30 Ottobre
La campagna bancaria di Renzi
Sostiene l'Abi contro la Bce, tenta di affondare Visco, silura Gentiloni e ora insegue Grillo. Cosa c'è dietro la grande guerra del caveau. Le lettere contro Francoforte, le risposte della Bce, il ruolo sempre più grande che avrà la Commissione d'inchiesta guidata da Casini.
Le campagne elettorali sono piene di bugie, di finzioni, di travestimenti. Per il titolare di List siamo nel campo della no news, abbiamo visto tutto e si potrebbe perfino chiudere il taccuino e stendere un velo pietoso sul dibattito. Il problema è che il sistema politico italiano supera se stesso di giorno in giorno, passo dopo passo va verso quella serie di telefilm americani ("The Twilight Zone") che trasmettevano alla Rai in bianco e nero e in italiano era intitolata "Ai confini della realtà". Cominciava con questa introduzione: " C'è una quinta dimensione oltre a quelle che l'uomo già conosce; è senza limiti come l'infinito e senza tempo come l'eternità; è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell'immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi "Ai confini della realtà".
Matteo Renzi ieri è andato oltre questi confini, ha superato se stesso, e bisogna dire che non era facile. Il segretario del Pd, durante la conferenza programmatica del Pd a Napoli, ha pronunciato le seguenti frasi a proposito di banche, vigilanza, Visco:
Negli anni della tecnocrazia al potere in Italia la politica ha abdicato di fronte alla propria responsabilità. Quando l'Europa ha scelto di salvare le banche, l'Italia ha accettato regole bancarie che hanno indebolito il nostro sistema. Questo ci ha obbligato a rincorrere le crisi bancarie. Nel momento in cui rincorri ci sta che i populisti ti attacchino e ti dicano che tu hai salvato le banche quando noi gli unici interessi che abbiamo salvato sono stati i conti correnti dei risparmiatori di questo Paese. Non abbiamo scheletri nell'armadio, non abbiamo nulla da tenere. Difendo i nostri iscritti quando combatto su questi temi. Per 15 anni c'e' stato un intreccio perverso...
Le campagne elettorali sono piene di bugie, di finzioni, di travestimenti. Per il titolare di List siamo nel campo della no news, abbiamo visto tutto e si potrebbe perfino chiudere il taccuino e stendere un velo pietoso sul dibattito. Il problema è che il sistema politico italiano supera se stesso di giorno in giorno, passo dopo passo va verso quella serie di telefilm americani ("The Twilight Zone") che trasmettevano alla Rai in bianco e nero e in italiano era intitolata "Ai confini della realtà". Cominciava con questa introduzione: " C'è una quinta dimensione oltre a quelle che l'uomo già conosce; è senza limiti come l'infinito e senza tempo come l'eternità; è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell'immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi "Ai confini della realtà".
Matteo Renzi ieri è andato oltre questi confini, ha superato se stesso, e bisogna dire che non era facile. Il segretario del Pd, durante la conferenza programmatica del Pd a Napoli, ha pronunciato le seguenti frasi a proposito di banche, vigilanza, Visco:
Negli anni della tecnocrazia al potere in Italia la politica ha abdicato di fronte alla propria responsabilità. Quando l'Europa ha scelto di salvare le banche, l'Italia ha accettato regole bancarie che hanno indebolito il nostro sistema. Questo ci ha obbligato a rincorrere le crisi bancarie. Nel momento in cui rincorri ci sta che i populisti ti attacchino e ti dicano che tu hai salvato le banche quando noi gli unici interessi che abbiamo salvato sono stati i conti correnti dei risparmiatori di questo Paese. Non abbiamo scheletri nell'armadio, non abbiamo nulla da tenere. Difendo i nostri iscritti quando combatto su questi temi. Per 15 anni c'e' stato un intreccio perverso tra interessi aziendali, questioni editoriali, dinamiche politiche e vigilanza bancaria.
Siamo già in pieno nel campo della ricostruzione storica da "paranormale", perché tra le banche saltate o bollite ci sono proprio quelle del suo territorio d'origine (Monte dei Paschi e Etruria), ma andiamo avanti, perché la faccenda è molto istruttiva il taccuino del titolare di List pieno di cose che si riveleranno interessanti proprio alla luce di queste dichiarazioni che ci servono solo come chiodo per appendere un quadro più grande. Mentre il Pd tirava giù il programma che è una finzione (i programmi con questa legge elettorale si faranno dopo il voto) dalle pagine del nuovo libro di Vespa (un appuntamento da mai più senza) diluviava un Avatar di Renzi che diceva quanto segue:
Noi dirigenti politici di formazione cattolica riconosciamo l'infallibilità soltanto al Papa, quando parla di teologia e non di politica. Alcuni che curiosamente provengono dalla sinistra e dal Pci riconoscono l'infallibilità soltanto alla Banca d'Italia. Un atteggiamento sorprendente, direi. Non mi fa paura la sollevazione del sistema su Banca d'Italia. Molte delle mie battaglie, dalla rottamazione all'articolo 18, dal garantismo alla riduzione delle tasse, le ho fatte quasi in solitaria, Banca d'Italia in questi anni non ha lavorato bene. Dirlo non è populismo, è la verità. Se sostenere che chi ha sbagliato deve pagare significa essere populista, be', allora sono populista anch'io. E non a caso, quando ho sbagliato e ho perso, io me ne sono andato. Il mio obiettivo è dimostrare che lo scandalo bancario non è stato colpa solo della politica. Non sta né in cielo né in terra. Ci sono stati troppi silenzi. Nelle alte burocrazie, in certe espressioni della società civile, in molti commentatori.
Renzi indubbiamente viaggia nello spazio profondo e da quel luogo remoto in cui si libra, vede le cose distanti, non si cura degli altri che pure l'hanno accompagnato - le sue battaglie sono "fatte quasi in solitaria", si capisce - e figuriamoci se ricorda cosa fa e dice. In un passaggio fulmineo di sincerità egli si riconosce per quello che è realmente ("allora sono populista anch'io") ma subito dopo torna in campo l'infantile che vuole tutto, sa tutto e fa tutto. E dimentica tutto. Battiamo il chiodo sul muro. E appendiamo il quadro.
01
Cronologia della guerra del caveau (elettorale)
Il Renzi Robin Hood, il difensore del risparmiatore (questo mitologica figura all'italiana a cui sembra che tutto sia dovuto, anche il pagamento dei suoi errori e giochi d'azzardo), il salvatore dei conti correnti, l'uomo del popolo e contro l'establishment è un caso interessante di sdoppiamento della personalità. Non è l'unico, ma prendiamo lui perché è protagonista del momento. Il Renzi paladino del correntista e nemico del salotto della finanza, quel Renzi, si trasforma infatti con puntualità da travet dello sportello bancario in portavoce dei banchieri. Il caso è esemplare, è il chiodo appunto che ci serve per appendere un quadro che va oltre quello che dice, non dice, fa e non fa Renzi e con lui gli altri partitanti. Andiamo con ordine, la storia ha le sue tappe, ci vuole un po' di pazienza, seguite il titolare di List. E le date.
- 1° settembre. La bozza del piano Bce. È la data di un documento della Banca centrale europea, una bozza, che fissa le nuove regole per il 2018 sui crediti deteriorati, i cosiddetti non performing loans. Sono regole più stringenti, studiate per evitare che le banche facciano credito a chi non merita credito e poi finiscano con i bilanci sforacchiati dai prestiti dei clienti che non vengono onorati. La discussione interna alla Bce va avanti per tutto settembre, copie delle bozze cominciano a circolare nei Palazzi, il caso Italia è quello più delicato per la presenza di una quota rilevantissima di npl.
- 3 ottobre. Reuter rivela il piano. L'agenzia Reuters ha la notizia in esclusiva: la Banca centrale europea progetta di chiedere alle banche dell'Eurozona di mettere a riserva cash per coprire il cento per cento dei loro crediti deteriorati nei prossimi anni. Cento per cento! Quel numero leva il sonno a tutto il sistema bancario italiano, pieno di crediti radioattivi palesi e nascosti. Due anni per coprire al cento per cento la quota di credito deteriorati presenti in bilancio! Antonio Patuelli, presidente dell'ABI, l'Associazione bancaria italiana, comincia a telefonare a tutti quelli che contano e non sanno contare.
- 4 ottobre. Il documento Bce. La Banca centrale europea rivela (come pianificato) le nuove regole in corso di discussione, è l'addendum alle linee guida per le banche sui crediti deteriorati, si apre una normale fase di consultazione fino all'8 dicembre, con un'audizione pubblica il 30 novembre. Le aspettative della Bce sugli accantonamenti prudenziali riguardano i nuovi crediti deteriorati, non quelli già in essere: "Si propone di applicare il progetto di addendum ai nuovi NPL. Per quanto riguarda le consistenze in essere, la Vigilanza bancaria della BCE ha richiesto alle banche con livelli elevati di NPL di definire strategie al riguardo, inclusi obiettivi di riduzione, nella prima metà di quest’anno". Tutto chiaro? Non per gli italiani, i quali decidono di far partire una campagna contro la Bce che per un puro caso del destino è guidata da un italiano, Mario Draghi.
- 5 ottobre. La lettera dell'Abi. Antonio Patuelli prende carta e penna, scrive una lettera e la manda in giro un po' ovunque tra le istituzioni et similia, affinché si sappia che loro, i banchieri italiani, non ci stanno alle nuove regole di Francoforte (un documento consultivo, ricordiamolo). Chiedono l'intervento del Settimo Cavalleggeri della politica per evitare di dover chiudere il rubinetto del credito creativo.
Cosa dice Patuelli? Andiamo direttamente alle sue conclusioni: "Questo ennesimo documento foriero di misure ulteriormente restrittive per il credito, non può e non deve entrare in vigore nella forma presentata, e testimonia quanto sia urgente che si trovi presto un corretto bilanciamento tra l'obiettivo della stabilità del settore finanziario e l'obiettivo di crescita e competitività dell'Unione europea". La cosa incredibile di questa lettera è che l'establishment italiano può contare su un popolo di smemorati che non ricorda i crac personali, figuriamoci quelli bancari di recente conio. I crac, questi figli di nessuno.
- 5 ottobre. Il tweet di Renzi. Nello stesse ore in cui Patuelli verga la sua lettera per sollevare la vibrante protesta dei banchieri italiani, Matteo Renzi anticipa tutti, è già sulla linea del Piave, pronto a combattere al fianco... dei banchieri. Renzi, evidentemente dotato di pre-veggenza, già alle ore 14:04 manda online questo tweet in cui non cita né l'ABI né la BCE:
La cosa è molto interessante. Renzi non cita l'ABI, i banchieri italiani che protestano. Non cita neppure la BCE, l'istituzione guidata da un italiano, Mario Draghi, oggetto della protesta. Il segretario del Pd fa un tweet ispirato da un documento dei banchieri, ne sposa la tesi, ma non cita il bersaglio - la BCE - e lo nasconde dietro la cortina fumogena della frase iniziale, "alcuni dirigenti europei". Che meraviglia. Lo stesso giorno, sulla sua newsletter, la eNews, al primo punto toh! c'è proprio il tema che sta a cuore ai banchieri, ecco cosa scrive Renzi:
Anche qui, le sigle di BCE e ABI sono "dimenticate". Renzi prende la tesi esposta dall'ABI e la fa sua. Ma non dice a nessuno l'origine della sua presa di posizione: i banchieri. Dov'è Robin Hood? Ora è in treno, non nella foresta di Sherwood, e fa il gioco del piccolo establishment italiano, anche perché a quest'ultimo resta solo Renzi (anche se si sta riposizionando su Berlusconi con grande rapidità) per evitare di fare crac. Questa storia, delle banche e banchette, è il cuore dello scenario politico. Ma andiamo avanti, non finisce qui, è strettamente legata agli altri eventi che seguiranno, come dicevamo, il quadro è ben più largo e si gioca una partita del cuore. Degli altri, i contribuenti-correntisti.
- 6 ottobre. Patuelli-Tajani. Il Presidente dell'ABI, Antonio Patuelli e Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, si incontrano all'ABI. Tajani svolge una lectio magistralis, Patuelli parte all'attacco del "terremoto normativo", Tajani dice che "il caso delle recenti proposte di riduzione automatica dei crediti deteriorati dovrebbe tener conto della necessaria flessibilità, del valore delle garanzie, e degli sforzi già in essere delle banche. La burocrazia non deve sostituirsi alla politica". Vero, Tajani ha ragione. Ma anche la politica non deve entrare in banca, altrimenti si finisce come Etruria e Monte dei Paschi.
- 7 ottobre. Rossi difende Bankitalia. Bankitalia viene messa sotto pressione e il direttore generale, Salvatore Rossi, interviene per precisare che a Via Nazionale hanno un dialogo in corso con Francoforte: "Bankitalia è parte del sistema unico di vigilanza e quindi dialetticamente fa la sua parte quando si tratta di elaborare nuove regole, nuove discipline. Dialetticamente vuol dire anche criticamente". Rossi tiene il punto.
- 9 ottobre. Tajani scrive a Draghi. Gli incontri precedenti danno i loro frutti e Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, scrive una lettera a Mario Draghi, dove invita la Bce a rivedere le sue decisioni, esprime "profonda preoccupazione" e invita la banca centrale a coinvolgere il Parlamento europeo nella sua decisione.
- 10 ottobre. L'Abi insiste. Le pressioni aumentano, Patuelli è in fase cingolato e si fa intervistare dal Corriere della Sera: "Mi fa piacere la posizione del governo italiano. Risponde a opinioni che noi abbiamo espresso mercoledì scorso e che hanno trovato ampia eco: nelle rappresentanze sociali da Confindustria alla Confcommercio, dalla Cgil alla Uil e nello schieramento politico, da Renato Brunetta allo stesso Padoan. Sono intervenuti Renzi, Tajani, Prodi. C'è coralità, una grande convergenza critica. Di merito e di metodo". Ottimo, ma chi stanno difendendo? Se stessi.
- 11 ottobre. EuroPatuelli. Patuelli va all'Europarlamento, incontra la stampa e dice: "Se si vuole rallentare o bloccare la ripresa questa è la strada più efficace". Tabelle, proiezioni, numeri a sostegno? Zero, l'importante è dire qualcosa, sostenere la causa.
- 13 ottobre. La Bce risponde a Tajani. Succede qualcosa a Francoforte, Draghi passa la lettera di Tajani a Danièl Nouy, presidente del Supervisory Board, che prende a sua volta carta e penna e risponde aTajani.
"Ci sono 865 miliardi di euro di crediti deteriorati nei bilanci delle banche", "non ci sono nuovi obblighi per le banche che derivano dal draft addendum", si tratta di un documento che chiarisce ulteriormente i passi da compiere in presenza di crediti deteriorati, "il draft addendum è sottoposto a una pubblica consultazione", "il draft addendum è stato inviato preventivamente ai membri della Comitato economico e per gli affari monetari dell'Europarlamento", "il 9 novembre sarò ascoltato dalla Comitato e quella sarà una buona occasione per scambiarsi i punti di vista sulla materia", "il 30 novembre ci sarà un'audione pubblica sul draft addendum". Preciso e tagliente.
- 13 ottobre. Cattive notizie da Washington. Il Fondo monetario internazionale accende la doccia, l'acqua è fredda. Poul Thomsen, direttore del dipartimento europeo del Fondo appoggia il piano della Banca centrale europea sui crediti deteriorati per il 2018 e afferma che "la misura non è affatto sproporzionata visto che riguarda i nuovi crediti deteriorati e non lo stock esistente". Ciliegina sulla torta: "Le nuove misure dovrebbero essere ben accolte dall'Italia, è quello di cui ha bisogno per accrescere la fiducia. L'Italia ha una storia di alto livello di non performing loans e di bassa crescita, è tempo di affrontare questi temi". Figuriamoci. Guardate cosa succede.
- 13 ottobre. Banca Intesa in campo. Entra in campo un peso massimo, Carlo Messina, numero uno di Banca Intesa. Parla da Washington, durante i lavori del Fondo monetario internazionale: "Condivido la priorità per il sistema bancario italiano di ridurre i non performing loans e noi lo stiamo facendo. L'azione che spinge sull'accelerazione è corretta. La condivido in pieno, ma sono fortemente preoccupato per l'addendum del supervisore bancario". E l'intervento del Fondo monetario a supporto della BCE? Messina usa l'ascia: "Una valutazione grossolana sulla soluzione del problema degli Npl nel nostro Paese". Gong! Fuori i secondi, il ring si popola di nuovi boxeur. Intesa ha appena comprato al valore simbolico di 1 euro, unica offerta in campo e chiusura del pacchetto fatta con Bankitalia e il governo, le due banche venete finite a carte quarantotto per i crediti deteriorati, Popolare Vicenza e Veneto Banca. Con l'intervento di Messina si mette il sigillo sulla faccenda, che diventa priorità di tutta la politica. Comandano le banche.
- 14 ottobre. Visco difende la Bce. Se parla Messina, si accendono tutte le spie rosse del sommergibile. E infatti il giorno dopo, sempre dal vertice del Fondo Monetario a Washington, si sveglia Ignazio Visco, governatore di Bankitalia: "L'addendum è una consultazione che beneficerà delle osservazioni di tutti. Sono sicuro che sia la manifestazione di una forte volontà a mettere in sicurezza le banche. Il diavolo sta nei dettagli, staremo a vedere dalla consultazione che tipo di messaggi arriveranno". Povero Visco, non sapeva che il diavolo era in Parlamento a Roma e stava tramando alle sue spalle.
- 15 ottobre. Prima mossa di Grillo. Il primo diavoletto a mostrare gli artigli indossa un manto pentastellato. Il Movimento 5 Stelle presenta una mozione parlamentare contro il governatore Ignazio Visco che si conclude così:
"Nell'ultimo decennio Banca d'Italia, non solo avrebbe esercitato un controllo carente su determinate gestioni del credito e del risparmio che hanno rivelato - come accertato da indagini giudiziarie - la sussistenza di condotte in violazione della legge, ma avrebbe scelto per il ruolo di commissari, soggetti considerabili "fiduciari", i quali in alcuni casi sarebbero apparsi soliti portare liquidità di piccoli istituti a banche vicine ai suddetti, invece di risanare quelle loro assegnate". Per questo, concludono i firmatari della mozione grillina, il governo deve "escludere l'ipotesi di proporre la conferma del Governatore in carica, Ignazio Visco".
Attenzione al passaggio temporale della mozione grillina: "Nell'ultimo decennio". Ora, torniamo al punto di partenza di questo articolo, le frasi di Renzi su Bankitalia:
Per 15 anni c'è stato un intreccio perverso tra interessi aziendali, questioni editoriali, dinamiche politiche e vigilanza bancaria.
Grillo e Renzi viaggiano in parallelo, parlano lo stesso linguaggio, sono gemelli diversi del qualunquismo bancario. Solo che uno fa il suo mestiere, l'opposizione al sistema, l'altro è il sistema, tanto da farsi portavoce dell'ABI, l'associazione dei banchieri nella battaglia sui non performing loans. Singolare. Siamo nel pieno di uno sconvolgimento del senso politico, siamo a Renzi che marca Grillo a uomo. Attenzione al calendario, alle date, agli eventi. Continuate a seguire il titolare di List.
- 16 ottobre. Visco e lo scudo Bce. Il barometro a Roma sta per segnare tempesta, Visco è informato dei malumori, ma non tanto da poter vedere il sottosopra in corso. Durante un incontro organizzato da Goldman Sachs tra i lavori del Fondo monetario internazionale, il governatore avvisa i naviganti: L'impatto del Quantitative easing, il programma di acquisto di asset della Bce e delle altre misure dell'Eurotower sul Pil nel periodo 2017-2019 è dell'ordine dello 0,5 per cento annuo "e in Italia è anche un po' più alto", dice Visco, che ribadisce: "Buona parte della ripresa che vediamo quest'anno che prevediamo per i prossimi due anni è legata alle politiche espansive attuate dalla Bce". Fase copertura della Bce. E vedremo quanto l'ombrello di Draghi sarà decisivo.
- 17 ottobre. Mozione Pd. La situazione a Roma precipita. Renzi è lanciato nel suo inseguimento a Grillo, a sua volta è inseguito dall'ombra di Banca Etruria e della Boschi, deve uscire dal cono d'ombra della questione bancaria. Il segretario del Pd entra in fase caterpillar, accende la ruspa e, primo firmatario della mozione è l'abile, sveglia, angelica e soprattutto boschiana Silvia Fregolent che fa saltare fuori come un jolly dal magic box una mozione del Pd contro il governatore Ignazio Visco. Bum! La mozione è kriptonite per Gentiloni, panico e smarrimento nel governo, Boschi sapeva tutto e non ha detto niente al premier, per Palazzo Chigi è inaccettabile nei toni, bisogna riscriverla, si mettono al lavoro ne esce una seconda addolcita che sulla scelta del nuovo/vecchio governatore finisce così:
Si tratta di una scelta particolarmente delicata in considerazione del fatto che l’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche sulle cui ragioni si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d’inchiesta all’uopo istituita;
Rilevato che le predette situazioni di crisi o di dissesto hanno costretto il Governo e il Parlamento ad approvare interventi straordinari per tutelare, anche attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche, i risparmiatori e salvaguardare la stabilità finanziaria, in assenza dei quali si sarebbero determinati effetti drammatici sull’intero sistema bancario, sul risparmio dei cittadini, sul credito al sistema produttivo e sulla salvaguardia dei livelli occupazionali,
Impegna il Governo 1) ad adottare ogni iniziativa utile a rafforzare l’efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario ai fini della tutela del risparmio e della promozione di un maggiore clima di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema creditizio, individuando a tal fine, nell’ambito delle proprie prerogative, la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’istituto, tenuto conto anche del mutato contesto e delle nuove competenze attribuite alla Banca d’Italia negli anni più recenti.
Da quel momento, il recinto è rotto e la mandria esce dall'OK Corral del Pd dove i compagni si sparano a colpi di Winchester. Il risultato politico di quel 17 ottobre è che agli atti parlamentari finiscono la bellezza di 6 + 1 (quella del Pd rivista) mozioni tutte contro il governatore uscente di Bankitalia. La larghissima maggioranza dei gruppi parlamentari dice sfiducia. È l'effetto della competizione elettorale, Renzi sta nel mazzo per ragioni di consenso (si vota) e dissenso con il governo (ha bisogno di una rottura con Gentiloni, certificare la distanza e avere mano libera nella propaganda, mettersi in un ruolo alternativo). La mossa del segretario Pd non solo è irrituale, ma non è concordata. Mattarella lo fulmina. E Berlusconi lo fa evaporare.
17 ottobre. Il Quirinale reagisce. L'agenzia Reuters (scelta non a caso, è quella che scorre sui monitor dei trader di tutto il mondo) pubblica la notizia del disappunto di Mattarella: "Al Quirinale si esprime l'avviso che le prese di posizione riguardanti la Banca d'Italia debbano essere ispirate ad esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'Istituto, nell'interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani, e che a questi principi debba attenersi l'azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo". Ciak, si gira il film Renzi è solo.
- 18 ottobre. Il Cavaliere attacca. Silvio Berlusconi rompe subito il silenzio: "Non ho nessuna meraviglia. È proprio della sinistra voler occupare tutti i posti di potere dopo le elezioni: adesso hanno fatto un passo avanti, li vogliono anche prima delle elezioni?". Bang! Il Cavaliere impallina Renzi, si schiera con Mattarella, Gentiloni ha un asse istituzionale per fare la mossa solitaria e non apparire succube del segretario. Nel frattempo, a Francoforte, il telefono di Mario Draghi sta friggendo nell'olio bollente.
- 18 ottobre. Brunetta rinforza. Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, mette il punto sulla mossa di Renzi: "La Banca d'Italia appartiene all'Eurosistema e la sua indipendenza è sancita nei trattati che hanno istituito la Banca centrale europea. Trovo straordinario che debba essere Weidmann a ricordarci le caratteristiche del sistema europeo di banche centrali. Con il mandato di Draghi in scadenza fra un paio d'anni, i difensori della indipendenza della Bce dovremmo essere noi". Le parole di Brunetta mettono Renzi sul piano di Grillo. E Berlusconi diventa il più istituzionale tra i protagonisti di questa vicenda.
- 18 ottobre. Toh, appare Casini. Lo stesso giorno, piove sul monitor un comunicato della Commissione d'inchiesta sulle Banche: "Il presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Pier Ferdinando Casini, coi vice presidenti, Mauro Maria Marino e Renato Brunetta, ha ricevuto questo pomeriggio a Palazzo San Macuto il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco". Ah, interessante, una specie di visita privata. È la conferma che la Commissione d'inchiesta sarà l'epicentro della campagna elettorale.
- 19 ottobre. Di Maio su Renzi. Il "capo della forza politica" pentastellata, Luigi Di Maio, parla di banche: "Per far ripartire le banche non ci vuole il Pd. Non me ne frega niente del segretario che va contro il presidente del Consiglio. Sulle banche il Pd è il principale responsabile del disastro, perché Mps era un partito e non una banca. Hanno messo loro e lasciato loro lì il governatore di Bankitalia e il capo di Consob. Ora Renzi vuole rifarsi una verginità fingendo la battaglia su Visco. Ma è una sciocchezza, sappiamo bene che lui e la Boschi sono tra i principali responsabili di questo disastro bancario". Campagna elettorale totale.
- 19 ottobre. Renzi sente aria di sconfitta. Il segretario del Pd va in tv a Otto e Mezzo e conferma che perderà: "Se Gentiloni e Mattarella confermeranno Visco a Bankitalia non sarà una sconfitta per me perché io non ho fatto un discorso di nomi". È una dichiarazione di resa. Ma Renzi pensa - stavolta correttamente - che sia solo una battaglia, la guerra è un'altra: le elezioni. E le banche sono l'arma di distruzione di massa. O autodistruzione, è materiale da maneggiare con cura. Ma Renzi ha una sua strategia, sembra il comandante della flotta giapponese durante la Seconda guerra mondiale, Isoroku Yamamoto.
- 20 ottobre. Renzi silura Gentiloni. La riprova della strategia da battaglia navale di Renzi arriva con un'intervista da sommergibile in missione d'attacco sui quotidiani del gruppo Carlino-Nazione-Giorno: "Il governo non era semplicemente informato" della mozione dl Pd su Bankitalia, "era d'accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare questa mozione prevedeva che il governo desse un parere. Che c'è stato. Ed è stato positivo". Tecnicamente, è un siluro contro l'incrociatore (non più) alleato Gentiloni.
- 20 ottobre. Il profeta Maroni. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, conferma di avere l'esperienza di un uomo di governo e profetizza: "Sarà un boomerang che alla fine porterà alla riconferma di Visco". Profeta Maroni.
- 21 ottobre. Cresce il ruolo di Casini. Il presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche assume il ruolo di gran suggeritore: "Mi auguro che il governo proceda rapidamente a un adempimento importante, anche per dare un segnale di stabilità ai mercati".
- 21 ottobre. Finta bandiera bianca di Renzi. Il segretario del Pd intervistato da Avvenire: "Ho letto bugie, ricostruzioni parziali. Ho visto tutti concentrati sulla mozione quasi fosse una spy-story. Voglio essere chiaro: la difesa a oltranza di Visco non sta nei miei desideri segreti. Ma qualsiasi nome il premier farà, non ci saranno problemi. Anche se dovesse confermare Visco, nessun problema". Ha perso, lo sa, ma la sua è una finta bandiera bianca, Renzi insegue altro. Cosa? Grillo.
- 21 ottobre. Il capitano Orfini (e il Casini). È il presidente del Pd a tirare colpi d'ascia per conto del battente bandiera bianca Renzi: "È inquietante che dentro Bankitalia ci sia una manina che passa documenti riservati prima che arrivino a una commissione di inchiesta. Sto scrivendo al presidente Casini per chiedere la desecretazione degli atti". Orfini mena, Casini dispone e non si scompone, sorveglia tutto con felpata maestria democristiana.
- 21 ottobre. Renzi spiana i cannoni. Sul ponte sventola bandiera bianca (fase Battiato). Sulle fiancate, a prua e a poppa sono spianati i cannoni del Galeone di Renzi: "In Italia si può valutare quello che fanno tutti. Altrimenti, si arriva al paradosso che qualcuno è intoccabile, inviolabile, ingiudicabile. Difendo la dignità della politica rispetto a questa visione allucinante".
- 22 ottobre. Renzi in navigazione solitaria. Il Galeone di Renzi si ferma nelle acque annunziatiane di In mezz'ora, su Rai3, gli ordini di bordo sono i seguenti: "Se vogliono nominare Visco, lo facciano pure". Fate voi, lui deve fare altro.
- 23 ottobre. No a Boschi in cdm. Il deputato di Mdp Arturo Scotto deposita in Parlamento un'interrogazione contro la eventuale presenza di Maria Elena Boschi nel consiglio dei ministri che dovrà nominare il governatore di Bankitalia. Bandiera rossa.
- 25 ottobre. Bankitalia manovra su Bce e npl. Carmelo Barbagallo, capo degli ispettori di Bankitalia, entra nella faccenda con una dichiarazione che è un invito a fare pausa prima della nomina di Visco: "Una pausa nella produzione delle norme è auspicabile, anche nell'ottica di evitare che il rapido susseguirsi e modificarsi delle regole divenga esso stesso fonte di incertezza e di freno per l'attività bancaria". È un segnale per Francoforte.
- 25 ottobre. Il capitano Orfini e la discontinuità. Ancora Orfini con lancia puntata a prua: "Dobbiamo lavorare per creare una discontinuità affinchè non si verifichino più episodi del genere e per ridare credibilità al sistema. La nostra mozione non è stata una forzatura, e se l'80 per cento del Parlamento esprime un giudizio simile al nostro su Bankitalia forse la forzatura non è dirlo, ma non tenerne conto". Orfini ha ragione, c'è la forza delle sei (+1) mozioni, il fatto parlamentare c'è e resta sul banco.
- 26 ottobre. Renzi da Vespa. Ancora cannoni spianati: "La Banca d'Italia in questi anni non ha funzionato come dovuto: è stata un limite e non un asset. Gentiloni conferma Visco? Non lo condivido". Separati in casa. Che poi è tutta casa di Renzi.
- 26 ottobre. Gentiloni indica Visco. Sono le ore 15:56, il premier fa la scelta e indica Ignazio Visco come prossimo governatore di Bankitalia.
- 26 ottobre. Sondaggi: M5S primo partito. Escono i dati elaborati da YouTrend, la supermedia dice che il Movimento 5Stelle è il primo partito con il 27,2 per cento. Di Maio non fa crescere il consenso, per ora. Il Pd mette a segno il peggior risultato da quando Renzi è di nuovo segretario del partito con un numero che è di poco sotto il 27 per cento. Questo è lo scenario, il contesto, il punto chiave di tutta la vicenda.
- 26 ottobre. Grasso si dimette dal Pd. Il presidente del Senato fa la mossa a sorpresa, Pietro Grasso lascia il gruppo del Pd e si iscrive al gruppo Misto: "Non mi riconosco nel Pd. Il fatto che il presidente del Senato veda passare una legge elettorale redatta in altra Camera senza poter discutere, senza poter cambiare nemmeno una virgola è stata una sorta di violenza che ho voluto rappresentare". Si apre un'altra crisi nel Pd. Si chiuderà. In attesa della prossima.
- 26 ottobre. Bce più morbida su npl. Intanto, da Francoforte arriva in conferenza stampa un conciliante vicepresidente Vitor Constancio sulle nuove regole per i crediti deteriorati: "Non è stato deciso niente. Saremo molto cauti".
- 26 ottobre. L'Abi apprezza Constancio. Nota del direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini: "Apprezziamo il primo chiarimento che il Vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha dato nell’ambito della conferenza stampa appena conclusa a Francoforte. Si comincia a fare chiarezza sulla effettiva portata dell’Addendum in consultazione. Il Vicepresidente Constancio è stato chiaro, le disposizioni della Vigilanza Bce contenute nell’Addendum in consultazione fino all’8 dicembre riguardano solo prestiti futuri mentre per quanto riguarda lo stock nulla è stato deciso”. Era già stato scritto nelle note della Bce del 4 ottobre.
- 27 ottobre. Visco governatore di Bankitalia. Il consiglio dei ministri conferma Visco. Gentiloni presenta al Quirinale il decreto di nomina per la firma presidenziale. Mattarella firma e tanti saluti. Renzi perde la battaglia, ma sta combattendo un'altra guerra.
- 27 ottobre. La diserzione dei renziani. La conferma dell'altra guerra arriva dal registro dei presenti in consiglio dei ministri: Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maurizio Martina e Luca Lotti non sono presenti alla riunione di Palazzo Chigi. Dissenso-assenza.
- 28 ottobre. Il dottor Guerini. Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, durante la conferenza programmatica del Pd: "Non c'è nessuna pace da fare con Gentiloni, perché non c'è nessuna guerra. Pieno sostegno al governo". Pieno sostegno. Mobile. E il poker di assenti dal consiglio dei ministri? "Stanno tutti bene, grazie". Fase e frase surreali. Il dottor Guerini.
- 29 ottobre. Saranno ancora Casini. Il gioco al massacro del caveau ora si sposta tutto sulla Commissione d'inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini. Intervista su Repubblica, ieri, un bip bip di messaggi in codice per tutti: "C'è una rete di complicità fatta di offerte di impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Bankitalia passati in corsa ai vertici delle banche controllate. Quel che sta già emergendo non è un bello spettacolo. Detto questo, la commissione d'inchiesta che presiedo non guarderà in faccia nessuno, deve essere chiaro, non rispetterà santuari. Ma i processi e le attribuzioni delle responsabilità penali, in uno stato di diritto, si fanno nei tribunali e non nelle aule parlamentari". Visco è stato riconfermato, ma la sua grigliatura è appena cominciata. E non sarà solo. Quando si parlerà di Mps, delle due banche venete e di Banca Etruria scoppierà la Santa Barbara dell'intero Parlamento.
Questo è il quadro reale della situazione, la concatenazione e l'incrocio dei fatti. Dove andiamo ora? A vedere cosa succederà nei collegi in campagna elettorale, abbiamo una primissima simulazione di YouTrend davvero istruttiva. Leggiamo insieme cosa scrive per List il direttore di YouTrend Lorenzo Pregliasco.
02
YouTrend. Vincere (e perdere) ridisegnando i collegi
di Lorenzo Pregliasco
Approvata definitivamente la legge elettorale, il terreno di confronto sarà quello della determinazione dei confini dei collegi uninominali, affidata al governo che si avvarrà di una commissione tecnica guidata dal presidente dell'Istat.
Una delle possibili criticità, in un sistema uninominale, è infatti quello del cosiddetto "gerrymandering", cioè la pratica di disegnare i collegi in modo strumentale, per "ottimizzare" la resa di una forza politica ad esempio concentrando in un unico collegio le aree di maggiore consenso degli avversari. Una pratica diffusissima negli Stati Uniti, in cui la decisione è politica e non tecnica.
Come Quorum/YouTrend abbiamo mappato tutti gli 8.000 comuni italiani, assegnando a ciascuno una stima del risultato sulla base della attuale media dei sondaggi. Questo database ci consente di verificare in tempo reale i possibili effetti del ridisegno dei collegi in tutta Italia.
Per fare un esempio, nella provincia di Torino, che ha in tutto 9 collegi, riformulando i confini e spostando alcuni comuni da un collegio all'altro si potrebbero ottenere effetti significativi. Addirittura, ci risulta che ricollocando il comune di Villafranca Piemonte dal collegio di Pinerolo a quello di Moncalieri, il Movimento 5 Stelle vincerebbe a Pinerolo ai danni del centrodestra, guadagnando così un seggio alla Camera. E Villafranca Piemonte ha meno di cinquemila abitanti...
***
Questo è il capitolo che vedremo far saltare i barilotti di polvere da sparo, il ridisegno dei colleghi. Nell'attesa che facciamo? Andiamo in Spagna, a Barcellona. Ci sono due piazze che si stanno fronteggiando: indipendentisti e unionisti. Ma che piazze sono? Vediamo cosa ha scritto il socio spagnolo di List, Maite Carpio.
03
Todos somos Catalogna. Ma quale?
di Maite Carpio
La Catalogna è ormai una società tristemente divisa, quasi ferita a morte. La manifestazione anti indipendentista di ieri ha visto sfilare per le strade di Barcellona più di un milione di persone (secondo gli organizzatori) e ha dato un segnale fortissimo ai loro “compatrioti”: “todos somos Catalogna” e “Puigdemont non parla a nome mio”. È stata la risposta all’altra piazza (una moltitudine, anche questa) che vorrebbe uno stato indipendente. Sono le due facce di una sola anima, drammaticamente spezzata, due soggetti che non si guardano e non si ascoltano.
Secondo un sondaggio di Demoscopia pubblicato altro giorno su El Pais, il 44 per cento della società si sente solo catalana o più catalana che spagnola, mentre il 46 per cento si sente catalano e spagnolo, senza contraddizioni, il resto si sente semplicemente spagnol.
Una società bella divisa per una questione di “chi o come mi sento”, per una ragione profondamente identitaria.
La domanda sul taccuino arriva puntuale: come mai si è arrivati a questo punto di insofferenza, perché ora? Cosa è successo? La risposta, se c’è (è troppo presto) non è facile da individuare. Sicuramente il jolly della globalizzazione, l’immigrazione percepita come minaccia, il mancato progetto di costruzione di un'Europa diversa che sperava dalle nazioni una cessione giusta di sovranità, hanno fatto sentire a molti catalani che la propria identità era a rischio. Infatti dicono che bisogna difendere “la nostra lingua” dalla supremazia dell’inglese o dello spagnolo, altrimenti si perderà. Il loro sogno di trovare il proprio spazio in un mondo diverso è stato tradito.
Poi, una classe politica mancante di visione e una forma di stato in crisi, si sommano alle ragioni più spicciole, la storica bega domestica dello scontro con il governo centrale di Madrid, che la causa indipendentista ha saputo cavalcare con maestria per creare il proprio immaginario collettivo. Finché al governo catalano c’era la destra nazionalista di Pujol e quelli che sono arrivati dopo, si trattava per ottenere dei privilegi, poi questi non sono bastati più e i recenti governi hanno cominciato a denunciare come il loro diritto alla sovranità venisse calpestato sistematicamente. La sentenza del Tribunale Costituzionale che annullò lo Statuto d’Indipendenza approvato in maggioranza dal Parlament nel 2006 o gli appelli del Partito Popolare allo stesso tribunale per cancellare misure presse dall’autonomia, come certe tasse ambientali, una tassa sul deposito bancario o misure contro la povertà, sono diventati il cavallo di Troia della causa separatista. Ora, dalle rivendicazioni legittime siamo passati allo scontro frontale e alla minaccia di rottura.
Colpisce come in fondo, tutta questa apparente follia nasca e si alimenti di una spinta interiore guidata da un ideale piuttosto utopico. Infatti, la propaganda indipendentista parla di giustizia sociale, di voler cambiare tutto ciò che non funziona, vogliono migliorare la democrazia (quella di oggi è obsoleta, corrotta, con liste chiuse e nelle mani dei lobbisti). Parlano di rigenerazione politica e di un futuro migliore. Discriminazione, ingiustizia, ingerenza, sono le parole d’ordine. Vogliono uno stato repubblicano (sono sempre stati e restano ancora contrari alla monarchia) di cittadini liberi che dimostreranno alle élite di saper guidare il proprio destino. L’altra parte della società, ovviamente quella più “sensata”, osserva incredula i pargoli, atterriti da tanta ingenuità e dalla tirannia delle bugie più sfacciate, reagiscono anche loro - guardando là fuori un mondo complesso che fa paura - per cercare di mettersi al riparo, con grande senso pragmatico.
Poi ci sono, naturalmente, le ragioni economiche. I separatisti sostengono che la Catalogna è l’autonomia che lavora di più, che sono loro a generare più ricchezza. Si percepiscono superiori al resto del paese e sono convinti che ricevano un investimento pubblico molto al di sotto del loro contributo fiscale. Convinti che i paesi piccoli funzionino meglio, rivendicano il diritto a gestire le proprie risorse in autonomia. Un profondo conoscitore dei fenomeni nazionalisti, ricordava al socio spagnolo di List come la Yugoslavia di Tito cominciò a sgretolarsi con l’arrivo delle risorse economiche che il turismo portò in Croazia.
Nel fondo, la causa separatista percepisce se stessa come l’unico motore capace di riaccendere l’ascensore sociale. È curioso che uno dei cavalli di battaglia della propaganda separatista sia quello di assicurare che con l’indipendenza le pensioni saranno più sicure! Ci credono solo loro, ovviamente. Gli altri, no. Sono un altro movimento anti-establishment (si sentono delusi e arrabbiati anche da quelle parti!). Questa volta però, l’utopia si è spinta troppo avanti, e sono pronti a sfidare e oltrepassare le vie della legalità. La parte “sensata” è bella carica e pronta a fare le barricate.
Il 21 dicembre tutti i catalani andranno alle urne, a contarsi. Qualunque sia il risultato, cinque minuti dopo bisognerà rimboccarsi le maniche e iniziare il lavoro piu arduo: ricostruire un tessuto sociale, oggi completamente sfilacciato, che ricordi quello che la Catalogna è sempre stata, un posto accogliente e rispettoso dell’altro, qualunque lingua parli.
***
Che scenario difficile attende la Spagna. Maite lo ha dipinto con il tocco di conosce il paese. Da qui al 21 dicembre, giorno del voto in Catalogna, può succedere di tutto. Noi stiamo pronti, con il taccuino aperto. Dove andiamo ora? Torniamo in Parlamento, la manovra di bilancio è approdata al Senato e ci sono un bel po' di novità. Si vota, si spende e spande, si chiama ciclo elettorale della spesa. Chi paga? Noi.
04
Manovrare la spesa
Una manovra piena di bonus elettorali è destinata per forza in futuro a lasciare sul campo morti e feriti. Basterà attendere l'esito dei provvedimenti non quando saranno approvati dall'aula (l'esame di Palazzo Madama comincia domani), ma quando andranno a incidere direttamente sui conti pubblici che non sono di un'entità fantasma o di un marziano, ma nostri. Il testo della manovra si compone di 120 articoli, i provvedimenti "bonus" in cantiere sono 21, un'infinità, 8 sono una novità assoluta. Il titolare di List, come voi, non ne è sorpreso, la campagna elettorale è aperta. Sul taccuino ci sono un paio di cose.
L'aumento dell'Iva è stato rinviato al 2019 (prima o poi arriva). Stanno spostando più in là un capitolo che nel 2019 sarà così articolato: l'aliquota Iva al 10 per cento salirà di 1,5 punti percentuali dal 2019 e di altri 1,5 punti dal 2020, mentre quella al 22 per cento aumenterà di 2,2 punti percentuali dal 2019, di ulteriori 0,7 punti percentuali dal 2020 e di 0,1 punti dal 2021. Aumento delle accise confermato dal 2019. Poi è tutto un bonus e francamente ci chiediamo cosa ne sarà del bilancio dello Stato tra qualche anno. Qualche esempio, per capirci alla svelta:
- Bonus da 80 euro ampliato per salvare gli statali;
- Bonus per le assunzioni dei giovani under 30 (e per il 2018 fino a 35 anni);
- Detrazioni per gli abbonamenti di bus e treni;
- Fondi per i disoccupati over 55 e per la povertà;
- Bonus per l'energia e i mobili;
- Cedolare secca affitti al 10 per cento prorogata per due anni;
- Bond di debito chirografaro per le banche;
- Bonus per impianti sportivi;
- Sconto del 19 per cento sulle polizze di assicurazione per la casa;
Andiamo avanti? No, per oggi ci fermiamo qui. Abbiamo tempo per vedere nel dettaglio cosa accadrà e da domani comincia il rodeo al Senato. Anzi no, siamo in un film di John Ford, è l'assalto alla diligenza.
04
Rompere il dominio dei titani di Internet
La discussione è aperta ed è un bene. I risultati arriveranno? Non lo sappiamo. L'oligopolio dei titani di Internet sta cominciando a preoccupare il legislatore americano. Tutto parte dall'indagine del Senato sulle interferenze dei russi nella campagna presidenziale che, al di là della reale influenza sul voto, ha messo in evidenza come le loro pratiche di business siano un fattore decisivo nella società contemporanea e siano de facto in gran parte non conosciute, in un cono d'ombra legislativo che invece ha bisogno di luce più che mai.
Non solo, sta emergendo il tema del loro ruolo predominante sul mercato. Cosa fa oggi Amazon? Non è semplicemente il gigante del commercio elettronico, è tutto: distributore virtuale e reale, produttore e distributore di contenuti, operatore finanziario che ormai è a un passo dallo sportello bancario, 136 miliardi di ricavi. Come Amazon, tutti gli altri: Microsoft, Apple, Google, Twitter, per non parlare del ruolo da Grande Fratello delle emozioni che ha assunto Facebook.
Il Financial Times scrive che forse siamo di fronte a soggetti troppo grandi per essere spezzati. Anche l'impero di Rockefeller, la Standar Oil, quando fu polverizzato dalla storica sentenza dell'Antitrus del 1911 sembrava un moloch imbattibile. Il problema di Amazon si sta profilando all'orizzonte. Chi sostiene la causa di Amazon, ribatte che il fattore decisivo a favore della società di Jeff Bezos è il suo ruolo nell'abbassamento del prezzo in favore del cliente finale. Vero, ma nello stesso tempo resta un problema di competizione tra i soggetti che operano nel mercato. Alla fine della filiera, c'è un solo gigantesco cavallo o, meglio, una piccola mandria di purosangue dalle dimensioni in continua espansione. Facebook controlla il 77 per cento traffico social, Google l'81 per cento di quello dei motori di ricerca. Le piattaforme digitali sono la portaerei del commercio, delle transazioni, della conoscenza. La chat globale è capace di cambiare gli eventi, modificare il sentiment delle popolazioni, produrre, indurre, suggerire, creare un immaginario che non corrisponde a quello reale. Esistono studi e ricerche approfondite che conducono a questo esito, una distopia.
Se si interviene sui monopoli finanziari - giustamente - o sul delicato gioco delle proprietà dell'entertainment, come si può pensare di lasciare il terreno digitale senza una regolazione efficace? Per l'America si tratta di una questione esplosiva, la Silicon Valley è in maggioranza democratica, i fondi vanno a finanziare le campagne dei democratici e tutto il gioco politico di fatto ne esce alterato. Come riporta il Financial Times, Hillary Clinton ha raccolto 6.3 milioni di dollari, Trump 100 mila dollari. Ma questo è il minore dei problemi, resta il tema dell'equilibrio del mercato e della concorrenza, delle opportunità uguali per tutti. Amazon e i suoi fratelli hanno una leva finanziaria spaventosa, impossibile da fronteggiare per qualsiasi impresa allo stato nascente. Per l'Europa il problema è ancor più grande, perché priva di soggetti che possano competere a quel livello, senza un polo di ricerca tecnologica comune.
L'unica sfida potrebbe arrivare dalla Cina, ma c'è il problema numero uno, quello su cui si fonda il successo globale delle imprese americane: la libertà. Che in Cina non c'è e non ci sarà, viste le conclusioni del congresso del Partito comunista cinese. Libertà che in fondo lo stesso Occidente perderà se affiderà le chiavi del proprio futuro a chi governa il cloud computing, la disseminazione delle informazioni, la ricerca e lo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Siamo di fronte a una delle più grandi sfide della contemporaneità, non è una questione di clic, ma di pensiero liberale, di autonomia dell'uomo dalla macchina, di accumulazione di ricchezza in presenza di costante distruzione di lavoro, produzione e proprietà intellettuale. Ok, ora potete continuare a specchiarvi su Facebook. Anzi no, andiamo insieme a vedere cosa sta succedendo nel Russiagate. Giocano a scacchi.
05
Russiagate. Manafort è nei guai. Trump?
Le indagini di Robert Mueller, ex capo dell'Fbi, stanno arrivando a un punto importante. Paul Manafort, l'ex capo dello staff della campagna elettorale di Trump è accusato di frode fiscale. Manafort svolgeva i suoi affari di consulenza con alcuni paesi dell'Est Europa. Si è costituito negli uffici dell'Fbi, ma le accuse per il momento non sono del tutto chiare. Trump è coinvolto? Sapeva? Manafort si dimise dal team di Trump e i suoi rapporti con i paesi dell'Est Europa erano già emersi nei mesi precedenti. Il Russiagate riguarda i presunti legami tra alcuni componenti del team della campagna presidenziale di Trump e la Russia o, meglio, alcune persone riconducibili al governo russo. Siamo in un campo minato, può succedere di tutto. Questo tipo di indagine di solito ha un copione: si procede con l'accusa formale a un individuo (Manafort), il quale a sua volta collabora e poi conduce a scoprire il resto della catena. Se esiste. Mueller è un abilissimo investigatore, il suo ruolo di special counsel è molto delicato perché autonomo ma non indipendente dal potere esecutivo di Trump che si sta preparando a uno scontro che potrebbe vincere o perdere nello stesso tempo. The Donald sta per entrare in una terra incognita, in un paese lacerato come non mai. Stanno giocando a scacchi e siamo nella scena epica del film di Ingmar Bergman, Il Settimo Sigillo, potrebbe sedersi al tavolo - metaforicamente - la morte.
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sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.