10 Settembre
La "lunga guerra" non è finita
11 settembre 2001 - 31 agosto 2021. Dall'attacco di Al Qaeda in America al ritiro di Biden dall'Afghanistan. L'illusione di chiuso la partita con il terrorismo. Mai voltare le spalle alla storia, una grande potenza in fuga incoraggia i suoi nemici all'azione. Vent'anni di cronaca e un mondo che è diventato più pericoloso
Che succede? Siamo al bagliore di una data importante, l'11 settembre. Per il titolare è uno snodo della vita, per il mondo lo spartiacque tra due fasi della storia. Tutti ricordiamo quel momento, dove eravamo. E dall'istante in cui il primo e poi il secondo aereo si sono conficcati sulle Torri Gemelle, tutto è cambiato. Vent'anni dopo, una presidenza senza una strategia, con l'improvvisato piano di andare via dall'Afghanistan per ragioni di politica interna, ha cosparso di disonore l'Occidente e dato il via libera alla restaurazione talebana a Kabul. Sono fatti che abbiamo raccontato puntualmente. Gli Stati Uniti e l'Europa vivono ora l'illusione del Talebano moderato, il quale sta rapidamente uccidendo questa idiozia che poteva nascere solo da una classe politica che sventola bandiera bianca (talebana) sempre bene in vista, sono queste le leadership contemporanee, dichiarano la resa. E infatti i Talebani trattano l'Occidente come un soggetto sconfitto dall'esercito della storia.
Ultime notizie dal Talebano moderato: "Le donne non possono fare i ministri perché devono fare figli". Questo ha affermato oggi un portavoce dei cosiddetti studenti coranici. Ecco in tutto il suo splendore il risultato della ritirata degli Stati Uniti e degli alleati, sembra un film grottesco, ma questo è solo l'inizio di una storia destinata a cancellare le donne dalla società afghana e negare l'insegnamento della libertà ai loro figli. È il modo peggiore per ricordare le tremila vittime dell'11 settembre 2001 e il senso delle missioni in Afghanistan e in Iraq dopo l'attacco alle Due Torri. Biden ha voltato le spalle alla storia.
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Ricordare l'11 settembre è un esercizio di memoria e di prospettiva, andare avanti e indietro sul pendolo della storia. Ognuno di noi ha un ricordo, un dettaglio, una visione. Shalom, il giornale della comunità ebraica di Roma, diretto da Ariela Piattelli (che anni fa fece i primi...
Che succede? Siamo al bagliore di una data importante, l'11 settembre. Per il titolare è uno snodo della vita, per il mondo lo spartiacque tra due fasi della storia. Tutti ricordiamo quel momento, dove eravamo. E dall'istante in cui il primo e poi il secondo aereo si sono conficcati sulle Torri Gemelle, tutto è cambiato. Vent'anni dopo, una presidenza senza una strategia, con l'improvvisato piano di andare via dall'Afghanistan per ragioni di politica interna, ha cosparso di disonore l'Occidente e dato il via libera alla restaurazione talebana a Kabul. Sono fatti che abbiamo raccontato puntualmente. Gli Stati Uniti e l'Europa vivono ora l'illusione del Talebano moderato, il quale sta rapidamente uccidendo questa idiozia che poteva nascere solo da una classe politica che sventola bandiera bianca (talebana) sempre bene in vista, sono queste le leadership contemporanee, dichiarano la resa. E infatti i Talebani trattano l'Occidente come un soggetto sconfitto dall'esercito della storia.
Ultime notizie dal Talebano moderato: "Le donne non possono fare i ministri perché devono fare figli". Questo ha affermato oggi un portavoce dei cosiddetti studenti coranici. Ecco in tutto il suo splendore il risultato della ritirata degli Stati Uniti e degli alleati, sembra un film grottesco, ma questo è solo l'inizio di una storia destinata a cancellare le donne dalla società afghana e negare l'insegnamento della libertà ai loro figli. È il modo peggiore per ricordare le tremila vittime dell'11 settembre 2001 e il senso delle missioni in Afghanistan e in Iraq dopo l'attacco alle Due Torri. Biden ha voltato le spalle alla storia.
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Ricordare l'11 settembre è un esercizio di memoria e di prospettiva, andare avanti e indietro sul pendolo della storia. Ognuno di noi ha un ricordo, un dettaglio, una visione. Shalom, il giornale della comunità ebraica di Roma, diretto da Ariela Piattelli (che anni fa fece i primi passi in cronaca con la direzione del vostro cronista) mi ha chiesto un contributo sul tema. Buona lettura.
11 settembre 2001. L'Empire State Building e sullo sfondo le Twin Towers che bruciano dopo essere state colpite da due aerei di linea (Foto Ansa/Ap).Accolgo l'invito di Shalom perché rappresenta la voce della comunità ebraica e questo giorno ha un importante significato per tutti noi. Vuol dire stare dalla parte giusta in tempi in cui l'Occidente sembra aver smarrito il suo senso dell'Essere, libertà e democrazia. È un giro di boa della storia verso un'altra storia legata da un fil rouge di eventi. Sono trascorsi vent'anni, due decenni, quattro lustri, forse la fase più importante della mia vita, di certo l'11 settembre 2001 è il fatto che ha occupato di più il mio interesse, il mio studio, il mio desiderio di conoscere. La cronaca, la storia, il personale romanzo di formazione che è in ognuno di noi.
L'11 settembre del 2001 - quell'immensa voragine aperta al centro di Manhattan, il muro del Pentagono abbattuto, la striscia profonda del volo United 93 nella campagna di Shanksville - è il bagliore gigantesco di una storia che precede i fatti, li accompagna, li alimenta fino alle trame di questi giorni impaginate in cronaca. L'andata e il ritorno dell'America, il vai e vieni della cronaca, la missione di George W. Bush, l'avamposto dell'Occidente a Kabul e, dopo vent'anni, la disastrosa, tragica, fallimentare ritirata di Joe Biden. Un ripiegamento caotico, frettoloso, intriso di paura, dettato dai Talebani, con gli afghani che precipitano mentre si aggrappano agli aerei militari in volo, la strage di Kabul, oltre 200 morti, 13 Marines caduti, con il fianco esposto dall'imperizia ai kamikaze di Isis-K. Due date e una sceneggiatura: 11 settembre 2001 - 31 agosto 2021, il sipario si è chiuso con il "The End" più infelice che si potesse immaginare.
I newyorkesi lasciano Manhattan attraversando il Brooklyn Bridge (Foto Ansa).Vent'anni fa la mia biografia segnava 33, ero alla mia prima direzione di un giornale, non ero padre, avevo una percezione e un metodo di lavoro sulla cronaca che era fatto di immediatezza, surfavo sull'onda degli eventi, li catturavo, raccontavo, titolavo in prima pagina e passavo a un altro flash del notiziario. L'11 settembre del 2001 cambiò tutto. Gli aerei che colpivano come missili le Torri Gemelle spalancarono i cancelli della storia, la "longue durée" si presentò davanti a me con le immagini delle Torri che bruciavano e lo straziante volo di "the falling man", l'uomo che precipitava nel buco nero dell'America sotto attacco.
7 dicembre 1941, attacco giapponese a Pearl Harbor. La USS Arizone affondata e in fiamme.Vent'anni fa eravamo "tutti americani". Oggi si fa fatica a capire chi lo è davvero. Gli Stati Uniti per la prima volta dall'attacco di Pearl Harbor furono colpiti all'interno dei loro confini. E per la prima volta scattò l'articolo 5 della Nato, quello che impone agli alleati di soccorrere un paese che viene attaccato. Così andammo prima in Afghanistan (2001) e poi in Iraq (2003) e le due campagne non possono essere scisse perché fanno parte della stessa trama dove la storia ha questo inizio: tremila morti sul suolo americano, la reazione di una coalizione di nazioni contro il terrorismo di Al Qaeda e la minaccia dello sterminio di massa. Tutto sembra sospeso, dimenticato, lontano. È un miraggio del deserto, un'illusione, perché l'ondata lunga della storia è qui, ora, presente più che mai.
Per me furono anni di straordinaria intensità e apprendimento. Viaggiai molto in America, ebbi la fortuna di parlare con alcuni tra i testimoni diretti di quella storia, gli uomini e le donne, i grandi e i piccoli, i noti e gli sconosciuti, coloro che forgiarono le campagne militari e l'idea del "nation building" a Kabul e a Baghdad. Uomini e donne che raccontavano l'enorme sforzo bellico per piegare Al Qaeda e il regime dei Talebani, ma soprattutto davano un senso all'opera in fieri della costruzione di nazioni (l'Afghanistan e l'Iraq) con istituzioni democratiche per uomini liberi dalla dittatura. Osama Bin Laden allora era un fuggitivo, Saddam Hussein era stato catturato il 13 dicembre del 2003, era nascosto in una buca, vicino alla sua città natale, a Tikrit. Saddam era atteso dalla forca, fu condannato a morte e impiccato il 30 Dicembre del 2006. Osama Bin Laden continuò per anni a nascondersi e guidare la guerriglia di Al Qaeda, i missili americani e le squadre speciali lo inseguirono sulle montagne dell'Afghanistan ovunque senza mai colpirlo, ma era solo una questione di tempo, i cattivi nei romanzi muoiono sempre, la sua ora senz'ombra arrivò il 2 maggio del 2011, una squadra speciale dell'esercito americano lo eliminò, era nel suo rifugio di Abbottabad, in Pakistan.
Casa Bianca, Situation Room, 1° maggio 2011. La notte del blitz che eliminò Osama Bin Laden (Foto White House).L'eliminazione di Osama Bin Laden fu una possibile "finestra" per l'uscita degli Stati Untiti dalla campagna in Afghanistan, ma Barack Obama non prese quella decisione per una semplice e inesorabile ragione: il ritiro di tutte le truppe sul terreno era impossibile senza far ripiombare il paese nel caos e innescare il ritorno dei Talebani a Kabul.
Dieci anni dopo, Joe Biden (che espresse dubbi sul blitz per eliminare Osama Bin Laden, un segno premonitore del carattere del futuro "Commander in Chief") ha preso la decisione e ha spalancato i cancelli del presente a un governo di criminali, terroristi, narcotrafficanti, ricercati dall'Fbi con taglie di milioni di dollari sulla testa. Non un ritiro, ma una fuga, non una vittoria, ma una disfatta. "La debacle di Biden", come ha titolato l'Economist.
Kandahar, Afghanistan, 1° settembre. Fucili e festeggiamenti per il ritiro delle truppe americane (Foto Epa).Nessun presidente ama andare in guerra, George W. Bush inviò i marines alla caccia di Tora Bora perché con le Twin Towers fumanti e il lutto che bruciava non aveva un'altra carta da giocare, la risposta all'11 settembre doveva essere netta e immediata di fronte al popolo americano sotto shock, impaurito e smarrito. Non pensava di restare a lungo, ma il tempo giusto, non una guerra lampo, ma neppure la "lunga guerra". I piani dei generali e gli obiettivi politici dell'amministrazione si trovarono di fronte alla realtà della guerra asimmetrica, della corruzione, dei clan tribali, di un'economia dipendente dalle coltivazioni di oppio. L'occupazione non poteva essere breve perché la minaccia del terrorismo sugli Stati Uniti - e l'intero Occidente, una scia di attentati e vittime che arriva fino a oggi - era viva e concreta, il fronte della guerra restava aperto perché l'Afghanistan non poteva diventare di nuovo un santuario del terrore come lo fu con Bin Laden e i Talebani.
Barack Obama pensò di potersi disimpegnare sul terreno, di "alleggerire" le operazioni via terra e "traslocare" la campagna in aria. Così varò una flotta imponente di droni, cambiò la struttura della "killing machine" americana, diminuì i "boots on the ground", ma senza gli stivali sul terreno e nonostante la lista di uccisioni di terroristi si allungasse (la "killing list" di Obama), l'Afghanistan restò un impegno non archiviabile per il Pentagono e l'amministrazione del premio nobel per la pace. I suoi errori furono grandi e mai stigmatizzati abbastanza, per Obama è sempre valsa una "immunità culturale", una "safe zone" nelle redazioni dei grandi media, che non ha aiutato alla comprensione storica e strategica della politica americana in Medio Oriente negli ultimi vent'anni. Fu lui ha fermarsi sulla "red line" in Siria contro Assad, favorendo il caos della guerra civile e la nascita di Isis, fu la drastica diminuzione delle truppe in Iraq a far sconfinare le "bande nere" fino alle porte di Baghdad.
6 maggio 2016, Palmyra liberata. Il concerto dell'orchestra sinfonica russa tra le rovine dello splendido teatro romano che era stato lo scenario macabro delle esecuzioni dell'Isis (Foto Epa).E in un ribaltone della storia, fu la Russia di Vladimir Putin con le milizie iraniane guidate dal generale Qassem Soleimani (figura chiave di mille trame), le milizie libanesi di Hezbollah, a schiacciare quel clan di criminali e psicopatici. Fu l'orchestra sinfonica Mariinsky di San Pietroburgo a suonare le note della liberazione nello splendido teatro romano di Palmyra che pochi mesi prima era stato il palcoscenico mondiale delle esecuzioni dell'Isis. Quanti errori alla Casa Bianca. E quanti incroci della storia: Soleimani fu il "master and commander" delle operazioni di Teheran contro gli americani, fu ucciso su ordine di Trump con un missile hellfire a Baghdad il 3 gennaio del 2020. L'onda lunga dell'11 settembre è questa partitura densa e fulminante.
L'11 settembre è una storia lunga, un'ondata di fatti, eventi, collegamenti, relazioni, amicizie, inimicizie, errori, orrori, atti di eroismo e sacrifici. L'America è sempre stata un impero riluttante, incline all'isolamento (George Washington nel suo famoso discorso d'addio del 1796 spiegò quale doveva essere l'impegno dell'America con le altre nazioni: "La grande regola di condotta nei confronti delle nazioni straniere per noi è estendere le nostre relazioni commerciali, avere con loro il minor legame politico possibile"), ma fino al 31 agosto del 2021, il giorno in cui l'ultimo soldato americano, il generale maggiore Chris Donahue, comandante dell'82esima divisione aviotrasportata, è salito sul C-17, aveva sempre cercato una exit strategy onorevole.
Mancano pochi minuti alla mezzanotte del 31 agosto a Kabul, il generale maggiore Chris Donahue, comandante dell'82esima divisione aviotrasportata, sale sull'aereo C-17. L'ultimo soldato americano in Afghanistan.Ci fu Saigon, certo, la grande sconfitta del Vietnam, un ritiro subito associato da tutti a Kabul, con le immagini degli elicotteri che trasportano il personale diplomatico in fuga. Antony Blinken nelle ore concitate del ritiro ha detto: "Non è Saigon". Ha ragione, è Kabul, è peggio, perché la fuga americana ha voltato le spalle all'impegno preso vent'anni fa con gli alleati. Perché la Nato esce da questa vicenda profondamente scossa e l'Europa diffidente, rafforzata nella convinzione di doversi dotare di un proprio strumento di difesa, autonomo rispetto alla Casa Bianca che ha deciso quando andare e quando lasciare, con Joe Biden che ha contraddetto tutti i documenti e i discorsi fatti sul "nation building" in Afghanistan. Per cosa eravamo noi a Kabul? Per un'operazione di polizia internazionale? O per dare agli afghani, agli uomini, alle donne, ai bambini, un paese libero e un futuro senza la spada della sharia? È tornato l'Emirato Islamico dell'Afghanistan e il ritiro è un punto di non ritorno, in tutti i sensi.
Il Presidente Biden e la First Lady all'arrivo negli Stati Uniti delle bare dei 13 Marines caduti a Kabul (Foto Epa).La Casa Bianca a guida democratica si specchia con quella repubblicana che fu di Trump, ma spinge questa tendenza della storia fino all'impossibile, perché coltiva l'illusione del "retrenchment" in un mondo che ha moltiplicato le minacce (la tecnologia disponibile per nuove armi e nuove guerre, a cominciare dalla cyberwarfare), un ritiro dagli impegni presi fatto con una strategia di riduzione del bilancio della Difesa (questo sarà il banco di prova di Biden al Congresso, la sua partita interna) e non solo, perché bisogna tenere d'occhio il ridisegno americano nei forum di cooperazione internazionale, il taglio delle truppe dispiegate all'estero. La missione dell'amministrazione Biden è quella del costo inferiore e dell'impegno ridotto, l'agenda non è più globale ma domestica. Biden parla agli americani (che nel dossier Afghanistan ne bocciano nei sondaggi l'operato da Commander in Chief e non solo) e se il mondo ascolta tanto di guadagnato per la Casa Bianca ma non per gli alleati.
Fu Trump a sottoscrivere gli accordi di Doha, ma come ha ricordato l'ex segretario di Stato Mike Pompeo, quell'impegno era sotto la spada di Damocle della reazione militare americana. Con Biden è cambiato tutto, ha annunciato e cambiato le date del ritiro, ha scelto di farlo nella "stagione dei combattimenti" (errore strategico imperdonabile), non ha tenuto in considerazione (e doveva) gli avvisi di chi diceva che l'esercito si sarebbe sciolto e l'avanzata dei Talebani sarebbe stata rapidissima. Alla fine, è stato colto in contropiede da se stesso, la sintesi l'ha fatta Bret Stephens sul New York Times:
Biden è diventato l'emblema del momento: testardo ma traballante, ambizioso ma inetto. Sembra essere l'ultima persona in America a rendersi conto che, qualunque siano i meriti teorici della decisione di ritirare le nostre truppe rimanenti dall'Afghanistan, i presupposti militari e di intelligence su cui è stata costruita erano profondamente sbagliati, il modo in cui è stata eseguita è stata un'umiliazione nazionale e un tradimento morale, e il tempismo è stato catastrofico.
Questo scenario comporta una serie di conseguenze inattese, soprattutto per l'Europa. Che fare? Gli Stati Uniti pensano a una Nato che si schiera contro la Cina e la Russia, l'agenda la detta Washington, ma noi siamo di fronte a rischi e problemi pressanti, l'Africa con i suoi immensi territori disconnessi - il terreno dei gruppi terroristici - è a poche miglia nautiche dall'Italia, la Francia è il nostro partner più preoccupato dall'instabilità africana e dal Vicino Oriente e non a caso Emmanuel Macron e Mario Draghi si sono incontrati a Marsiglia qualche giorno fa, perché l'agenda è pressante, ci sono problemi strategici urgenti da affrontare. Eccola, l'ondata dell'11 settembre, 2001-2021, vent'anni dopo siamo di fronte non alla "coda" di una guerra, ma a un'altra fase della stessa guerra.
Torna la domanda sul taccuino, che fare? Quello che suggerisce Tony Blair e ora affiora sulle labbra dei leader dell'Unione europea che improvvisamente vedono la Nato come un vincolo troppo stretto per funzionare sempre e per tutti: "Penso che non siamo alla fine della Nato, la Nato ha ancora una funzione e un obiettivo molto chiari, ma penso che ci siano diversi interessi che uniscono i Paesi della Nato. E penso che per questo motivo ci sia anche spazio per una cooperazione al di fuori della struttura della Nato". Dentro. E fuori. Siamo già in un nuovo mondo perché parlarne non è più tabù e rischi del "non fare" sono aumentati in maniera esponenziale, sono a rischio le leadership europee che devono dare risposte per la sicurezza dei propri cittadini oggi e domani.
3 maggio 2011, la notizia della morte di Osama Bin Laden sul giornale "Pakistan Today". Il rifugio del fondatore di Al Qaeda era a Abbottabad, in Pakistan (Foto Epa).Il Presidente Biden ha mostrato il suo vero volto isolazionista, ha aperto il vaso di Pandora, il contenitore di tutti i mali che si riversano nel mondo, perché una grande potenza in ritirata incoraggia i suoi nemici all'azione. Gli effetti geopolitici della fuga americana sono enormi: apre uno spazio di manovra per la Cina, rimette in pista la Russia che dall'Afghanistan uscì sconfitta, incoraggia i nemici di Israele a agire, provocare, colpire e nascondersi, mette l'Iran nella condizione di sentirsi al sicuro e procedere senza temere rappresaglie con lo sviluppo del suo piano nucleare, il tragico ritiro deciso da Biden ha reso il mondo più pericoloso. E tutto questo accade mentre al governo di Kabul c'è una banda di ricercati che nega perfino il coinvolgimento di Osama Bin Laden negli attentati dell'11 settembre 2001. Siamo all'epilogo più amaro di questo racconto, al sottosopra dei fatti e del senso, allo stravolgimento della cronaca e ai Talebani che riscrivono la storia, la nostra. Vent'anni dopo, sta iniziando un altro capitolo di questa storia. L'11 settembre non è il passato, è il presente. La "lunga guerra" non è finita.
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senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.