24 Giugno
La marcia su Mosca
I mercenari del gruppo Wagner prendono il controllo di Rostov sul Don e puntano sulla capitale della Russia. La mossa di Prigozhin, il momento più difficile nella storia di Vladimir Putin. Due sono le domande: l'esercito russo è ancora fedele all'uomo del Cremlino? Ci sarà una ribellione popolare?
di Marco Patricelli
Nella notte di San Giovanni Vladimir Putin vede materializzarsi le streghe che indossano le uniformi della milizia Wagner. Il sabba lo dirige l’ex chef, ex carcerato, ex amico, ex creatura, ex alleato dell’uomo forte del Cremlino che si dimostra piccolo e debole di fronte al pronunciamento di Evgenij Prigožin: se non avesse la pelata, è un tipo da un diavolo per capello. La marcia su Mosca dell’esercito privato dell’oligarca che dà del tu ai ministri russi e li tratta da pezze da piedi come nel caso dell’arcinemico Sergej Kužugetovič Šojgu, non è solo un atto eversivo: può essere l’innesco alla disgregazione dell’intero sistema politico russo, già messo a dura prova dal flop della guerra all’Ucraina.
Il sanguigno Prigožin ha scombussolato calcoli, allusioni e previsioni, e ha fatto quello che nella storia hanno sempre fatto i capitani di ventura che si sono autoproclamati generali: se non trovano chi li paga di più, si prendono il banco con la forza. Fior di famiglie nobili vengono da bande di tagliagole. Nel XV secolo Muzio Attendolo Sforza, prima di affogare nelle acque del Pescara per salvare un suo scudiero, fece in tempo a crearsi un ducato a Milano col mestiere delle armi e a inaugurare una dinastia altrimenti in origine destinata anonimamente al lavoro nei campi. Albrecht Wallenstein dimostrò il suo genio militare sotto le insegne del Sacro romano impero durante la guerra dei trent’anni, poi pensò che magari poteva direttamente sostituirsi all’imperatore e finì al centro di un complotto e trapassato da un’alabarda. Due esempi tra tanti, col comune denominatore di un esercito privato, infido per definizione, concetto che in epoca moderna...
di Marco Patricelli
Nella notte di San Giovanni Vladimir Putin vede materializzarsi le streghe che indossano le uniformi della milizia Wagner. Il sabba lo dirige l’ex chef, ex carcerato, ex amico, ex creatura, ex alleato dell’uomo forte del Cremlino che si dimostra piccolo e debole di fronte al pronunciamento di Evgenij Prigožin: se non avesse la pelata, è un tipo da un diavolo per capello. La marcia su Mosca dell’esercito privato dell’oligarca che dà del tu ai ministri russi e li tratta da pezze da piedi come nel caso dell’arcinemico Sergej Kužugetovič Šojgu, non è solo un atto eversivo: può essere l’innesco alla disgregazione dell’intero sistema politico russo, già messo a dura prova dal flop della guerra all’Ucraina.
Il sanguigno Prigožin ha scombussolato calcoli, allusioni e previsioni, e ha fatto quello che nella storia hanno sempre fatto i capitani di ventura che si sono autoproclamati generali: se non trovano chi li paga di più, si prendono il banco con la forza. Fior di famiglie nobili vengono da bande di tagliagole. Nel XV secolo Muzio Attendolo Sforza, prima di affogare nelle acque del Pescara per salvare un suo scudiero, fece in tempo a crearsi un ducato a Milano col mestiere delle armi e a inaugurare una dinastia altrimenti in origine destinata anonimamente al lavoro nei campi. Albrecht Wallenstein dimostrò il suo genio militare sotto le insegne del Sacro romano impero durante la guerra dei trent’anni, poi pensò che magari poteva direttamente sostituirsi all’imperatore e finì al centro di un complotto e trapassato da un’alabarda. Due esempi tra tanti, col comune denominatore di un esercito privato, infido per definizione, concetto che in epoca moderna si cercò di eliminare sostituendolo con l’esercito nazionale, professionale o di leva. Napoleone dimostrò eloquentemente che poteva funzionare e anche bene. I mercenari sono tornati di moda in epoca di decolonizzazione e sono sopravvissuti sotto altre forme per spirito d’avventura, sete di guadagni facili, ingaggi lucrosi, mascherati sotto diverse formule contrattuali più pulite e più moralmente accettabili, almeno di facciata. Nessuno ha da ridire sulle Guardie svizzere del Papa, granitica tradizione anche nell’anacronistico livello visivo, tutti furono sconvolti dall’appeal delle Waffen-SS che durante la seconda guerra mondiale costituirono divisioni con volontari delle più svariate nazionalità, anche di Paesi occupati e persino con qualche inglese e americano, tant’è che il bunker di Hitler venne difeso fino all’ultimo dai francesi della “Charlemagne”.
La rivolta di Prigožin è da un lato la conferma che le cose sono sempre andate così, dall’altro che negli schizofrenici equilibri di geopolitica dell’oggi le variabili non sono quasi mai prevedibili. Ieri, infatti, il capo della Wagner era la punta di diamante dell’offensiva russa, quello che toglieva le castagne dal fuoco di un esercito poderoso sulla carta e approssimativo sul campo di battaglia, guidato da generali che avrebbero fatto la gioia di Cesare Lombroso e dell’analisi fisiognomica, a loro volta guidati da un presidente-dittatore che sta facendo impazzire la psicanalisi freudiana e junghiana. I soliti bene informati sostengono che le milizie private, gonfiate dall’arrivo di ex detenuti che non si faranno verosimilmente scrupoli di arricchire il curriculum dei crimini di guerra, ammontano ad almeno due divisioni bene armate, bene addestrate e molto motivate, oltre a essere ben pagate. Un fiume di danaro si riversa con puntualità nelle casse della Wagner, dai contatti formalmente torbidi ma sostanzialmente chiari col Ministero della difesa russo che ha utilizzato i mercenari lì dove la Russia non poteva o non voleva ufficialmente comparire, foglia di fico in Medio oriente, in Africa e nel giardino di casa. Soldi che gestisce e smista il suo capo, e più ne gestisce più si consolida il suo potere, fino a ribellarsi ai suoi datori di lavoro che si sono infognati nel conflitto contro l’Ucraina e marciare su Rostov caduta come una pera mèzza ai suoi piedi.
Nella Russia, tornata a tremare come ai tempi di tutte le Russie, una scossa elettrica è corsa fino al Cremlino, che attiva giochi di guerra imprevedibili ed evoca gli spettri delle rivoluzioni. I servizi americani, dicono, da tempo seguono con attenzione l’escalation dei contrasti tra i vertici dell’esercito privato e di quello nazionale. La Wagner dispone di mezzi pesanti, come caccia, elicotteri, corazzati e blindati che certamente non si vendono né si comprano su Amazon: è temibile da ogni punto di vista. Ne sanno qualcosa gli ucraini sui fronti in cui la Wagner si è battuta, ne sanno qualcosa gli stessi soldatini russi insultati e dileggiati dai rambo slavi. La virulenta replica mediatica di Putin alla rivolta più che un segnale di forza appare un segnale di debolezza. Il presidente che ha attaccato l’Ucraina senza dichiarazione di guerra e vietando per legge di pronunciare la parola guerra, preannuncia punizioni esemplari e radicali, sempre che abbia ancora il potere di decidere e soprattutto di far eseguire.
Due sono le incognite. La prima è cosa farà l’esercito russo, oltre che manovrare e mostrare i muscoli con i carri armati nelle vie di Mosca, la cui fedeltà può essere stata incrinata dall’inettitudine dei generali e dalle figure barbine contro i soldati di Zelenskyj che resistono e controbattono da un anno a mezzo al rullo compressore sfiatato. La seconda, e più importante, è fino a che punto può spingersi Prigožin nell’attesa che la popolazione dia un segnale sul regime al potere. Ovvero se i russi possano nuovamente infiammarsi per un’altra di quelle rivoluzioni che dovrebbero cambiare ora il destino del mondo, ora di quelli che abitano nel Paese, ma che si sono sempre risolte nella storia per un mesto ritorno al punto di partenza sotto altre forme: lo zar e Stalin, l’aristocrazia e il comunismo, il capitalismo e l’oligarchismo, la grande e la piccola Russia.
Nel sabba scatenato dall’attacco dell’ex chef all’ex Kgb, per ambedue gli antagonisti sembra calzare a pennello la parafrasi delle parole che Schiller attribuisce a Wallenstein nella sua tragedia: personaggi che lottano per loro stessi, in una stretta da cui non possono liberarsi se non rinnegando le leggi della propria natura, perché non possono rinunciare all’orgoglio che li anima, trascinando nell’abisso coloro che li circondano, travolti dalla realtà che credevano di dominare attraverso le armi.
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garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
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l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
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- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.