15 Aprile
La Seconda Repubblica e la nascita della Terza Crisi
Lo shock del 2011 ha cambiato per sempre la mappa della politica italiana. Una storia che viene da lontano e conduce fino ai giorni nostri. Governi senza visione, ribaltoni, trame, la stagione di Berlusconi e Prodi. La genesi politica della "trappola del debito" e il suo impatto sul futuro del governo giallo-verde. Seconda puntata
Nel 2011 la crisi italiana esplose come una febbre tropicale, il debito cominciò a bollire nel pentolone della speculazione, il differenziale tra Btp e Bund raggiunse i 575 punti e il governo di Silvio Berlusconi lasciò il posto al governo tecnico di Mario Monti. Quell'esecutivo varò il decreto Salva Italia (approvato da quasi tutto il Parlamento), una manovra da 30 miliardi di euro, di cui 13 miliardi di tagli e 17 di nuove tasse.
Sul piano politico, la vera Stangata era chiara fin dall'inizio: i partiti dovevano far finta di fare il passo indietro, ritirarsi dietro le quinte, lasciare al governo dell'emergenza il compito di prendere decisioni impopolari e passata la tempesta liquidare quell'esecutivo dopo al massimo un anno per cercare di riprendersi la cassa e continuare come prima e più di prima. Il classico caso in cui nel saloon sparano sul pianista, lo sceriffo dalla stella di latta fa finta di niente, al posto del pianoforte comincia a suonare la chitarra di un Mariachi e la partita a poker continua fino al prossimo regolamento di conti sulla strada di Tombstone. Un club di galantuomini, todos caballeros.
Tutto questo è già storia, ma nell'esperienza collettiva italiana la memoria è breve e distorta, dunque siamo nel campo del dimenticato e del manipolato. Sette anni dopo quella crisi, il nostro paese è in una singolare situazione: ha i conti sballati, in autunno il governo dovrà affrontare una manovra che vale più di 30 miliardi, a Palazzo Chigi decide un duumvirato che non ha mai lavorato in vita propria, la crescita è a quota zero, paghiamo interessi stellari che hanno già fatto scattare la "trappola del debito".
Bloomberg stamattina sottolinea come il rendimento elevato dei nostri titoli di Stato sia un "rischioso matrimonio di convenienza". Certo, sottoscrivere debito italiano è conveniente:...
Nel 2011 la crisi italiana esplose come una febbre tropicale, il debito cominciò a bollire nel pentolone della speculazione, il differenziale tra Btp e Bund raggiunse i 575 punti e il governo di Silvio Berlusconi lasciò il posto al governo tecnico di Mario Monti. Quell'esecutivo varò il decreto Salva Italia (approvato da quasi tutto il Parlamento), una manovra da 30 miliardi di euro, di cui 13 miliardi di tagli e 17 di nuove tasse.
Sul piano politico, la vera Stangata era chiara fin dall'inizio: i partiti dovevano far finta di fare il passo indietro, ritirarsi dietro le quinte, lasciare al governo dell'emergenza il compito di prendere decisioni impopolari e passata la tempesta liquidare quell'esecutivo dopo al massimo un anno per cercare di riprendersi la cassa e continuare come prima e più di prima. Il classico caso in cui nel saloon sparano sul pianista, lo sceriffo dalla stella di latta fa finta di niente, al posto del pianoforte comincia a suonare la chitarra di un Mariachi e la partita a poker continua fino al prossimo regolamento di conti sulla strada di Tombstone. Un club di galantuomini, todos caballeros.
Tutto questo è già storia, ma nell'esperienza collettiva italiana la memoria è breve e distorta, dunque siamo nel campo del dimenticato e del manipolato. Sette anni dopo quella crisi, il nostro paese è in una singolare situazione: ha i conti sballati, in autunno il governo dovrà affrontare una manovra che vale più di 30 miliardi, a Palazzo Chigi decide un duumvirato che non ha mai lavorato in vita propria, la crescita è a quota zero, paghiamo interessi stellari che hanno già fatto scattare la "trappola del debito".
Bloomberg stamattina sottolinea come il rendimento elevato dei nostri titoli di Stato sia un "rischioso matrimonio di convenienza". Certo, sottoscrivere debito italiano è conveniente: i titoli con scadenza a cinque anni offrono rendimenti 12 volte superiori a quelli del Portogallo, il debito a cinque anni della Spagna è offerto a rendimento zero. Come si dice in Borsa, è Bonanza. A un certo punto, qualcuno sarà costretto a dire all'orchestrina di smettere di suonare, irromperanno sulla scena gli sposi e il "matrimonio di convenienza" si romperà con gran rumore di piatti e stoviglie di vario genere, con grande stupore degli invitati. Quando? Quando i numeri del Def diventeranno una manovra pazza di cui già emerge lo stato confusionale (abbiamo il ministro dell'Economia che dice no alla patrimoniale, brutto segno, significa che se ne sta discutendo da qualche parte nel governo). Elezioni europee e un'estate al mare passeranno presto - il calendario è in rapidissima discesa - e improvvisamente la realtà busserà di nuovo al portone di Palazzo Chigi. Toc toc.
I rumors del "grande crollo" sono sempre presenti, basta farsi un giro rapido di fonti bene informate sulla salute dei conti pubblici, in realtà sarebbe uno scenario paradossalmente ottimista. Sarebbe un esito perfino salutare e auspicabile (la teoria del "botto", la classica "sveglia"), ma la storia ci insegna che l'Italia passa da uno stato di non-morte all'altro, attraversa cicli regolari di zombificazione, dunque il rischio più grande che corre la nazione è sempre quello: restare nella condizione di sonnambulismo in cui siamo piombati dall'inizio degli anni Novanta. È un film che abbiamo già visto nel 2011.
La notte dell'Euro. Sarkozy, Berlusconi, Merkel, Obama e Erdogan al vertice del G20 a Cannes nel 2011 (Foto Ansa).Il problema non è solo economico (quello è solo un sintomo) ma politico, parola che dobbiamo allargare a tutta la classe dirigente, non solo quella che deambula nel Palazzo. Le liti nell'attuale maggioranza, al di là dell'assemblaggio dei pezzi da dottor Frankenstein, replicano quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi trent'anni, è una malattia di un sistema che appare irriformabile. Le frasi che leggiamo e sentiamo tra Di Maio e Salvini sono soltanto il rumore del problema.
Per capire che cosa sta realmente accadendo nella maggioranza dobbiamo fare un viaggio nel passato, dare a questo racconto la prospettiva della longue durée, allargare l'orizzonte e salire, ancora una volta, sulla macchina del tempo. Il nostro futuro in questo caso lo vediamo nel passato. Torniamo al 1992.
Dopo l'avventura del governo Amato, la crisi finanziaria del 1992, una manovra da 100 miliardi di lire e il prelievo forzoso sui conti correnti, a Palazzo Chigi arrivò il governo dell'ex numero uno di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi. Quell'esecutivo (il cinquantesimo della storia repubblicana, il secondo e ultimo dell'undicesima legislatura, il primo guidato da un non parlamentare) passò per tecnico, ma in realtà era più che politico, una soluzione di transizione che cominciò la sua avventura in maniera rocambolesca, un preludio di quel che sarebbe accaduto più tardi: il Pds doveva partecipare a quel governo con una serie di ministri, i quali andarono al Quirinale e alle 10.30 del 29 aprile giurarono. Alle 20:20 dello stesso giorno il segretario del Pds, Achille Occhetto, annunciò la retromarcia. Che cosa era successo? Nel pieno della furia di Mani Pulite, il Parlamento aveva negato l'autorizzazione a procedere chiesta dalla procura di Milano su Bettino Craxi, segretario del Psi. Uscirono dal governo anche i Verdi. Ciampi ricorda quel giorno surreale in un suo libro: "Accadde che la mattina del 29 aprile 1993, un giovedì, ci fu il giuramento dei ministri al Quirinale. In serata, perciò, a seguito del risultato delle votazioni alla Camera, che bocciò la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi, si dimisero Visco, Barbera, Luigi Berlinguer e Rutelli, rispettivamente ministri delle Finanze, dei Rapporti con il Parlamento, dell'Università e dell'Ambiente". In quell'episodio di psico-politica c'era il prequel del ciclo freudiano della Seconda Repubblica. Il fantasma di Craxi stava per essere sostituito da quello di Berlusconi.
Il primo governo del Cavaliere nel 1994 durò meno di un anno (251 giorni). Le sue speranze di sopravvivenza erano al lumicino fin dalla nascita, Berlusconi era già nel mirino della procura di Milano. Quando arrivò il decreto del ministro Alfredo Biondi sulla giustizia, la Lega e Alleanza nazionale cominciarono l'operazione di sminamento delle proprie posizioni, Umberto Bossi e Gianfranco Fini avevano cavalcato l'anti-politica dell'epoca - l'inchiesta Mani Pulite - la riforma delle pensioni proposta da Forza Italia fece il resto. Bossi staccò la spina al Cav con un festival di tuoni e fulmini, Berlusconi con il cerino in mano andò al Quirinale da Oscar Luigi Scalfaro per chiedere nuove elezioni. Niet, avevano preparato tutto e Silvio cascò nel sacco come un pivello della politica, nacque il governo Dini, altra soluzione provvisoria per far decantare (nel nulla) una crisi politica devastante. Sintesi: cortocircuito tra politica e giustizia, maggioranza friabile, soluzione (im)possibile a un problema economico (riforma delle pensioni). Tenete bene a mente questo scenario. Si ripeterà in svariate (e avariate) forme, fino a oggi.
Il governo di Lambertow (Dini) nacque il 17 gennaio 1995 con il voto favorevole della Lega (insieme al Pds, segnate anche questo flip flop che fa parte del Dna leghista), Forza Italia passò all'opposizione e cominciò la traversata nel deserto. In febbraio Dini si ritrova con la Lira sotto pressione e vara una manovra da 20 mila miliardi di lire, in maggio siamo punto e a capo e a Palazzo Chigi annunciano una finanziaria per il 1996 di oltre 30 miliari di lire. Nel frattempo, la magistratura mette sotto processo Giulio Andreotti per mafia, rinvia a giudizio Berlusconi per corruzione, il ministro della Giustizia Filippo Mancuso tuona in aula contro la procura di Milano, Dini fa approvare la finanziaria il 21 dicembre e in gennaio si dimette. Sintesi: crash politica-giustizia, crisi finanziaria, maggioranza yogurt (scadenza sul barattolo del governo). Altro giro, altra corsa dell'autoscontro a gettone (pagato dal contribuente).
È il momento del Professore di Bologna. È tutto uno stormir di fronde, è la stagione dell'Ulivo. Il governo Prodi arriva il 18 maggio del 1996 e resta in carica 2 anni, 5 mesi e 3 giorni. Il centrosinistra per la prima volta entra nella stanza dei bottoni, Palazzo Chigi, si realizza il sogno di quella che si considera l'Italia migliore, nella peggiore tradizione del manicheismo politico. La sua fine è perfettamente incorporata nell'utopia del suo inizio, l'alleanza strategica con Rifondazione comunista, l'idea di tenere insieme anche gli opposti. Una lezione che dovrebbe servire allo Zingaretti che va con sprezzo del pericolo (e del ridicolo) "da Macron a Tsipras", ma sappiamo già che andrà dritto per quella strada, nessuno legge la storia. Parte ovviamente la lotta fratricida all'interno del Pds (che nel 1998 diventerà Ds), con D'Alema che scalda i motori. Nel giugno del 1996 Prodi vara una manovra correttiva da 16 mila miliardi di lire, in ottobre la legge finanziaria sarà di 62.500 miliardi, nel marzo 1997 altra manovra correttiva da 15.500 miliardi, in settembre arriva una finanziaria da 25.000 miliardi e Rifondazione s'imbizzarrisce, Prodi si dimette, Bertinotti offre una pace fondata sulle 35 ore, il Professore torna alle Camere e ottiene la fiducia. La scena si ripete nel 1998, legge finanziaria da 14.700 miliardi, stavolta Rifondazione decide che il governo Prodi è finito, il compagno Cossutta mette Bertinotti di fronte alla scelta: spaccare il partito o far cadere Romano. Buona la seconda. Sintesi: il sistema dei partiti è in fase di spappolamento, lo Stato continua la sua corsa al dissanguamento del contribuente, il quale a sua volta s'arrangia, evade/elude, siamo dentro a un rapporto perverso dove tutti si fanno del male; la questione della giustizia continua a dominare lo scenario parlamentare. A Palazzo Chigi nell'ottobre del 1998 arriva Massimo D'Alema. La prima volta di un post-comunista a Palazzo Chigi.
Massimo D'Alema e Francesco Cossiga durante un vertice politico del 1998 (Foto Ansa).Il governo D'Alema viene apparecchiato da Francesco Cossiga con la speranza di accelerare la fine della transizione e andare un sistema di alternanza e non di sfascio. Cossiga aveva avvisato i naviganti quando era al Quirinale con un messaggio alle Camere sulle riforme istituzionali, ora prova a giocare la partita dello "sblocco" del sistema. Va a pranzo con Helmut Khol, parla di D'Alema con lo statista tedesco, comincia a cucinare l'escamotage per la soluzione di centro-sinistra ("con il trattino", sottolineava il presidente emerito). L'esecutivo D'Alema si impantana subito su questioni di politica estera, il groviglio come da tradizione è tutto a sinistra, nell'irrisolta utopia: prima il caso Ocalan, poi il bombardamento americano sull'Iraq, la missione Nato con gli strike in Yugoslavia, il governo che dà il via libera per l'uso del nostro spazio aereo. L'esecutivo è un festival di contraddizioni politiche insanabili, c'è chi vive ancora negli anni Settanta, chi pensa già alla Terza Via, chi non ha nemmeno un vicolo in cui perdersi. Prodi diventa presidente della Commissione Ue, Carlo Azeglio Ciampi sale al Quirinale al posto di Scalfaro. Nel centrosinistra il potere c'è, manca la sintesi politica. Il sindacalista Massimo D'Antona viene ucciso dalle nuove Brigate Rosse. Viene svelato il dossier Mitrokhin. D'Alema cade per la prima volta, è sempre la finanziaria il banco di prova (e errore) delle maggioranze. Si fa la crisi, si rimpasta e via. Il D'Alema Uno si catapulta nel D'Alema Due. Verifica dei numeri, nuovi-vecchi assetti, altra lista di ministri, si riparte e legge finanziaria per il 2000 di 15.000 miliardi, quasi tutta di tagli. In aprile il governo è già cotto, D'Alema perde le elezioni regionali e si dimette. Fine del primo (e pure ultimo) post-comunista al governo.
Chi arriva? A sinistra in questi casi parte l'operazione "ricicciamo qualcuno", aprono l'archivio e tirano fuori Giuliano Amato, usato sicuro per l'ennesima transizione verso nessun luogo. Il Dottor Sottile riverniciato entra in carica nell'aprile del 2000, se ne va a giugno del 2001. Tutto è pronto per il ritorno di Berlusconi.
Il Cavaliere arriva a Palazzo Chigi in giugno, l'11 settembre 2001 Osama Bin Laden trasforma gli aerei di linea americani in missili da crociera, crollano le Twin Towers a New York, a Washington il Pentagono è in fiamme, Wall Street va giù, parte una stagione di "guerra globale al terrorismo". Bush ordina l'invasione dell'Afghanistan (2001), due anni dopo è il turno dell'Iraq (2003). L'Italia partecipa con la Nato a tutte le missioni, spendiamo soldi e dissipiamo vite, il quadro della crescita è prigioniero degli shock geopolitici. L'esecutivo sta in piedi tra mille difficoltà, in gran parte auto-prodotte dalle gelosie tra i segretari dei partiti e una scarsa visione dell'agenda internazionale, la sinistra è in una crisi già quasi irreversibile, in ogni caso quel governo incredibilmente realizza un record: è stato il più longevo della storia della Repubblica, il secondo dall'Unità d'Italia, dopo il governo Mussolini. L'esecutivo Berlusconi bis nel 2005 diventa un Berlusconi Ter dopo la sconfitta alle regionali e il rimpasto. Durante questo periodo il centrodestra del meno tasse e poco Stato sforna le seguenti leggi finanziarie, siamo entrati nell'epoca dell'Euro: 17 miliardi nel 2001, 20 miliardi nel 2003, 16.2 miliardi nel 2004 (più una manovra bis da 5.5 miliardi), 24 miliardi nel 2005, 20 miliardi nel 2006. Niente male per uno che si presentò come il Ronald Reagan italiano. Tremonti va e viene al ministero dell'Economia, Letta fa e disfa a Palazzo Chigi, in Forza Italia regna la confusione sulla politica economica, le tensioni con l'Udc di Pierferdinando Casini e Marco Follini consumano il governo, Gianfranco Fini scalpita e sogna una leadership che oltre Berlusconi in realtà non può esistere, Silvio è un inesorabile mangiatore di delfini.
Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Lo scambio della Campanella a Palazzo Chigi dopo il voto del 2006 (Foto Ansa)Nel 2006 si va a votare, il risultato delle urne è un disastro, il Porcellum consegna a Romano Prodi un governo destinato a morire tra l'uscita dalla culla e l'ingresso nella scuola elementare. E così accade. Resta in carica 722 giorni, consuma le settimane in una furiosa battaglia tra fazioni a sinistra, è appeso al voto dei senatori a vita e degli eletti all'estero, è il governo dei Turigliatto. E di una finanziaria da oltre 33 miliardi. Il governo nel dicembre del 2007 vacilla sulla manovra, ma si salva. La partita è solo rinviata, a gennaio si scrive il The End: Clemente Mastella tocca i fili scoperti della legge sulle intercettazioni, finisce indagato e nello stessso giorno gli arrestano la moglie, troppo, esce dalla maggioranza e tanti saluti. Prodi fa la verifica dei numeri in Parlamento e finisce regolarmente al tappeto. Dopo due anni, ancora tutto da rifare. Si prepara un altro ritorno di Berlusconi, sembra il "rieccolo" di Fanfani senza averne la statura, politica s'intende.
Berlusconi nel 2008 vince come da copione le elezioni poltiche e con una maggioranza più che robusta riesce a fare il peggio (im)possibile. Litiga con tutti, tutti litigano con lui. Gianfranco Fini pronuncia il "che fai mi cacci?", prova a andarsene lui e non fa una bella fine. I magistrati inseguono Berlusconi al ritmo del Bunga Bunga. Ma questa al cospetto del problema vero, è solo coreografia. Ancora una volta, il Cav è entrato a Palazzo Chigi con in arrivo una tempesta americana. Stavolta non è la guerra del 2001-2003, è qualcosa di peggio: la più grande crisi economica dopo quella del 1929. La situazione per il paese con il terzo debito pubblico del mondo diventa subito senza uscita. Scatta la "trappola del debito", l'abbiamo costruita noi. E funziona benissimo. Il 1992 si ripete 19 anni dopo in una forma ancora più complessa e sulfurea, in un mondo accelerato, connesso, con i capitali volanti e la politica senza scettro. Comandano le banche centrali. La crisi dei mutui subprime si trasforma in recessione, Berlusconi non può fare nessuna riforma senza il via libera della Lega (che è in crisi e si oppone a quella previdenziale e ai tagli di spesa), lo tsunami di Wall Street arriva in Europa, la speculazione colpisce il debito sovrano (e le banche che lo detengono), lo spread schizza a razzo a quota 575 punti base, la notte dell'Euro allunga la sua ombra sul futuro del governo italiano, il vertice del G20 a Cannes segna una fine e un nuovo inizio. Berlusconi si dimette. Siamo nel 2011, è l'agonia della Seconda Repubblica. Comincia un'altra storia.
2 - continua. La prima puntata è stata pubblicata il 28 marzo.
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4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.