21 Febbraio

La scissione di Bolzano

Il Pd in Alto Adige si spacca sulla candidatura di Maria Elena Boschi. In 14 lasciano il partito. Reale e immaginario dei conti italiani. Un carteggio sul voto. Pugni e coltelli elettorali. Sofia e quel mantello tricolore. Amico e nemico in Islam. Il diario del titolare di List.

Secondo le cronache Gianni Letta vede Maria Elena Boschi premier in futuro. La galanteria dell'eminenza azzurrina è nota, ma la sua previsione dev'essere di lunghissimo periodo (e qui il titolare ricorda sommessamente Keynes: "Nel lungo periodo siamo tutti morti"), perché nel frattempo in quel di Bolzano sta succedendo qualcosa che è strettamente legato alla calata dall'alto della candidatura della Boschi nel collegio uninominale. Cosa sta succedendo? Questo, Agenzia Agi, ore 11.28: 

Una vera e propria spaccatura nel Partito Democratico dell'Alto Adige sulla candidatura "imposta dall'alto" di Maria Elena Boschi. "Quattordici esponenti della minoranza interna hanno ufficializzato l'uscita dal partito", confermano fonti parlamentari dem. Una rivolta capitanata dal presidente del consiglio provinciale di Bolzano, Roberto Bizzo, in rotta da tempo con la maggioranza.

Tempo fa lei disse: "Imparerò il tedesco". Intanto qualche problema di comunicazione tra il partito a Roma e quello a Bolzano ci deve essere perché le scissioni in campagna elettorale non fanno mai bene. Tutto procede secondo la liturgia renziana, non si condividono le scelte, si fa una forzatura e poco dopo... toh, arriva la spaccatura. Strappo dopo strappo il Pd s'è ristretto fino quasi a non avere alleati. Sarà anche una strategia, ma se il 4 marzo il Pd finisce sotto la soglia toccata da quello di Pierluigi Bersani nel 2013 che cosa farà Renzi?

La questione Boschi era uno dei problemi che prima o poi sarebbe emerso. Eccolo qui, un iceberg che improvvisamente è comparso in Alto Adige, com'era logico attendersi. Nel frattempo, Giorgio Napolitano si è unito a Prodi nell'operazione dopo Renzi: "Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo e non solo nel breve periodo della governabilità e della stabilità politica dell'Italia". Il successore è già stato individuato, non resta che attendere il 4 marzo e vedere i numeri. 

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Reale

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