31 Luglio
La barca non va. Il Pil dell'Italia come 23 anni fa
Effetto coronavirus. Istat: la variazione del Pil per il 2020 è pari a -14,3%. Per il Centro Studi Promotor "il Pil italiano tornerebbe indietro di 23 anni, scendendo a quota 1.440 miliardi, cioè allo stesso livello degli anni 1996-1997". Economia della pandemia, la produzione americana crolla, le Big Tech guadagnano. Che fare con il dominio dei giganti della Rete? Immigrazione e processo a Salvini, conseguenze inattese, battaglia per il consenso e l'autunno che verrà
Che succede? La giornata italiana ha un solo titolo in prima: Salvini a processo. Il momento più importante ieri è scoccato alle 18.20 e siamo sempre al come prima più di prima, dunque Matteo Salvini sarà processato per il caso della nave Open Arms. Il Senato ha detto sì all'autorizzazione a procedere per l'ex ministro dell'Interno. Conseguenze? Molte, alcune decisamente impreviste, come vedremo.
Sul fronte estero le notizie arrivano dall'America, dati terribili per il Pil (un -32,9% che è il record negativo dal dopoguerra), cattive notizie per Trump (che suggerisce un rinvio del voto, ma è solo tattica elettorale) e risultati eccezionali in tempo di pandemia delle società Big Tech, tutto il giorno dopo l'audizione dei nuovi padroni del mondo di fronte al Congresso. Partiamo da qui, perché queste sono le cose che contano in un mondo in piena rivoluzione.
La notizia fresca (e rovente) è il crollo del Pil nel 2020 ( -14,3% in assenza di variazioni nei prossimi due trimestri), che fa il paio con quello di altre economie. La ripresa resta lenta, a U, con l'ombra di una seconda ondata del coronavirus. Sono dati che pioveranno nel corso della giornata e danno il quadro reale della situazione. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Partiamo da qui, allacciate le cinture. Seguite il titolare di List.
01
Il crollo del Pil nel 2020
La variazione acquisita del Pil per il 2020 è pari a -14,3%. È il dato pubblicato dall'Istat, cosa significa? È il valore annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nel III e IV trimestre. Secondo l'Istat siamo in presenza del valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell'attuale serie storica: il calo è stato del 12,4% congiunturale cioè rispetto al I trimestre, e del 17,3% in termini tendenziali cioè...
Che succede? La giornata italiana ha un solo titolo in prima: Salvini a processo. Il momento più importante ieri è scoccato alle 18.20 e siamo sempre al come prima più di prima, dunque Matteo Salvini sarà processato per il caso della nave Open Arms. Il Senato ha detto sì all'autorizzazione a procedere per l'ex ministro dell'Interno. Conseguenze? Molte, alcune decisamente impreviste, come vedremo.
Sul fronte estero le notizie arrivano dall'America, dati terribili per il Pil (un -32,9% che è il record negativo dal dopoguerra), cattive notizie per Trump (che suggerisce un rinvio del voto, ma è solo tattica elettorale) e risultati eccezionali in tempo di pandemia delle società Big Tech, tutto il giorno dopo l'audizione dei nuovi padroni del mondo di fronte al Congresso. Partiamo da qui, perché queste sono le cose che contano in un mondo in piena rivoluzione.
La notizia fresca (e rovente) è il crollo del Pil nel 2020 ( -14,3% in assenza di variazioni nei prossimi due trimestri), che fa il paio con quello di altre economie. La ripresa resta lenta, a U, con l'ombra di una seconda ondata del coronavirus. Sono dati che pioveranno nel corso della giornata e danno il quadro reale della situazione. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Partiamo da qui, allacciate le cinture. Seguite il titolare di List.
01
Il crollo del Pil nel 2020
La variazione acquisita del Pil per il 2020 è pari a -14,3%. È il dato pubblicato dall'Istat, cosa significa? È il valore annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nel III e IV trimestre. Secondo l'Istat siamo in presenza del valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell'attuale serie storica: il calo è stato del 12,4% congiunturale cioè rispetto al I trimestre, e del 17,3% in termini tendenziali cioè rispetto al II trimestre del 2019. Serve altro? Un commento del Centro Studi Promotor, analisti che hanno il polso del mercato dell'auto (in profondo rosso) e fanno i conti con la realtà, lasciamo siano loro a dipingere il quadro.
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Con il pesantissimo calo del primo trimestre 2020, (-5,3%) che aveva fatto seguito alla contrazione dello 0,2% registrata nel quarto trimestre 2019, il Pil italiano era entrato in recessione tecnica. Con l’ancor più pesante calo che emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat (-12,4% nel secondo trimestre 2020 sul trimestre precedente) l’Italia entra clamorosamente in recessione conclamata. È facile prevedere che l’andamento del secondo semestre dell’anno sarà ancora negativo, ma non è certo impresa facile ipotizzare l’entità del calo dell’intero 2020. Secondo l’ultima stima della Commissione Europea la contrazione di quest’anno dovrebbe essere dell’11,2% e sarebbe il calo più pesante registrato dal Pil nella storia dell’Italia unita dopo quelli del 1943 e del 1944. Il Pil italiano (a prezzi costanti 2010) tornerebbe indietro di 23 anni, scendendo a quota 1.440 miliardi, cioè allo stesso livello degli anni 1996-1997.

Come mostra il grafico, negli ultimi 30 anni il Pil italiano in euro 2010 è passato da quota 1.327 miliardi del 1990 a quota 1.687 miliardi nel 2007 per sprofondare poi nel 2013 a 1.541 miliardi (livello uguale a quello del 2000), per recuperare quindi fino a 1.621 nel 2019 e sprofondare di nuovo nel 2020 fino al livello di 23 anni fa. E’ del tutto evidente – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che per superare questa difficilissima situazione il nostro Paese ha bisogno di interventi, non solo immediati ma anche radicali ed incisivi. Anche ammettendo che il crollo dovuto alla pandemia da Coronavirus potesse essere colmato in tempi ragionevolmente brevi, rimarrebbe sempre da recuperare il ritardo che già nel 2019 vi era rispetto al 2007, ritardo che segna una pesante interruzione nel percorso secolare di crescita del Pil italiano ed anche una drammatica anomalia rispetto alle altre economie avanzate che hanno superato in pochi anni la crisi del 2008 per continuare poi a crescere fino alla battuta d’arresto del 2020.
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Attenzione all'andamento dei prezzi è un indicatore che segnala lo stagnazione dell'economia. L'inflazione resta negativa a luglio per il terzo mese consecutivo, come non accadeva da maggio 2016. Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e dello 0,3% su base annua (da -0,2% del mese precedente). Rallentano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,1% a +1,5%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto registrano una variazione tendenziale nulla (da +0,1%). Serve altro? Dobbiamo completare il nostro giro di giostra sull'economia, Wall Street ieri notte ci ha dato un saggio di come si è trasformata l'economia in tempo di pandemia.
02
Il Pil americano crolla, le Big Tech guadagnano
I nuovi padroni del mondo hanno battuto le stime degli analisti e superato senza problemi l'audizione al Congresso. In 48 ore abbiamo avuto la prova delle supremazia delle società big tech nella contemporaneità. L'economia affonda, Google, Amazon, Facebook e Apple superano l'ostacolo della pandemia migliorando i conti e in ogni caso superando le previsioni del mercato. Quattro flash:
- Amazon ha messo a segno risultati stellari, il lockdown ha fatto impennare le vendite, il lavoro a distanza ha aumentato la crescita del cloud computing. Jeff Bezos è sempre più ricco.
- Alphabet, la casa madre di Google, per la prima volta da quanto è quotata, ha un calo di fatturato trimestrale anno su anno. A soffrire è la raccolta pubblicitaria di Google. In ogni caso i risultati sono migliori di quelli previsti dagli analisti.
- Facebook ha registrato un altro balzo dei ricavi grazie all'aumento dell'attività degli utenti online (sempre effetto lockdown, il restate a casa che si risolve in una dimensione virtuale), ma il suo tasso di crescita dei ricavi ha rallentato e la società ha avvisato il mercato che la crescita nel prossimo futuro sarà moderata.
- Apple è andata meglio del previsto, perfino in piena pandemia le vendite trimestrali sono salite con un +11% . Il film è anche in questo caso quello di una vita da lockdown: forte domanda di applicazioni e di dispositivi per il lavoro da casa, il business dell'iPhone non si ferma mai.
Tutto questo è successo con l'epidemia del coronavirus che sta sconvolgendo l'America, il crollo del Prodotto interno lordo più grave dal 1947. Siamo tutti dentro lo schermo, ma là fuori c'è una cosa chiamata vita reale. Tutto questo è successo 24 ore dopo le audizioni dei padroni del mondo di fronte al Congresso. E non è solo una questione di commercio, di fatturato, di posizione dominante, di antitrust. Dietro e davanti, sopra e sotto i titani di Internet c'è la spada nella roccia, il gioco per la conquista del potere. Chi comanda in America? Chi influenza il mondo? È più potente Trump o Zuckerberg?
03
I nuovi padroni del mondo
La sfilata (virtuale, erano tutti in videoconferenza) dei nuovi padroni del mondo è andata come abbiamo anticipato: difesa dell'oligopolio, grande retorica sull'America. Sintesi: Dollaro e Patria. Mark Zuckerberg, Sundar Pichai, Jeff Bezos e Tim Cook hanno detto che sono figli straordinari dell'eccezionalismo degli Stati Uniti, ma il problema resta: le Big Tech hanno un potere smisurato, fatto di tecnologia della sorveglianza, influenza e leva finanziaria. Facebook, Google, Amazon e Apple sono potenze transnazionali in grado di curvare lo spazio in cui viviamo con il pervasive computing e la comunicazione. Sono oligopoli che in una logica di libero mercato e concorrenza non dovrebbero stare in piedi come giganti che divorano tutti, dunque l'azione della commissione Antitrust ha una logica, ma il problema è che i titani della Rete sono più avanti della politica, sfuggono alle sue regole e, anzi, la plasmano.
Tra i Repubblicani e i Democratici c'è un solo punto d'accordo, un non detto e purtroppo non risolto: queste aziende sono un problema politico, non solo di mercato. Perché sono diventate indispensabili per fare politica, sono la politica vista, percepita, raccontata (e questo ne spiega il basso livello, sempre più rasoterra) perché decidono che cosa è vero e che cosa è falso, perché la distanza tra il vero e il falso quando circola sulla Rete non è più netta ma si sovrappone, diventa Blur, una sfocatura dove tutto è (im)possibile. Blur è il titolo di un libro che racconta questo mondo di de-formazione:
I fatti vanno verificati. E per farlo serve mestiere. Il nostro, il giornalismo di qualità. La nostra società si nutre di cibo spazzatura, vero e virtuale. Quello che va sulla bacheca di Facebook può significare l'ascesa o la caduta di un politico, perché le pratiche commerciali, gli algoritmi, il software, oggi sono elementi in grado di dare un colpo avanti o indietro, influenzare il risultato finale, il chi vince e chi perde in una campagna elettorale. Non è per forza il fattore decisivo, ma senza inesorabilmente non esisti. E se pensate che le tv rilanciano quello che succede sui social perché hanno in gran parte rinunciato alla missione di far vedere la raeltà... Questi sentimenti di preoccupazione, frustrazione - e grande timore - sono comuni nelle due grandi famiglie politiche americane, un raro caso in cui l'Elefantino e l'Asinello vanno d'accordo. Ma tutto si ferma qui, all'idea. Manca per ora l'azione.
Mark Zuckerberg è il soggetto che ha avuto più domande durante l'audizione, si capisce. Il suo social network è quello degli anziani e in un Occidente senile e un'America da anni d'argento, Facebook pesa sugli orientamenti politici, la scelta del candidato da votare. Tim Cook, il Ceo di Apple, è quello che ne ha avute meno, non ha un briciolo del carisma di Steve Jobs (che avrebbero sommerso di domande), è un grande capo azienda, ma il suo personaggio come star e guida dell'immaginario non esiste. Apple è l'azienda che con il sistema iOS tiene sotto stretto controllo l'accesso al mercato di nuove imprese, determina la fortuna o la fine di un'idea. Quanto a Google e Amazon, il primo è il monopolio nel motore di ricerca, il secondo è il monopolio del carrello online globale, siamo di fronte a due superpotenze che nessuno può battere, sono un privato (e in gran parte inaccessibile) monopolio americano proiettato nel mondo.
04
L'America da Vanderbilt a Bezos
I padroni del digitale si sono sostituiti ai padroni del vapore, sono la nuova ferrovia dove corre alla cieca il treno del presente che un minuto dopo è già passato, con i loro strumenti hanno stravolto lo scenario americano per sempre. Ogni epoca produce i suoi super-ricchi che ne plasmano la forma e la sostanza. Ieri l'America ha vissuto l'epoca "di Carnegie e l'acciao, Rockefeller e il petrolio, Vanderbilt e le ferrovie". Oggi è il turno di "Sergey Brin, Larry Page e il motore di ricerca, di Jeff Bezos e l'e-commerce, di Mark Zuckerberg e il social network", di Bill Gates e Microsoft, dell'icona di Jobs incorporata nel design spaziale della sede, una navicella nella Silicon Valley, alieni.

Come sono atterrati tra noi gli alieni? Guardate qui, sono alcune slide di un'analisi del 2017 di Bruce Mehlman, lobbista a Washington, un esperto di battaglie politiche:

L'economia dell'età dell'oro è un calo del peso dell'agricoltura e l'ascesa della manifattura; la nostra era è un calo della manifattura e l'ascesa dei servizi, la smaterializzazione è in corso, la delocalizzazione della produzione è un fatto. Conseguenze: crisi finanziarie (quello non mancano mai, ma sono di diversa intensità e impatto, sono iperconnesse), la globalizzazione con i suoi vincenti e perdenti, la legislazione che come abbiamo visto non riesce a stare al passo della rapida trasformazione, la digitalizzazione sfugge per vocazione alla restrizione della norma. Altro punto:

Dalla bombetta di Carnegie al papillon di Bezos, dal bianco e nero al colore, dagli sguardi severi ai sorrisi di una (in)felicità in pixel, dalla cravatta di Rockefeller alla maglietta di Zuckerberg. Ieri dominavano i padroni dell'acciaio, del petrolio, delle ferrovie, oggi è il momento della pubblicità online, del commercio elettronico e del cazzeggio. Ieri Carnegie Steel Company, Standard Oil e New York Centrale System, oggi Google, Amazon, Facebook e tutti gli altri titani della Rete. Francamente, non abbiamo fatto tutti questi passi avanti, perché senza l'acciaio, il petrolio e la ferrovia non c'è ieri e neppure oggi, il digitale è una sovrastruttura, ma le fondamenta restano quelle del Novecento. Il problema è che quella sovrastruttura è diventata una prigione dell'anima, un deviatore automatico della psiche, un'abitudine che è l'eroina in vena del nostro presente, un farmaco che stordisce e annebbia la comprensione. Effetti politici? Eccoli:

Stati Blu e Rossi sempre più separati, le coste sono democratiche, l'America di mezzo è repubblicana, i candidati sono sempre più ricchi perché le campagne elettorali hanno costi d'accesso esorbitanti e i nuovi mezzi di comunicazione semplificano e banalizzano il messaggio politico fino a ridurlo a slogan sensazionali. Dal telegrafo ai social il salto è quello della confusione totale, della bugia come standard della politica.
Mentre i soliti pochi diventano sempre più ricchi, i partiti si dividono, si flagellano, sono schiavi dei follower senza riuscire più a essere influencer. Trump di fronte a tutto questo che fa? Non è un tipo che si pone interrogativi da politologo, agisce, risponde, confonde con la sua politica (si potrebbe rinviare il voto ma non lo voglio, l'ho detto, ma non proprio così) che aveva annunciato nella campagna elettorale del 2016: riforma fiscale, dazi, America First.
I nuovi padroni del mondo a loro volta fanno il loro gioco retorico: Dollaro e Patria. Quasi tutti liberal (tra i grandi della Silicon Valley fa eccezione Peter Thiel, l'inventore di PayPal, che ha una cultura conservatrice, di cui consigliamo a chi vuol fare impresa e comprenderne le basi contemporanee il libro Zero to One), i fondatori e manager delle grandi aziende della Rete nel 2016 quando Trump vinse le elezioni dichiararono il lutto planetario e comunicarono urbi et orbi che avrebbero lasciato l'America: sono rimasti tutti al loro posto, sempre liberal e sempre più ricchi. In pubblico parlano male di Trump, in privato si disperano per il nulla di Biden. In pubblico dicono che Trump è una sciagura, in privato fanno soldi con il governo americano che consente loro di cavalcare nel regno dell'oligopolio.
Le audizioni non condurranno per ora a nessun esito concreto, ma i problemi sono noti e si tratta solo di dare un seguito alla domanda sul taccuino: che fare? Nel 1911 l'Antitrust americano intervenne per smembrare l'impero di Rockefeller, la Standard Oil. La compagnia petrolifera era un conglomerato che aveva ramificazioni e interessi ovunque, una sentenza passata alla storia dell'antitrust decise di porre fine al gigantismo e la divise. Oggi il problema si pone con i nuovi padroni del mondo, ieri di fronte ai membri del Congresso sembravano agnelli, in realtà sono leoni.
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Cosa facciamo ora? torniamo in Italia, tutti i titoli della prima pagina sono per Salvini alla sbarra. Noi siamo questo e per questo non trasformiamo il mondo, lo subiamo.
05
Il Processo
No, non c'è Kafka, non c'è niente di letterario, siamo alla pessima prosa della politica italiana. Salvini alla barra. Conseguenze? Sul piano giudiziario le vedremo. Il processo è surreale, come ha scritto stamattina sul Messaggero l'ex magistrato Carlo Nordio siamo di fronte a un mistero buffo: "La politica dicono sia l'arte del possibile e dell'impossibile, che non abbia né cuore né viscere e, stando agli americani, insegni a rubare dalle tasche degli orfanelli quando ci si china a baciarli. Detto ciò, riuscirebbe comunque difficile spiegare a un osservatore disinteressato il copione da essa seguito per mandare a giudizio Matteo Salvini. Del quale ognuno può pensare tutto il male che crede, ma che tuttavia per più di un anno ha governato, come prevede l'articolo 95 della Costituzione, sotto la direzione dell'attuale primo ministro". C'era Conte a guidare le operazioni del governo, ieri e oggi. Ieri per la politica delle frontiere chiuse, oggi per quelle aperte ma senza dirlo, anzi affermando il contrario in un perenne fregolismo politico.
Ormai tutto è (im)possibile. In attesa dell'esito processuale, le conseguenze politiche sono a doppio taglio. Matteo Renzi ha dato ordine ai suoi parlamentari di allinearsi alle posizioni di Partito democratico e Movimento Cinque Stelle, dunque non crea problemi alla maggioranza (che ne ha già parecchi, dopo la notte dei lunghi coltelli nella spartizione delle commissioni, dove il governo è andato sotto due volte e Pietro Grasso è rimasto senza la presidenza della commissione Giustizia, mai piazzare uno che conosce la materia al suo posto) con quello che è considerato il nemico da isolare, ma per Salvini si tratta paradossalmente di una potenziale occasione per uscire dal cul de sac in cui si è infilato da solo nell'estate del Papeete aprendo una crisi al buio.
Che occasione sarebbe mai? La maggioranza ribaltata di oggi (con lo stesso presidente del Consiglio di ieri) rischia di compiere una (in)volontaria operazione di "martirizzazione" del leader leghista su un argomento - l'immigrazione - al quale gli italiani guardano con una visione in larghissima maggioranza contraria alle frontiere aperte, agli sbarchi e alle fughe che registriamo sul taccuino da giorni. Le notizie sui contagi da coronavirus tra gli immigrati che sono ospitati nei centri di accoglienza e tra coloro appena sbarcati inoltre sono un fatto sul quale è difficile sorvolare. L'opinione pubblica su questo è sensibilissima. Non a caso Salvini ha battuto tutti i tasti possibili sul tema dell'immigrazione, in questo momento è il punto debole della maggioranza e la stagione dei trafficanti di uomini è appena iniziata.
06
L'immigrazione (im)prevista
La situazione è più grave di quanto il governo ammetta. La ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, è volata in Tunisia, mentre Luigi Di Maio ha convocato l'ambasciatore tunisino per sollecitare il paese nordafricano a contrastare le partenze illegali. Anche la Commissione europea ha dichiarato di esser pronta a aiutare l'Italia, ma su questo punto nessun governo straniero è disposto a rischiare un calo dei consensi, dunque non c'è da aspettarsi molto. Sbarchi e diffusione del coronavirus sono nel bollettino della cronaca: 131 ospiti di un centro nel Trevigiano e 28 nell'Agrigentino. Lamorgese vedrà oggi il nuovo ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin, la Francia è un paese che ha un'influenza sulla Tunisia. Sbarchi? Otto nella sola Lampedusa, con un centinai di persone a bordo delle imbarcazioni. La situazione dei contagi è preoccupante e bisogna ricordare le fughe a ripetizione, il governo sta predisponendo l'utilizzo di due navi per un totale di 1200 posti, ospedali galleggianti per la quarantena. C'è stato un bando urgente, domani si aprono le buste, i primi tre tentativi sono andati deserti.
Torniamo al processo e al suo impatto politico. Se per soprammercato il leader della Lega venisse assolto (cosa non improbabile), a quel punto si aprirebbe la sceneggiatura del politico ostracizzato, perseguitato, processato e dichiarato innocente dalla magistratura giudicante . Potrebbe naturalmente essere condannato, ma in ogni caso oggi si è aperto un capitolo nuovo, con una manovra a tenaglia per cercare di mettere Salvini all'angolo e aprire delle fratture nella Lega. La manovra riuscirà? Sul piano formale Salvini ha incassato la solidarietà degli alleati, Giorgia Meloni non ha lesinato parole di sostegno ("un altro tassello nella deriva liberticida che denunciamo da tempo") e Berlusconi ha evocato subito il parallelo con la sua storia politica: "Ancora una volta, l'uso politico della giustizia è l'arma con la quale la sinistra vuole liberarsi degli avversari. È lo stesso metodo che hanno usato contro di me. Con 96 processi e 3636 udienze. Naturalmente Forza Italia non può che essere contraria a questi metodi, non solo per lealtà verso un alleato, ma anche e soprattutto perché sono metodi assolutamente inaccettabili in una vera democrazia".
07
La caccia al consenso e l'autunno che verrà
Tutto a posto? Non proprio, perché lo scenario del centrodestra è problematico, si va avanti in rigororoso disordine sparso, manca il collante più forte, quello del governo, e la competizione interna è un fatto visibile tutti i giorni. Fratelli d'Italia ha sempre un ottimo momento nei sondaggi, Giorgia Meloni ha messo la freccia e sta entrando nella scia dei Cinque Stelle (è a soli 1,5 punti di distanza), in attesa di pescare anche quella del Pd e poi approfittare del calo della Lega (oggi secondo la supermedia Agi/YouTrend la Lega per la prima volta dal maggio del 2018 è scesa sotto la soglia del 25%) per cominciare una scalata al primo posto nel podio. Per ora quest'ultimo obiettivo è lontano, ma la politica è mobile e volatile come non mai. Questo è il quadro dei consensi delle liste aggiornato:

I partiti della maggioranza hanno il segno positivo davanti, è l'effetto dell'accordo europeo sul Recovery Fund, potrebbe trascinarsi ancora per qualche tempo, ma poi andrà incontro alla forza contraria della crisi che sembra preparare un autunno ad alto voltaggio. Lo scenario oggi è favorevole alla maggioranza (senza grandi scatti in avanti, ma è un dato presente e vedremo presto quanto permanente), domani è come sempre un altro film. In questa situazione globale distopica, chi ha filo da tessere, vince. E stare all'opposizione in questi casi alla lunga è più conveniente. Attenzione, non va sottovalutato un aspetto che in politica, come nella vita, conta moltissimo: la Fortuna. E Conte ne ha già avuto parecchia, fin dal suo rocambolesco esordio. Su Forza Italia inoltre girano rumors di una esondazione di parlamentari verso Italia Viva. Possibile? Non avrebbe gran senso perché il partito di Renzi boccheggia poco sopra il 2%, ma anche qui siamo alle cose esoteriche che diventano reali, dunque stiamo con il taccuino squadernato sulla riva del fiume perché qualcosa passerà.
Il governo approfitta di questo momento per galleggiare, procede lento ma di fatto indisturbato, gli unici scossoni sono tutti interni. S'è creata una strana situazione a specchio per cui i due partiti che avevano dato vita al governo Frankenstein si ritrovano nel limbo, colti da una inguaribile febbre tropicale: la Lega è alle prese con la crisi del salvinismo, il Movimento Cinque stelle con la crisi del grillismo. La Lega ha un leader accerchiato che combatte la battaglia della sua sopravvivenza politica, i Cinque Stelle il leader non ce l'hanno, sono in certa d'autore. Nel frattempo avanza la realtà. Per ora, il dato politico è che Conte ha un solo avversario: se stesso e l'economia in caduta. Se risolve la crisi (o la crisi si risolve) avrà la strada spianata, in caso contrario, il Conte cadrà.