22 Aprile
La Bce si prepara al diluvio. E l'Italia alla riapertura
In arrivo una pioggia di declassamenti da parte delle agenzie di rating, la Banca centrale europea apre l'ombrello e abbassa i requisiti minimi di qualità dei collaterali. Dal 4 maggio in Italia tornano al lavoro 2,7 milioni di persone. Nel fine settimana il piano del comitato di Colao. Domani il Consiglio europeo, tira aria di flop. La Svizzera annuncia un vaccino pronto per ottobre
Che succede? La Banca centrale europea si prepara al diluvio dei downgrade delle agenzie di rating e cambia le regole sui collaterali da dare in garanzia, mentre i mercati sperano nella fine del lockdown e nella riapertura delle attività economiche (ora corrono tutti, hanno realizzato che star chiusi conduce dritti alla carestia), le Borse stanno prezzando il futuro, sono in fase di rimbalzo, il grande gioco delle quotazioni del petrolio invece riflette ancora l'incertezza sull'oggi e passa da un contratto all'altro in attesa di fare il balzo per la ripartenza, ecco perché oggi ha dato segni di recupero (occhio alla volatilità), così il Brent guadagna il 6.9% e va sopra i 20 dollari al barile (20.66), mentre il contratto di giugno del Wti guadagna il 26% a quota 14.56 dollari il barile. Su e giù, Wall Street e l'Europa stanno cercando di leggere quello che accadrà domani.

La notizia più importante della giornata finanziaria (e indicatore della gravità della crisi in corso) arriva dalla Banca centrale europea: ha abbassato i requisiti minimi di qualità dei collaterali, accetterà anche titoli considerati "junk", spazzatura. La mossa ha una ragione tecnica e di calendario, è in arrivo una pioggia di downgrade da parte della agenzie di rating sul debito sovrano degli Stati e i conti di banche e imprese. Con le attuali regole non potrebbero essere accettati in garanzia. Tempi straordinari, azioni straordinarie.

Con questa decisione la Bce acceterà come garanzia - a fronte della liquidità fornita alle banche - titoli che a seguito di un downgrade non avessero più il rating d'investimento affidabile, fino ad oggi prerequisito essenziale. Lo decisione è giunta dopo una videoconferenza dei governatori, è valida fino a settembre 2021 e la Bce "può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell'Eurozona". Allacciate le cinture, siamo in piena emergenza finanziaria....
Che succede? La Banca centrale europea si prepara al diluvio dei downgrade delle agenzie di rating e cambia le regole sui collaterali da dare in garanzia, mentre i mercati sperano nella fine del lockdown e nella riapertura delle attività economiche (ora corrono tutti, hanno realizzato che star chiusi conduce dritti alla carestia), le Borse stanno prezzando il futuro, sono in fase di rimbalzo, il grande gioco delle quotazioni del petrolio invece riflette ancora l'incertezza sull'oggi e passa da un contratto all'altro in attesa di fare il balzo per la ripartenza, ecco perché oggi ha dato segni di recupero (occhio alla volatilità), così il Brent guadagna il 6.9% e va sopra i 20 dollari al barile (20.66), mentre il contratto di giugno del Wti guadagna il 26% a quota 14.56 dollari il barile. Su e giù, Wall Street e l'Europa stanno cercando di leggere quello che accadrà domani.

La notizia più importante della giornata finanziaria (e indicatore della gravità della crisi in corso) arriva dalla Banca centrale europea: ha abbassato i requisiti minimi di qualità dei collaterali, accetterà anche titoli considerati "junk", spazzatura. La mossa ha una ragione tecnica e di calendario, è in arrivo una pioggia di downgrade da parte della agenzie di rating sul debito sovrano degli Stati e i conti di banche e imprese. Con le attuali regole non potrebbero essere accettati in garanzia. Tempi straordinari, azioni straordinarie.

Con questa decisione la Bce acceterà come garanzia - a fronte della liquidità fornita alle banche - titoli che a seguito di un downgrade non avessero più il rating d'investimento affidabile, fino ad oggi prerequisito essenziale. Lo decisione è giunta dopo una videoconferenza dei governatori, è valida fino a settembre 2021 e la Bce "può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell'Eurozona". Allacciate le cinture, siamo in piena emergenza finanziaria.
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Certezze? Poche, se un pipistrello e chissà cos'altro sono riusciti a fare tutto questo casino, figuriamoci. E poi abbiamo visto la fiera dell'Est dei virologi in tv, basta e avanza. Intanto, arrivano notizie che fanno tremare il monitor. Noi coltiviamo la regola dei giocatori di biliardo: calma e gesso.
01
La Svizzera: vaccino pronto entro ottobre
La Svizzera ha una certa tradizione con la precisione e la puntualità, all'ufficio brevetti di Berna lavorava un tal Albert Einstein, quindi se dicono che hanno una soluzione in arrivo noi drizziamo le antenne. L'università di Berna ha presentato oggi un vaccino per il nuovo coronavirus che potrebbe essere pronto già a ottobre (e naturalmente sperimentato sull'uomo), la notizia è stata pubblicata da Swissinfo.ch e ha un certo peso perché la fonte è autorevole. "La possibilità di successo è realistica", ha affermato Martin Bachmann, professore di immunologia dell'università di Berna nel corso di una conferenza online con l'associazione della stampa delle Nazioni Unite. La Svizzera ha una tradizione di pragmatismo ed è pronta a trovare un compromesso se serve a ottenere più in fretta un vaccino". Bachmann è anche professore di vaccinologia all'istituto Jenner dell'università di Oxford, spiega che l'accelerazione è dovuta a un procedimento nuovo che facilita la produzione: 200 litri di fermento batterico, che serve per le iniezioni, potrebbe servire per 10-20 milioni di dosi. "Il vaccino è unico, a causa della sua elevata scalabilità. Ha la capacità di produrre miliardi di dosi in poco tempo", dice Bachmann. Un prototipo sarebbe stato preparato in febbraio e già testato con successo su topi da laboratorio. Siamo qua, in attesa sulla riva del fiume. E domani...
02
Domani è un altro giorno
Tempesta passata? No, ma domani è un altro giorno, come disse Rossella O' Hara in Via col vento, splendido film e romanzo sublime di Margaret Mitchell che in fondo è perfetto per descrivere il presente: la storia d'amore e ripicca, abbraccio e abbandono di Rossella e di Rhett Butler, un capolavoro dell'affresco storico (Guerra di Secessione, America) alimentato con il turbocompressore dell'amore pazzo, che ebbe un successo enorme. Copertina della prima edizione, anno 1936:
Il libro divenne un film nel 1939, frantumò tutti i record di vendita. La potenza dell'immaginario. Una voce dal loggione: "Titolare, sta andando fuori tema!". Cribbio, no (forse anche sì, ma è bellissimo lasciarsi andare un po', seguire gli alisei e... ops, sto ridivagando). Ecco, in realtà i grandi polmoni del romanzo qui ci servono per continuare a correre, raccontare quello che ci circonda adesso. Cosa c'è di più incredibile e romanzesco di quello che stiamo vivendo. Signori, signore, niente è comparabile a questo. Ieri, oggi, domani, tutto in fondo è desiderio e delusione, avventura e calcolo. La Borsa e la Vita.
Domani è un altro giorno. E c'è il Consiglio europeo che non dovrebbe decidere niente o quasi (nel senso che non decidendo deciderà che l'Italia dovrà trovare una soluzione al suo interno e non cercare l'eterno "vincolo esterno"), almeno queste sono le previsioni che dunque sono anche fatte per essere smentite. Attendiamo con il taccuino squadernato, si sente puzza di fumata nera, ma in realtà speriamo vivamente che ci sia un accordo che faccia fare un salto avanti all'Unione europea.
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Come sarà la crisi? Prima di rispondere a questa domanda, dobbiamo ricordare che siamo a un punto di svolta della crisi del coronavirus che si presenta come una corsa a tappe. Che giro e che tappe? Giriamo la chiave, vai con l'acceleratore, seguite il titolare di List.
03
Lockdown e immunità. Il grande dilemma
Nel primo giro, tutti i paesi ad economia avanzata hanno scelto la formula dell'isolamento totale, il lockdown. Tranne uno, la Svezia, che ha deciso per l'altra strada, quella dell'immunità di gregge. Anche il Regno Unito in un primo tempo aveva optato per questa soluzione, poi ha optato per il lockdown. Il risultato è che dopo la prima fase di isolamento tutte le economie si stanno più o meno preparando alla riapertura ma con una grande incognita: quanta parte della popolazione complessiva è stata contagiata? Studi condotti a livello locale, ci dicono che la quota è bassa, ma siamo di fronte a campioni che in ogni caso non rappresentano un campione attendibile. Perché sono importanti questi elementi? Perché l'economia potrebbe ripartire, ma essendo la gran parte della popolazione non immune, una seconda ondata dell'epidemia sarebbe devastante. In questo caso i governi si troverebbero di fronte a una domanda micidiale: possiamo reggere un altro lockdown? Visti gli effetti del primo, la risposta è no. E allora gli Stati dovrebbero cambiare strategia e adottare la soluzione svedese dell'immunità di gregge. Grande dilemma. A che punto è l'esperimento in Svezia? Un rapporto oggi diceva che a Stoccolma avrebbero raggiunto l'obiettivo dell'immunità a maggio, ma i calcoli sono da rifare. Nel paese le uniche misure di distanziamento sociale proibiscono i raduni di oltre 50 persone e le visite nelle case di riposo. Stop, il resto è buon senso. Hanno lasciato aperto tutto e in teoria sono certamente più vicini all'immunità di gregge rispetto a chi ha scelto l'isolamento. Chi avrà ragione? Siamo di fronte a una sfida scientifica, di politica sanitaria, contrasto all'epidemia. E sarà anche una grande lezione d'economia. Se la soluzione svedese sarà efficace, avremo di fronte a noi il completo fallimento dei virologi e dei politici. In caso contrario, saremo falliti e basta.
04
Crisi e ripresa. Tre scenari: U V L
Il nostro domani può assumere tre forme: U, V, L. Vediamo gli scenari, previsioni di Nordea.
U. Crollo, qualche trimestre di calma piatta, ritorno della crescita.
Lo shock iniziale sarà enorme. Le misure straordinarie del lockdown hanno avuto un drammatico impatto sull'attività economica nel primo trimestre. Più lungo è il blocco, più grandi sono le conseguenze per i settori colpiti dal coronavirus, tutti quelli dove sono necessarie relazioni, socialità, presenza fisica, coinvolgimento: turismo, ristoranti, hotel, eventi pubblici, sport, entertainment. La crisi provocherà fallimenti, aumenterà la disoccupazione, famiglie e imprese saranno molto prudenti. Quando arriverà, la ripresa sarà forte: la domanda compressa durante il blocco sarà ritrovata, le misure di politica fiscale e monetaria saranno efficaci, le economie riprenderanno vigore. La pandemia più costosa della storia secondo i dati di Nordea si esaurirà con un -2% nel 2020 seguito nel 2021 da un anno di crescita globale al 6%.
V. Crac e ripresa immediata con decollo verticale:
Somiglia allo scenario a U, ma la ripresa è più rapida e dunque il danno provocato dal lockdown meno grave, la curva assume la forma a V. Le stime di Nordea sulla crescita sono pari a 0% nel 2020 e + 5% nel 2021.
L. Collasso, stagnazione, ripresa economica lentissima.
È uno scenario possibile, molti fattori concorrono a formarlo, più passa il tempo, più durano i lockdown, più incerti sono i provvedimenti di riapertura, più sono le tensioni politiche all'interno delle locomotive della crescita mondiale, più scenario L si consolida. Il virus potrebbe tornare con una seconda e persino terza ondata, la ripresa dopo la fine del lockdown potrebbe essere compromessa, i disoccupati aumentano in linea con le aperture e nuove chiusure delle aziende, precipitano i prezzi degli immobili (il mercato per ora è solo sospeso, ma in questo scenario precipita e si congela), il consumo e gli investimenti sono depressi, aumentano i rischi di credito, le banche finiscono con i bilanci pieni di crediti inesigibili, la crisi finanziaria ritarderà ulteriormente la ripresa dell'attività economica. La crescita globale stimata da Nordea sarà a -6% nel 2020 e a +5% nel 2021.
Mike Bongiorno avrebbe chiesto: vuole la 1, la 2 o la 3?
Riposta, la 2, perché lo scenario a V in queste condizioni sarebbe l'ideale, quello a U si può realizzare, quello a L è un incubo che bisogna evitare perché esiste, è incombente. Come andrà? Nordea ha provato a proiettare in curve i tre scenari, ecco il risultato:

Quello che dobbiamo evitare con decisione è lo scenario a L che, senza adeguate contromisure, purtroppo per l'Italia si sta profilando all'orizzonte.
05
Il Consiglio europeo e Lady Spread che balla il foxtrot
Il Consiglio europeo di domani per l'Italia è in salita, non ci sono accordi tra i paesi, dovrebbe risolversi con la palla in tribuna e arrivederci alla prossima. Al Quirinale stasera si sono incontrati Mattarella e Conte, messaggio in bottiglia agli altri capi di Stato e di governo: "Serve la solidarietà europea". Insomma, suona come un dateci una scialuppa. In queste condizioni, senza Eurobond, senza un Recovery fund con i soldi pronta cassa, il premier Conte non solo sarebbe sconfitto (e in bilico con il Movimento Cinque Stelle visto che il presidente della Camera, Roberto Fico, oggi ha ribadito il no al Mes) ma dovrebbe fare una "saponettata" delle sue e ritrasformarsi in tipo da Mes (ha già cominciato a piroettare), dopo aver detto che mai e poi mai avrebbe dato il via libera all'accesso al fondo salva Stati modificato e puntato sugli investimenti nella Sanità che, tra l'altro, sono fondamentali per ripartire. Abbiamo una strategia? Se c'è, non si vede. Accendiamo candele. Intanto...

Registrato il clima da ultima spiaggia sulla caletta del coronavirus, i mercati hanno cominciato a mettere sotto pressione i Btp italiani, è tornata in pista Lady Spread a ballare il foxtrot dell'interesse, così oggi si è allargato il differenziale con i Bund tedeschi fino a un picco di 280 punti base, prima di rientrare (intervento Bce) a quota 257 punti, rendimento a 2,08%. Chi compra e vende titoli italiani attende l'esito del vertice europeo per cominciare a martellare il nostro debito. Nel frattempo...
06
Arriva il piano per la riapertura. L'arrangiarsi c'è già
Lancio Agi, ore 20:34 - Saranno circa 2,7 milioni i lavoratori che riprenderanno la loro attività lunedì 4 maggio. La cifra non comprende chi continuerà con lo smart working nei settori coinvolti: aziende manifatturiere, costruzioni e qualche attività commerciale. "Rimane una riflessione aperta" se consentire la riapertura già da lunedi' 27 aprile solo a quelle aziende che hanno protocolli di sicurezza definiti nei settori già citati. Questo l'orientamento del governo e del capo della task force Vittorio Colao, espresso alle parti sociali durante la videoconferenza di questa sera. Il Governo è intenzionato a presentare le nuove misure entro la fine di questa settimana. Domani parti sociali e Governo continueranno il confronto. Per i lavoratori che riprenderanno l'attività consueta, l'invito di Colao è quello di usare "il più possibile" i mezzi privati di trasporto. Gli esperti calcolano comunque che dal 4 maggio gli utenti del trasporto pubblico aumenteranno del 15%. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha assicurato che le riaperture avverranno "nel rispetto del protocollo di sicurezza" siglato a marzo, che rimarrà "la nostra Bibbia". Il Governo predisporrà parametri nazionali per il controllo della curva epidemiologica. Si interverrà se in determinate aree la situazione dovesse diventare critica.
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"Conte avverte". Così recita un sommario in prima pagina del Messaggero. Ormai siamo agli avvisi imperiali, agli editti e ai proclami. Il presidente del Consiglio venuto dal nulla, mai votato, fino a ieri in una maggioranza di segno opposto a quella odierna, fu avvocato del popolo e oggi arruffapopolo via Facebook (invia messaggi alle 7 del mattino, il capo di un governo del G7, un segno non proprio di stabilità dell'Ego), ha deciso come si apre o, meglio, come impacchettare il crac che abbiamo davanti. Leggiamo spezzoni di piano, stupidaggini irrealizzabili e idee che condurranno alla chiusura di interi settori dell'economia e abbiamo una certezza: il tempo è galantuomo. Attendiamo il piano di riapertura, nero su bianco. E ricordiamo sommessamente che dopo due mesi non un solo euro è stato inviato alle imprese e famiglie che sono con l'acqua alla gola.
In realtà la riapertura è già ampiamente fai da te, d'altronde "l'arrangismo" è l'unica cosa che sta funzionando: si sono arrangiati i medici, gli infermieri, chi lavora in ospedale senza attrezzature e protezione; si sono arrangiati gli insegnanti per mandare avanti le lezioni online; si sono arrangiati i bambini, i ragazzi, senza neppure l'ora d'aria e con traumi che già si rivelano profondi; si sono arrangiati i ristoratori che hanno convertito la cucina per spedire il cibo e non morire subito, sperando in un buon senso che non vediamo; si sono arrangiati i commercianti di beni alimentari, frutta, verdura; si sono arrangiate le forze dell'ordine di fronte a divieti incostituzionali (Cassese, tra qualche riga) e follie legislative; si sono arrangiati gli anziani, da soli, abbandonati, con il terrore di essere colpiti, trattati come untori. Ci siamo arrangiati tutti e andiamo tutti i giorni a lavorare, senza nessuna paura, fermati ogni giorno da forze dell'ordine in qualche caso gentili, in troppi casi con il tono inquisitorio di chi ha avuto un potere incredibile in un sistema che si pensa democratico e in questo momento non lo è: decidere sulla libertà di una persona.
Sabino Cassese intervistato qualche giorno fa da Paolo Armaroli sul "Dubbio":
Il primo decreto era illegittimo (...) A Palazzo Chigi c'è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme.
La forma è la sostanza. E la vediamo nella vita di ogni giorno. Il governo dei virologi ha prodotto uno stato di paura permanente e il risultato è che il primo paese occidentale a fare il lockdown, l'Italia, ha ancora 500 morti al giorno e l'economia a pezzi. I primi a chiudere, gli ultimi a ripartire. Il 4 maggio usciremo con le mascherine e a distanza. Le terremo, le mascherine, finché non ci sarà il vaccino, dice sempre Conte, l'oracolo che il 31 gennaio disse "è tutto sotto controllo". Tutto perdonato, tutto dimenticato. Mentre noi siamo al caro amico, in Germania stanno già tornando al lavoro (non se ne sono mai andati del tutto, basta vedere i consumi elettrici comparati delle economie europee) e così pure nel resto d'Europa.
L'illusione di prolungare l'emergenza è svanita, è schiacciata dal macigno della crisi economica che sta sfasciando la vita di tantissime famiglie. Gli indivanados non si preoccupano certo della fame, puntano al reddito di cittadinanza, ma chi fa impresa, chi aveva una piccola attività commerciale, la maggioranza del sistema delle imprese in Italia, è in pericolo. Bisogna ricordare ai garantiti, a coloro che hanno la fortuna di uno stipendio pubblico, che quest'anno nelle casse dello Stato mancheranno almeno 26 miliardi di euro di gettito fiscale. E la cosa non resterà senza conseguenze perché in questo scenario tutto si tiene. Abbiamo una serie di pedine che stanno andando a dama:
1. Fine del lockdown e inizio di una disordinata riapertura;
2. Consiglio europeo in stallo sugli strumenti per la ripresa economica;
3. Stress e avvitamento finanziario dell'Eurozona (e soprattutto dell'Italia).
Il primo sta finendo, il secondo si celebra domani, il terzo è arrivo. Sceneggiature alternative ne abbiamo? Certo, lo vedremo domani, se Macron e Merkel trovano un accordo, Conte va avanti con difficoltà (per il blocco di provvedimenti economici che non funzionano), ma sopravvive; in caso di stallo o rottura nell'Unione, comincia il trattamento in terapia intensiva del governo.
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Come chiudiamo questo numero di List? Avviso ai naviganti, abbiamo il segnale che stiamo tornando in una dimensione di quasi (a)normalità: Trump sta litigando di nuovo con l'Iran.
07
The Donald torna nel Luna Park del Golfo
Torna il grande Luna Park del Golfo, Trump ha twittato contro Teheran una cosa leggera:
"Ho incaricato la Marina degli Stati Uniti di abbattere e distruggere qualsiasi imbarcazione iraniana che minacci le nostre navi in mare". Per fissare il concetto, Trump fa il retweet di questa vignetta:
I lettori di List sanno bene come è iniziato questo incredibile 2020: notte del 3 gennaio, aeroporto internazionale di Baghdad, uccisione del generale Qassem Soleimani con un paio di missili Hellfire sparati da un drone americano sull'auto del capo delle forze Quds, unità speciale dei Pasdaran, il gruppo con cui Soleimani ha condotto le più importanti operazioni di guerra e terrorismo in Medio Oriente. Da quella notte qui non si dorme più. È partita una valanga di eventi che sta chiudendo, adesso, il Ventesimo secolo. Il coronavirus sembrava aver interrotto la guerra, l'Iran è nei guai serissimi perché è una nazione colpita dal contagio e dalle sanzioni economiche, allo stremo, con una guida contestata nelle manifestazioni in piazza. Ma...
Il problema è che gli iraniani sono reattivi come vespe che riposano nel loro nido, hanno a disposizioni la grande forza degli sciiti nel mondo e interpretano il loro ruolo naturale di potenza regionale. Risultato, hanno ripreso a fare le loro piccole e grandi operazioni nell'area e, tra una preghiera e l'altra, la scorsa settimana i Guardiani della Rivoluzione hanno "provocato" le navi americane nel Golfo, mentre oggi hanno annunciato il lancio del primo satellite militare iraniano, il Noor, una notizia importante sul piano strategico, tanto che Mike Pompeo, segretario di Stato americano, ha commentato: "L'Iran dovrà renderne conto". Prepariamoci a un'altra sorpresa notturna. Non si dorme, beviamo, sono giornate agitate, non mescolate. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.