29 Maggio
La pedagogia teutonica del commissario Oettinger
Il commissario Ue al Bilancio durante un'intervista: "I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". Il presidente del Consiglio Ue, Tusk, prova a limitare i danni: "Rispettare gli elettori". Esiste un caso Germania? Sì. Lorenzo Castellani fa un'indagine sul nazionalismo tedesco.
Gunther Oettinger, commissario al Bilancio europeo, durante un'intervista alla televisione tedesca ha detto: "I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". L'intervista andrà in onda questa sera su DwNews, il contenuto è stato anticipato via Twitter dal giornalista Bernd Thomas Riegert che ha intervistato il Commissario Ue a Strasburgo. È scoppiata la bufera. E le reazioni politiche in Italia sono tutte di condanna.
Successivamente, il tweet è stato cancellato e poi emendato così: "I mercati e oscure previsioni insegneranno agli elettori italiani a non votare per i partiti populisti alle prossime elezioni. Posso solo sperare che questo avrà un ruolo nella campagna elettorale". La toppa peggio del buco.
E mentre in Italia tra gli europeisti che fanno male all'Europa c'era chi cercava di minimizzare, per fortuna a Bruxelles c'è ancora qualcuno che ha la testa sulle spalle. Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha preso posizione contro le dichiarazioni di Oettinger con un messaggio chiaro, sempre via Twitter:
"Il mio appello a tutte le istituzioni dell'UE: si prega di rispettare gli elettori. Siamo qui per servirli, non per dar loro lezioni". Tusk cerca correttamente di raffreddare il caso.
Questo è il passaggio video, diffuso via Twitter da DW, in cui Oettinger parla dei mercati e del voto in Italia.
"If one of us is left out in the cold, in the end, we all are"
— dwnews (@dwnews) 29 maggio 2018
EU Commissioner for budget @GOettingerEU explains to DW correspondent @RiegertBernd why the EU has to speak with one voice right now pic.twitter.com/sOKs0aihB6
Alla fine Oettinger si è scusato via Twitter: "Rispetto completamente la volontà degli elettori, siano di sinistra, di destra o di centro, in ogni paese. Riferendomi agli attuali sviluppi del mercato in Italia, non intendevo mancare di rispetto e per questo mi scuso".
C'è un caso...
Gunther Oettinger, commissario al Bilancio europeo, durante un'intervista alla televisione tedesca ha detto: "I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". L'intervista andrà in onda questa sera su DwNews, il contenuto è stato anticipato via Twitter dal giornalista Bernd Thomas Riegert che ha intervistato il Commissario Ue a Strasburgo. È scoppiata la bufera. E le reazioni politiche in Italia sono tutte di condanna.
Successivamente, il tweet è stato cancellato e poi emendato così: "I mercati e oscure previsioni insegneranno agli elettori italiani a non votare per i partiti populisti alle prossime elezioni. Posso solo sperare che questo avrà un ruolo nella campagna elettorale". La toppa peggio del buco.
E mentre in Italia tra gli europeisti che fanno male all'Europa c'era chi cercava di minimizzare, per fortuna a Bruxelles c'è ancora qualcuno che ha la testa sulle spalle. Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha preso posizione contro le dichiarazioni di Oettinger con un messaggio chiaro, sempre via Twitter:
"Il mio appello a tutte le istituzioni dell'UE: si prega di rispettare gli elettori. Siamo qui per servirli, non per dar loro lezioni". Tusk cerca correttamente di raffreddare il caso.
Questo è il passaggio video, diffuso via Twitter da DW, in cui Oettinger parla dei mercati e del voto in Italia.
"If one of us is left out in the cold, in the end, we all are"
— dwnews (@dwnews) 29 maggio 2018
EU Commissioner for budget @GOettingerEU explains to DW correspondent @RiegertBernd why the EU has to speak with one voice right now pic.twitter.com/sOKs0aihB6
Alla fine Oettinger si è scusato via Twitter: "Rispetto completamente la volontà degli elettori, siano di sinistra, di destra o di centro, in ogni paese. Riferendomi agli attuali sviluppi del mercato in Italia, non intendevo mancare di rispetto e per questo mi scuso".
C'è un caso Germania? Sì, esiste. E Lorenzo Castellani ce lo racconta.
Il nazionalismo tedesco
di Lorenzo Castellani
Scrocconi è l’aggettivo usato qualche giorno fa nei confronti degli italiani dal più autorevole settimanale tedesco. Un termine pieno di disprezzo verso l’economia e la politica nel Paese. Non c’è da offendersi, la gentilezza d’animo non è nelle regole della politica internazionale e anche alcuni dei nostri media hanno riservato ai tedeschi trattamenti non propriamente di favore. A rincarare la dose è arrivato il Commissario Europeo al bilancio Oettinger e, in questo caso, che arrivi da una posizione istituzionale di quel livello un’offensiva di questo genere nei confronti degli elettori italiani è molto grave. Significa essere incendiari, gettare benzina sul fuoco. Un fuoco chiamato nazionalismo.
Nel mirino dell’intellighenzia germanica sono finiti non soltanto i partiti anti-establishment che hanno vinto le elezioni, ma persino Mario Draghi, colpevole di aver salvato l’eurozona “whatever it takes”. Il punto è molto semplice: i tedeschi, che hanno già distrutto l’Europa due volte nel corso del Ventesimo secolo (è bene ricordarlo), non tollerano alcuna linea politica ed economica che non rientri nell’interesse nazionale della Germania. Non solo, ma gran parte dell’establishment tedesco è convinto che il quantitative easing sia stato pagato dai contribuenti tedeschi, a vantaggio degli Stati dell’Europa meridionale. Siamo certi che sia andata così?
All’economia strutturalmente più forte dell’eurozona all’inizio della crisi del 2008 corrispondeva uno dei sistemi bancari tra i più fragili, puntellato costantemente dalla mano pubblica che ha sorretto le proprie banche, dall’avvio della crisi nel 2008, con la cifra di 197 miliardi di denaro pubblico, tra aumenti di capitale e titoli tossici rilevati dallo Stato federale o dai vari Land. Una cifra che secondo i dati della Commissione UE è valsa oltre il 7 per cento del Pil tedesco. Se poi alle iniezioni di denaro pubblico si aggiungono le garanzie statali e le linee di liquidità offerte la cifra balza addirittura a 465 miliardi il 17 per cento della ricchezza annua prodotta. Un’enormità che disvela la particolare struttura del sistema creditizio teutonico e che le iniezioni di liquidità sulla crisi del debito sovrano non sono serviti soltanto all’Italia.
Inoltre, di recente la Germania è riuscita a far esentare dal controllo delle regole europee ben 13 banche regionali grazie ad un intervento nell’ultima direttiva europea sui requisiti di capitale degli istituti di credito. Gli altri paesi hanno una sola esenzione a testa (la Cdp per l’Italia). Insomma, le banche tedesche sono più uguali delle altre.
Per non parlare della violazione, da otto anni consecutivi, della regola europea relativa al saldo commerciale. Infatti dal 2009 la Germania ha sempre superato il tetto del 6 per cento. Così come la Francia ha infranto la regola del deficit al 3 per cento dieci anni consecutivi. Certo, anche l’Italia è sopra ai parametri del debito pubblico costantemente, ma questo è così basso che anche gran parte degli alti paesi europei è fuori soglia. È una auto-assoluzione della politica italiana? No, chi scrive ritiene che gran parte dei problemi della classe politica italiana spazzata via dai populisti risieda nella sua incapacità di ridurre spesa e debito pubblico. Tuttavia, non siamo gli unici a violare le regole europee.
Da ultimo è bene aprire una parentesi sull’euro e la politica monetaria europea. Con la moneta unica si pensava che il nostro debito fosse destinato a scendere, o almeno a rimanere ai livelli del 2002, grazie ai limiti imposti dalle regole europee. Questa speranza si è infranta nell’arco di quindici anni sia per la crisi economica che ha portato all’aumento della spesa pubblica sia per i bassi interessi con cui gli Stati hanno potuto prendere denaro in prestito. In buona sostanza, quando il denaro ha un basso costo la classe politica di paesi, come l’Italia, storicamente portati a scaricare sul debito pubblico i costi delle politiche incentiva l’aumento del debito poiché l’impatto degli interessi è ridotto. Qui si determina il paradosso della moneta unica su cui si scontrano la cultura italiana e quella tedesca: regole economico-finanziarie rigide e bassi tassi d’interesse. Un sistema che determina da un lato l’insoddisfazione e le paure della Germania sul mancato rispetto delle regole dei paesi come l’Italia e dall’altro, però, ha fornito l’incentivo alla vecchia classe politica italiana a indebitarsi a basso costo. Un sistema, insomma, fragile e strutturalmente sottoposto ad alta tensione politica nel lungo periodo tra due culture economiche differenti come quelle dell’Europa meridionale e settentrionale.
Nelle pressioni tedesche di questi giorni, che partono per bocca dei commissari europei e dei ministri teutonici, una parte del Paese sembra reagire con entusiasmo. Finalmente, sostengono numerosi editorialisti e commentatori dei media mainstream, c’è una nazione seria, la Germania, che ricorda ai populisti nostrani i pericoli che pongono. Pressioni del sistema europeo e mediatico che hanno impattato direttamente sul Quirinale, il quale in tutta la trattativa per il Governo ha dato la netta impressione di voler tutelare maggiormente gli interessi europei rispetto al mettere di fronte ad una piena responsabilità politica le forze uscite vincenti dalle urne. Queste scelte sono assolutamente legittime e nel solco della legalità costituzionali, ma rischiano di essere pagate a caro prezzo poiché trasmettono l’impressione che il paese sia guidato dall’esterno e la sua politica, in buona sostanza, commissariata. Che, in fin dei conti, è ciò che le dichiarazioni di Oettinger sul voto degli italiani e l’andamento dei mercati lasciano trasparire. Se a questo scenario si aggiungono le oscillazioni dei mercati, l’instabilità politica che da queste scelte deriva e il pressing dell’establishment di Bruxelles il cocktail rischia di essere letale per la democrazia e il futuro europeo dell’Italia.
Di fronte ai cittadini italiani che per oltre il 50 per cento hanno optato per partiti anti-sistema si è opposta plasticamente una azione di contenimento e di vincolo esterno attraverso il Quirinale e le istituzioni europee. Un processo, quello di evitare il governo populista, intrapreso senza alcuna garanzia politica, poiché è assai difficile che il governo Cottarelli possa avere la fiducia del Parlamento, e che rischia di minare la legittimità dello stesso sistema politico.
In questo clima la campagna elettorale rischia di divenire tutta all’insegna dell’anti-europeismo e della contestazione delle istituzioni. Il risultato probabile sarebbe un rafforzamento ulteriori dei partiti populisti, in particolare della Lega, e l’ulteriore deperimento di partiti tradizionale come Forza Italia e, in particolare, Partito Democratico.
In definitiva, viene da chiedersi cosa produrrebbero delle nuove elezioni a breve termine poiché è molto probabile che i partiti anti-establishment ne escano ulteriormente rafforzati e, a questo punto, ancor più estremizzati nell’offerta politica. Se ciò accadesse l’ordine europeo e la sua moneta sarebbero ancor più fortemente a rischio. A volte anche le intenzioni migliori, come quelle di bloccare proposte politiche scellerate sul piano dei conti pubblici, possono produrre gli effetti peggiori, cioè il ribaltamento del sistema politico. Come scrisse Aldous Huxley: “La volontà d’ordine può trasformare in tiranno chi voleva solamente spazzar via la confusione.”
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l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.