13 Marzo
La Brexit è in ritardo
Il voto del Parlamento inglese è una doppia sconfitta per la May, passa una mozione che esclude il no deal, affondata quella del governo. La May avvisa: "Rischiamo un lungo rinvio". La separazione è un fatto, il divorzio per ora solo un desiderio
La separazione è un fatto, il divorzio resta un desiderio. Sintesi della giornata a Westminster: una battaglia di emendamenti dove il governo di Theresa May ha perso due volte. Pazza Brexit.
Prima la Camera dei Comuni ha approvato l'emendamento bipartisan presentato dalla Tory Caroline Spelman e dal laburista Jack Dromey, secondo il quale Westminster "in ogni circostanza, respinge il ritiro del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo e senza una cornice sulle relazioni future". Il voto è stato da brivido, l'emendamento è passato con solo 4 voti di scarto, 312 voti favorevoli, contro 308 contrari. L'emendamento non era appoggiato dal governo.
Il governo poi ha perso la sfida sul suo emendamento che prevedeva la possibilità di un no deal in qualunque circostanza: i voti contrari sono stati 321, quelli favorevoli 278. Un altro tonfo per la May.
Il gruppo parlamentare dei Tories è diviso, le istruzioni date dal primo ministro non sono state rispettate, alla Camera dei Comuni c'è una solida maggioranza che è contro la Brexit con un no deal.
Il Parlamento ha preso il controllo della Brexit. Il governo non lo ha perso del tutto, ma è in una condizione di estrema debolezza. Perché è vero che l'emendamento non è del tutto vincolante, ma ha il suo peso. Naturalmente resta la possibilità di recesso prevista dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona, la nuclear option, tanto che la May ha precisato: "Il default legale rimane e lasceremo l'Ue senza un accordo se non verrà concordato un accordo o il rinvio della Brexit".
A questo punto domani ci sarà un ulteriore passaggio in Parlamento, Theresa May presenterà una mozione cui il governo proporrà "un'estensione tecnica breve e limitata" nel caso in cui un accordo con l'Ue sulla Brexit venga raggiunto prima della fine di marzo. Se il governo non trova un consenso parlamentare...
La separazione è un fatto, il divorzio resta un desiderio. Sintesi della giornata a Westminster: una battaglia di emendamenti dove il governo di Theresa May ha perso due volte. Pazza Brexit.
Prima la Camera dei Comuni ha approvato l'emendamento bipartisan presentato dalla Tory Caroline Spelman e dal laburista Jack Dromey, secondo il quale Westminster "in ogni circostanza, respinge il ritiro del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo e senza una cornice sulle relazioni future". Il voto è stato da brivido, l'emendamento è passato con solo 4 voti di scarto, 312 voti favorevoli, contro 308 contrari. L'emendamento non era appoggiato dal governo.
Il governo poi ha perso la sfida sul suo emendamento che prevedeva la possibilità di un no deal in qualunque circostanza: i voti contrari sono stati 321, quelli favorevoli 278. Un altro tonfo per la May.
Il gruppo parlamentare dei Tories è diviso, le istruzioni date dal primo ministro non sono state rispettate, alla Camera dei Comuni c'è una solida maggioranza che è contro la Brexit con un no deal.
Il Parlamento ha preso il controllo della Brexit. Il governo non lo ha perso del tutto, ma è in una condizione di estrema debolezza. Perché è vero che l'emendamento non è del tutto vincolante, ma ha il suo peso. Naturalmente resta la possibilità di recesso prevista dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona, la nuclear option, tanto che la May ha precisato: "Il default legale rimane e lasceremo l'Ue senza un accordo se non verrà concordato un accordo o il rinvio della Brexit".
A questo punto domani ci sarà un ulteriore passaggio in Parlamento, Theresa May presenterà una mozione cui il governo proporrà "un'estensione tecnica breve e limitata" nel caso in cui un accordo con l'Ue sulla Brexit venga raggiunto prima della fine di marzo. Se il governo non trova un consenso parlamentare entro marzo, si apre un periodo di limbo e la premier britannica ha sottolineato la delicatezza del passaggio: "Se non troviamo un consenso nei prossimi giorni, ci sarà bisogno di un'estensione più lunga". Risultato: il Regno Unito dovrebbe partecipare alle elezioni europee di maggio! Secondo la May - e non si può certo darle torto - "questo non sarebbe il giusto esito".
Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha commentato: " Estendere l'articolo 50 e dunque chiedere una proroga dell'uscita del Regno Unito dall'Ue ora è inevitabile. Cerchiamo di trovare una soluzione per affrontare la crisi di questo paese e le profonde preoccupazioni che attraversa".
Cosa dice l'Unione europea? "Prendiamo atto del voto alla Camera dei Comuni di questa sera. Ci sono solo due modi per lasciare l'UE: con o senza un accordo. L'Unione europea e' pronta per entrambi i casi", è il commento di un portavoce della Commissione europea "Per togliere dal tavolo il 'no-deal', non è sufficiente votare contro il 'no-deal', bisogna accettare un accordo. Abbiamo concordato un accordo con il primo ministro e l'Ue è pronta a firmarlo". La linea resta quella dura. Forse troppo. In realtà tutto dipende da cosa decidono Francia e Germania, in particolare la Cancelliera Merkel che comunque deve sempre pensare anche al surplus tedesco nel commercio con il Regno Unito. Achtung.
Per ora dunque resta in piedi il nuovo piano sul commercio studiato da Downing Street per non finire sott'acqua in caso di ingresso nel bosco senza una torcia: azzerare i dazi, o quasi. Zero tariffe alla dogana per l'87 per cento delle merci importate in Inghilterra. La mossa è di quelle che fanno schizzare il sismografo alla voce "disperazione". La CBI, l'associazione che riunisce 190 mila imprese di tutti i settori del Regno Unito ha bocciato l'idea e sul voto di ieri sera la direttrice generale, Carolyn Fairbairn, l'ha messa giù così:
Quando è troppo è troppo. Questo deve essere l'ultimo giorno di politica fallita. È necessario un nuovo approccio da parte di tutti i partiti. I posti di lavoro e i mezzi di sussistenza dipendono da questo. È ora urgente estendere l'articolo 50 per chiudere la porta sulla trattativa di marzo. Dovrebbe essere il più breve possibile e sostenuta da un piano chiaro. I conservatori devono consegnare le loro linee rosse alla storia, mentre i laburisti devono presentarsi al tavolo con un autentico impegno per una soluzione. È tempo che il Parlamento fermi questo circo.
Chiaro, ma le cose non vanno in quella direzione, il caos resta. E l'irrazionale continua a dominare.
Sul fronte europeo, viste anche le dichiarazioni post voto di stasera, la situazione è sempre quella e il negoziatore della Brexit per Bruxelles, Michel Barnier, chiede che sia Londra a fornire un'ottima ragione per avere un rinvio della data di uscita. Barnier non segue i lavori del Parlamento inglese? La ragione è nel casino di Westminster. Gli inglesi avranno la labirintite, ma a Bruxelles sembrano aver perso anche la testa.
Come si è arrivati a questo punto? Tutto nasce da un accordo tra Regno Unito e Unione europea oggettivamente pesante per gli inglesi: il divorzio più costoso del mondo. Ecco i dettagli del contratto, un salasso e un'umiliazione per gli inglesi.
Il divorzio più costoso del mondo
L'accordo di 585 pagine prevede l'uscita del Regno Unito dall'Ue e dall'Euratom, regola la questione del confine con l'Irlanda del Nord (il tema che più ha diviso il governo May) e applica il concetto di "buona fede" tra le parti su una serie di misure che attendono di essere chiarite tra Londra e Bruxelles.
Uscita ordinata. L'obiettivo primario dell'accordo è esplicitato chiaramente all'inizio del documento: "STRESSING that the objective of this Agreement is to ensure an orderly withdrawal of the United Kingdom from the Union and Euratom". L'uscita ordinata, questo è il punto chiave, evitare una hard Brexit che lascerebbe entrambe le parti in una terra sconosciuta e con un contenzioso legale titanico aperto su ogni settore dei rapporti internazionali, economici e sociali.
Estensione del periodo transitorio. Quanto durerà? A leggere l'articolo 126 del Trattato non ci sono dubbi:
Il 31 dicembre del 2020 il Regno Unito è "libero". Però qualche riga dopo compare un articolo che ha fatto svenire i Brexiteers. La cosa più singolare del testo dell'accordo - il fatto che pare abbia scatenato una discussione accesissima ieri sera a Downing Street - è contenuta nell'articolo 132, eccolo:
Cosa significa? Che il periodo transitorio può essere esteso oltre il 2020 e la data non è ancora stata messa nera su bianco, è là, sospesa, in attesa di un ulteriore giro di giostra tra Londra e Bruxelles. La cosa ha fatto imbufalire la fazione degli hard Brexiteers e c'è da scommettere che a Westminster ci sarà una dura discussione sul punto.
Sovranità inglese. Il territorio al quale si applica l'accordo è quello del Regno Unito e qui, subito, vediamo il livello di complessità del caso sul piano geopolitico perché si dimentica spesso un dettaglio: l'Inghilterra era un impero e ancora oggi la sovranità della Corona è presente in tutto il mondo. Dunque l'accordo si applica anche qui: Gibilterra, Isola di Man, Channel Islands, Anguilla, Bermuda, British Antarctic Territory, British Indian Ocean Territory, isole Vergini Britanniche, isole Cayman, isole Falkland, Montserrat, Pitcairn, Sant'Elena, Ascension e Tristan da Cunha, South Georgia and the South Sandwich Islands, e isole Turks e Caicos. I resti dell'impero di Sua Maestà Britannica. A questi territori bisogna aggiungere le basi militari del Regno Unito a Akrotiri e Dhekelia nell'isola di Cipro.
Overseas Countries. Esistono fuori dall'Europa una serie di territori regolati con le leggi dell'Unione, sono il retaggio degli imperi e delle grandi compagnie commerciali che ne furono lo strumento di espansione, ecco la mappa:
Chiarita la questione dell'applicazione territoriale, il resto è un'impresa ciclopica, in fondo, c'è solo da regolare il mondo.
Buona fede. Un altro concetto molto importante, un principio base, è quello della buona fede, "Good faith", articolo 5 del Trattato:
Decision making e accesso ai dati. Gli inglesi naturalmente escono da tutte le istituzioni rappresentative e dal decision making dell'Unione (articolo 7) e alla fine del periodo di transizione (20 mesi dopo la data del 29 marzo 2019) non avranno più accesso al network e al database delle istituzioni europee (articolo 8), gli inglesi verranno "scollegati".
Diritti dei cittadini. Messe a punto la questione territoriale, rappresentativa e le "disconnessioni", il Trattato nella sua seconda parte fa battere il cuore di ogni costituzione, i diritti dei cittadini. Come potete immaginare, si tratta di una parte delicata e complessa che investe diverse figure giuridiche: i cittadini dell'Unione, i cittadini del Regno Unito, i lavoratori oltre frontiera, le famiglie. Per ognuna di queste entità ci saranno nuove regole e norme sulla residenza. E naturalmente vanno considerati i termini temporali della residenza, cioè il prima, il durante e il dopo il periodo di transizione. L'articolo 14 regola il diritto di entrata e di uscita, qui comparirà cinque anni dopo il periodo di transizione l'obbligo di presentare la carta d'identità con i dati biometrici:
Lavoro e quattro paesi extra Ue. Altro dato che testimonia il profondo lavoro diplomatico: le norme sul lavoro regoleranno anche i diritti di cittadini di paesi che non aderiscono all'Unione come la Norvegia, il Liechtenstein, l'Islanda e la Svizzera. Avranno lo stesso trattamento dei cittadini europei.
Il commercio. Durante il periodo di transizione si opera sostanzialmente secondo le attuali regole. Il Trattato mostra la complessità delle operazioni, bisogna tenere conto dei movimenti su tutti i porti fisici di sbarco, entrano in gioco il diritto marittimo, le norme sull'aviazione, qualsiasi canale per il trasporto delle merci. Per non parlare dei problemi di tassazione, Iva, ogni imposizione sulle transazioni commerciali. Anche qui vale il principio del periodo di transizione, il cuscinetto sul quale fare il soft landing di questo processo di separazione. A questo va aggiunta la nuova regolazione della proprietà intellettuale, un ginepraio.
Sicurezza. L'incandescente tema della cooperazione sulla sicurezza viene ovviamente tamponato con una serie di norme che assicurano la continuità dei team di indagine e la collaborazione stretta delle istituzioni di polizia del Regno Unito e dell'Europa. Non si possono lasciare liberi i criminali di agire in un limbo giuridico solo perché Boris Johnson si è svegliato una mattina è ha deciso che per lui e i suoi alleati l'accordo non va bene.
Giustizia. La Corte di Giustizia europea continuerà a operare in pieno per tutto il periodo di transizione. L'articolo 86 è un altro punto che ha diviso il governo inglese. Inoltre, l'Europa ha quattro anni di tempo, oltre la fine del periodo di transizione, per appellarsi alla Corte di Giustizia europea laddove ravvisi un caso non trattato in conformità con quanto stabilito dal trattato. Anche questo punto (articolo 87) pare e abbia fatto infuriare i Brexiteers più duri.
Aiuti di Stato. Questa norma è micidiale, all'articolo 93 stabilisce che trascorsi quattro anni dalla fine del periodo di transizione la Commissione europea può comunque intervenire sugli aiuti di Stato contro il Regno Unito. Lo stesso criterio si applica ai casi affrontati dall'Olaf, l'ufficio anti frodi dell'Unione. Immaginate la faccia del segretario del commercio Liam Fox. Non era quella di una volpe, ma di una tigre.
Privilegi e immunità. Non solo gli ambasciatori e il personale diplomatico è oggetto del tema. Ci sono anche gli appartenenti a: Banca centrale europea, i giudici della Corte di Giustizia e dell'Avvocatura Generale, funzionari dell'Unione europea e coniugi, Banca europea degli Investimenti e European Investment Fund, l'EBA, l'agenzia di monitoraggio del sistema Galileo e altri.
Condizioni finanziarie. Ogni divorzio ha un costo, anche questo. Per prima cosa gli inglesi contribuiranno al budget dell'Unione europea anche per il 2019 e il 2020. Alla fine, di dritto o di rovescio, in forza delle obbligazioni assunte in precedenza, il Regno Unito continuerà a versare soldi all'Unione anche dopo il 2020 e almeno fino al 2026. Costo totale della separazione? Oltre 40 miliardi di euro. La burocrazia brussellese in questa parte ha mostrato tutta la sua potenza, sono fissate anche le date di liquidazione dopo il 2020:
Eccole qua: 30 giugno e 31 ottobre di ogni anno. Che precisione. C'è anche la possibilità di pagare in comode rate mensili:
Quello che stiamo leggendo è il più sanguinoso contratto di divorzio della storia contemporanea. E se gli inglesi si trovano a corto di cash e pagano in ritardo? Ladies and gentlemen, ci sono gli interessi!
Bisogna dire la verità, Juncker è un mostro di bravura, queste condizioni sono severe in ogni aspetto. E di cura certosina. Gli esperti di diritto che hanno lavorato sul testo hanno scritto un documento unico nella storia delle relazioni internazionali. Stiamo assistendo a un passaggio che sarà oggetto di profondo studio nella storia della diplomazia.
Irlanda del Nord. È un protocollo speciale annesso al Trattato. Si assicura la continuità dello spazio tra Irlanda e Irlanda del Nord, il movimento libero delle persone (la "Common Travel Area") e delle merci, c'è anche qui l'applicazione della buona volontà tra le parti per implementare l'accordo:
Viene creata quella che si chiama ""single customs territory", una frontiera comune tra Regno Unito e Unione europea, il governo dell'Irlanda del Nord è soddisfatto, molto dovrà essere realizzato.
Euratom. È un capitolo molto importante, delicato e... costoso. L'uscita del Regno Unito dall'Euratom significa che gli inglesi dovranno rimborsare l'Unione europea per questi impianti attivi:
- Sellafield, un impianto di ritrattamento del combustibile nucleare;
- Dounreay, una centrale nucleare non attiva;
- Sizewell, due centrali nucleari, una attiva e l'altra non operativa;
- Capenhurst, un centro di arricchimento dell'uranio;
- Springfields, un impianto di produzione del combustibile nucleare.
Sintesi: le condizioni per gli inglesi sono dure, accettarlo è costoso, il livello di separazione è decisamente inferiore a quanto dichiarato dai politici inglesi prima e dopo il referendum, il Regno Unito per anni ancora sarà de facto un partner stretto non solo sul piano commerciale (cosa fondamentale per l'economia inglese e quella europea) ma anche sul piano giuridico dell'Unione europea. L'unica alternativa che hanno si chiama hard Brexit e non è un'alternativa ma una una disastrosa no Brexit.
***
Siamo fermi là, nel tunnel. Il primo treno oggi è stato schivato. Ma la luce che si vede là in fondo non è quella dell'uscita, sta arrivando un altro treno.
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l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.