8 Febbraio
La crisi dell'Occidente? È un conflitto filosofico
Lo scontro eterno tra Kultur e Zivilisation ora è negli Stati Uniti. Daniela Coli fa un viaggio tra filosofia e psicologia, la contemporaneità dell'America e dell'Europa è figlia di una battaglia che viene da lontano ed è ancora in corso. E l'Italia qui ha qualcosa da dire.
di Daniela Coli
La crisi culturale e politica dell'Occidente americano è soltanto il risultato dell'idea di progresso, della fine del sacro. L'Europa sta sul serio, come l'America, precipitando in un universo orwelliano dominato dalla tecnologia?
In realtà, la credenza che le conquiste scientifiche e tecniche avrebbero comportato anche l'elevazione morale e politica degli esseri umani è un mito settecentesco, ripreso nell'Ottocento dall'idealismo hegeliano e dal positivismo di Comte. Un mito continuamente messo in discussione. Già Flaubert nel 1856, in Madame Bovary, col farmacista Homais caricaturizza la mediocrità positivista e la fiducia illimitata nel progresso. Il farmacista di Madame Bovary diventerà il simbolo della pochezza intellettuale, una cultura da mediconzoli di provincia, come ricorderà Gennaro Sasso in un libro importante del 1984, intitolato Tramonto di un mito. L'idea di "progresso" tra Ottocento e Novecento. Una grande scossa la darà Nietzsche, che sbeffeggerà Kant e Hegel, ricordando che il pastore protestante è il nonno della filosofia tedesca, e basta l'espressione "seminario di Tübingen" per capire che la filosofia tedesca è solo una teologia scaltrita. La filosofia di Hegel è il più grande tentativo di secolarizzazione e rilancio del cristianesimo, di attribuire ai filosofi il compito di indicare i valori, come un tempo i pastori facevano dal pulpito. Invece per Nietzsche, che aveva compreso come Gutenberg aveva cambiato il mondo, sarà la stampa a fornire all'uomo medio la sua razione di valori quotidiani. D'altronde, anche per Hegel se Gutenberg non avesse stampato la Bibbia in tedesco, non ci sarebbe mai stato Lutero. Il dramma per Nietzsche è che non si trova più un uomo di cultura in grado di fare una conversazione decente su Beethoven e Shakespeare: il critico prende il sopravvento nel teatro e nei concerti, e la stampa nella società, mentre filosofi si rifugiano nell'uomo astratto, nell'educazione astratta, nel...
di Daniela Coli
La crisi culturale e politica dell'Occidente americano è soltanto il risultato dell'idea di progresso, della fine del sacro. L'Europa sta sul serio, come l'America, precipitando in un universo orwelliano dominato dalla tecnologia?
In realtà, la credenza che le conquiste scientifiche e tecniche avrebbero comportato anche l'elevazione morale e politica degli esseri umani è un mito settecentesco, ripreso nell'Ottocento dall'idealismo hegeliano e dal positivismo di Comte. Un mito continuamente messo in discussione. Già Flaubert nel 1856, in Madame Bovary, col farmacista Homais caricaturizza la mediocrità positivista e la fiducia illimitata nel progresso. Il farmacista di Madame Bovary diventerà il simbolo della pochezza intellettuale, una cultura da mediconzoli di provincia, come ricorderà Gennaro Sasso in un libro importante del 1984, intitolato Tramonto di un mito. L'idea di "progresso" tra Ottocento e Novecento. Una grande scossa la darà Nietzsche, che sbeffeggerà Kant e Hegel, ricordando che il pastore protestante è il nonno della filosofia tedesca, e basta l'espressione "seminario di Tübingen" per capire che la filosofia tedesca è solo una teologia scaltrita. La filosofia di Hegel è il più grande tentativo di secolarizzazione e rilancio del cristianesimo, di attribuire ai filosofi il compito di indicare i valori, come un tempo i pastori facevano dal pulpito. Invece per Nietzsche, che aveva compreso come Gutenberg aveva cambiato il mondo, sarà la stampa a fornire all'uomo medio la sua razione di valori quotidiani. D'altronde, anche per Hegel se Gutenberg non avesse stampato la Bibbia in tedesco, non ci sarebbe mai stato Lutero. Il dramma per Nietzsche è che non si trova più un uomo di cultura in grado di fare una conversazione decente su Beethoven e Shakespeare: il critico prende il sopravvento nel teatro e nei concerti, e la stampa nella società, mentre filosofi si rifugiano nell'uomo astratto, nell'educazione astratta, nel diritto astratto, nello Stato astratto. I filosofi non vogliono avere a che fare con tutta la naturale crudeltà delle cose: la concezione ottimistica li ha rammolliti.
Il dramma per Nietzsche è che non si trova più un uomo di cultura in grado di fare una conversazione decente su Beethoven e Shakespeare.
Nietzsche è terribile anche con gli storici. Senza più miti né radici, lo storico si rifugia in tutti i passati, a scavare e a cercare radici nell'antichità più remota. L'enorme bisogno di storia dell'uomo moderno e civilizzato, affascinato da qualsiasi cultura remota, non indica altro che la perdita dei propri miti e dei propri dei. Nietzsche condivide con Leo Strauss, il filosofo di Jerusalem and Athens, il disprezzo per Socrate, perché l'eroe di Platone era convinto di arrivare a una verità certa e immutabile solo con la ragione. Nietzsche riecheggia Shakespeare nell'Amleto: "Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia". Sarà poi Il Tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, pubblicato nel 1918 a Vienna, a togliere il sonno. Libro detestato e venerato, non lasciò indifferente nessuno, inquietò anche chi, come Benedetto Croce, disse di non volere neppure sentirne parlare. Per Spengler tutte le civiltà sono destinate all'estinzione e per tutte i segni del declino sono il dominio della metropoli, la matematizzazione, la perdita della fertilità. Tutte le civiltà arrivano alla fase della Zivilisation e anche la civiltà occidentale è entrata nella fase del declino di una Zivilisation, caratterizzata dal dominio del denaro, della stampa, da una cultura vuota, politicamente debole, priva di miti e di ideali. Nel 1911 Croce aveva parlato della cultura come della grande industria del vuoto. Un Croce, etichettato come prefascista dagli antifascisti nel post 45, durissimo con i partiti − tutti con programmi enfatici, fragorosi, vuoti − che paragonò la democrazia a una lotteria, dove chiunque può vincere un biglietto, diventare assessore e arricchirsi, e lamentò, come facciamo oggi, la crisi del suo tempo.
Per uomini come Benedetto Croce, Thomas Mann, Max Weber, il problema non sono certo i grandi cambiamenti realizzati dal progresso tecnologico, come poter viaggiare in treno, prendere una mongolfiera e poi un aereo. Anche se alcuni scrittori e intellettuali ne furono spaventati. Virginia Woolf scrisse addirittura la famosa frase "nel dicembre 1910 la natura umana cambiò". In Women in Love David Herbert Lawrence, di fronte alla massa di umani che affollavano i treni per Londra, dichiara di detestare il mondo moderno. L'autore de L'amante di lady Chatterley, che scandalizzò i benpensanti descrivendo il piacere sessuale femminile, fuggì da Londra alla ricerca di paesi non contaminati dall'industrializzazione, alla ricerca del sole, in Italia, sul Garda, e in Messico. L'Italia, povera ma bella, piaceva molto agli inglesi nei romanzi di Edward Morgan Forster. Johan Huizinga, invece, arrivato in Italia in viaggio di nozze, ne rimase spaventato e scrisse di avere ricominciato a respirare solo in Svizzera. Il giovane Carlo Michelstaeder era angosciato all'idea di affidare la propria vita al macchinista di un treno. In generale, come accade sempre durante i grandi cambiamenti tecnologici, vi erano reazioni di disagio, ma uomini come Croce, Mann, Weber, sapevano che i sentimenti umani come amicizia, amore, odio, paura, crudeltà, aggressività, rimangono gli stessi. Era soltanto cambiata la dimensione spaziale e temporale del peso e del moto.
David Herbert Lawrence.Al centro del dibattito nella prima metà del '900 non c'era l'ostilità alla scienza e alla tecnica, ma lo scontro tra Kultur e Zivilisation, due posizioni inconciliabili, "un antagonismo tra divinità diverse", lo definì Weber. La Kultur è la coscienza dell'imperfezione umana e di quella del mondo. Una mentalità capace di sostenere il peso del mondo, accettando il senso tragico dell'esistenza o sublimandolo nel disincanto. Al contrario la Zivilisation è la convinzione della perfettibilità dell'uomo e del mondo attraverso la ragione, capace di darci una scienza e una politica che avrebbe risolto tutti i nostri problemi. La Zivilisation si riferiva all'illuminismo, alla rivoluzione francese, al positivismo, alla democrazia, al socialismo, al progresso che avrebbe liberato il mondo dalle malattie come dalle nazioni e dalle guerre. La Kultur rimandava a Goethe, alla grande musica tedesca, alla nazione, alla Realpolitik, all'idea che la civiltà è una lotta continua contro noi stessi, perché lasciati a se stessi gli uomini si sbranerebbero come lupi. Perciò, la civiltà comporta anche una buona dose di disagio, di nevrosi, e perfino di crudeltà, perché per difenderla occorre combattere chi vuole ucciderla. A livello più superficiale la Zivilisation rappresentava per i sostenitori della Kultur la mediocrità del farmacista Homais di Flaubert. Mentre per la Zivilisation, la Kultur rappresentava ciò che la propaganda durante la Prima guerra mondiale chiamò la "la barbarie tedesca".
Ovviamente, la Kultur del Thomas Mann delle Considerazioni di un impolitico, che si rifaceva a Schopenhauer e Nietzsche, non era quella di Benedetto Croce, ammiratore di Goethe e di Hegel, né quella di Weber era la Kultur di Mann o di Wittgenstein, ma vi era un idealtipo di Kultur che accomunava personalità diverse come Mann, Croce, Weber, Löwith, Wittgenstein, Sorel, Aron, Huizinga. "La cultura è più dell'incivilimento − scrisse Croce durante la Prima guerra mondiale − perché non è solo un modo estrinseco nel condurre e accettare la vita, ma è fondata sopra concetti del mondo e della vita, con la congiunta forza di rappresentarli mettendo in essi in essi pienamente il nostro io". Nel 1935 Huizinga scrisse che la parola "cultura", prendendo le mosse dal tedesco, si è diffusa in tutto il mondo. L'olandese, le lingue scandinave e slave l'hanno adottata, e anche in italiano, in spagnolo e nell'inglese americano è di uso corrente. Per Huizinga solo in Francia e in Inghilterra la parola cultura, nell'accezione della Kultur, aveva una precisa opposizione. Come ha spiegato Niall Ferguson, i britannici non amarono mai la parola di origine francese Zivilisation, la usarono soltanto nell'Ottocento, quando l'impero era al top, nel senso di civilizzare i paesi conquistati, e anche durante la Prima guerra mondiale nella propaganda contro la "barbarie" tedesca, ma la parola Zivilisation, anche anglicizzata in Civilization, non è mai piaciuta molto agli inglesi.
Per capire la diffidenza inglese per la Zivilisation, basta ricordare che nel 1865 nello Short English Dictionary on Historical Principles, di W. Little e H. W. & Coulson , ripubblicato nel 1933 da Clarendon, l’illuminismo era definito come "intellettualismo squallido e pretenzioso, disprezzo irragionevole per l’autorità e la tradizione, etc., applicato in particolare allo spirito e agli scopi dei filosofi francesi del XVIII secolo". D'altronde nella Londra dominata dagli esperimenti scientifici della Royal Society e dalla Compagnia delle Indie Orientali, come mostra la recente serie della Bbc, Taboo, è molto importante anche la dimensione esoterica. Il fascinoso e tenebroso James Delaney, protagonista di Taboo, nei suoi viaggi in America Latina e in Africa ha imparato rituali antichi di magia e di stregoneria, che non solo possono metterlo in comunicazione con i morti, ma anche pilotare le azioni dei vivi, rendendo la vita difficile alla terribile e potente Compagnia. Insomma, la nazione che ha usato la scienza per la rivoluzione industriale, ha anche sempre avuto una forte dimensione esoterica.
È Thomas Mann ad avere dato la definizione più efficace dell'antitesi di Kultur e Zivilisation in un giudizio che merita di essere trascritto per intero:
"Zivilization e Kultur non soltanto sono un'unica e stessa cosa, ma termini antitetici: formano una delle molteplici manifestazioni dell'eterna discordanza della nostra umanità e del contrasto tra spirito e natura. Nessuno vorrà negare, per esempio, che il Messico, al tempo in cui fu scoperto, possedeva una sua cultura, ma nessuno può sostenere che fosse civilizzato. Evidentemente la cultura non è l'opposto delle barbarie; essa è più verosimilmente e abbastanza spesso una primitività stilizzata, e, d'altronde civilizzati, tra tutti i popoli dell'antichità, lo furono solo i cinesi. Cultura significa unità, stile, forma, compostezza, gusto; è una certa organizzazione spirituale del mondo, sia pur tutto ciò che è avventuroso, scurrile, selvaggio, sanguinoso, pauroso. La cultura può comprendere l'oracolo, la magia, la pederastia, il cannibalismo, culti orgiastici, inquisizioni, autodafé, ballo di San Vito, processi alle streghe, fiorir di venefici e delle più varie atrocità".
Nel 1946, Croce, ricordando l'apocalittico Spengler, al quale nel 1918 aveva dato del cialtrone, si chiese se la civiltà europea, nella quale identificava la stessa civiltà umana, e la sua stessa opera, non fosse giunta al termine. Ne La fine della civiltà Croce capisce che una civiltà, come un fiore che nasce nel deserto e che un temporale all'improvviso strappa via, può scomparire. A quel punto scopre la vitalità come matrice della storia:
"La vitalità che non è la civiltà, né la moralità, ma, senza di essa, alla moralità e alla civiltà, mancherebbe la premessa necessaria...E la vitalità ha, con i suoi bisogni, le sue ragioni, che la ragione morale non conosce. Donde l'apparenza di recondito e travolgente delle sue manifestazioni, e il suo imporsi come una forza che vale per sé , fuori del bene e del male morale".
Alla fine della Seconda guerra mondiale, nel '45, Croce si chiedeva cosa ne sarebbe stato dell'Europa senza la Germania, la nazione tanto amata che, "per un fato interno che la travagliava di dentro", aveva finito col distruggere se stessa:
"Già nel corso dell'altra guerra, nel 1917, il filosofo Simmel vedeva nel tramonto dell'idea di Europa una perdita netta e per lungo tempo non riparabile; e oggi all'Europa è venuto meno non solo il grande contributo di lavoro del popolo tedesco, ma la potenza politico-militare di quel popolo, e in cambio le resta una gente disfatta che essa dovrebbe trarre dall'abisso e rieducare...".
Croce si oppose alla Prima guerra mondiale, all'ingresso dell'Italia nel conflitto al fianco dell'Intesa e considerò un tradimento l'abbandono dell'alleanza con la Germania. Considerò la Prima guerra mondiale una tragedia, dalla quale l'Europa intera avrebbe subito conseguenze per secoli, che avrebbe minato la sua potenza. Paradossalmente, Croce dette allora un giudizio simile a quello di Niall Ferguson in Pity of War del 1998, dove considera il più grave errore della storia britannica avere trasformato la rivalità con la Germania in un conflitto mondiale, dal quale l'Europa come potenza sarebbe uscita distrutta, mentre gli Stati Uniti e la Russia si dividevano il mondo.
Benedetto Croce.Durante la Prima guerra mondiale, Croce si trovò solo, bollato come germanofilo, per la prima volta senza il conforto dell'amico Gentile, il quale invece vedeva nella guerra un'occasione per l'Italia per imporsi nello scenario europeo e rinnovarsi. Isolato, senza poter scrivere agli amici tedeschi, Croce trovò conforto soltanto nella corrispondenza, quasi quotidiana, con Sorel, un vecchio amico, di cui aveva fatto conoscere in Italia nel 1907 Le considerazioni sulla violenza. Le lettere di Croce sono andate perdute, ma da quelle di Sorel si capisce che il conflitto Kultur-Zivilisation è sempre presente. Enorme l'antipatia di Sorel per Bergson, un tempo alleato nella lotta contro il positivismo, perché era andato in missione negli Stati Uniti a convincere Wilson a intervenire in Europa, come diceva la stampa francese. Come si sa, fu il famoso telegramma Zimmermann, intercettato e decrittato dall'intelligence britannica, ampiamente divulgato e strumentalizzato dai media americani, a spingere una nazione isolazionista a intervenire in Europa.
Non fu rivelato che erano stati gli inglesi a intercettare il telegramma del ministro degli esteri tedesco - in fondo molti americani si ricordavano bene di avere combattuto la guerra d'indipendenza contro l'impero britannico - e si lasciò a Bergson l'occasione di pavoneggiarsi come l'artefice dell'intervento americano. Quando è ormai chiaro che gli Stati Uniti interverranno al fianco dell'Intesa, Sorel dedica a Bergson battute terribili, anche antisemite. Bergson non è più l'eroe di Sorel, terrorizzato dall'egemonia americana. Dalle lettere di Sorel si capisce che l'ingegnere e il filosofo hanno capito subito che l'intervento americano in Europa sarà la fine della Kultur. Nello stesso periodo, Croce scrive sulla "Critica" che le sorti del mondo intero saranno cambiate per sempre. Né Sorel né Croce erano mai stati anti-americani, anzi nelle Considerazioni sulla violenza del 1907 aveva descritto gli americani come i "barbari" da cui prendere esempio per rigenerare l'Europa. Adesso l'America è la Zivilisation. Sorel è disgustato dal tentativo di processare come criminale di guerra l'imperatore Guglielmo. Non si sa quale fosse lo stato d'animo di Croce, che non aveva mai smesso di rispettare la Germania e non pensò mai sarebbe stata sconfitta prima dell'intervento americano, ma le lettere di Sorel sono eloquenti:
Noi stiamo entrando nel periodo più detestabile della decadenza: quello della plutocrazia, all'americana. Alla fine del 1860 ho appreso da Proudhon che gli americani, con i loro dollari e tutto il loro orgoglio, erano all'ultimo posto tra le nazioni civili, per mancanza di arte, di filosofia, di ragionate nozioni di diritto e di morale. Tutta l'Europa si mette al loro livello. Ho saputo da un giovane ufficiale di Stato maggiore che gli americani ignorano l'esistenza di William James, il solo filosofo americano che abbia mai attraversato l'oceano".
Il Tramonto dell'Occidente di Spengler nel 1918, e le forti passioni che suscita − dall'ammirazione al sarcasmo − sono il risultato di un dato inconfutabile: la sconfitta della Kultur. Gli Stati Uniti, come ha concluso Niall Ferguson, non erano venuti in Europa per difendere l'impero britannico e francese, ma per imporre un nuovo ordine internazionale, wilsonismo e Società delle Nazioni. Della sconfitta della Kultur è consapevole Max Weber. Parlando agli studenti confusi dalla guerra, Weber afferma che la razionalizzazione e l'intellettualizzazione dell'epoca hanno prodotto il disincantamento del mondo e per questo i valori supremi e sublimi che un tempo pervadevano e rinsaldavano le grandi comunità, si sono ormai rifugiati nella vita mistica e nell'intimità dei rapporti personali o, al massimo, in piccole comunità. La sconfitta della Kultur era la fine dell'Occidente europeo, quello americano della Zivilisation, poi del West, quello degli Western Studies dove, come ha ricordato Niall Ferguson, si costruirà negli anni Cinquanta il paradigma "From Plato to Nato".
Ma era davvero finito il conflitto tra Kultur e Zivilisation con l'Europa divisa, occupata ed espulsa dalla storia? In realtà, il conflitto si trasferisce negli Stati Uniti, che vengono trasformati dall'emigrazione intellettuale europea, soprattutto tedesca. Colpisce sempre l'enorme successo di Freud, che andò in America per la prima volta nel 1909. Freud temeva di trovare un pubblico di puritani che lo avrebbero rimandato indietro appena scoperto che al centro della psicoanalisi c'è il sesso. E invece si sbagliava, come scrive Daniel Akst sul Wall Street Journal nel 2009, perché il sesso in America vende bene, anzi probabilmente questa è una delle maggiori ragioni del successo della psicoanalisi. Freud temeva di perdere tempo e soldi, invece il mercato americano si dimostrò il più aperto alle sue teorie. A Freud si offrirono cifre strabilianti per analizzare pericolosi killer e Hollywood gli offrì subito somme da capogiro per fargli da consulente. Era presentato come il medico dell'amore. Sì, come disse Freud agli allievi sulla nave che lo portò a New York, "portiamo loro la peste, ma loro non lo sanno ancora". Hollywood fu la mecca degli psicoanalisti, ma anche dell'intelligence, per non dire altro.
Sigmund Freud.La psicoanalisi infranse le vetrate colorate della cittadella fortificata della psiche occidentale, rivelando angosce e vizi con cui la Kultur era riuscita a convivere. In un dialogo tra Strauss e Freud immaginato da Shadia Drury, Freud contesta Strauss, per il quale solo pochi sono in grado di sopportare il peso del mondo e capire i segreti arcani del mondo, e gli dice che rischia la nevrosi. Strauss non risponde neppure. Nel silenzio di Strauss, che trovava materialistica l'America e immaginava che come Atene si sarebbe autodistrutta, c'è la Kultur. Se per Strauss è una follia la razionalità di Socrate, perché il giusto e l'ingiusto è una questione di fede non di scienza, figurarsi la psicoanalisi. Il problema è che il terapeuta s'illude di poter controllare il ponte tra ragione e follia, ma lui stesso deve controllare se stesso, mentre controlla l'altro. Di fronte ai tanti suicidi di psicoanalisti e pazienti si ha l'impressione − come ha osservato Luciano Mecacci in un libro magistrale sui disastri della psicoanalisi − che molti grandi protagonisti della storia della psicoanalisi, a furia di correre avanti e indietro lungo quel ponte gettato sull'inferno, a un certo punto abbiano smarrito se stessi. Oppure, quel ponte era troppo fragile ed inevitabilmente, a un certo punto, si è spezzato, trascinando con sé analista e paziente.
La psicoanalisi infranse le vetrate colorate della cittadella fortificata della psiche occidentale.
Se in Europa la psicoanalisi è stata una moda elitaria, negli Stati Uniti ha rappresentato qualcosa che non era soltanto un sogno, ma addirittura un diritto iscritto nella Costituzione, la felicità, con relativo diritto alla ricerca della felicità e quindi dagli schermi cinematografici ha raggiunto anche la più remota provincia americana. Anche gli Stati Uniti avevano beneficiato della Kultur: si pensi a L'età dell'innocenza di Martin Scorzese che descrive la New York dell'alta borghesia del 1870, dove un ricco avvocato s'innamora della cugina della fidanzata, una contessa polacca. Un amore casto e intenso, che finisce con la rinuncia alla scoperta della gravidanza della giovane moglie. L'amore intenso mai vissuto, idealizzato, rimane un sogno per entrambi i protagonisti, tanto che dopo la morte della moglie, quando in Europa, l'avvocato, ormai anziano, potrà rivedere l'amata, sceglierà di non rivederla per non perdere il sogno della giovinezza e di tutta una vita. Una soluzione da Kultur. La psicoanalisi cambia l'America. Hollywood diffuse l'idea che tutto fosse possibile. Fino ad arrivare all'idea che fosse possibile anche cambiare sesso e identità e abolire per legge anche la differenza più elementare, quella tra i sessi. Se nella New York del 1870 rinunciare a un grande amore mai vissuto, un sogno, finiva per diventare il ricordo più bello della vita, nell'America del XXI secolo in Transparent, serie tv che affronta la realtà transgender, un anziano docente di scienze politiche in pensione rivela alla famiglia di essersi sempre sentito una donna e di non volersi più nascondere, inizia a vestirsi da donna, cambia identità, creando non pochi problemi a figli e nipoti. Si ha l'impressione, come nel caso dei tanti suicidi di psicoanalisti e pazienti, che il ponte tra ragione e follia non fosse troppo solido nella Zivilisation americana e che il mito del progresso che in Europa è in genere rimasto ancorato alla prospettiva economica e sociale di migliorare la propria vita, negli Stati Uniti abbia finito per produrre molti disastri.
La psicoanalisi cambia l'America. Hollywood diffuse l'idea che tutto fosse possibile.
Abbiamo nominato Strauss e Freud, due mentalità opposte, ispirate da divinità diverse, avrebbe detto Weber, pur essendo entrambi ebrei, ma questo conflitto importato dall'Europa attraverso l'emigrazione intellettuale domina la cultura e la politica dell'America, ed è il vecchio conflitto tra Kultur e Zivilisation. Per Hannah Arendt, l'America non era una nazione, ma un continente di nazioni, una nazione di emigrati con culture e storie diversissime alle spalle. Se per Strauss la società aperta popperiana è un pericoloso mito moderno, l'America si è invece fondata su quel principio, tanto che il più importante stratega americano, Henry Kissinger, è uno statunitense per caso, un ammiratore di Bismarck e Metternick, lontano dal messianismo americano. Il Colossus, come lo chiama Niall Ferguson, vive adesso uno scontro politico-culturale incandescente che non sappiamo come finirà e di cui non bisogna avere paura, perché conosciamo bene il conflitto tra Kultur e Zivilisation, un conflitto che ha vissuto e vive qualsiasi civiltà.
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2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.