5 Luglio
La borsa della Lega di Bossi e la vita del partito di Salvini
La Cassazione ordina il sequestro dei conti per la restituzione dei 49 milioni di euro di rimborsi dell'era Bossi. Il partito di Salvini reagisce chiedendo un incontro a Mattarella. Il paese si divide in tifoserie, resta sospesa la domanda: il gioco democratico viene alterato si o no? Un'analisi senza moral bias.
Versione Uno. La Lega è ladrona, Salvini è l'erede di Bossi, la Lega deve restituire i soldi dei rimborsi elettorali che ha ottenuto contro la legge, viva la magistratura, la Lega deve sparire dal Parlamento perché è un pericolo per la democrazia. hastag #legaladrona
Versione Due. È chiaro che c'è un complotto contro la Lega, la magistratura è sempre toga rossa e forse c'è anche la mano di giudici grillini che vogliono il governo 5Stelle-Pd, la decisione della Cassazione fa parte di un disegno per escluderla dal gioco democratico, c'è sempre Soros dietro a tutto questo, ma non molliamo e abbatteremo il muro di Bruxelles con la ruspa del Capitano. hashtag #rovesciamotutto
Queste sono le due versioni del guelfighibellinismo italiano, l'eterno scontro tra bianchi e neri della nostra storia politica. Nessuna delle due versioni è aderente alla realtà, ma questo è il rumore che domina il dibattito pubblico, alimentato dagli stessi mezzi di informazione che da tempo hanno abbandonato il principio di realtà per il fantasy del giornalista collettivo. Facciamo un passo indietro, andiamo ai fondamentali della politica, perché è evidente che c'è un'amnesia di massa sul tema.
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Come funziona la democrazia? Piaccia o meno, funziona con i partiti, i movimenti d'opinione che si organizzano intorno a interessi legittimi che vengono rappresentati dal leader e dagli eletti in Parlamento, l'organo legislativo. I partiti vincenti, subito dopo il voto, di solito formano governi di coalizione (nel caso della più grande democrazia, gli Stati Uniti, il partito al governo è uno solo) e hanno lo scettro del comando finché c'è il rapporto di fiducia del Parlamento il quale esercita la sovranità che gli è stata affidata dal popolo.
I partiti naturalmente non esercitano questo potere in solitudine. Il Parlamento e il governo hanno pesi e contrappesi che formano quel bene prezioso che è lo Stato liberale. Il potere...
Versione Uno. La Lega è ladrona, Salvini è l'erede di Bossi, la Lega deve restituire i soldi dei rimborsi elettorali che ha ottenuto contro la legge, viva la magistratura, la Lega deve sparire dal Parlamento perché è un pericolo per la democrazia. hastag #legaladrona
Versione Due. È chiaro che c'è un complotto contro la Lega, la magistratura è sempre toga rossa e forse c'è anche la mano di giudici grillini che vogliono il governo 5Stelle-Pd, la decisione della Cassazione fa parte di un disegno per escluderla dal gioco democratico, c'è sempre Soros dietro a tutto questo, ma non molliamo e abbatteremo il muro di Bruxelles con la ruspa del Capitano. hashtag #rovesciamotutto
Queste sono le due versioni del guelfighibellinismo italiano, l'eterno scontro tra bianchi e neri della nostra storia politica. Nessuna delle due versioni è aderente alla realtà, ma questo è il rumore che domina il dibattito pubblico, alimentato dagli stessi mezzi di informazione che da tempo hanno abbandonato il principio di realtà per il fantasy del giornalista collettivo. Facciamo un passo indietro, andiamo ai fondamentali della politica, perché è evidente che c'è un'amnesia di massa sul tema.
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Come funziona la democrazia? Piaccia o meno, funziona con i partiti, i movimenti d'opinione che si organizzano intorno a interessi legittimi che vengono rappresentati dal leader e dagli eletti in Parlamento, l'organo legislativo. I partiti vincenti, subito dopo il voto, di solito formano governi di coalizione (nel caso della più grande democrazia, gli Stati Uniti, il partito al governo è uno solo) e hanno lo scettro del comando finché c'è il rapporto di fiducia del Parlamento il quale esercita la sovranità che gli è stata affidata dal popolo.
I partiti naturalmente non esercitano questo potere in solitudine. Il Parlamento e il governo hanno pesi e contrappesi che formano quel bene prezioso che è lo Stato liberale. Il potere esecutivo ha il suo contrappeso nel Parlamento, nel Presidente della Repubblica (quando egli non ne fa parte), le Corti Costituzionali, la magistratura. Gli inglesi chiamano tutto questo rule of law, un sistema naturalmente imperfetto che tende a temperare il naturale dispotismo del Principe, cioè della maggioranza.
In Italia dal 1992 questo apparato è saltato con Mani Pulite. La magistratura a un certo punto ha svolto prima un ruolo di "scopa del sistema" con le inchieste, poi ha riempito un vuoto, si è sostituita alla politica e alla fine per diretta o indiretta persona ha governato. Questo corto circuito nel corso degli ultimi trent'anni più o meno potente, permanente o intermittente, ma non è mai stato riparato. Così abbiamo assistito a quello che è passato alla storia come lo scontro tra politica-magistratura.
Neanche il Governo Frankenstein si sottrae a questo schema - era solo una questione di tempo e, con un record di velocità, siamo arrivati al punto - che ha de facto impedito alla Seconda Repubblica di evolversi in maniera virtuosa e superare questa contrapposizione letale. Allora si disse che era la presenza di Berlusconi a innescare il conflitto. Oggi il Cav è in disarmo, ma i fili scoperti continuano scintillare. E così nel 2018 eccoci a raccontare un'altra storia, quella del sequestro dei fondi della Lega ordinato dalla Corte di Cassazione. I fatti risalgono alla gestione del partito nell'era Bossi, un'epoca di finanza creativa e cerchio magico e il conto finale delle "distrazioni" più o meno collettive di quel partito è pari a 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che si sono volatilizzati.
Per fare cosa? I partiti usano il denaro per fare attività politica, talvolta i rimborsi elettorali vengono usati non per fini pubblici ma per fini privati e talvolta toh, il pubblico e il privato coincidono. La Corte di Cassazione pensa che il partito che fu di Bossi abbia taroccato i rimborsi e dunque quei soldi debbano tornare al mittente, cioè lo Stato.
Va ricordato che la Lega è in questo momento il partito più longevo d'Italia, fondazione anno 1989 e per il 90 per cento della sua storia è stato gestito da Umberto Bossi. Tutta quella fase è intestata - nel bene e nel male - al Senatùr e nel punto terminale e drammatico di quella storia, all'epopea indimenticabile del "Trota", non fu proprio un esempio di classe dirigente per il futuro. Quel momento fece toccare alla Lega il punto più basso (in tutti i sensi) della sua storia. Il partito era distrutto, con poche possibilità di tornare a galla, invischiato in storie di diamanti, rimborsi spese inesistenti, varie ed eventuali follie contabili.
Matteo Salvini, in questa terra di macerie fumanti, prese un partito in bancarotta - vi fu anche un passaggio al vertice di Roberto Maroni, senza effetto - e lo rimise in piedi, restituendogli prima la dignità, poi un programma politico nuovo e infine conducendolo al governo del Paese. Come ha realizzato questo obiettivo Salvini? Facendo attività politica. Cosa serve per realizzarla? Talento, coraggio, visione (giusta o sbagliata) l'umiltà di sottoporsi al giudizio popolare e poi una cosa che solo gli ipocriti negano sia necessaria: i soldi.
Non c'è alcun dubbio che la Lega, in quanto ultimo depositario sul piano dei crediti e quindi dei debiti, sul piano formale possa essere accusata di aver tutta la responsabilità dei fatti contestati di fronte alla legge. E la Cassazione applica la legge. C'è una sentenza, si dia corso alla sentenza. Fin qui la storia sembra avere una sua logica stringente in punta di diritto e di fatto: il giudice ordina il sequestro di qualsiasi somma riconducibile alla Lega e la giustizia trionfa.
Resta sul tavolo però un incandescente dettaglio: la libertà fondamentale di svolgere attività politica per chi non è responsabile di quei fatti e ha determinato con le sue azioni una cesura netta con quel passato. Ma prima facciamo un passo indietro. In un'azienda un caso simile si sarebbe risolto con il tribunale fallimentare. Prendete il caso di Alitalia, un'azienda di Stato decotta, sotto l'influenza della politica, dove i vertici sono finiti sotto inchiesta e in tribunale, e la compagnia è stata smembrata in due parti: la bad company e la good company. Nell'azienda cattiva rimangono i debiti e in quella buona le attività correnti che la fanno ripartire.
Senza questo split, questa divisione, né Alitalia né altre centinaia di aziende potrebbero separare il passato dal presente e soprattutto dal futuro. Avrebbero chiuso e mandato a casa i propri dipendenti pur in presenza di un mercato e potenzialità per andare avanti. Queste operazioni di salvataggio si fanno per rilanciare importanti realtà economiche che danno un beneficio collettivo: il lavoro.
E la politica? Non è anche questa - intesa nel senso più nobile - un'attività necessaria, un bene pubblico? La rappresentanza. Quella di tutti, nessuno escluso.
La Lega di Bossi (come fatto contabile e non politico) è la bad company, mentre quella di Salvini è la good company. La sentenza della Cassazione non prevede questa separazione - i partiti sono associazioni prive di personalità giuridica, non imprese - e dunque tutto fa capo anche al soggetto vecchio-nuovo costruito da Salvini. Il soggetto vecchio non ha i soldi, quello nuovo ha i soldi necessari solo per svolgere la sua attività politica che - ricordiamolo - è un cardine dei valori garantiti dalla Costituzione. Così pur essendoci un salto netto tra ieri e oggi nell'attività politica - e fino a prova contraria anche nei comportamenti - il partito nuovo finisce per essere travolto dal macigno degli errori e orrori di quello vecchio.
Nessun partito ha mai chiuso i battenti per ordine di un tribunale nella storia della Seconda repubblica. Sono stati archiviati dagli elettori, nelle urne, mai con una sentenza. La Lega è il primo partito nella storia della Repubblica italiana a rischiare la bancarotta finanziaria e dunque anche politica.
I tribunali applicano la legge, si dice. Ma in questo caso siamo di fronte a un unicum della storia politica. Negli anni di Tangentopoli, la Dc e il Psi - che incassavano tangenti per reggere la sfida con il Pci che, a sua volta, godeva del rapporto frusciante con Mosca e con le Coop rosse - non sparirono per ordine di un tribunale, ma perché alla fine furono gli elettori a non rinnovare la loro fiducia ai due partiti. La politica non è né al di sopra né al di sotto della legge, ma proprio per questo motivo il tema della libertà dell'iniziativa politica - strettamente legato alla capacità di finanziarla - non può essere catalogato sbrigativamente come un caso di distrazione di fondi che vanno restituiti da chi quei fondi non li ha né visti né tanto meno usati. È un tema delicato, va affrontato senza partigianeria, pregiudizio, con equilibrio. Si tratta di essenza della democrazia, mandato elettorale, libertà d'azione politica, discontinuità delle stagioni politiche all'interno dei partiti, rapporto tra elettori e eletti.
Matteo Salvini ha commentato: "È una sentenza politica, vogliono metterci fuori causa per via giudiziaria. Chi parla di soldi rubati viene querelato: ho tanti difetti ma non transigo sulla mia onestà. Se c'è giudice che vuole metter fuori legge un partito, auguri. Siamo sereni. Quei soldi non ci sono, non li ho mai visti. È un processo evidentemente politico che riguarda fatti di più di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto. Gli posso portare i soldi dati dai pensionati domenica a Pontida per comprare magliette e cappellini e patatine fritte". Sul partito di Salvini si abbattono le sentenze dell'allegra gestione dell'era Bossi-Belsito.
A 24 ore da questa dichiarazione di Salvini, la Lega ha poi dato ieri un'interpretazione e una reazione se possibile ancora più netta del fatto: chiederà un incontro al Presidente della Repubblica per rappresentare a Mattarella (ieri in visita a Tallin, Estonia) quello che viene considerato il tentativo "di mettere fuori gioco per via giudiziaria il partito, un'azione che non ha precedenti in Italia e in Europa. Un attacco alla Costituzione perché si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati". In un dejà vu in crescendo, il Csm ha espresso la sua "preoccupazione" e la Lega a quel punto ha risposto dicendo che "solo in Turchia, nei tempi moderni, un partito democratico e votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge attraverso la magistratura". Tutto già visto. Anche dopo il voto del 4 marzo le lancette dell'orologio d'Italia sono ben ferme nel passato. Il corto circuito è ancora attivo. Nessuno lo ha riparato.
Anche l'opposizione ha naturalmente reagito. Matteo Renzi ha detto: "Stiamo aspettando che Salvini spieghi che fine hanno fatto i soldi della Lega. Nel frattempo mentre chiude i porti ai migranti bisognerebbe che aprisse il portafogli". Critiche anche all'iniziativa di cercare un colloquio con il Presidente Mattarella. È il gioco delle parti, ci sta, nessuna sorpresa. Se l'avversario ha un punto debole, lo attacco. Sono le spietate leggi della lotta politica.
È chiaro che l'obiettivo di tutti gli attori politici è quello di drammatizzare al massimo la vicenda. Ma questa storia ha un punto che non può essere eluso: può un partito politico come quello di Salvini (principio valido per tutti gli altri, naturalmente) essere messo in mora nell'esercizio tipico della sua attività fino a rischiare di chiudere per esaurimento della cassa? Il Pci sommerso dai debiti trovò soluzioni creative (perfettamente legali) per gestire il suo immenso debito. La Lega invece rischia di chiudere i battenti per un atto della magistratura riferito a una stagione politica chiusa. Ci sono almeno tre questioni aperte, ognuna con validi punti a sostegno: una questione di diritto penale, una di diritto Costituzionale, una di lettura dei fenomeni storici, visto che i tribunali non dovrebbero essere indipendenti dalla realtà del tempo che scorre.
C'è una soluzione? Sì, a leggere le cronache è già in pista, un classico della storia politica italiana. La Lega diventa un altro partito: cambia nome, fa un manifesto politico, un congresso, elegge un segretario et voilà, ecco la good company (il nuovo partito) e la bad company (il vecchio). Ciò che la magistratura non coglie o non può cogliere, la politica lo crea. Le procure scatenerebbero la caccia a un partito appena (ri)nato? Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
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assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.