17 Luglio

La grandeur che così grande non è

La parata del 14 luglio, i piani militari di Macron. La Francia ama dipingersi come una potenza militare. Ma la storia dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo ha un tono diverso. Un'indagine di Marco Patricelli su Parigi e il mestiere delle armi

di Marco Patricelli

La parola grandeur non ha bisogno di essere tradotta in altre lingue e poteva essere solo francese: per rendere l’idea, è quel sentimento di acritica sopravvalutazione che porta a considerare tutti gli altri lontani da un modo di essere sempre e comunque protagonisti. In meglio, ça va sans dire. Il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia, la Francia di Emmanuel Macron ha messo in mostra i muscoli, con un impronta militare che se solo fosse stata ipotizzata dai cugini cisalpini per la parata del 2 giugno, avrebbe innescato polemiche destinate ad arrivare sino all'autunno. È stato varato persino un megasottomarino nucleare, con gigantesca coccarda tricolore sul muso e di lato, indispensabili a mettere all’erta chiunque lo incroci nelle acque profonde degli oceani e a far capire visivamente (?) che trattasi di ultratecnologia e di superequipaggio made in France.  La grandeur, appunto, che non può fare a meno della componente delle forze armate, espressione di potenza dalla storia plurisecolare della Francia.

Ma tanta fama è vera o usurpata? Insomma, fu vera gloria?

Escludendo esperienze remote come Alesia, con la sconfitta dei galli di Vercingetorige da parte dei romani di Giulio Cesare (“vendicata” da Asterix, personaggio creato dall’oriundo italiano Uderzo assieme a un altro oriundo, Goscinny), la storia moderna e contemporanea è tutt’altro che gratificante per la grandeur militare francese. Certo è che Napoleone ha dato lezioni ineguagliate in tema di strategie militari, ma ha avuto la sventura di incocciare contro gli inglesi, i quali notoriamente sono “il popolo dell’ultima battaglia”, che storicamente non perdono mai. E così Waterloo nei francesi ancora oggi innesca gli stessi disturbi gastrici e comportamentali che aveva Fonzie quando, in Happy Days, era costretto a dire «scusa» e proprio non ci riusciva. Figuriamoci un Napoleone III che scimmiottava il primo...


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