16 Luglio
La corsa di Trump non è ancora finita
La crisi del coronavirus lo fa colare a picco nei sondaggi, i Democratici e la stampa in progress hanno già celebrato il suo funerale. Ma andrà davvero così? C'è chi invita alla prudenza e al realismo, il 3 novembre è lontano. Quanto costa e chi paga il sottosopra di Autostrade (tranquilli, c'è il modello Atac). Dati, privacy, social? Ricchi, hackerati e (in)felici
Che succede? La giornata si sta dispiegando su tre linee che poi si incrociano: la riunione della Bce che nel primissimo pomeriggio darà un aggiornamento sullo scenario economico (non ci saranno novità sostanziali); l'incontro tra Conte e Macron stasera a Bruxelles (diranno che bisogna trovare subito un accordo sul Recovery Fund); la vigilia del Consiglio europeo e il primo esito del round di incontri avuto in questi giorni dalla cancelliera Merkel; lo scontro tra Cina e Stati Uniti, effetto della crisi del coronavirus, con i buoni dati del pil cinese che confermano all'America quanto sia insidiosa la politica di Pechino; la battaglia digitale sui dati, la sorveglianza e la sicurezza del gioco democratico; la sfida per la Casa Bianca, con Trump e Biden che si stanno avvicinando alla curva che poi conduce al rush finale in ottobre e al voto del 3 novembre.
Post scriptum. Ci siamo anche noi, certo. Da noi si recita, l'Italia è una nazione a soggetto senza progetto. Dunque ora va in scena la commedia delle Autostrade del popolo. Siamo al tragicomico del capitalismo perché il popolo pagherà come non mai le Autostrade. Almeno due volte. Come? Siamo nella giungla. Prendete scudo e lancia, seguite il titolare di List. Prima andiamo in America.
01
Non festeggiare in anticipo la sconfitta di Trump
I sondaggi danno Joe Biden in netto vantaggio, il favorito. La crisi del coronavirus negli Stati Uniti ieri ha frantumato un altro record, i casi secondo la Johns Hopkins University sono stati 67.632 in 24 ore. Secondo un sondaggio di Wall Street Journal-Nbc Joe Biden è avanti di 11 punti su Donald Trump. Partita finita? No per almeno un paio di buoni motivi. Quali?
1. Il 3 novembre è lontano e la partita elettorale si gioca fino all'ultimo, nella tradizione politica americana c'è sempre...
Che succede? La giornata si sta dispiegando su tre linee che poi si incrociano: la riunione della Bce che nel primissimo pomeriggio darà un aggiornamento sullo scenario economico (non ci saranno novità sostanziali); l'incontro tra Conte e Macron stasera a Bruxelles (diranno che bisogna trovare subito un accordo sul Recovery Fund); la vigilia del Consiglio europeo e il primo esito del round di incontri avuto in questi giorni dalla cancelliera Merkel; lo scontro tra Cina e Stati Uniti, effetto della crisi del coronavirus, con i buoni dati del pil cinese che confermano all'America quanto sia insidiosa la politica di Pechino; la battaglia digitale sui dati, la sorveglianza e la sicurezza del gioco democratico; la sfida per la Casa Bianca, con Trump e Biden che si stanno avvicinando alla curva che poi conduce al rush finale in ottobre e al voto del 3 novembre.
Post scriptum. Ci siamo anche noi, certo. Da noi si recita, l'Italia è una nazione a soggetto senza progetto. Dunque ora va in scena la commedia delle Autostrade del popolo. Siamo al tragicomico del capitalismo perché il popolo pagherà come non mai le Autostrade. Almeno due volte. Come? Siamo nella giungla. Prendete scudo e lancia, seguite il titolare di List. Prima andiamo in America.
01
Non festeggiare in anticipo la sconfitta di Trump
I sondaggi danno Joe Biden in netto vantaggio, il favorito. La crisi del coronavirus negli Stati Uniti ieri ha frantumato un altro record, i casi secondo la Johns Hopkins University sono stati 67.632 in 24 ore. Secondo un sondaggio di Wall Street Journal-Nbc Joe Biden è avanti di 11 punti su Donald Trump. Partita finita? No per almeno un paio di buoni motivi. Quali?
1. Il 3 novembre è lontano e la partita elettorale si gioca fino all'ultimo, nella tradizione politica americana c'è sempre l'attesa per la "October Surprise", dunque il fattore tempo è importante e Trump lo sa.
2. È vero che Trump è bocciato dall'opinione pubblica americana per la gestione del coronavirus, ma nello stesso sondaggio si dice che il 54% degli americani lo preferisce a Biden nella gestione dell'economia.
3. La battaglia comincia ora, tanto che Trump ha silurato Brad Parscale, il manager della campagna presidenziale, e lo ha sostituito con Bill Stepien.
4. Trump è un disastro, ma il vantaggio di Biden è più volatile e fragile di quanto si immagini. Qualche giorno fa la Cnn ha pubblicato un articolo di due strateghi delle campagne democratiche (Arick Wierson, consigliere di Michael Bloomberg, e Bradley Honan, consigliere per le campagne di Bill e Hillary Clinton, Michael Bloomberg, Tony Blair e altri leader politici) che dava una serie di elementi per dire ai Dem che la vittoria non solo non è in tasca, ma rischia di trasformarsi in una sconfitta. Insomma, "è troppo presto per festeggiare la sconfitta di Trump".
Perché? "Chi dichiara Trump politicamente finito dovrebbe ricordare le parole attribuite al famoso romanziere americano Mark Twain" quando i giornali pubblicarono la notizia della sua scomparsa. Twain, secondo il suo biografo Albert Bigelow Paine, disse a un giornalista che "la notizia della mia morte è stata fortemente esagerata". Secondo Wierson e Honan "ci sono tante ragioni per sospettare che Donald Trump possa essere il Mark Twain della politica americana".
Quali ragioni? Intanto, per la prima volta negli ultimi 22 anni, i repubblicani "hanno conquistato un seggio del Congresso nella blu California". È accaduto nel maggio scorso, nessuno pare aver registrato l'accaduto. Un singolare fenomeno di rimozione dei fatti politici. Poi non è così facile disarcionare un presidente in carica: "Solo tre presidenti statunitensi in carica sono stati licenziati negli ultimi 75 anni, e quel numero avrebbe potuto facilmente essere solo uno. Dopo aver graziato Richard Nixon, il presidente Gerald Ford ha perso contro Jimmy Carter per una manciata di voti. Carter ha vinto a malapena il Wisconsin e l'Ohio e uno scarto di 144.384 voti a New York avrebbe rieletto Ford. Nel 1992, Bill Clinton ha battuto George Bush, con meno della metà dei voti popolari (43%) e con il 19% dei voti che è andato all'independente Ross Perot". Così scopriamo che dagli anni '30, solo Ronald Reagan è stato in grado di disarcionare con successo un presidente in carica e di batterlo con un buon margine - di solito gli americani non licenziano i presidenti in carica con decisione - o licenziano regolarmente i presidenti in carica".
C'è altro? Parecchio. Avanti con le domande. "Come sta andando Biden tra gli elettori bianchi senza un diploma universitario nei swing states che Trump ha vinto nel 2016? Biden, secondo il New York Times/Siena College Poll, sale di un solo punto in questo gruppo da ottobre - questa è l'entità dello slancio che Biden ha ottenuto vincendo abbastanza delegati da assicurarsi la nomina democratica rispetto alla scarsa performance di Trump negli ultimi quattro mesi. Un solo punto!". Ancora una domanda, come va Biden tra gli elettori non-bianchi che sono scesi in strada in questi giorni per manifestare sulla questione razziale in America: "Biden, secondo il New York Times/ Siena College poll, non ha guadagnato praticamente nulla - solo due punti in più tra gli elettori neri dal 74% dell'ottobre 2019 al 76% dell'ultimo sondaggio e un solo punto in più tra gli ispanici, dal 35% dell'ottobre 2019 al 36% di oggi". Black Lives Matter, certamente, ma non nei sondaggi di Biden, quando si analizzano in profondità, sfogliando le pagine della complessità della società americana. "Così, dopo tutto quello che è successo dalla morte di George Floyd, compresa la demonizzazione ripetuta del presidente dei manifestanti Black Lives Matter e l'abbraccio dei simboli razzisti, Biden è esattamente dove Clinton era con gli elettori neri (...) e sta correndo meno bene con i latino-americani. Il margine di Biden su Trump è di 14 punti inferiore a quello di Clinton - non è esattamente una realtà rassicurante per noi democratici".
Non sembra aria per stappare la bottiglia di champagne. E poi c'è l'economia perché "più di ogni altra questione gli elettori scelgono un presidente sullo stato dell'economia - e questo è l'unico punto in cui Trump rimane forte. Secondo un sondaggio Gallup, circa la metà del Paese approva la sua gestione dell'economia. Il sondaggio del New York Times/ Siena College mostra anche che negli stati contesi" tra dem e repubblicani, il tasso di approvazione di Trump sull'economia è del 56% - difficilmente è un argomento per mostrargli la porta". È sull'uscio della Casa Bianca. Il problema (per Biden) e che potrebbe rientrare.
02
Il rimbalzo cinese
Rimbalzo. Non quello dell'economia americana, ma il Pil della Cina che nel secondo trimestre segna una crescita del 3,2% su base annua e dell'11,5% rispetto ai tre mesi precedenti: i dati battono le stime degli analisti, rispettivamente (+2,5% e di +9,8%), dopo un primo trimestre disastroso a causa della pandemia (-6,8% e -9,8%).
Il presidente cinese Xi Jinping commenta: "I fondamentali di lungo termine di solida crescita dell'economia della Cina non sono cambiati e non cambieranno". La Cina continuerà ad approfondire le riforme e ad aprire i mercati, fornendo "un migliore ambiente business per gli investimenti e lo sviluppo delle imprese cinesi e straniere". Traduzione: noi siamo il vostro presente e soprattutto futuro.
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Mentre la Cina corre, gli Stati Uniti cercano di frenare Pechino. Tra Xi e Trump è in corso un ping pong letale. Così gli Stati Uniti stanno considerando un bando ai viaggi nel Paese dei membri del Partito Comunista Cinese e alle loro famiglie, questo significa anche una possibile espulsione dei diplomatici cinesi presenti in America. Risposta di Pechino, via ministero degli Esteri: "Se gli Stati Uniti stanno considerando di vietare i viaggi nel Paese ai membri del Pcc e alle loro famiglie, questo li renderà solo meschini". Tira un'ariaccia.
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In Italia c'è un'altra commedia, s'intitola "Le Autostrade del Popolo".
03
Quante volte pagheremo il sottosopra di Autostrade
La prima volta il popolo pagherà con l'aumento di capitale che serve a garantire l'ingresso di Cassa depositi e prestiti e la diluzione delle quote della famiglia Benetton. L'operazione costerà tra i 3 e i 4 miliardi di euro, ma in realtà siamo al caro amico contabile, la valutazione del prezzo delle azioni di Autostrade deve ancora essere fatta, siamo in piena oscillazione del valore. Sappiamo che Cdp - che nei suoi forzieri il risparmio postale degli italiani - aprirà il portafoglio per acquisire il controllo di Autostrade. Quale dovrebbe essere il beneficio del cambio di proprietà? Andiamo avanti.
La seconda volta il popolo continuerà a pagare al casello, come sempre. Il passaggio dal privato al pubblico non cancella le tariffe, si parla di una diminuzione di queste ultime e di un aumento degli investimenti, ma questo si poteva ottenere senza fare il valzer delle azioni e far entrare nel capitale Cdp. Non solo, ma dichiarare oggi che le tariffe diminuiranno è imprudente di fronte al semplice e inesorabile fatto che il progetto per le "Autostrade del popolo" prevede la quotazione in Borsa. Questo vuol dire che la società dovrà dare al mercato una cosa molto concreta: i dividendi. E per distribuirli in quantità soddisfacente per chi acquista azioni, dovrà fare utili. Questi ultimi non piovono dal cielo, sono il frutto dei costi e dei ricavi, si chiama Conto Profitti e Perdite, ma se si parte dichiarando (Di Maio, Conte, etc.) che diminuiranno le tariffe (meno ricavi) e aumenteranno gli investimenti (perdite), allora bisogna anche raccontare come si pensa di mantenere in equilibrio i conti e assicurare il dividendo agli azionisti. L'operazione è così chiara, l'accordo unanime, il piano industriale cristallino che il Corriere della Sera impagina un titolo da labiritinte acuta, c'è un ingorgo in autostrada:

Altra nota sul taccuino: se l'operazione è nell'interesse pubblico (quello dei contribuenti e degli utenti, non del Palazzo) allora si dovevano abolire le tariffe e usare la fiscalità per gli investimenti futuri. Invece no, siamo lontanissimi dall'autobahn della Germania. D'altronde, se l'Autostrada è del popolo, la paga il popolo. Ieri, oggi e domani. Quello che Conte chiama "capolavoro" è l'uscita della famiglia Benetton e l'ingresso dello Stato padrone con una montagna di debito pubblico che cresce in maniera esponenziale. Stiamo facendo grandi passi avanti verso gli anni Novanta, quelli del crac e del prelievo forzoso sui conti correnti.
04
Meno male che c'è il modello Atac
Tutto è diventato del popolo, ieri con il governo autarchico giallo-verde, oggi con il bis del Soviet giallo-rosso. Gli estremi alla fine si pigliano s'imbrogliano con le loro mani. Ieri leghisti e pentastellati s'incontrarono sulla spesa di quota 100 e del reddito di cittadinanza, oggi democratici e grillini festeggiano il Soviet in azienda. Il Movimento Cinque Stelle ha toccato vette surreali nei festeggiamenti e nella spiegazione cartesiana dell'operazione. Ne segnaliamo due, per non dimenticare il tragicomico dell'Italia contemporanea. Prima di tutto, Virginia Raggi, via Twitter:

Il modello è l'Atac, quella cosa che a Roma dovrebbe essere il trasporto pubblico. Un'azienda municipalizzata con che ha dovuto azzerare tutto e far ricorso al concordato fallimentare perché sommersa dai debiti:

Unovirgolaquattromiliardidieuro, sì 1,4 miliardi di euro di debito. Questo è il modello Atac. D'altronde, l'Italia del populismo al potere è un esempio per tutti, come quello evocato dal premier Conte nella gestione del coronavirus, "un modello". E Toninelli? Eccolo:

Le Autostrade del Popolo, che spettacolo. Toninelli, concentrato sull'uscita dei Benetton, dimentica che in autostrada ci sono le entrate. E ci passano le auto.
05
Tra Ovidio e Asimov. Stellantis
In principio fu Batman con la Batmobile, poi venne la DeLorean DMC-12 di Ritorno al futuro, e qualche tempo fa Elon Musk ha sparato nello spazio una Tesla, quindi ora tutto è possibile, anche vedere le navicelle di Blade Runner con Toninelli alla cloche. In attesa di un aggiornamento della sceneggiatura di Ridley Scott, c'è chi si porta avanti con i nomi. John Elkann e l'ad di Fca Mike Manley hanno scritto una lettera ai dipendenti dove spiegano cosa faranno insieme FCA e Peuget. Sarà "un'azienda unica - raccontano i vertici di FCA - con le risorse e le caratteristiche necessarie per giocare un ruolo di primo piano in un nuovo e stimolante futuro per il nostro settore". L'unica notizia per ora è quella del nome della società che nascerà con la fusione: "Stellantis". Siamo tra Ovidio e Asimov. Dunque Elkann e Manley l'hanno spiegata così: "Le origini latine del nome rendono omaggio alla lunga e importante storia delle due societa' fondatrici mentre il riferimento all'astronomia richiama lo spirito di ottimismo, energia e rinnovamento alla base di questa unione che cambiera' il settore automotive". Tra un paio di mesi sarà presentato il nuovo logo di Stellantis. Ispirazioni?
C'è un progetto fotografico che si chiama così, Stellantis. Bello. Per passare dalle stelle alle stalle ci vuole un attimo, basta andare su Twitter.
06
Hackerati, ricchi e (in)felici
I profili Twitter di un bel po' di pezzi da novanta sono stati hackerati, parliamo di Joe Biden, Barack Obama, Jeff Bezos. Truffa da bitcoin, dicono. Jack Dorsey, il fondatore di Twitter se l'è cavata come fanno di solito questi personaggi: "Giornata dura per noi a Twitter. Ci dispiace tantissimo che questo sia accaduto". Cosa è accaduto? Questo:

Gli account di profili politici di primissimo piano sono stati piratati. I titani della Rete sono fatti così, sbagliano, vengono infilati con la spada daglih hacker come il coltello sul burro, poi si scusano. Hackerati, ricchi e (in)felici. Un mondo che dipende da Twitter e i suoi fratelli ha poche speranze di sopravvivere al futuro da Antenati che sta arrivando: Wilma, passami la clava.
07
Privacy Shield. Scudo senza protezione
Nel mondo che ha già superato l'incubo di Orwell, avere accesso ai dati significa plasmare la società, controllare e deviare le emozioni. Se posso hackerare l'account Twitter del presidente della nazione più potente del mondo, se posso diffondere fake new a raffica sulle bacheche di Facebook e provocare ondate di emozioni, se ho la sorveglianza in tempo reale e sempre connessa, se ho tutto questo il gioco è fatto. Così ecco che assume importanza fondamentale la decisione della Corte di Giustizia Ue che ha annullato l'accordo tra Unione europea e Stati Uniti per il trasferimento di dati, il "Privacy Shield". Cosa non funziona? L'accordo ha un buco in America, non è sicuro, non copre i cittadini europei dalle leggi americane in materia di sicurezza e sorveglianza. Il Grande Fratello americano fa un po' come vuole.
Povera Europa, vaso di coccio tra i vasi di ferro, stretta tra l'aquila americana e il dragone cinese. Sul taccuino c'è una frase di George Orwell, tratta dalla raccolta di saggi intitolata Nel ventre della balena: "Accettare la civilità così com'è, significa praticamente accettare la decadenza".
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Leggere, scrivere, vedere. Avere un problema con l'immortalità. The Old Guard.
08
The Old Guard
Si parte dal fumetto e si arriva al cinema. La storia è disegnata da Greg Rucka e Leandro Fernández e da lì prende i venti la traversata nell'eternità di una guerriera, Andromaca di Scitia, con il suo gruppo di combattenti per il bene.

The Old Guard è un film d'azione, si parla di immortalità, c'è il kung fu, il fantasy, un clima medioevale e hi-tech, un'atmosfera cupa e da Big Bang, il mistero, la religione e la biologia, tutti i cattivi del mondo che muoiono quando Andromaca s'infuria un bel po', un sacco di proiettili, ferite che si rimarginano per quelli che hanno il dono dell'eternità, spade di regni antichi. Al terzo Gin Martini ci sono soprattutto gli occhi da incantesimo di Charlize Theron, eccezionale. Cinema, su Netflix. Scommettiamo su un secondo ciak. Astenersi quelli della Mostra del Cinema di Berlino (e pure Cannes e Venezia) che 'mo Wim Wenders te lo spiego io.