12 Maggio
La riapertura che non vedremo in Italia
La Svizzera apre tutto, nel nostro paese escono regolamenti incredibili sulla ristorazione e le spiagge (bisogna prenotare la spiaggia libera!). Un manuale su come uccidere l'economia in tre mesi. Rivolta di ristoratori e balneari. Elon Musk si ribella e riapre la fabbrica Tesla in California
Che succede? Guardate questa foto, lo Chef Philippe Chevrier parla con i suoi ospiti al ristorante Domaine de Chateauvieux a Satigny, Svizzera dove i ristoranti, i negozi, i mercati, i musei e le librerie hanno riaperto. Ora posate il vostro sguardo sulla realtà italiana. Ecco, avete capito tutto. Cioè che tutto questo in Italia non lo vedremo. E dobbiamo capire perché siamo arrivati a questo punto. Pensavamo di aver toccato il fondo. Invece no, a Palazzo Chigi, in Parlamento, nei ministeri, hanno cominciato a scavare.
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La realtà corre come un treno, il crollo della produzione industriale è il segnale che la crisi si sta complicando, la forma non è una V, c'è il rischio che non sia una U e neppure una L. Che forma avrà? Si attende il decreto aprile, diventato maggio e poi battezzato "decreto rilancio" per insostenibilità cronologica, ci sarà (stasera?) un consiglio dei ministri. Il decreto viene trattato come una finanziaria (dunque con consueto assalto alla diligenza dei gruppi d'interesse) e il dibattito politico appare infatti come quello di una manovra. Il problema è che non dovrebbero essere inteso come una finanziaria, ma come un piano per uscire dal Ventesimo secolo e entrare nel Ventunesimo che si sta disegnando davanti a noi, il nuovo ordine mondiale del coronavirus. Tutto questo è completamente assente non solo nella politica, ma nel dibattito dell'intero paese, buona parte degli italiani è colta da sonnambulismo. Spiace dirlo, perché si tratta del nostro paese, ma non si vede in giro lo spirito della ricostrruzione che animò l'Italia nel Dopoguerra e se gli stessi giornali dedicano il titolo principale ad altri argomenti e non alla caduta verticale della nostra economia, allora c'è qualcosa di storto nell'intera comunità italiana, giornalismo compreso. Attendiamo il crash, solo allora ci sarà il risveglio, il ritorno alla realtà da parte di...
Che succede? Guardate questa foto, lo Chef Philippe Chevrier parla con i suoi ospiti al ristorante Domaine de Chateauvieux a Satigny, Svizzera dove i ristoranti, i negozi, i mercati, i musei e le librerie hanno riaperto. Ora posate il vostro sguardo sulla realtà italiana. Ecco, avete capito tutto. Cioè che tutto questo in Italia non lo vedremo. E dobbiamo capire perché siamo arrivati a questo punto. Pensavamo di aver toccato il fondo. Invece no, a Palazzo Chigi, in Parlamento, nei ministeri, hanno cominciato a scavare.
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La realtà corre come un treno, il crollo della produzione industriale è il segnale che la crisi si sta complicando, la forma non è una V, c'è il rischio che non sia una U e neppure una L. Che forma avrà? Si attende il decreto aprile, diventato maggio e poi battezzato "decreto rilancio" per insostenibilità cronologica, ci sarà (stasera?) un consiglio dei ministri. Il decreto viene trattato come una finanziaria (dunque con consueto assalto alla diligenza dei gruppi d'interesse) e il dibattito politico appare infatti come quello di una manovra. Il problema è che non dovrebbero essere inteso come una finanziaria, ma come un piano per uscire dal Ventesimo secolo e entrare nel Ventunesimo che si sta disegnando davanti a noi, il nuovo ordine mondiale del coronavirus. Tutto questo è completamente assente non solo nella politica, ma nel dibattito dell'intero paese, buona parte degli italiani è colta da sonnambulismo. Spiace dirlo, perché si tratta del nostro paese, ma non si vede in giro lo spirito della ricostrruzione che animò l'Italia nel Dopoguerra e se gli stessi giornali dedicano il titolo principale ad altri argomenti e non alla caduta verticale della nostra economia, allora c'è qualcosa di storto nell'intera comunità italiana, giornalismo compreso. Attendiamo il crash, solo allora ci sarà il risveglio, il ritorno alla realtà da parte di tutti.
Ci sono domande urgenti che sono la base della nostra sopravvivenza oggi e domani che attendono una risposta. Quali domande? Cosa ne sarà della nostra vita di persone libere, tanto per cominciare. Se dovessimo seguire le regole che ha preparato l'Inail per ristoranti e spiagge, ci aspetta un'esistenza triste. Il 18 maggio dovrebbe riaprire il commercio, riprendere un minimo di vita sociale (il come lo vedrete tra qualche riga) e nel governo stanno discutendo, ora, mentre scriviamo questa nota, se fare incontrare o no i "non congiunti" in ristorante. Favorevoli e contrari. Sulla libertà dei "non congiunti". Il titolare pensava che fossimo tutti uguali di fronte alla legge, che la Carta fondamentale fosse una cosa seria, articolo 3 della Costituzione:
Articolo 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Siamo piombati in un delirio della buoncostume del coronavirus. Ma non resterà a lungo così, c'è un limite alla distopia. Che per il momento galoppa, abbiamo letto i documenti Inail sulle riaperture di ristoranti e spiagge. Seguite il titolare di List.
01
C'era una volta il ristorante
Abbiamo letto il documento Inail sulla ripresa dell'attività nella ristorazione, una delle eccellenze di quel che resta del sistema Italia, un pezzo fondamentale della nostra immagine nel mondo. Il documento Inail dice che "il settore della ristorazione in Italia conta circa 1,2 milioni di lavoratori. Con le misure che hanno portato al lockdown, con particolare riferimento al DPCM del 10 Aprile 2020, 1,1 milioni di lavoratori sono stati sospesi e 108.000 sono rimasti attivi". Crac. Il Comitato tecnico scientifico ha suddiviso in zone le imprese (e i lavoratori):

Quante sono le imprese attive per regione? Ecco la tabella:

Come sono distribuiti i dipendenti nelle varie tipologie della ristorazione? Altra tabella:

Stiamo parlando del destino di oltre un milione di lavoratori, famiglie italiane. Andiamo avanti. Quanti italiani consumano i pasti fuori casa? Tantissimi, questo è l'indice elaborato dalla Fipe:

Gli italiani amano mangiare fuori e naturalmente questo avviene spesso tutti i giorni per chi è al lavoro. Impatto del lockdown? Scrive l'Inail che "si stima una perdita di fatturato di oltre il 30% per il 57% dei ristoratori e tra il 10%-30% per tre imprenditori su dieci. In media la flessione raggiunge il 30%". Siamo in zona fantasma, sono numeri che dovrebbero far riflettere. Ma spesso la realtà non basta a far ragionare il burocrate chiamato ad applicare le norme anche quando sono irragionevoli. Così si va avanti contro il muro di titanio ma, cribbio, volete mettere, s'è rispettata la legge. Più o meno come un medico che cura il paziente applicando un protocollo sbagliato, ma tutto è in regola e il paziente sarà pure morto, ma lui si sente tranquillo. Nessun medico farebbe questo. Ma se il medico deve decidere fuori dall'opedale, allora le cose possono diventare un incubo. Così accade con il governo dei virologi al comando.
02
Quattro metri quadrati e abbiamo svoltato (verso il fallimento)
Dunque l'Inail dice che "va definito un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente, fatto salvo la possibilità di adozioni di misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie". Quattro metri quadrati per cliente. Già questo basta e avanza per far chiudere qualsiasi attività. Andiamo avanti. Mi raccomando, per una vita sana e lunga, senza virus né emozioni "vanno eliminati modalità di servizio a buffet o similari. Al fine di mitigare i rischi connessi con il contatto da superfici vanno introdotte soluzioni innovative, come di seguito rappresentate. È opportuno utilizzare format di presentazione del menù alternativi rispetto ai tradizionali (ad esempio menù scritti su lavagne, consultabili via app e siti, menù del giorno stampati su fogli monouso). I clienti dovranno indossare la mascherina in attività propedeutiche o successive al pasto al tavolo (esempio pagamento cassa, spostamenti, utilizzo servizi igienici). È opportuno privilegiare i pagamenti elettronici con contactless e possibilità di barriere separatorie nella zona cassa, ove sia necessaria".
Altro? Cribbio, se hanno emesso regole per gli "affetti stabili", figuriamoci cosa può accadere al tavolo del ristorante. Siamo nel campo della cucina orwelliana, tutti asettici, dunque "è necessario rendere disponibili prodotti igienizzanti per clienti e personale anche in più punti in sala e, in particolare, per l’accesso ai servizi igienici che dovranno essere igienizzati frequentemente. Al termine di ogni servizio al tavolo andranno previste tutte le consuete misure di igienizzazione, rispetto alle superfici evitando il più possibile utensili e contenitori riutilizzabili se non igienizzati (saliere, oliere, acetiere, etc.)". Dunque, se abbiamo capito bene, stiamo parlando della fine del pranzo e della cena che hanno reso gli italiani famosi e ammirati in tutto il mondo. Così, una robetta che non si sognerebbero di fare neppure in una riedizione della DDR.
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Non è il ritratto della sicurezza, è la sala operatoria asettica nella quotidianità, la morte della società libera e il trionfo dell'ingegnerizzazione della vita. Andiamo a fare un tuffo liberatorio. Cosa?
03
C'era una volta la spiaggia
L'opera di distruzione del sogno prosegue in spiaggia. Qui siamo all'onnipotenza del virologo con secchiello, paletta e metro. L'Inail fa la premessa che dovrebbe bastare a prendere atto della realtà: "L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale di quelle europee e registra più di 50.000 concessioni demaniali marittime, di cui 11.000 sono per stabilimenti balneari". Ecco il grafico sulle concessioni marittime:

Quali sono i comuni con più stabilimenti balneari? Eccoli:

L'Italia, che paese meraviglioso. "C'è tutto un mondo intorno / Che gira ogni giorno / E che fermare non potrai / E viva e viva il mondo / Tu non girargli intorno / Ma entra dentro al mondo dai". Così cantavano i Matia Bazar. Bella musica e bei tempi, correva l'anno 1979, avevamo una classe politica istruita e il paese aveva ancora gioia e voglia di vivere. Quando il tecnico incontra la spiaggia, viene colto da un irrefrenabile desiderio di usare gli ombrelloni come cavalli di frisia, i salvagenti come scudo, così ecco la carica delle Walkirie degli esperti sulla battigia, uno tsunami di raccomandazioni, regole, desideri, pulsioni totalitarie che rivelano problemi d'infanzia irrisolti:
La distribuzione delle postazioni da assegnare ai bagnanti dovrà essere chiaramente organizzata prevedendo:
1. La numerazione delle postazioni/ombrelloni e la registrazione per ogni postazione degli utenti ivi allocati, stagionali e giornalieri, per quantificare la capacità dei servizi erogabili.
2. L’assegnazione degli ombrelloni e dell’attrezzatura a corredo dovrebbe privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni. In ogni caso è necessaria l’igienizzazione delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura ad un altro utente anche nella stessa giornata.
3. L’individuazione di modalità di transito da e verso le postazioni/ombrelloni e stazionamento/movimento sulla battigia.
4. L’accompagnamento alla zona ombreggio da parte di personale dello stabilimento adeguatamente formato, che informi la clientela sulle misure da rispettare.
5. Le zone dedicate ai servizi dovranno essere facilmente identificabili come anche le misure da seguire.
6. Le procedure da seguire in caso di pioggia o cattivo tempo per evitare l’assembramento degli utenti presenti nei locali dello stabilimento.
7. Aree delimitate per gli assistenti alla balneazione che garantiscano l’adeguato distanziamento.
Mal di testa? Tranquilli, mettetevi comodi, fate un bel respiro profondo, non è finita e sta per arrivare la parte migliore. Leggiamo ancora il documento Inail:
Al fine di garantire il corretto distanziamento sociale nello stabilimento e un minor rischio, occorre definire misure di distanziamento minime tra le attrezzature di spiaggia che possano essere di riferimento, fermo restando che deve in ogni caso essere assicurato il distanziamento interpersonale di almeno un metro. Nella ridefinizione del layout degli spazi, bisogna rispettare le seguenti distanze:
1. La distanza minima tra le file degli ombrelloni pari a 5 metri.
2. La distanza minima tra gli ombrelloni della stessa fila pari a 4,5 metri.
Le attrezzature complementari assegnate in dotazione all’ombrellone (ad es. lettino, sdraio, sedia) dovranno essere fornite in quantità limitata al fine di garantire un distanziamento rispetto alle attrezzature dell’ombrellone contiguo di almeno 2 metri; le distanze interpersonali possono essere derogate per i soli membri del medesimo nucleo familiare o co-abitante.
Tra le attrezzature di spiaggia (lettini, sdraie, etc.) ove non allocate nel posto ombrellone, dovrà essere garantita la distanza minima di 2 metri l’una dall’altra".
Cinque metri! Si alza una voce dal loggione, il più sveglio di tutti, come sempre: "Titolare, ma chemmefrega, io vado alla spiaggia libbera, vedi de finirla con 'ste stronzate bone pe' le mezzemaniche".
04
Delirio tecnico. Prenotare la spiaggia libera
Povero figliolo, illuso e non al corrente degli ineffabili piani dei tecnici sempre pronti a prevedere e regolare. Così la spiaggia libera diventa prigioniera. Agli scienziati (a)sociali non la si fa sotto il naso, chiaro? Ecco la soluzione: "Anche al fine di favorire il contingentamento degli spazi, va preliminarmente mappato e tracciato il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia), – ad esempio con posizionamento di nastri (evitando comunque occasione di pericolo) - che sarà codificato rispettando le regole previste per gli stabilimenti balneari, per permettere agli utenti un corretto posizionamento delle attrezzature proprie nel rispetto del distanziamento ed al fine di evitare l’aggregazione. Tale previsione permetterà di individuare il massimo di capienza della spiaggia anche definendo turnazioni orarie e di prenotare gli spazi codificati, anche attraverso utilizzo di app/piattaforme on line; al fine di favorire la prenotazione stessa potrà altresì essere valutata la possibilità di prenotare contestualmente anche il parcheggio, prevedendo anche tariffe agevolate, ove possibile. Tale modalità favorirà anche il contact tracing nell’eventualità di un caso di contagio. Dovranno altresì essere valutate disposizioni volte a limitare lo stazionamento dei bagnanti sulla battigia per evitare assembramenti.".
Non sanno di cosa stanno parlando. Breve tour gratis di alcune spiagge (libere prima, durante e dopo l'avvocato Conte) della Sardegna, Cabras, zona battuta dal titolare in fase doppio e triplo mirto. Questa è una delle spiagge di San Giovanni di Sinis:

Questo è il meraviglioso Golfo di Oristano, spiaggia di Torregrande:

Offriamo (liberamente, gratis, senza prenotazione) anche la vista dalla spiaggia:

Non possiamo dimenticare la perla, la spiaggia di quarzo di Is Arutas (la foto è di Elena Giglia):

Impaginate le immagini, pensato alla nostra vita com'era, comincia a farsi largo l'idea che siamo circondati da alieni che sono residenti nei corpi dell'alta burocrazia e della politica. Si cita niente meno che il contact tracing, addirittura, quando non riescono neppure a mappare le mascherine che hanno a disposizione (sono praticamente introvabili, nonostante il contorsionismo verbale del Commissario Arcuri) e dell'applicazione che dovrebbe tracciare i nostri spostamenti... si sono perse le tracce. È affondata tra le dichiarazioni dei virologi e dei tecno-euforici di Palazzo Chigi. Piedi per terra, mai.
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Reazioni alle trovate dei cervelloni dei vari Comitati che hanno sostituito la politica che s'è fatta agevolmente sostituire perché incapace di prendersi qualsiasi responsabilità? C'è la rivolta.
05
Ristoratori e balneari in rivolta
Chi di voi vuole andare al patibolo e dire quant'è bravo il boia alzi la mano. Ecco, appunto, allora non si può chiedere a ristoratori e balneari di andare a impiccarsi con la corda in mano e anche cantando dopo aver letto questi due documenti.
I ristoratori la mettono giù piatta: rispettare lo spazio di 4 metri quadrati per cliente nei ristoranti significa "perdere il 60% dei coperti", dice Roberto Calugi, direttore generale Fipe, la federazione che rappresenta 120.000 aziende del settore ristorazione. "Così si uccide la ristorazione e si condanna all'implosione un settore che prima della crisi aveva un giro d'affari di 90 miliardi di euro e ne ha già persi 34".
E tra gli ombrelloni (che non ci sono) che si dice? La distanza di 5 metri tra un ombrellone e l'altro in spiaggia sarà "un altro duro colpo" all'economia italiana dopo due mesi di lockdown, perché è un'indicazione data da "burocrati, senza neanche un confronto con le categorie e gli addetti ai lavori", commenta il presidente di Assobalneari, Fabrizio Licordari. "Potremmo essere il volano della ripresa siamo all'inizio della bella stagione, l'estate è alle porte e gli italiani hanno voglia di uscire dopo che sono rimasti due mesi in casa. E allora che facciamo? Teniamo chiusi gli stabilimenti balneari con misure come il distanziamento di 5 metri tra un ombrellone e l'altro? Che poi significa dare 11 metri quadrati a persona. È assurdo". Questo, osserva Licordari, "vuole dire avere a che fare con dei burocrati che neanche hanno chiesto un confronto con le categorie. E noi siamo stanchi dei burocrati".
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L'antico male italiano, la burocraziaa. Dove andiamo? In America, c'è un tipo che ha deciso di riaprire la fabbrica contro l'ortodossia dei segregazionisti della California. Chi è l'eversore? Elon Musk.
06
Riapro Tesla, arrestatemi

Gli spiriti liberi (e se volete chiamarli anarchici va bene lo stesso) alla fine reagiscono (e reagiranno, perfino in un'Italia ancora sonnambula e ipnotizzata che corre verso la povertà), così Elon Musk di fronte ai divieti della buoncostume del Covid-19, uno che in un paesaggio di campioni digitali dell'alienazione fa manifattura avanzata, sperimenta, inventa, si confronta con la materia viva e non si misura solo con i bit ma fabbrica motori, ha deciso di sfidare i divieti e riaprire la fabbrica Tesla di Fremont: "Tesla sta riprendendo la produzione oggi contro le regole della Contea di Alameda, sarò alla catena di montaggio con tutti gli altri. Se qualcuno dovrà essere arrestato, chiedo che sia solamente io".
Musk ha anche minacciato di trasferire l'azienda in Texas e prontamente il governatore Greg Abbott ha risposto: "Elon Musk potrebbe risparmiare miliardi in tasse se spostasse il suo quartier generale in Texas o Nevada". Le autorità californiane sono finite nel vortice delle pressioni - in America il movimento di chi vuole lavorare è ampio e sostenuto - così hanno autorizzato delle "attività minime" per Tesla. A trainare l'iniziativa di Musk è arrivato anche Donald Trump: "La California dovrebbe permettere a Tesla e Elon Musk di aprire la fabbrica, ora. Può essere fatto velocemente e in sicurezza", ha twittato il presidente americano.
Effetto Trump sulle azioni di Tesla quotate a Wall Street: +2,64%.
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Che cosa ci insegna la storia di Musk? Qual è lo scenario in cui nascono i regolamenti deliranti che abbiamo letto sulle attività di ristorazione e balneari? Siamo di fronte a un mondo dove chi fa la regola diventa dispotico in nome dello "stato d'eccezione". C'è bisogno di un risveglio dei liberali, vanno difesi i principi di libertà di impresa, parola, stampa, riunione, mobilità. Destre e sinistre estreme alla fine si toccano, si sposano, conducono a esiti che sono sempre una restrizione della libertà. Il totalitarismo oggi assume forme subdole (le dittature intellettuali, il politicamente corretto ne sono l'esempio) ma non per questo meno visibili. Quello che sta accadendo lascia ovunque impronte digitali. Per sopravvivere senza perdere la coscienza e l'onore, servono tigri e anche agnelli. Forza e innocenza, astuzia e dolcezza.
06
La tigre
La Tigre è una poesia di William Blake del 1794, un'ode al felino terribile e perfetto. Blake, un potente visionario, contrappone la tigre feroce all'agnello innocente, un'altra creatura di Dio. Bene e Male, la forza del divino che dona la vita e la morte. Il disegno qui sotto, del 1795, è di William Blake, l'originale è custodito al British Museum. La traduzione della poesia è di Giuseppe Ungaretti.

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Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso riempivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l'Agnello creò, creò anche te?Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?***
Qui è l'essenza di ogni cosa, non la prosa sciatta, la suburra burocratica, il sopruso accigliato, la lezione da questurino di chi scrive cosa dobbiamo fare della nostra vita, della nostra libertà.