13 Marzo

La Brexit è in ritardo

Il voto del Parlamento inglese è una doppia sconfitta per la May, passa una mozione che esclude il no deal, affondata quella del governo. La May avvisa: "Rischiamo un lungo rinvio". La separazione è un fatto, il divorzio per ora solo un desiderio

La separazione è un fatto, il divorzio resta un desiderio. Sintesi della giornata a Westminster: una battaglia di emendamenti dove il governo di Theresa May ha perso due volte. Pazza Brexit.

Prima la Camera dei Comuni ha approvato l'emendamento bipartisan presentato dalla Tory Caroline Spelman e dal laburista Jack Dromey, secondo il quale Westminster "in ogni circostanza, respinge il ritiro del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo e senza una cornice sulle relazioni future". Il voto è stato da brivido, l'emendamento è passato con solo 4 voti di scarto, 312 voti favorevoli, contro 308 contrari. L'emendamento non era appoggiato dal governo.

Il governo poi ha perso la sfida sul suo emendamento che prevedeva la possibilità di un no deal in qualunque circostanza: i voti contrari sono stati 321, quelli favorevoli 278.  Un altro tonfo per la May.

Il gruppo parlamentare dei Tories è diviso, le istruzioni date dal primo ministro non sono state rispettate, alla Camera dei Comuni c'è una solida maggioranza che è contro la Brexit con un no deal

Il Parlamento ha preso il controllo della Brexit. Il governo non lo ha perso del tutto, ma è in una condizione di estrema debolezza. Perché è vero che l'emendamento non è del tutto vincolante, ma ha il suo peso. Naturalmente resta la possibilità di recesso prevista dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona, la nuclear option, tanto che la May ha precisato: "Il default legale rimane e lasceremo l'Ue senza un accordo se non verrà concordato un accordo o il rinvio della Brexit". 

A questo punto domani ci sarà un ulteriore passaggio in Parlamento, Theresa May presenterà una mozione cui il governo proporrà "un'estensione tecnica breve e limitata" nel caso in cui un accordo con l'Ue sulla Brexit venga raggiunto prima della fine di marzo. Se il governo non trova un consenso parlamentare...


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