11 Novembre
La piazza di Torino e la separazione nel governo
Le visioni del mondo di Lega e Cinque Stelle sono in rotta di collisione. A Torino ieri si è consumato un fatto che ricorda la marcia dei quarantamila della Fiat. Innovazione, industria, grandi opere dividono le due forze della maggioranza. Salvini può trarne vantaggio a breve, ma nel lungo periodo corre il rischio di subire i contraccolpi di una politica incerta sulle leve del futuro. Dopo il voto europeo, dovrà decidere che fare dell'alleanza
Il laboratorio politico italiano è di straordinaria importanza, stiamo assistendo a un passaggio di storia accelerata e compressa dove la cronaca si manifesta con bagliori improvvisi. Ieri ne abbiamo visti due molto significativi: l'assoluzione della Raggi a Roma e la piazza colma a Torino contro l'amministrazione Appendino.
Il primo bagliore, il verdetto di innocenza per Virginia Raggi, ha messo la parola fine su una vicenda kafkiana, un caso politico e non giudiziario. L'assoluzione del sindaco Raggi è giusta sul piano del diritto (non c'è falso ideologico, resta la promozione del fratello di Marra) e leva ogni alibi all'amministrazione grillina, impone anche la fine del suo immobilismo.
Il fatto che le precedenti amministrazioni fossero rasoterra, non significa avere l'autorizzazione a scavare, a pensare che a Roma sia "normale" assistere al festival dei sorci sui cassonetti della spazzatura colmi da giorni, ai bus che bruciano e ormai non fa più notizia, all'anarchia nelle municipalizzate, al festival dell'ingorgo sulle strade, a un'assenza di decoro urbano indegna per la Capitale della terza economia d'Europa. Qui non c'è alcuna assoluzione. E non vale dire "e ma gli altri...". Gli altri erano pessimi, i Cinque Stelle sono stati votati per essere migliori. E per ora non lo sono.
Le reazioni di Di Maio e Di Battista, le parole volgari ("sciacalli", "pennivendoli", "puttane") e le minacce ai giornalisti e agli editori sono la conferma di un problema che avanza nel Movimento Cinque Stelle, la sua dimensione illiberale e totalitaria. Il fatto che ci siano giornali e cronisti che applicano il pregiudizio morale nei confronti dei Cinque Stelle, non giustifica affatto la loro reazione: usare un linguaggio scurrile e minacciare un intervento legislativo sul settore dell'editoria è grave perché si usa il potere politico come una clava. Funzionano così i regimi tirannici, non quelli liberali.
Roma è città...
Il laboratorio politico italiano è di straordinaria importanza, stiamo assistendo a un passaggio di storia accelerata e compressa dove la cronaca si manifesta con bagliori improvvisi. Ieri ne abbiamo visti due molto significativi: l'assoluzione della Raggi a Roma e la piazza colma a Torino contro l'amministrazione Appendino.
Il primo bagliore, il verdetto di innocenza per Virginia Raggi, ha messo la parola fine su una vicenda kafkiana, un caso politico e non giudiziario. L'assoluzione del sindaco Raggi è giusta sul piano del diritto (non c'è falso ideologico, resta la promozione del fratello di Marra) e leva ogni alibi all'amministrazione grillina, impone anche la fine del suo immobilismo.
Il fatto che le precedenti amministrazioni fossero rasoterra, non significa avere l'autorizzazione a scavare, a pensare che a Roma sia "normale" assistere al festival dei sorci sui cassonetti della spazzatura colmi da giorni, ai bus che bruciano e ormai non fa più notizia, all'anarchia nelle municipalizzate, al festival dell'ingorgo sulle strade, a un'assenza di decoro urbano indegna per la Capitale della terza economia d'Europa. Qui non c'è alcuna assoluzione. E non vale dire "e ma gli altri...". Gli altri erano pessimi, i Cinque Stelle sono stati votati per essere migliori. E per ora non lo sono.
Le reazioni di Di Maio e Di Battista, le parole volgari ("sciacalli", "pennivendoli", "puttane") e le minacce ai giornalisti e agli editori sono la conferma di un problema che avanza nel Movimento Cinque Stelle, la sua dimensione illiberale e totalitaria. Il fatto che ci siano giornali e cronisti che applicano il pregiudizio morale nei confronti dei Cinque Stelle, non giustifica affatto la loro reazione: usare un linguaggio scurrile e minacciare un intervento legislativo sul settore dell'editoria è grave perché si usa il potere politico come una clava. Funzionano così i regimi tirannici, non quelli liberali.
Roma è città molle e cinica, ha visto passare ben altre legioni e passeranno anche quelle dei grillini, come diceva Ennio Flaiano:
Roma è una citta eterna non per le sue glorie, ma per la capacità di subire le barbarie dei suoi invasori, di cancellarle col tempo, di farne rovine.
Torino è una città diversa, c'è un ordine sconosciuto a Roma, c'è la razionalità del Piemonte sabaudo, la sua relazione con la Francia dei Lumi. E infatti ieri a Torino è successo qualcosa che ai grillini dovrebbe far drizzare le antenne, ammesso che le abbiano.
Il 14 ottobre del 1980 Torino fu il teatro di un evento importante, passato alla storia come "la marcia dei quarantamila". Impiegati e quadri della Fiat sfilarono in città contro i picchettaggi operai alla Fiat che impedivano il loro accesso al lavoro da 35 giorni. Quella marcia fu una svolta. Un'Italia silenziosa, borghese, non operaia ma operosa, decise di farsi sentire. La Fiat era piombata in una crisi gravissima, era a rischio la continuità aziendale, il Partito comunista appoggiava la linea dura. Il caporeparto Luigi Arisio riunì al Teatro Nuovo di Torino i dipendenti della Fiat che chiedevano di negoziare, trattare, salvare l'azienda. Sfilarono per le vie della città, dalle vie laterali sgorgavano altre persone che si univano al corteo. Fu il segretario della Cgil, Luciano Lama, a definirla "la marcia dei quarantamila". Quella manifestazione ebbe un impatto enorme, cambiò la storia d'Italia: tre giorni dopo i sindacati siglarono l'accordo con la Fiat per la cassa integrazione a zero ore che prima avevano rifiutato.
I quarantamila di ieri a Torino sono un'altra storia e un'altra epoca, ma il fatto evoca con forza quello del 1980 e ricorda che la città sabauda resta un punto di osservazione unico quando ci sono in gioco il lavoro, lo sviluppo, l'industria, la fabbrica, la produzione. L'Alta Velocità ha unito l'Italia, Torino ha una vocazione - dettata dalla geografia e dalla storia - a sentirsi parte di un quadro transalpino che si esprime in un magnetismo naturale verso la Francia, il Nord. A questi due fattori - la geografia e la storia - va aggiunto il tema contemporaneo delle reti, delle "connessioni". È paradossale, ma il Movimento Cinque Stelle, figlio della Rete, un non-partito connesso, in questi mesi ha espresso posizioni che sono disconnessioni dalla realtà. Era contro il progetto del gasdotto Tap in Puglia (una rete dell'energia), vagheggiava la chiusura e trasformazione dell'Ilva (la rete della produzione europea dell'acciaio) in un sogno bucolico, dopo aver perso tempo e preso atto dell'impossibile, ora tenta di bloccare l'Alta Velocità sulla linea Torino-Lione, la rete della mobilità in Europa.
I quarantamila di ieri a Torino sono un'altra storia e un'altra epoca, ma il fatto evoca con forza quello del 1980 e ricorda che la città sabauda resta un punto di osservazione unico quando ci sono in gioco il lavoro, lo sviluppo, l'industria, la fabbrica, la produzione
Questa cultura della disconnessione, nella piazza di Torino ha incontrato per la prima volta un'altra cultura, quella che desidera un mondo connesso, ricco di scambi, che pensa che l'industria non sia il male ma un'occasione di lavoro e distribuzione della ricchezza, che l'innovazione e la ricerca siano un bene e non una cospirazione scientista. Quella piazza piena è una campana che rintocca per il Movimento Cinque Stelle.
In piazza c'erano anche esponenti della Lega. Qui è emersa la divergenza reale nella maggioranza di governo. Lo scriviamo da quando si aprì la trattativa tra Lega e Cinque Stelle: la vera prova della tenuta del governo sarà sui temi delle grandi opere, delle infrastrutture, delle Reti. Qui c'è la grande distanza tra Salvini e Di Maio, qui si è consumato ieri, in maniera non ancora pienamente visibile, ma profonda, lo strappo futuro tra i due partiti.
Il Governo Frankenstein è un esperimento, un assemblaggio di pezzi diversi, la sua durata è direttamente proporzionale alla convenienza che hanno i due partiti che lo compongono a stare insieme, il problema è tutto nella capacità di armonizzare e non dividere le loro posizioni. Il contratto di governo serve appunto a regolare i rapporti e limitare gli scontri. Utile a questo solo scopo, diventa una camicia di forza in un presente in costante mutamento. Non puoi fissare su un atto notarile la storia.
In queste condizioni, con il Movimento Cinque Stelle che si mostra anni luce lontano dalla fabbrica, dai ceti produttivi - cioè da uno degli elementi fondamentali della constituency storica della Lega - la separazione tra i due partiti è un fatto in accelerazione e necessario. L'abbiamo già scritto e lo ripetiamo: gli elettorati di Lega e Cinque Stelle sono simili, ma le leadership e i gruppi dirigenti sono profondamente diversi.
Il contratto di governo serve appunto a regolare i rapporti e limitare gli scontri. Utile a questo solo scopo, diventa una camicia di forza in un presente in costante mutamento. Non puoi fissare su un atto notarile la storia
Il Movimento fondato da Beppe Grillo - e si vede oggi l'assenza di Gianroberto Casaleggio - sembra non voler accettare il semplice e inesorabile fatto che essere al governo significa esercitare ogni giorno la nobile arte del compromesso. C'è una grande differenza tra guidare una nazione e agitare una fazione. La cultura del "no", il cospirazionismo a getto continuo, sono la schiuma di un'onda che si frange sugli scogli della realtà. Il grillismo si dibatte all'interno di un bozzolo arroventato dal quale non vuole uscire. In queste condizioni, vincere le elezioni e perdere il governo è questione di un attimo. E sta accadendo.
La manovra economica del governo deve controbilanciare la spesa corrente con gli investimenti. Questi ultimi sono grandi opere, infrastrutture, reti. Cioè gli elementi contro i quali si scaglia l'ideologia grillina. Siamo di fronte a un corto circuito colossale: cosa faranno i pentastellati quando dovranno essere approvati i progetti e aperti i cantieri? Sono opere che servono a finanziare il loro reddito di cittadinanza, ma evidentemente pensano che i soldi siano uno strumento da stampare e basta. Il senso di un piano nuovo per l'Italia è quello di unire Nord e Sud, un new deal che mette insieme il Settentrione dei ceti produttivi (rappresentato dalla Lega) e il Meridione delle masse in cerca di occupazione (rappresentato dai Cinque Stelle). Se da parte delle forze politiche non c'è la saggezza di perseguire questo obiettivo, il governo non ha un reale scopo e diventa non un'opportunità ma un problema. Per realizzare tutto questo servono investimenti. Uno dei partiti al governo esprime finora una cultura contraria alle grandi opere. Evidentemente non leggono quanto è scritto nei documenti ufficiali del governo.
Prendiamo un altro fatto, il provvedimento sulla prescrizione: il Movimento Cinque Stelle pretendeva, addirittura con un emendamento, di stravolgere la dottrina e cultura giuridica con una norma che avrebbe tenuto appeso al processo chiunque sine die. Questa manifestazione acuta di giacobinismo, questa cultura del sospetto, questo giustizialismo che nuoce alla giustizia, alla fine si è scontrato in mare aperto con l'opposizione della Lega. Il risultato è stato che quella norma è stata rinviata e subordinata a una riforma del processo e del diritto penale. La Lega ha operato in questo caso - e in altri - come elemento di freno, ma è chiaro che siamo di fronte a una coabitazione che mostra limiti e che senza correzioni profonde rischia di far pagare un prezzo troppo alto a Salvini.
La Lega è il partito più antico d'Italia (1989), è al potere nelle regioni più ricche del Paese, ha cultura di governo e classe dirigente. Non tutto quello che fa va bene (c'è un tema di maturazione del leader, di linguaggio, di tenuta istituzionale e comunicazione compulsiva, di rapporto con il mercato, di analisi della demografia italiana e delle migrazioni, di spazio comune dell'Unione europea e di atlantismo e molto altro) ma non ci sono dubbi che nel governo sia oggi la parte più responsabile e attenta al dinamismo della società contemporanea.
Quanto potrà andare avanti la coabitazione con i grillini? Questa è la domanda che ormai tutti si pongono. Le vicende della Grosse Koalition in Germania ci dicono che in un'alleanza tra due forze (CDU-CSU e SPD) che aspirano ad essere alternative l'una all'altra, una finisce sempre per pagare un prezzo molto alto. Il ciclo storico tedesco ci dice che il conto è arrivato ai socialdemocratici, ma infine ha bussato anche alla porta di Angela Merkel. Dopo il fallimento delle trattative per la coalizione Jamaica, la seconda edizione della Grosse Koalition della Cancelliera Merkel è andata in crisi dopo pochi mesi e tutti i partiti che la compongono hanno perso i vari turni delle elezioni regionali in Baviera e in Assia. Un disastro che ha condotto alla rinuncia della Merkel alla leadership della CDU. Probabilmente finirà in anticipo anche la Grosse Koalition.
Quanto potrà andare avanti la coabitazione con i grillini? Questa è la domanda che ormai tutti si pongono. Le vicende della Grosse Koalition in Germania ci dicono che in un'alleanza tra due forze che aspirano ad essere alternative l'una all'altra, una finisce sempre per pagare un prezzo molto alto
Forze che devono essere opposte e governano insieme finiscono per soccombere al cospetto di uno scenario politico polarizzato, radicale. Se la lezione che viene dalla Germania è questa, ne deriva che la grande coalizione italiana, la maggioranza giallo-verde, per effetto di questa accelerazione e compressione della storia, è già entrata nella fase del logoramento. La Grosse Koalition della Cancelliera Merkel è andata in crisi dopo pochi mesi, il Governo Frankenstein sembra nella fase di rigetto di alcuni organi vitali.
La Lega di Salvini potrebbe anche pensare di trarre il più possibile vantaggio da una situazione in cui il logorato di governo è il Movimento Cinque Stelle. Ieri tra gli insulti ai giornalisti di Di Maio c'era la spia del malessere grillino: "Esaltare la Lega e massacrare il Movimento sempre e comunque". La competizione interna con la Lega li vede perdenti per una ragione semplice: non hanno sufficiente cultura di governo. Arrivano a decidere - quando decidono - per prova continua ed errore e mai per analisi obiettiva dello scenario e azione.
Altra prova, il cosiddetto decreto dignità definito dal Di Maio niente meno che "la Waterloo del precariato". I numeri del mercato del lavoro sono a disposizione del ministro del Lavoro:
In un anno abbiamo 184 mila posti a tempo indeterminato in meno (-1.2 per cento) e 368 mila posti di lavoro a tempo determinato in più (+13.1 per cento). È un cambiamento strutturale, profondo e permanente del mercato del lavoro. La variazione mensile settembre-agosto 2018 (seconda colonna), mostra una diminuzione dei lavori permanenti pari a 77 mila unità e un aumento di quelli a termine di 27 mila unità, più altri 16 mila posti indipendenti. Dove sta la "Waterloo della precarietà"? Non c'è e probabilmente ci sarà un'ulteriore contrazione dell'occupazione nei prossimi mesi, anche per effetto del decreto voluto da Di Maio.
Non ci sono dubbi che sul breve periodo sia Salvini a trarre vantaggio da questa situazione, ma sul medio-lungo periodo le cose cambiano - attenzione ai dati sull'occupazione e sull'industria - e potrebbero danneggiare la Lega che ha un rapporto con i ceti produttivi. Se l'unico governo possibile comincia a diventare impossibile, per la Lega si impone una riflessione sulla natura e gli obiettivi dell'alleanza. E anche su se stessa: le correnti di pensiero che chiedono innovazione, industria, connessione con l'Europa e il resto del mondo - i quarantamila di Torino - o faranno parte del programma politico della Lega o presto o tardi diventeranno una forza organizzata alternativa al partito di Salvini.
Per queste ragioni dividere i destini di Cinque Stelle e Lega è logico, fa parte dello scenario finale e la necessità di una separazione appare evidente. Il quando dipende dagli strappi e accelerazioni che si producono dentro e fuori dalla coalizione. In questo momento, senza un cambio nella linea politica dei Cinque Stelle, lo scenario va verso la risoluzione del contratto di governo. Siamo in pieno dentro una transizione e il percorso di riassetto del sistema politico italiano non è ancora terminato, la stessa opposizione ha bisogno di essere rifondata. La politica è occupazione e movimento su spazi ideali: per questo si parla di destra e di sinistra, pur non potendo essere inquadrate oggi in senso classico.
Lo schema è comunque necessario, il posizionamento fondamentale. La Lega è la destra, il Movimento Cinque Stelle è la sinistra. Serve un altro voto, un consolidamento degli spazi e chiarezza con l'elettorato che sarà chiamato a scegliere. Quando avverrà il distacco? C'è un appuntamento in calendario per maggio 2019, il voto europeo. Dopo quel passaggio, si deciderà anche il destino del governo.
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l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.