7 Ottobre
La casa, Draghi e le maggioranze (im)possibili
La natura e la forza dell'esecutivo d'emergenza è nel suo largo consenso parlamentare. Chi pensa a un'uscita della Lega e alla "maggioranza Ursula" ha poca memoria. Quando il "malpancismo" fu del Pd e dei Cinque Stelle. Come andare avanti, come non tornare indietro
Che succede? Il governo ha un progetto sulla riforma del catasto, non piace alla Lega (e neppure a Forza Italia, anche se ora non lo dice perché Silvio Berlusconi cerca di capitalizzare le difficoltà dei suoi alleati) e Matteo Salvini lo ha detto e ribadito: "Riforma del catasto, aumenti di Imu e tasse sulla casa? Oggi e domani, dalla Lega un secco 'no'. La casa degli Italiani non si tocca e non si tassa". Salvini ha rincarato la dose dicendo che "è una patrimoniale", ma naturalmente non è in discussione il governo e se vogliono "escano Conte e Letta". Draghi sempre ieri ha risposto che "non c'è patrimoniale" che di crisi non parla neppure Salvini e che i due si vedranno nei prossimi giorni. Si comprende benissimo che siamo sul palcoscenico dove più che la sostanza c'è il confronto tra le personalità politiche e dunque il canovaccio è quello di uno spettacolo post-voto con i seguenti protagonisti, copione shakespeariano, quello del potere:
Mario Draghi, il Re
Matteo Salvini, il Principe del Nord
Enrico Letta, il Duca di Lucca
Silvio Berlusconi, il Cavaliere del Regno
Giorgia Meloni, la Principessa di Colle Oppio
Giuseppe Conte, il Barone di Vulturara
Matteo Renzi, il Granduca di Scandicci
Che storia è? Semplice e intricata: il Principe del Nord, Matteo Salvini in una torrida estate sulla sabbia del Papeete decise di uscire dal primo governo di Giuseppe Conte, il camaleontico Barone di Vulturara. Salvini commise un grave errore perché invece di aprire la porta delle elezioni anticipate spalancò il cancello al ribaltone del governo Conte II, con l'ingresso in massa delle truppe del Marchese del Lazio, Nicola Zingaretti, nella maggioranza auto-ribaltata. Il Barone di Vulturara divenne europeista in pochette dopo esser stato sovranista e auto-definito ruspante avvocato del popolo. Ribaltone. Errore e orrore di e per...
Che succede? Il governo ha un progetto sulla riforma del catasto, non piace alla Lega (e neppure a Forza Italia, anche se ora non lo dice perché Silvio Berlusconi cerca di capitalizzare le difficoltà dei suoi alleati) e Matteo Salvini lo ha detto e ribadito: "Riforma del catasto, aumenti di Imu e tasse sulla casa? Oggi e domani, dalla Lega un secco 'no'. La casa degli Italiani non si tocca e non si tassa". Salvini ha rincarato la dose dicendo che "è una patrimoniale", ma naturalmente non è in discussione il governo e se vogliono "escano Conte e Letta". Draghi sempre ieri ha risposto che "non c'è patrimoniale" che di crisi non parla neppure Salvini e che i due si vedranno nei prossimi giorni. Si comprende benissimo che siamo sul palcoscenico dove più che la sostanza c'è il confronto tra le personalità politiche e dunque il canovaccio è quello di uno spettacolo post-voto con i seguenti protagonisti, copione shakespeariano, quello del potere:
Mario Draghi, il Re
Matteo Salvini, il Principe del Nord
Enrico Letta, il Duca di Lucca
Silvio Berlusconi, il Cavaliere del Regno
Giorgia Meloni, la Principessa di Colle Oppio
Giuseppe Conte, il Barone di Vulturara
Matteo Renzi, il Granduca di Scandicci
Che storia è? Semplice e intricata: il Principe del Nord, Matteo Salvini in una torrida estate sulla sabbia del Papeete decise di uscire dal primo governo di Giuseppe Conte, il camaleontico Barone di Vulturara. Salvini commise un grave errore perché invece di aprire la porta delle elezioni anticipate spalancò il cancello al ribaltone del governo Conte II, con l'ingresso in massa delle truppe del Marchese del Lazio, Nicola Zingaretti, nella maggioranza auto-ribaltata. Il Barone di Vulturara divenne europeista in pochette dopo esser stato sovranista e auto-definito ruspante avvocato del popolo. Ribaltone. Errore e orrore di e per Salvini. Il Principe del Nord nel febbraio del 2021 colse l'occasione per rimediare al passo falso quando - con una geniale e spericolata manovra - il Granduca di Scandicci, Matteo Renzi, fece cadere il governo Conte II. Dici che sei indispensabile e non mi fili? Tiè. In quel momento, il Principe Salvini, isolato nel suo castello e con il morale sotto i tacchi, ben ispirato e consigliato, decise di entrare nel nascente governo del Re Draghi. Fu un grande passo, tanto che il Duca di Lucca arrivò dal suo esilio di Parigi a Roma per sostituire il tramortito Marchese del Lazio. Fu il passaggio dei generali alla guida dell'esercito dem: Enrico Letta al posto di Nicola Zingaretti. Nel frattempo, il Principe del Nord per mesi divenne l'alleato più forte del governo, mentre il Duca di Lucca, Enrico Letta, si dibatteva nelle discussioni infinite del suo esercito sui molti diritti (e pochissimi doveri). Salvini in quel momento della nostra storia faceva brillare la sua corazza in nome del Re, Draghi. Poi, qualcosa si ruppe, l'incantesimo svanì, la Principessa di C0lle Oppio, Giorgia Meloni, riuscì a convincere una parte degli elettori a passare armi e bagagli con lei. Da quel momento, sulla scena furono tuoni e fulmini, l'armonia con il Re Draghi svanì, il Principe del Nord divenne nervoso e confuso, perse le elezioni nel Granducato di Milano, poi disse al Re "basta tasse" sulle case dei sudditi. E così, in un andamento circolare della storia, il Barone di Vulturara e il Duca di Lucca cominciarono a pensare di poter "sostenere" il Re con l'aiuto determinante del solo Cavaliere del Regno, Silvio Berlusconi, la clonazione della formula di governo della Regina Ursula che regnava in Europa.
***
No, non è una favola. Nella realtà sta succedendo che, come spesso capita in campagna elettorale, è tornato alla ribalta un tema sempreverde, centrale nella politica della destra italiana: la casa.
I ministri leghisti l'altro ieri non hanno partecipato alla riunione del Consiglio dei ministri che ha varato la delega fiscale. Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, sono due politici che non sono certo sospettabili di aver contratto improvvisamente il "salvinismo acuto", sono due moderati, se decidono di non partecipare alla riunione del governo, allora Draghi deve drizzare le antenne perché c'è un reale problema politico all'orizzonte. Ammesso che per lui sia un problema.
La nota dei governatori della Lega sul tema è un segnale, non è un capriccio di Salvini: "Sulla delega fiscale è necessario un approfondimento. Servono in primo luogo garanzie che né questo né i prossimi governi utilizzino la riforma del catasto per innalzare surrettiziamente le tassazioni sulla casa. In assenza di tali certezze, si rischierebbe di andare a colpire, duramente e ingiustamente, due pilastri del Paese quali il settore edilizio e le famiglie." Firmato Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Provincia Autonoma di Trento), Christian Solinas (Sardegna), Donatella Tesei (Umbria) e Luca Zaia (Veneto). Gong. Per chi suona la campana?
La Lega non è il Movimento Cinque Stelle che non esiste come partito e non ha una classe dirigente (ricordiamo che è stato bocciato a Roma e a Torino, dove aveva ricevuto il mandato per governare). Il partito fondato da Bossi ha solide radici, basta leggere con attenzione quanto ha detto oggi al Corriere della Sera il governatore del Veneto, Luca Zaia: "Noi siamo contrari a nuove tasse sulla casa. Ho anche firmato un documento con gli altri governatori di centrodestra per ribadirlo. Se è vero che non ci sarà nessuna patrimoniale la questione va chiusa in tre secondi. Siamo al governo e ci vogliamo stare nell'interesse del Paese. Io non conosco le dinamiche romane. Penso che una forza responsabile sappia discutere e confrontarsi per trovare una soluzione e perché si vada avanti senza indugi". Di lotta e di governo? Zaia ha la risposta: una Lega senza lotta "non sarebbe più la Lega, ma anche senza governo (penso ai nostri sindaci) non avrebbe senso. La vera abilità sta nel tenere vive le due anime evitando così che il treno deragli". Chi vuole farlo deragliare? Salvini? O i compagni di strada della maggioranza?
Le ragioni dello "strappo" (che strappo finora non è, nessuno nella Lega vuole uscire dall'esecutivo, sarebbe un suicidio, non il primo, ma pur sempre suicidio) sono soprattutto una questione "di metodo" (ma ve ne sono anche di contenuto e vanno chiariti) e su questo punto la linea del Carroccio è questa: non puoi avere il testo della delega mezz'ora prima della riunione del Cdm e pretendere il voto a scatola chiusa, stai cambiando il Fisco degli italiani. Il resoconto è confermato dalle fonti che abbiamo incrociato. Dimenticanza o scelta consapevole?
Chi ha sbagliato? Il problema in questo caso non è il premier, quanto la macchina di Palazzo Chigi che si sarebbe mossa senza curarsi troppo dei rapporti con la Lega. Niente di nuovo, è la conferma di un "orientamento" dell'establishment che considera la destra una strana presenza (il ragionamento più o meno inconscio è il seguente: sì, stanno al governo ma noi li trattiamo un po' come se fossero sempre all'opposizione), solo che "la strana presenza" ha consentito la nascita di un esecutivo di larghe intese - la natura e la forza del governo Draghi - non di un governo "politico" con l'appendice di Forza Italia a fare da foglia di fico a una "maggioranza Ursula". Sono cose di cui bisogna tenere conto e vanno abbinate a un corretto uso della memoria. Quale? Andiamo avanti.
Quando il malpancismo colpì il Pd - è successo, dovrebbero averlo segnato in agenda a Palazzo Chigi, arrivò Draghi, si dimise il segretario Nicola Zingaretti, fu chiamato Enrico Letta a guidare i dem, la turbolenza anti-draghista proseguì per settimane e fu proprio la Lega a garantire l'ancoraggio dell'esecutivo. Le parti in commedia oggi si ribaltano, ma il trattamento (anche e soprattutto nell'informazione) è diverso. All'epoca delle tensioni dem a Palazzo Chigi si commentava "ma noi non possiamo essere un governo di destra" (dove chi parlava riferiva il "noi" a Draghi).
E oggi? Si può fare un governo con il Pd, i Cinque Stelle in caduta libera e Forza Italia? No. Semmai il problema riguarda il futuro, cioè l'incapacità dell'attuale Centrodestra di tirare su un programma di governo e una classe dirigente capace di realizzarlo. Il voto ai sindaci lo testimonia, senza buoni candidati, gli elettori stanno alla finestra. In massa. Oggi c'è Draghi, domani non si sa, ma i nodi vengono al pettine. E così anche le ambiguità. Potrebbero vincere le elezioni, restano favoriti, nonostante la disfatta alle amministrative, perché le elezioni politiche restano un'altra storia, ma poi potrebbero perdere la sfida di ogni giorno, quella del governo, potrebbero perfino non arrivarci mai, al governo, perché non si possono mettere in discussione i rapporti con Washington e soprattutto la centralità di Bruxelles. Atlantismo e europeismo, questi sono i cardini della politica contemporanea, in mezzo c'è la ricerca di un futuro più solido e autonomo per l'Europa (vedere le discussioni in corso sull'esercito europeo e il rapporto con la Nato). I problemi di domani sono questi, per l'oggi il tema è quello di "andare avanti", frase che Draghi ripete ogni qual volta il barometro segna tempesta.
Torniamo alla memoria. Lo strano malessere anti-draghista non riguardava solo il Pd, è sentimento presentissimo tra i Cinque Stelle. Pochi ricordano i penultimatum di Giuseppe Conte sulla riforma della Giustizia di Marta Cartabia. Un provvedimento che non risolve i problemi, ma pur sempre un passaggio del programma del governo Draghi. Allora furono i pentastellati a far balenare l'idea di uscire dal governo, con i ministri che votavano la riforma a Palazzo Chigi e i deputati e senatori che minacciavano la rivolta. Allora, fu la Lega ad assicurare la tenuta dell'esecutivo. Tutto dimenticato.
Le maggioranze larghissime, come quella del governo Draghi (un esecutivo d'emergenza in uno stato d'eccezione, non la normalità istituzionale), servono ad assicurare la stabilità in caso di burrasca. Dunque, primo obiettivo: tenere il mare e continuare la navigazione. Se la maggioranza si restringe, non aumentano solo i pericoli (che bisogna evitare, i mercati ci osservano) ma cambia la natura del governo, diventerebbe "politico" e senza due partiti che - piaccia o meno - valgono il 40% dell'elettorato italiano.
Questi limiti e pericoli politici non bastano a far (ri)aprire gli occhi ai tanti che oggi si apparecchiano tavoli immaginari per isolare la Lega. Una cosa sarebbe la scelta (sbagliata) e autonoma dei leghisti di star fuori dall'esecutivo (cosa che per ora non c'è), un'altra è l'idea (prima di tutto del Pd) di trattare la Lega in maniera tale da spingerla all'opposizione. Per il governo, per Draghi e per il sistema politico italiano non sarebbe un balsamo come crede qualcuno. La Lega è sul territorio con i suoi governatori, il Recovery plan si realizza sul territorio. Chi sa far politica, dovrebbe anche saper contare e vedere questa realtà nella chiave giusta: il rischio di rallentamento dei progetti nelle Regioni. Ecco perché la nota dei governatori sulla riforma del catasto e la tassazione della casa è un segnale da non prendere sottogamba, è un avviso ai naviganti: scogli in vista.
La riforma del catasto è sacrosanta, mettere ordine è necessario, fermare l'evasione un imperativo, perfino far pagare di più a chi può è una missione giusta, ma bisogna ricordare sempre che la casa in Italia non è sinonimo di "ricchezza". Averla nel nostro paese è un fatto comune perché per le famiglie è una scelta di risparmio e futuro, la "solidità" del mattone è rassicurante, gli italiani acquistano l'abitazione per lasciarla un domani ai figli e si può obiettare che bisogna diversificare il proprio portafoglio, che il frazionamento del rischio tra proprietà immobiliare e strumenti finanziari è una scelta più saggia, ma questo è un tema che riguarda l'alfabetizzazione finanziaria degli italiani.
Il governo deve fornire dati, rassicurare. Draghi ha provato a farlo dicendo che alla fine, quando ci sarà la riforma, "nessuno pagherà né di più né di meno". Non è sufficiente e non è proprio esatto, perché il processo di riforma, pur lasciando il gettito totale invariato, in realtà produce degli effetti diversi a seconda degli immobili posseduti. Lo ha spiegato bene Vieri Ceriani, economista ed esperto di fisco, sottosegretario al Mef nel governo Monti e a lungo consigliere per le politiche fiscali di diversi ministri: "La riforma del catasto è in cantiere da 10 anni, era stata impostata con la legge delega approvata nel 2014. L'operazione fatta ora dal governo Draghi è ancora più sofisticata: faccio le nuove rendite e ti faccio vedere che molti ci guadagnano, in particolare le periferie, gli immobili più nuovi che poi corrispondono a cittadini che hanno un reddito più basso, mentre i centri storici pagheranno di più. Quando ci si renderà conto di questo sarà più accettabile e forse si potrà accettare di dare valore fiscale a queste nuove rendite".
Breve ripasso storico: Berlusconi cominciò la sua avventura politica nel 1994 con lo slogan "meno tasse per tutti", la Lega ha sempre fatto della questione fiscale e del Nord produttivo la sua bandiera, la "questione settentrionale" di Bossi nasce dal mattone e dalla fabbrica, dalla proprietà e dal lavoro. La casa, il suo valore di mercato (che correttamente va aggiornato, ma allora si dovrebbe considerare anche il declino del prezzo innescato dalle scelte politiche), l'affitto, la tassazione degli immobili (dimenticate le campagne politiche di Berlusconi su Ici e Imu?) sono il punto più impervio della storia politica italiana degli ultimi trent'anni. Lo scandalo di Affittopoli (i politici e gli alti papaveri della sottopolitica romana che avevano case di pregio date in locazione da enti pubblici a canoni irrisori) fu un terremoto. La casa è il filo dell'alta tensione scoperto e chiunque non tratti il mattone con saggezza politica finisce per restare fulminato all'uscio.
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riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.