31 Marzo
La piazza e la biopolitica. Un falò di vanità senza parità
Il congresso di Verona, le fazioni contrapposte. Riprogrammare la vita tornando al passato è impossibile, andare nel futuro dell'ingegneria genetica no limits è rischioso. Il manicheismo degli opposti che dimentica il corpo e l'anima delle donne. Un dibattito politico sotto zero nel paese della "mutazione antropologica" raccontata da Pasolini
A Verona un congresso internazionale sulla famiglia sostiene una linea pro-life, "tradizionalista", centrata sul credo della Chiesa. Tutto legittimo, c'è libertà di opinione. L'International Organization for the Family (Iof) è politicizzata? Sì, lo è, basta andare a vedere le relazioni vantate con i governi di Polonia, Italia, Ungheria, Moldova, i messaggi di felicitazioni per l'elezione di Bolsonaro in Brasile, quelli contro George Soros e l'élite "delle coste americane", la presenza di Matteo Salvini a Verona e così via. Non occorre essere politologi per capire da che parte stanno. Nessuno sorpresa, è lo spartiacque della politica.
Il Vaticano sostiene le tesi portate avanti da Iof? Certamente, poi come spesso capita di fronte alle polemiche, la Santa Sede cerca di svicolare, così il cardinale Pietro Parolin dice di "essere d'accordo sulla sostanza, ma non sul metodo".
A questo mondo parallelo, distante anni luce da quello reale (e dalle vite private di alcuni dei partecipanti più importanti), si contrappongono le forze di un altro universo, altrettanto lontano dalla vita quotidiana, quello del relativismo no limits per cui la scienza è solo progresso e nessuna distopia, il laissez-faire eugenetico è un prezzo da pagare alle sorti progressive, la società è tutta un fremito di diritti, i doveri sono un optional, il corpo è scisso dall'anima, il positivismo ha trionfato e l'umanità è lucente.
Il manicheismo impera da una parte e dall'altra. Ne scaturisce una polemica tra Salvini e Di Maio e anche il premier Conte. Un botta e risposta in cui entra di tutto, dalla famiglia, allo Ius Soli, l'aborto e il Medioevo, la vita e l'Islam.
Stiamo esponendo questo conflitto tra i due mondi paralleli su un piano nobile, alto, per amore del dibattito, per elevare. Nella realtà quello che abbiamo visto finora è di una povertà infinita, dove sarebbero servite le...
A Verona un congresso internazionale sulla famiglia sostiene una linea pro-life, "tradizionalista", centrata sul credo della Chiesa. Tutto legittimo, c'è libertà di opinione. L'International Organization for the Family (Iof) è politicizzata? Sì, lo è, basta andare a vedere le relazioni vantate con i governi di Polonia, Italia, Ungheria, Moldova, i messaggi di felicitazioni per l'elezione di Bolsonaro in Brasile, quelli contro George Soros e l'élite "delle coste americane", la presenza di Matteo Salvini a Verona e così via. Non occorre essere politologi per capire da che parte stanno. Nessuno sorpresa, è lo spartiacque della politica.
Il Vaticano sostiene le tesi portate avanti da Iof? Certamente, poi come spesso capita di fronte alle polemiche, la Santa Sede cerca di svicolare, così il cardinale Pietro Parolin dice di "essere d'accordo sulla sostanza, ma non sul metodo".
A questo mondo parallelo, distante anni luce da quello reale (e dalle vite private di alcuni dei partecipanti più importanti), si contrappongono le forze di un altro universo, altrettanto lontano dalla vita quotidiana, quello del relativismo no limits per cui la scienza è solo progresso e nessuna distopia, il laissez-faire eugenetico è un prezzo da pagare alle sorti progressive, la società è tutta un fremito di diritti, i doveri sono un optional, il corpo è scisso dall'anima, il positivismo ha trionfato e l'umanità è lucente.
Il manicheismo impera da una parte e dall'altra. Ne scaturisce una polemica tra Salvini e Di Maio e anche il premier Conte. Un botta e risposta in cui entra di tutto, dalla famiglia, allo Ius Soli, l'aborto e il Medioevo, la vita e l'Islam.
Stiamo esponendo questo conflitto tra i due mondi paralleli su un piano nobile, alto, per amore del dibattito, per elevare. Nella realtà quello che abbiamo visto finora è di una povertà infinita, dove sarebbero servite le armi della cultura, della storia, della filosofia - e della buona politica - si è dispiegata l'ignoranza e alimentato il conflitto, il Colosseo con i leoni, i gladiatores, il popolo urlante. È sempre la vecchia storia del panem et circenses. In questo caso poco pane, molto circo.
Il nocciolo della missione politica è nell'analisi che Iof fa dell'inverno demografico dell'Occidente. Il problema dello squilibrio tra morti e nascite nelle nazioni avanzate (e ormai non solo in queste) crea subito un link diretto con il ruolo della donna nella società contemporanea e naturalmente con l'immigrazione. Al vertice della piramide, c'è il tema dell'identità delle comunità. Non sono certo idee nuove e sono state esposte in maniera ben più seria molti anni fa (leggereWho are we? di Samuel Huntington, tra i tanti libri scritti sul tema), siamo nel campo ad alto voltaggio dell'ingegneria sociale e della biopolitica. Ogni tipo di macchinazione in questo settore rimanda a un punto: il corpo (e la mente) della donna.
Cosa sia inoltre oggi la famiglia "tradizionale" e cosa non lo sia è un tema tutto da decifrare, perché neppure la riduzione all'equazione "famiglia = uomo + donna (e figli)" esaurisce il problema, lo impacchetta e spedisce al legislatore affinché provveda a regolare le pulsioni degli esseri umani. L'amore non è a senso unico, neppure quello di Dio, se vogliamo metterla in termini di credo.
L'ingegnerizzazione delle nascite e delle morti è uno dei temi più affascinanti della science fiction, il problema è che quello che un tempo era solo nei romanzi di fantascienza oggi sta diventando realtà.
Ciò che viene definito "naturale" nel congresso di Verona se fosse applicato in realtà condurrebbe a una totale "riprogrammazione" della vita contemporanea, il ripristino di un vecchio sistema operativo mentre la civiltà ha effettuato nel frattempo miliardi di download e versioni di un nuovo software. Siamo dunque alla proposta di un esperimento con la macchina del tempo che non va nel futuro, ma piomba nel passato, avendo la pretesa di restare nel presente e raccontare a tutti che quello è il futuro. L'effetto sarebbe micidiale, l'hardware non risponderebbe più ai comandi, i programmi evoluti entrerebbero in conflitto con quelli vecchi e il sistema andrebbe in totale crash.
Nel sotto testo di tutto il dibattito c'è l'idea che l'emancipazione della donna, la sua partecipazione al lavoro, abbia minato la crescita demografica - e dunque l'identità dell'Occidente - ma è ben strano parlare dei tassi di fertilità della donna e dimenticare che si tratta di un grande problema anche maschile, della coppia. C'è una differenza abissale tra la vita negli anni Cinquanta e quella del presente, soprattutto nell'Occidente industrializzato - e secolarizzato - dove l'ascesa della donna al potere sarà naturalmente e inesorabilmente il più grande fattore di cambiamento delle società avanzate. Il Congresso americano ne è un esempio, la politica europea si sta muovendo in quella direzione, perfino il tradizionalista Giappone sta accelerando. Non è una questione di neo-femminismo (e ben venga in ogni caso se liberato dal settarismo e a sua volta serve a liberare forze positive) ma di movimento della storia.
È la biopolitica il tema più delicato e pericoloso per l'umanità. Per le donne. Siamo di fronte a uno scenario di contraddizioni in cui vi sono forze che vorrebbero fare un salto spazio-temporale all'indietro e altre che ne farebbero uno avanti senza avere una mappa. È lo scontro tra due campi magnetici estremi in cui al centro c'è sempre il corpo della donna: una fazione pensa che la donna debba procreare e badare alla famiglia, contenendo (e reprimendo) il suo desiderio di realizzazione personale, di coltivazione del talento; l'altra sradica la donna dalla sua storia biologica per farne una macchina trasformatrice di identità genetiche selezionate altrove, l'incubatore della sequenza modificata di un Dna da laboratorio.
In entrambi i casi, la donna è ridotta a strumento, macchina, viene reificata in nome di un progetto di dominio essenzialmente maschile. Questi disegni sono una minaccia letale per il corpo, la mente, l'identità della donna. E dell'uomo.
Così le fazioni sono in assetto da battaglia sul terreno dello Stato etico che decide "il modello" di comportamento morale, sessuale, una grande legislazione niente meno che sull'interiorità della persona. I primi hanno le tavole della legge dell'amore (e mai del piacere, perché l'edonismo non passerà!) dettate da Dio (e qui prima bisogna credere in Dio e seguirlo, cosa non proprio semplice, difficoltà di cui un tal Gesù era più che consapevole), i secondi brandiscono come una spada la tavola degli elementi del sentimento (e a loro volta devono credere nell'esattezza del calcolo applicato all'anima). Da una parte l'alambicco dell'infinita trascendenza, dall'altra il microscopio dell'universo della precisione. Quanta presunzione.
In mezzo a questo scontro tra due mondi, tutti armati e con le loro bandiere che sventolano sul campo di battaglia, ci sarebbe quella cosa viva e pulsante (meno di un tempo) chiamata "italiano medio". Ecco, quel soggetto non fu pienamente e praticamente cattolico nemmeno quando la Chiesa esercitava il potere temporale, mai scientista e men che meno topo da vivisezionare nel laboratorio della sperimentazione sociale.
I due mondi in guerra parlano a un italiano che oggi si presenta così: crollano i matrimoni e la pratica religiosa è al minimo storico (vedere i dati Istat)...
... e sono agli ultimi posti nelle classifiche mondiali sull'abilità nelle materie matematiche e scientifiche (vedere i dati Ocse):
Quindi chi urla con la croce, non trova il soggetto; mentre chi strepita con la scienza, non cattura l'oggetto. Entrambi falliscono e la cosa ha una sua intima e inesorabile ragione: l'italiano resta ancora una cosa filosofica inafferrabile.
Si dirà che qui c'è in ballo la famiglia e dunque il soggetto è multiplo e multiforme. Perbacco, che trovata. In Italia le famiglie sono da sempre una grande scommessa di reciproca pazienza e tolleranza, gli italiani e le italiane ritratti nell'interno giorno (e notte) dal cinema, dalla letteratura e dalla musica - gli elementi cardine della nostra cultura pop - sono sempre stati il racconto di una smagata, variegata, complice convivenza, t'amo e t'odio, il grande racconto di uno spesso tollerante e generoso amore. Tutto sta dentro e fuori il matrimonio, nella creazione, nella procreazione e naturalmente nell'irregolare dissipazione. L'assolutismo in questo campo conduce inevitabilmente all'esito di Napoleone a Waterloo: "Wellington è un pessimo generale, prevedo la vittoria entro l'ora di pranzo". Fu Napoleone a finire nel menù. E parliamo del più grande stratega di tutti i tempi, la cui sconfitta in realtà fu piena, totale, senza rivincita, nel letto di Giuseppina.
Guardare ogni tanto alla realtà non sarebbe una cattiva idea. E se proprio non si vogliono cogliere i bagliori del presente, ci sono quelli molto istruttivi del passato.
Il Partito Radicale centrò le campagne sul divorzio (1974) e sull'aborto (1978) mettendo al tappeto la Democrazia cristiana (e il Partito comunista) perché Marco Pannella capì con rutilante intelligenza il carattere degli italiani e delle italiane, ne interpretò la secolarizzazione senza eccessi, l'eros liberato con ironia paesana, il ballo cheek to cheek e lo sballo fuori dalla coppia, l'intrigo e la tresca, il sacrificio e l'amore, il matriarcato roccioso e il maschio friabile già avviato allegramente verso la crisi del padre senza autorità (e autorevolezza).
Pier Paolo Pasolini scrisse pagine mirabili sulla "mutazione antropologica" degli italiani, i suoi Scritti corsari sono un poderoso esempio di critica radicale della società, del conformismo vecchio e nuovo.
Fu Pasolini a cogliere perfettamente il significato della vittoria del referendum sul divorzio: "Il no è stato una vittoria, indubbiamente. Ma la reale indicazione che esso dà è quella di una "mutazione" della cultura italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dal progressismo socialista". Pasolini aveva bene in mente la società desiderante del consumismo, la sua "americanizzazione", il dissolvimento dell'identità che lui identificava nella fine della società contadina e nella polverizzazione della vita, nella solitudine della metropoli tentacolare.
Questo mostro mutante a sua volta aveva qualcosa di immutabile, di indomabile, di sfuggente, di oscuro, un cigolìo sinistro dell'anima. Una possente anarchia illiberale, la delega in bianco del proprio destino al personaggio del momento, la devozione dell'istante pronta a mutare in dissacrazione e sconfessione, l'omicidio come soluzione politica (dimenticati gli anni del terrorismo?), il dossier, lo scandalo e il ricatto. La vita pubblica e quella privata, interiore, raramente si incontravano sul palcoscenico, l'una era il segreto dell'altra.
Così le nostre cupe trame politiche s'intrecciavano con una storia interiore, di famiglia, di coppia, di duplice fiamma (titolo di un bellissimo libro del premio nobel Octavio Paz su l'amore e l'erotismo) che correva sui binari dell'allegria pronta a mutare in pianto.
La Dolce Vita di Federico Fellini, definito dal Morandini come una "Babilonia precristiana, affascinante e turpe", in fondo è il conflitto tra vita autentica e finzione. Marcello, il giornalista che entra ed esce da situazioni che sono i quadri di un'esposizione, è rassegnato a partecipare a questa sciarada dei sensi che rabbuia sempre di più l'anima e alla fine... non c'è una fine, il film rimane un'opera aperta. Non c'è Inferno, non c'è Paradiso, non c'è Purgatorio, resta un'Italia sonnambula, sottomarina. Inquieta, sorridente, amara, irrisolta.
L'autobiografia degli italiani non è certo quella di un popolo ossessionato dal peccato, semmai lo frequenta, avendo la saggezza di non prendersi troppo sul serio, lasciarsi andare senza mai precipitare.
A chi stanno parlando Salvini e Di Maio, le gerarchie cattoliche e i loro supporter? Non lo sanno. S'illudono di saperlo le truppe in progress, in realtà sono senza una meta. La rinnovata ossessione della politica - di questi partiti e di questi presunti leader, pensate un po' a cosa sono e cosa sanno - di voler ordinare alla donna (e all'uomo) che cosa fare del corpo, della sessualità e della procreazione, è un elemento bizzarro se pensiamo da quale pulpito vengono le prediche, ma diventa inquietante e disperante se guardiamo a come il tema è stato ridotto in queste ore, spazzatura mediatica.
Nessuna riflessione contemporanea sulla donna e l'Occidente, sul suo destino di madre dell'umanità che oscilla tra forze che ne vagheggiano la primitiva ritirata nel focolare e altre che la vorrebbero ridurre a "veicolo" di nuove specie super-umane geneticamente modificate.
In questo scenario è immersa la storia della donna. Dell'uomo. È parte di una riprogrammazione dell'esperienza corporea, di reinvenzione della vita (oltre la vita) in cui il potere batte sui tasti di un pianoforte senza corde, perché le forze che curvano lo spazio della nostra esperienza fisica e metafisica sono altre, sono sequenze di dati e nuove molecole, la ricerca di una trascendenza umana (leggere Transcend di Ray Kurzweil e Terry Grossman) dove saranno i robot infine a costruire gli umani, forse fino ad annientarli. In questa progressiva disumanizzazione, abbattuti i totem, caduti i tabù, c'è chi pretende di far fare la danza della pioggia popolo.
La mutazione antropologica di cui parlava con fiammeggiante passione Pasolini oggi è compiuta, è oltre l'immaginato degli anni Settanta perché il proletariato si è imborghesito (nel desiderio e nella realizzazione del consumo), la vita prima, durante e dopo, nell'accoppiamento, nella procreazione, nella quotidianità e perfino nella morte, è diventata parte di un programma biopolitico che è a sua volta ritmato da fasi di consumo del farmaco e della tecnologia: il prima è nei nuovi metodi di contraccezione, il durante è nella vita allungata con la medicina, perfino nella capacità e consumo della vita erotica, un'adolescenza estesa, una maturità breve e intensa, una senilità allungata e rinvigorita che coltiva l'utopia dell'eternità e pensa alla criogenesi per proiettarsi in un futuro risveglio dove tutto ricomincia da capo. Il dopo. Senza madre. E senza padre.
Sono sfide ben più grandi del misero dibattito (esageriamo) a cui abbiamo assistito. I fatti, onesti, puntuali, inesorabili, parlano da soli: mentre Salvini, Di Maio, Zingaretti, i partitanti tutti discettavano su cosa sia giusto e sbagliato per le nostre amiche, compagne, madri, figlie, sorelle, in Slovacchia una donna, Suzana Caputova, diventava presidente della nazione. In Italia dal 1948 a oggi non ci siamo mai riusciti, né al Quirinale né a Palazzo Chigi. Basta questo per capire lo stato reale delle cose, vedere il legno storto della nostra società, un falò di vanità senza parità.
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5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.