27 Gennaio

La memoria funziona solo se si conosce la storia

Giornata della memoria. Una celebrazione che rischia di dimenticare date, località, nomi, fatti - e responsabilità - per scarsa conoscenza e luogo comune. Marco Patricelli fa un viaggio tra la cronaca (sciatta) e la tragica realtà dello sterminio degli ebrei

di Marco Patricelli

27 gennaio, Giornata della memoria, 10 febbraio, Giorno del ricordo. Ci vuole memoria per ricordare e il ricordo per avere memoria, in ogni caso, «per non dimenticare»: è il linguaggio stereotipato delle due ricorrenze, sancite per legge, quindi imperativo giuridico quando dovrebbero invece essere un imperativo morale e di civiltà.

Nell’ondata di melassa retorica, appena inasprita dai consueti estremismi antistorici (a riprova che la storia, contrariamente a quello che sosteneva Cicerone, non insegna nulla, soprattutto a chi non vuole imparare), è stata incontenibile la povertà di forma e concettuale degli organi di informazione. Con poche eccezioni, soprattutto a livello televisivo (come lo speciale del Tg5 curato da Roberto Olla, che l’argomento lo conosce a menadito e pure i risultati di share gli danno ragione): non si è andati oltre le formulette trite e ritrite secondo cui la Giornata della memoria serve a «ricordare», perché «non occorre dimenticare affinché non accada mai più». Forse, prima di non dimenticare, occorrerebbe conoscere, e pure meglio, ciò che è stato. Perché il rischio di celebrazioni seriali di quel dramma epocale che fu l’arcipelago dello sterminio nazista e il dramma tutto italiano delle foibe e dell’esodo rischiano seriamente di diventare una ricorrenza da calendario, un’abitudine, una routine da rievocazione spicciola e di luoghi comuni, oltre ogni intento educativo e di formazione della coscienza dei giovani e non solo.

Giornata della memoria. La celebrazione dei polacchi a Auschwitz, l'immagine di Witold Pilecki (Foto Ansa).

Che qualcosa non funzioni, non dovrebbe sfuggire a un occhio e a un orecchio allenati. Sfondoni e svarioni testimoniano purtroppo eloquentemente quale sia l’effettiva conoscenza anche giornalistica di questi eventi, e proprio sulle massime emittenti nazionali (tv e radio; sul web e sui social è meglio sorvolare). In questi giorni è stato tutto un fiorire di approssimazioni, oltre...


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