, scelta perché donna e nera e non perché capace di fare il suo lavoro, fallimentare nell’esecuzione dei compiti che le erano stati assegnati (niente meno che la supervisione della politica migratoria, esito disastroso), ideologica fino all’autolesionismo; poi è stata lanciata come Wonder Woman, un genio, una che in meno di 24 ore era già in testa nei sondaggi, quella che avrebbe dato il colpo del ko a Trump e ai repubblicani, ma che scriviamo, al mondo intero.
Washington, 22 settembre 2022. Studio Ovale, Casa Bianca. Kamala Harris e Joe Biden (Foto: Casa Bianca).La storia surreale del «golpetto» della Casa Bianca, il cambio in corsa per problemi di decadimento senile, ci insegna molte cose: la prima, è che la politica americana ha regole spietate e tra queste c’è che puoi restare Presidente con la menzogna (sulle sue condizioni di salute), ma poi finire la tua carriera nell’umiliazione (che ti sei cercato, va detto); la seconda è che la «macchina» del consenso del Partito democratico (che non ha rivali nel mondo) è un caterpillar che travolge tutto, anche la democrazia americana, dunque Biden è finito nel bidone, ma resta alla Casa Bianca con Kamala che di fatto viene presentata al mondo come «acting President», per essere più chiari: il vecchio è andato, fa tutto la signora, candidata, Commander in Chief, è perfino un asso in cucina, avvisa il New York Times che dopo aver pugnalato Joe ora suona la tromba per Harris. Tutto imbarazzante, perfino preoccupante se ti ricordi per un solo attimo che stiamo parlando della prima potenza mondiale che oltre mille bombe atomiche, ma non bisogna esagerare con l’ansia, c’è sempre un lato comico nella tragedia. E infatti si ride e si capisce che c’è un lato grottesco in questa incredibile sequenza di fatti sull’orlo del burrone: un ex Presidente che sfugge a una pallottola non si sa per quale intervento divino (i laicisti in osteria sono per la tesi agnostica della botta di...) e sembra lanciato verso la vittoria; un Presidente in carica che non sa dove va, non sa cosa dice, legge sullo schermo i suoi discorsi, si muove nei corridoi con il telecomando dello staff, viene allontanato, si chiude in casa, dice che noi e poi no, lui resta e vincerà, lui prende il Covid mentre quell’altro con il cappellino rosso sfugge alla Vedova Nera, tutto il mondo ride, Nancy Pelosi s’incazza e lo caccia, lui sparisce, ricompare in tv come se niente fosse e dice che «è il momento di passare il testimone».
Non c’è sceneggiatura che tenga, qui siamo al meglio di Hollywood, è il fantastico mondo dei Democratici e i Repubblicani non saranno mai capaci di arrivare a tanto, è gente che pensa ancora all’America operaia, alla terra di mezzo che non è quella verticale di New York e scollinante verso l’oceano di San Francisco, quelli del Maga sono un altro Paese che i colti, carini, intelligenti, iscritti al club dello slow food, non capiscono, anzi odiano. E dunque fatto il golpetto, ecco Kamala in testa ai sondaggi. Ma ora, sul serio, può vincere? E perché non potrebbe? Nel 2020 un già zombificato Biden fece strike senza neppure muoversi da casa, in piena emergenza Covid i dem trasformarono la campagna presidenziale in un set del cinema, mentre quell’altro girava l’America, povero illuso, e non vedeva che il voto si sarebbe deciso per posta e per tribunale. Ecco perché Trump può perdere, perché il suo fiuto politico si ferma di fronte al banale, non riconosce che possono fargliela sotto il naso (è già successo e ancora non si rende conto che è colpa sua), viene regolarmente battuto dalla sua vanità, ha un sistema operativo che viene hackerato dal narcisismo. E infatti il cambio volante dell’avversario lo ha spiazzato, c’è Kamala ma il tono del suo discorso è sempre come se ci fosse da battere Biden.
Questo è il vero punto debole di Trump, improvvisare sempre e non avere un canovaccio da seguire, dimenticare che ci sono cose che l’elettore indeciso, quello che non va ai suoi rally ma non vuole votare le follie democratiche, vuole sentire e lui invece non dice perché quando vede la folla si fa guidare dagli istinti (che sono ricchi di intuizioni, sia chiaro), non perché non esistano cose da rivendicare e proiettare in avanti, ma perché Donald è di base e altezza un enorme casinista di talento, uno che capisce cosa vogliono in tavola gli americani e poi scorda il menu nella cucina del ristorante. Daniel Henninger sul Wall Street Journal ricorda che The Donald dopo lo sprofondo di Biden poteva affondare il colpo del ko: «Tutto ciò che doveva fare era pronunciare un discorso di accettazione da statista e intascare le elezioni, con o senza Biden in gara. Invece, una volta superate le parole commoventi sull'attentato alla sua vita, Trump ha pronunciato un discorso di circostanza, logoro e tortuoso. Dopo tutti i suoi travagli, le controversie e le guerre con i democratici, questa era l'occasione per mostrarsi all'intero Paese come presidente. Invece ha dato loro qualcosa di familiare: Trump». Ecco, quello lo conosciamo, nel bene e nel male. Gong. Per chi suona la campana?
Kamala non è il fenomeno che si racconta - era candidata alle presidenziali e uscì disastrosamente prima del voto in Iowa nel 2019 - è un'estremista che flirta con gli "utili idioti di Hamas", in Pennsylvania con le sue parole contro l'estrazione di petrolio stava per provocare la sconfitta di Biden, si presenta come uno sceriffo che metterà in galera Trump, tutto questo non solo non basta ma può respingere gli elettori come l'aglio un vampiro, eppure la signora Harris è un elemento di novità che rischia di far apparire Trump come uno che non ha niente di nuovo da proporre agli americani. E il problema - come ribadisce Henninger - è che «se Trump non è stato in grado di presentare un solido discorso di 60 minuti a favore della sua candidatura, non c'è motivo di aspettarsi che lo farà nella prossima campagna elettorale». A lei basta perfino solo ridere e dire due parole senza fare troppo casino, ma il candidato vero è lui, Donald è quello che deve convincere gli indecisi, che altrimenti non voteranno e alla fine favoriranno la vittoria di Kamala per insufficienza di prove (a favore) di Trump. Complicato? Certo, questo è il bello della politica americana. In ogni caso, Trump è ancora forte negli Stati chiave, ecco la Pennsylvania:
E questa è la Georgia:
Resta il problema, la strategia. Un ex Presidente che ha un eccezionale record economico durante i suoi anni alla Casa Bianca e non ne parla, ha un problema con il racconto della sua candidatura. Trump potrebbe vincere comunque e perfino sorprenderci con un discorso compiuto, con i numeri messi in fila e i concetti chiari, una linea politica, ma come è già accaduto nel 2020, c’è un rumore nell’ingranaggio trumpiano, è la ripetizione dell’uguale che per un politico è letale. Quattro anni fa gli costò la Casa Bianca che avrebbe conquistato di slancio con un po’ di attenzione, contro un candidato fantasma, senza carisma, un brocco elettorale che fallì nel 1984, nel 1988, nelle primarie del 2008 dove arrivò sesto e poi fu ripescato come Vicepresidente dal vincitore Barack Obama, per poi ripetere il format nel 2012 e fare bingo contro Trump nel 2020 per un magheggio virulento della storia. Il problema del voto americano dunque non è se Kamala può vincere, è che Trump può perdere. Se vince, batte se stesso.
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legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.