27 Ottobre
La minnitizzazione del Pd
E' di sinistra? La metamorfosi estiva di un partito in cerca d'autore. Renzi lo appoggerà, finché servirà. Fame, guerra, demografia, la sfida dell'Africa e il progressismo in crisi. Accordo con la Libia e fine del terzomondismo
La riunione va avanti da lungo tempo, non si è giunti a nessuna conclusione. I numeri sono la fotografia di una sconfitta certa alle prossime elezioni. Nessuno ha lo straccio di un'idea. La discussione è surreale. La destra azzanna, la sinistra è in difficoltà, uno strano partito virtuale è in testa ai sondaggi.
- Facciamo Bob!
- L'abbiamo già fatto, Bob...
- Facciamo Terrazza Pd!
- Anche quello abbiamo provato. Ci hanno detto che siamo fighetti.
- Vestiamo i militanti con le magliette gialle!
- Già fatto e poi giallo è il colore di Grillo.
- Mandiamo il segretario in spiaggia!
- E' già là. Non li hai visti i pantaloni arancioni?
- No, stavo studiando il manuale di marketing sui social.
- Continua a studiare. Chi ha un'idea?
- Il segretario ha detto: aiutiamoli a casa loro!
- Sì. E la Chiesa ci ha fatto neri.
- Alla Chiesa ci penseremo dopo. Facciamo un passo avanti.
- Allora non aiutiamoli, ma lasciamoli a casa loro!
- Come?
- Facciamo la destra.
- E la sinistra?
- Compagni, la sinistra è superata.
- Chiamiamo Minniti.
- Lo chiamerà il segretario.
- Minniti è in volo a Washington.
- Tornerà indietro.
E' la sintesi in faction di una riunione del Pd. Una di quelle frazioni di secondo in cui la realtà irrompe nella politica e improvvisamente la soluzione di tutto appare come il suo rovesciamento. La sinistra che fa la destra. Non è una novità, in fondo abbiamo visto anche la destra fare la sinistra. E' il sottosopra del presente. Ma in verità abbiamo qualcosa di inedito e destinato a segnare un cambio di sceneggiatura: l'auto-ribaltamento del Partito democratico su un tema, l'immigrazione, che fino a ieri aveva un copione preciso: la sinistra è per le frontiere aperte, l'accoglienza e...
La riunione va avanti da lungo tempo, non si è giunti a nessuna conclusione. I numeri sono la fotografia di una sconfitta certa alle prossime elezioni. Nessuno ha lo straccio di un'idea. La discussione è surreale. La destra azzanna, la sinistra è in difficoltà, uno strano partito virtuale è in testa ai sondaggi.
- Facciamo Bob!
- L'abbiamo già fatto, Bob...
- Facciamo Terrazza Pd!
- Anche quello abbiamo provato. Ci hanno detto che siamo fighetti.
- Vestiamo i militanti con le magliette gialle!
- Già fatto e poi giallo è il colore di Grillo.
- Mandiamo il segretario in spiaggia!
- E' già là. Non li hai visti i pantaloni arancioni?
- No, stavo studiando il manuale di marketing sui social.
- Continua a studiare. Chi ha un'idea?
- Il segretario ha detto: aiutiamoli a casa loro!
- Sì. E la Chiesa ci ha fatto neri.
- Alla Chiesa ci penseremo dopo. Facciamo un passo avanti.
- Allora non aiutiamoli, ma lasciamoli a casa loro!
- Come?
- Facciamo la destra.
- E la sinistra?
- Compagni, la sinistra è superata.
- Chiamiamo Minniti.
- Lo chiamerà il segretario.
- Minniti è in volo a Washington.
- Tornerà indietro.
E' la sintesi in faction di una riunione del Pd. Una di quelle frazioni di secondo in cui la realtà irrompe nella politica e improvvisamente la soluzione di tutto appare come il suo rovesciamento. La sinistra che fa la destra. Non è una novità, in fondo abbiamo visto anche la destra fare la sinistra. E' il sottosopra del presente. Ma in verità abbiamo qualcosa di inedito e destinato a segnare un cambio di sceneggiatura: l'auto-ribaltamento del Partito democratico su un tema, l'immigrazione, che fino a ieri aveva un copione preciso: la sinistra è per le frontiere aperte, l'accoglienza e la solidarietà; la destra è per le frontiere chiuse, i respingimenti, è egoista.
Il ministro Marco Minniti ha stravolto il canone: l'accordo che ha siglato con il governo di Tripoli (non con la Libia, di cui Serraj rappresenta solo una parte) per il controllo degli sbarchi di migranti, il codice per regolare (mica tanto) i soccorsi delle navi delle Ong, l'estensione dell'area di azione della guardia costiera libica, lo stop e la detenzione dei migranti nei campi libici, sono l'ingresso del più grande partito della sinistra (?) italiana in una dimensione da law and order che finora era dichiarata ma mai praticata. Tra i militanti l'oscillazione d'umore è tra il compiaciuto ("te lo do io, Salvini") e lo smarrito ("chissà cosa direbbe Berlinguer"). In mezzo, quelli che non hanno alcuna intenzione di entrare in seduta di autocoscienza e aspettano che passi l'estate e anche questa fase da polizia di frontiera. Aspettano che accada qualcosa, sono gli elettori-Godot.
La realtà è che il Pd ha subito una metamorfosi estiva kafkiana: dal terzomondismo a Chuck Norris-Minniti. Il cambio di scena è grande. Il protagonista è lui, Minniti, ma là dietro le quinte c'è Renzi. Le cronache politiche hanno raccontato della crisi di gelosia del segretario nei confronti del ministro dell'Interno, vero, ma le vampate di Renzi sono cicliche, ci saranno sempre, se compare in scena una sagoma che prende più flash di lui, l'Ego gli va in corto-circuito, l'Io s'attorciglia, la mente s'aggroviglia, il Super-Io va in picchiata e l'autostima s'abbassa, insomma, per fare una sintesi fuori dai libri di psicologia: il segretario s'incazza. Ma la politica di Chuck-Minniti ora gli va benissimo, perché è esattamente quello che vuole: il Pd ha bisogno di recuperare consensi e il popolo italiano - una massa sfuggente, mutevole, in gran parte disinformata - ha cambiato idea sull'accoglienza e i migranti: la maggioranza è contro il loro ingresso. Le motivazioni sono le più varie, solitamente non hanno una grande articolazione di pensiero: ci rubano il lavoro, siamo già troppi noi, sono delinquenti, non è vero che c'è la guerra, se ne stiano a casa loro. Elementare, Watson.
La percezione è quello che conta e il Pd per non restare intrappolato in questo incendio della comunicazione - l'invasione dell'Italia - ha scelto la via più breve, quella da Walker Texas Ranger del ministro Minniti. E' una scelta precisa, condivisa dal segretario Renzi, portata avanti dal premier Gentiloni, una rottura netta con tutto quello che era stato detto e fatto fino a poco tempo fa dal Pd. E' di sinistra tutto questo? Il problema è la domanda, non la risposta. Va riformulata così: esiste ancora la sinistra?
Proviamo a guardare lontano, usciamo dal cortile italiano dei Renzi, degli Orlando, dei Pisapia, delle Boldrini e degli altri caratteri di questa scena piccina. La sinistra sudamericana - che alimentò e alimenta l'immaginario di quella italiana - è allo stadio terminale di una malattia consumata tra totalitarismo e corruzione (Venezuela, Brasile e altri casi senza più speranza o quasi); quella europea è in stato di assideramento, il Labour neo-socialista di Corbyn non governa ed è sostanzialmente pro-Brexit; la Spd tedesca è in cerca d'autore ed è avviata a perdere le elezioni; il socialismo francese è finito sotto i cingoli di Bonaparte-Macron; in Spagna il Psoe ci ha provato ed è rimasto impigliato nella resistenza del Partito popolare di Mariano Rajoy, il movimentismo dal basso di (non) Podemos si è insabbiato; nei paesi dell'Est Europa governano partiti nazionalisti che hanno in mano il filo spinato; negli Stati Uniti i Democratici attraversano una crisi senza precedenti (leggere l'ottimo pezzo di Mark Lilla pubblicato ieri dal Wall Street Journal) e Trump è per loro un soggetto imprendibile, tanto che negli ultimi quattro turni elettorali dopo il voto presidenziale i candidati liberal hanno tutti regolarmente perso. Nel centenario della Rivoluzione d'Ottobre, si consuma la fine dell'utopia. Ne esiste un'altra? Se c'è, non si vede. A meno che non si voglia immaginare che esista una via italiana, una soluzione alla crisi generata dalla fantasia del Belpaese, cosa a cui forse non crede neanche l'immaginifico Scalfari degli ultimi tempi.
Il Fondatore di Repubblica stamattina nella sua messa cantata della domenica si chiede se Renzi sia di sinistra e attende risposte e fatti dal segretario del Pd. Scalfari ha sempre coltivato l'utopia (anche quella renziana) agghindandola con il vestito della ragione, ma la realtà è che il Pantheon da lui evocato nel pezzo - da Diderot a Hobbes, figuriamoci - per indorare e tirar fuori qualcosa dalla figura di Renzi è del tutto inutile. Il segretario del Pd non è di sinistra e non è di destra. I suoi detrattori quotidiani dicono che non è niente, in realtà Renzi aspira ad essere tutto, un contenitore pronto per l'uso, un pieno di tweet e selfie da consumare subito, solo che Renzi ha scelto di essere il capo del magic box chiamato Pd e allora è obbligato a parlare di sinistra. Parlare. Non essere.
La svolta di Minniti è non solo compatibile, ma funzionale a tutto questo. Finché serve allo scopo, Chuck-Minniti resta al suo posto e può perfino sognare un futuro da statista. Giampaolo Pansa oggi scrive su La Verità un ritratto perfetto dell'uomo del Viminale. "Giampa" ricorda, accorda, taglia, cuce, rammenda, ricama, uncinetta e sferruzza, fila e sfila, tesse e trama la storia del Marco del Mediterraneo, dalla pelata prematura a oggi, lo incastona come una freccia acuminata di Calabria nella faida alla ribollita del Partito democratico e poi, zac! la chiosa di "Giampa" che è il nocciolo al plutonio del suo articolo: "Il Bestiario si limita ad augurargli buona fortuna. E a suggerirgli, mi raccomando, signor ministro, tenga gli occhi bene aperti, per scoprire in anticipo chi vorrà fotterla. Perché qualcuno, di sicuro, ci proverà".
Il Viminale non è un ministero facile, dà grande potere e nello stesso tempo è un grande rischio personale, è materiale fissile da maneggiare con la tuta anti-radiazioni addosso. Dalla crisi della Prima Repubblica in poi guidare gli Interni significa anche guardarsi le spalle. Nicola Mancino finì nella palude di rivelazioni vere e false della trattativa tra mafia e Stato nell'epoca delle stragi (1992); Bobo Maroni si fece le ossa (e provarono a rompergliele) in due tornate (nel primo nel quarto governo Berlusconi); Giorgio Napolitano fu accusato di essere un ministro di polizia; Claudio Scajola fu tritato (soprattutto da se stesso e rigorosamente a sua insaputa); Beppe Pisanu finì per sempre nel buio di una notte elettorale da dimenticare; a Anna Maria Cancellieri fu scodellata una telefonata sul caso Ligresti che Maria Elena Boschi giudicò da dimissioni (primo esempio del doppio-pesismo renziano), Angelino Alfano è inseguito dall'ombra del caso Shalabayeva. Oggi al Viminale c'è lui, Minniti, il più esperto di tutti in materia, ma nell'occhio di un ciclone della storia che potrebbe portarlo via o innalzarlo in vetta, sul trono di Palazzo Chigi. Forse troppo.
Quale ciclone? Fame, guerra e demografia. Cose che in parte abbiamo incoraggiato e prodotto, vedere alla voce "primavere arabe", caduta di Gheddafi, caos in Siria e in Iraq. I dittatori possono e devono cadere, ma al Piano A (la caduta) deve seguire il Piano B (il nation building). L'Occidente aveva un approssimativo Piano A, ma non c'era il Piano B. I cocci sono tutti per terra. La demografia, dicevamo. L'età media della popolazione africana è di circa 20 anni, quella dell'Europa di 40 anni. L'Africa e il Medio Oriente pullulano di bambini. Molti stanno morendo di fame, di bombe, di deportazioni e brutalità indicibili. Molti altri cresceranno. E non dimenticheranno. Quel Sud da tutti considerato remoto e in realtà vicinissimo. A un passaggio di nave, battello e... missile. Minniti ha colto la palla al balzo dello smarrimento culturale del Pd per mettere in pratica quello che ha sempre pensato, più o meno, da quando si occupa di sicurezza. Aveva la delega ai servizi segreti a Palazzo Chigi, quindi conosce meccanismi e minacce, è preparato. Il suo passaggio al Viminale era "normale" e di certo la scelta più felice del governo, solo che nel cambio con Alfano si è realizzata anche la staffetta più infelice, perché l'Angelino è finito agli Esteri, l'altro ministero chiave che da quando è occupato dal Kissinger di Agrigento ha lo stesso peso di un palloncino riempito di elio. E infatti fa tutto Minniti: interni ed esteri. La sua centralità rivela la scarsa presenza di figure di rilievo del governo Gentiloni, uomini carismatici non ce ne sono e la pelata del ministro degli Interni brilla. Per quanto?
Il terzomondismo del Pd fu per decenni un punto fermo della retorica del Pci, fu traslato nelle varie sigle del post-comunismo, era un residuato bellico degli -ismi morenti, il suo anti-occidentalismo travestito da umanitarismo era un feticcio. Che però impediva fino a ieri al Pd di "minnitizzarsi". Oggi no, perché con il camaleontismo renziano nel partito tutto è possibile, anche respingere i migranti per interposta persona, cioè con quella guardia costiera libica che l'Onu, Amnesty International e altre organizzazioni indipendenti, hanno individuato come complice del traffico di esseri umani, abusi, detenzioni, torture e omicidi. E' un enorme buco nero che a questo punto riguarda anche il partito di governo, il suo piano di contrasto all'immigrazione ed è il vero punto forte e debole di Minniti. Al primo incidente, tutto si rovescerà contro di lui. Non su Renzi, non su Gentiloni, ma sul ministro degli Interni. Un assaggio l'abbiamo avuto con la mini-crisi ministeriale di qualche giorno fa: le critiche del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, la diserzione del consiglio dei ministri, le dimissioni minacciate da Minniti, l'intervento perentorio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in difesa del ministro in uscita rapida. S'è sfiorata la crisi di governo. E ancora non era successo nulla in acqua.
Il barometro ha appena cominciato ora a segnare brutto tempo: Medici senza Frontiere ha abbandonato i soccorsi al largo della Libia per le minacce della guardia costiera libica alle navi delle Ong; i trafficanti di esseri umani si faranno ancora più spregiudicati di quanto non siano stati finora; i campi di accoglienza dei migranti in Libia sono un inferno, l'ultima denuncia, quella di Oxfam, parla di abusi, torture e stupri; il generale Haftar è in queste ore a Mosca per colloqui con il ministero degli Esteri e della Difesa sul futuro della Libia. L'Italia ferma i migranti, affida alle autorità libiche il loro destino. Siamo in acqua, forse in barca.
Finora tutto questo è avvolto nel buio, prima o poi qualcuno accenderà la luce. E non sarà uno spettacolo di cui andar fieri.
Nel frattempo, l'Italia in spiaggia discute di questioni mitologiche, senza mai avere un numero a supporto di una tesi, l'importante è fare rumore. Francesco Seghezzi, direttore di Adapt, è stato chiamato dal titolare di List a fare un volo di ricognizione su uno di questi miti: i migranti rubano il lavoro agli italiani. E' vero? Andiamo a leggere insieme cosa scrive.
01
I migranti rubano il lavoro agli italiani?
Gli immigrati ci rubano il lavoro? Sì, no, forse, dipende. Se c'è un tema nel quale la confusione regna sovrana è questo. E nelle crepe della confusione c'è spazio per qualsiasi cosa. E la confusione non è casuale, il tema è complesso, le distinzioni da fare sono tante, i dati sono difficili da individuare. Parliamo di lavoratori stranieri con un contratto regolare e un permesso di soggiorno? Parliamo di immigrati che lavorano in nero spesso sfruttati, sottopagati e ricattati? Non è dato saperlo, nel calderone del dibattito estivo le distinzioni non contano, conta solo avere una posizione (il più possibile semplice) in cui collocarsi. Recentemente però una indagine dell'Eurofound aiuta a inquadrare meglio la situazione italiana. Ed emerge che il nostro Paese è quello in cui l'impatto dei lavoratori stranieri negli ultimi anni è più concentrato, e lo è soprattutto su una fascia, quella dei redditi più bassi.
Come si vede dal grafico qui sopra, tra il 2011 e il 2016 i lavoratori italiani sono cresciuti in modo polarizzato tra gli occupati con il salario più basso (a sinistra) e con il salario più alto (a destra) in misura più o meno uguale. Sull'estrema sinistra però svetta una colonna azzurra, che corrisponde ai nuovi occupati provenienti da paesi non UE, ossia extracomunitari. Anche nella fascia salariale immediatamente più alta la componente non UE è l'unica ad essere cresciuta. L'impatto dei lavoratori stranieri sull'Italia è stato quindi quasi interamente concentrato su lavori a bassi salari.
Ma cosa succede negli altri paesi? Mentre in Irlanda e Svezia la dinamica è molto simile, in Inghilterra i lavoratori extra UE sono andati ad occupare posizioni lavorative ben pagate. Per una diversa modalità di rilevazione statistica non è possibile avere invece dati dettagliati sulla Germania, ma l'aumento dovrebbe aggirarsi intorno al milione di lavoratori.
Il dato italiano colpisce molto, perché più marcato rispetto agli altri paesi europei. Colpisce e genera molte domande e qualche ipotesi di analisi, due in particolare. Il primo elemento è che probabilmente è vero che buona parte dei lavori che gli italiani non accettano di fare (soprattutto lavori manuali e a bassa qualifica nei settori dei servizi alla persona, logistica, costruzioni, agricoltura) sono stati occupati da stranieri. Basti pensare al numero di badanti richiesto dall'invecchiamento della popolazione italiana. L'altro elemento è che questa dinamica può contribuire ad una spinta verso il basso dei salari di tutta la popolazione. Politiche di integrazione quindi non servono solo per portare avanti idee spesso vuote di accoglienza, ma anche e soprattutto per la sostenibilità del mercato del lavoro. Una popolazione straniera più integrata può significare una popolazione con livelli retributivi più simili a quelli italiani e quindi un maggior equilibrio generale. Chiaro che in questo caso le responsabilità sono ben distribuite tra tutti gli attori.
Francesco Seghezzi
Chiosa del titolare di List. L'articolo e le tabelle di Seghezzi indicano una strada precisa. Dura, inesorabile, puntuale. La realtà. La prima è quella di lasciar perdere le discussioni da bar dei partitanti italiani e concentrarsi sui fenomeni in corso. L'Italia sta già vivendo una sua rivoluzione nel mercato del lavoro e gli stranieri non sono una presenza marginale, ma significativa e strutturale. La seconda conclusione è che serve una politica per affrontare tutto questo, ma come sanno i lettori di List, il problema non è in mare, è a terra. In Italia e in Africa. In Italia serve prima di tutto una classe dirigente (non ridete, il titolare vi vede) che faccia proposte e non proteste. Urlano, la sparano grossa (tutti), mandano due navi al largo della Libia, ma alla fine il tema vero viene eluso: siamo di fronte un fenomeno che non si fermerà di colpo perché gli italiani hanno schierato la Marina Militare in acque libiche. Sinistra? Destra? Serve il cervello. La caccia al tesoro (di neuroni) è aperta. Buona fortuna.
Che si fa? Facciamo un salto tra America, Cina e Corea del Nord. L'amministrazione Trump sta giocando a biliardo nel tentativo di mettere Pechino seriamente davanti al Risiko con lo svitato dell'Asia, Kim jong-un.
02
Trump e i dati sulla Cina
L'amministrazione Trump le sta provando tutte: l'escalation verbale non basta, al Pentagono lo sanno, ma gli strumenti di pressione della Casa Bianca non sono così limitati. Trump ha l'arma del commercio e - come anticipato qualche giorno fa anche da List - mettere la Cina di fronte alla realtà della sua manifattura in perenne stato di copia e incolla non è affatto una cattiva idea. Quale? Indagare sulla proprietà intellettuale, i brevetti, la disponibilità di tecnologia e mettere un freno all'attivismo cinese nel settore. Ne sanno qualcosa gli italiani - che inventano molto e brevettano poco - e il tema dovrebbe interessare parecchio l'Europa. Trump sta usando il commercio come una catapulta per costringere Pechino ad assumersi le sue responsabilità.
Come ricordato ieri da Stefano Silvestri a Tgcom24 - la trasmissione tv ideata da Paolo Liguori, condotta da Luca Rigoni e di gran lunga l'unica nel panorama italiano che affronta la politica estera con competenza e puntualità - "la Corea del Nord è una creatura della Cina". Il problema è che sullo sviluppo del nucleare è probabilmente andata più avanti di quanto avessero pianificato i cinesi e Kim è sfuggito al controllo di Pechino. Ieri Henry Kissinger sul Wall Street Journal spiegava che il primo passo da fare per la Casa Bianca è quello di trovare un accordo con la Cina. A questo punto dovrebbe essere interesse anche di Xi Jinping trovare una soluzione. E' in pericolo tutta la struttura di sicurezza dell'Asia. Kim cederà? Vedremo. Ha annunciato un test missilistico con obiettivo Guam. Mancano poche ore. Se preme il pulsante, può succedere di tutto.
03
Siamo nel profondo tutti razzisti?
Il tema dell'immigrazione che è centrale nel dibattito politico si porta dietro una parola terribile, fastidiosa, indicibile, che spesso si manifesta anche in chi ha saldi principi e convinzioni sull'uguaglianza. Siamo nel campo delle pulsioni latenti e incontrollate, il razzismo. Scientific American si è posto la domanda: siamo nel profondo tutti (un po') razzisti? E ha trovato una risposta cominciando a esplorare l'opera di Fyodor Dostoyevsky , Memorie dal sottosuolo: "Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente". L'indicibile. Gli scienziati hanno provato a testarlo, l'indicibile. E cosa viene fuori? Che abbiamo tutti una dose di pregiudizio morale più o meno rilevante. Abbiamo fatto passi avanti, ma la chiave di tutto resta sempre solo una: l'educazione, la battaglia contro l'ignoranza.
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3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.