24 Ottobre
Le divisioni della Lega
Dopo il referendum Zaia vuole lo Statuto autonomo, Maroni è sorpreso. La questione settentrionale, le origini, il partito di Bossi e quello nazionale di Salvini. Viaggio nel movimento del Nord, l'unico rimasto "in piedi" e in ascesa
Zaia chiede lo Statuto speciale per il Veneto. Maroni, sorpreso, dice che così il percorso comune con la Lombardia rischia di separarsi. Siamo alla scissione dell'autonomia? C'è una divisione nella Lega? Non proprio. Dietro (e davanti) a tutto questo c'è la storia di un partito che ha le sue robuste radici nel Nord fin dalla nascita, ha avuto i suoi momenti felici, una crisi profonda, e una rinascita. Sono i cicli della storia di cui i movimenti politici sono un terminale. I partiti sono fatti dagli uomini, sono incastonati nell'inarrestabile - e in gran parte imprevedibile - processo storico, fanno e si affannano, disfano e soddisfano, raggiungono o falliscono i loro obiettivi sempre per approssimazione. Per eccesso o per difetto.
La storia della Lega è questo macinino (echi del Belli: "L’ommini de sto monno so l’istesso / che vaghi de caffè nel macinino / ch’uno prima, uno doppo, un antro appresso / tutti quanti però vanno a un distino…”) della storia, i suoi uomini sono granelli trasportati da suo moto circolare. Le sue origini, dicevamo, sono nel Nord e restano nel Nord. La grande intuizione di Umberto Bossi - la questione settentrionale - è grande per la sua lampante persistenza nella storia italiana e con la Lega ha trovato - piaccia o meno - una sua rappresentanza dalle alterne fortune. Quando nei primi anni Novanta il Senatùr percorreva le strade della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, parlando alla gente nelle piazze e nei bar, attaccando manifesti sotto il sole e la pioggia, arando con pochi fedelissimi - tra questi c'era Roberto Maroni - il campo fertile dell'uomo dimenticato del Nord, tutti lo guardavano come un matto, una figura tra lo spostato e il "romantico", e ben pochi avevano intuito che sotto la cenere dei camini della Brianza, tra le...
Zaia chiede lo Statuto speciale per il Veneto. Maroni, sorpreso, dice che così il percorso comune con la Lombardia rischia di separarsi. Siamo alla scissione dell'autonomia? C'è una divisione nella Lega? Non proprio. Dietro (e davanti) a tutto questo c'è la storia di un partito che ha le sue robuste radici nel Nord fin dalla nascita, ha avuto i suoi momenti felici, una crisi profonda, e una rinascita. Sono i cicli della storia di cui i movimenti politici sono un terminale. I partiti sono fatti dagli uomini, sono incastonati nell'inarrestabile - e in gran parte imprevedibile - processo storico, fanno e si affannano, disfano e soddisfano, raggiungono o falliscono i loro obiettivi sempre per approssimazione. Per eccesso o per difetto.
La storia della Lega è questo macinino (echi del Belli: "L’ommini de sto monno so l’istesso / che vaghi de caffè nel macinino / ch’uno prima, uno doppo, un antro appresso / tutti quanti però vanno a un distino…”) della storia, i suoi uomini sono granelli trasportati da suo moto circolare. Le sue origini, dicevamo, sono nel Nord e restano nel Nord. La grande intuizione di Umberto Bossi - la questione settentrionale - è grande per la sua lampante persistenza nella storia italiana e con la Lega ha trovato - piaccia o meno - una sua rappresentanza dalle alterne fortune. Quando nei primi anni Novanta il Senatùr percorreva le strade della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, parlando alla gente nelle piazze e nei bar, attaccando manifesti sotto il sole e la pioggia, arando con pochi fedelissimi - tra questi c'era Roberto Maroni - il campo fertile dell'uomo dimenticato del Nord, tutti lo guardavano come un matto, una figura tra lo spostato e il "romantico", e ben pochi avevano intuito che sotto la cenere dei camini della Brianza, tra le pianure e le montagne di una cosa allora indefinita come la Padania, ci fosse lo spirito sulfureo del tempo lungo, la longue durée, lo Zeitgeist.
La Lega di Bossi fu secessionista nella misura in cui Roma era sguaiatamente "ladrona". Le presunte classi colte guardavano a Bossi come a un troglodita che pensava di fare la rivoluzione armata con la spingarda. Ridevano, nella loro liturgia da terrazza ministeriale. Non capivano (e come abbiamo visto non capiscono, ancora oggi) che in realtà Umberto aveva un arsenale infinito, ben più potente, creato dai suoi nemici: uno Stato che dilapidava a getto continuo le tasse dei contribuenti. In Bossi convivevano allora le idee della Thatcher ("Il denaro pubblico non esiste, esiste soltanto il denaro del contribuente") e quelle dei federalisti americani in cerca di un "nuovo inizio" nel Nuovo Mondo. Basterebbe rileggere senza pregiudizio, con le lenti di uno storico, le parole pronunciate da Bossi a Venezia nel 1996, quella dichiarazione in cui tracciò le linee dell'indipendenza della Padania: "Queste terre sono unite da legami tanto profondi quanto quelli delle stagioni che le governano, degli elementi che le plasmano, delle Genti che le abitano; Noi quindi formiamo una comunità nazionale, culturale e socio-economica fondata su un condiviso patrimonio di valori, di cultura, di storia e su omogenee condizioni sociali, morali ed economiche". Una comunità. Sono discorsi dimenticati, mai analizzati pienamente, sottovalutati, trattati come fenomeno da baraccone, ma in realtà in questi testi è ancora oggi celato il nocciolo incandescente della questione settentrionale.
La sorpresa con cui è stato accolto l'esito dei referendum in Veneto e in Lombardia nasce da questo ritardo, da questo pregiudizio, da questa "distanza" tra il fatto e la sua analisi, dalla superbia - e arroganza - del piccolo establishment italiano (tutto, politico, imprenditoriale, culturale) che non ha mai capito e ha rifiutato "la rupture" della Lega e la frattura dello Stato italiano fin dalla sua nascita per annessione del Sud, senza costruzione dell'identità o, meglio, per interruzione di quel racconto. Bossi aveva chiaro quel quadro, vedeva la faglia allargarsi e non restringersi, e trovò in Gianfranco Miglio il teorico dello "sbrego costituzionale", l'unico uomo di scienza che ebbe il coraggio e la forza di confrontarsi con il dolore e le conseguenze di quella ferita aperta.
Era chiaro fin dal principio che i due referendum sull'autonomia, pur incastonati nel quadro della legge e dell'unità nazionale, avrebbero avuto anche un significato "altro". Le azioni spesso producono conseguenze inattese. Un minuto dopo l'apertura delle urne - è bastato in realtà il solo dato dell'affluenza in Veneto - si è aperto il capitolo di un'altra storia: quello delle tasse e della rappresentanza, il potere del contribuente e quello coercitivo dello Stato. Siamo alle origini della democrazia: "No taxation without representation", Virginia, 1775. Italia, 2017.
La Lega di Matteo Salvini continua ad essere una versione reloaded, aggiornata, della Lega di Bossi, perché l'idea di fondo è quella persistente, evocata e confermata dai fatti. In questo quadro non c'è alcuna "eversione", ma il problema irrisolto dell'Italia: la disfunzionante amministrazione dello Stato che invece di ridurre la distanza dell'unione imperfetta tra Nord e Sud la allarga. La Lega non è un partito anti-sistema come pensano alcuni dei suoi più ciechi oppositori, è pienamente "dentro" e non fuori dalle istituzioni da sempre, ma segna la differenza tra questi due mondi. Basta tracciare la biografia delle figure che oggi sono protagoniste del nuovo capitolo sull'autonomia.
Roberto Maroni è un eccellente amministratore, è stato un ottimo ministro dell'Interno, ha consumata esperienza istituzionale, governa da anni la Regione più ricca del Paese, dentro e non fuori dall'Euro, ha prodotto innovazione, ricerca e qualità, guarda a un sistema di relazioni internazionali dove la Lombardia si muove nel quadro dell'interesse nazionale, del sistema di imprese e soggetti istituzionali che operano in Italia, non in un altro regno, un produttore di ricchezza che poi viene redistribuita ai soggetti meno forti nel quadro della coesione nazionale. Non è la biografia di un separatista.
Luca Zaia governa dal 2010 una delle aree più dinamiche del paese, una regione di produttori che la storia ha destinato a guardare a Nord e a Oriente, fucina di imprenditori, partite Iva, uomini e donne che vendono i loro prodotti. Zaia viene da Conegliano, è figlio di questa terra, è stato presidente della Provincia di Treviso (allora il più giovane in Italia), un competente ministro dell'Agricoltura nel governo Berlusconi. Ha sempre avuto un rapporto dialettico di collaborazione e confronto anche aspro con il governo centrale. Il voto del Veneto non è una sorpresa, ma la conferma di un fatto, di una tendenza in corso da decenni, fin dai tempi in cui Giorgio Lago, allora direttore del Gazzettino, coniò la formula del Nord-Est. Zaia raccoglie ciò che ha seminato il vento della storia.
Matteo Salvini è la figura al centro di questo quadro. Un giovane segretario che ha superato una crisi profonda della Lega e oggi è in corsa per il primato nell'area politica conservatrice. Poteva fallire, le probabilità di un crac della sua segreteria erano altissime, la fase finale della grandiosa storia della leadership di Umberto Bossi avrebbe potuto travolgere chiunque. Nonostante lo scenario, le difficile premesse, la crisi di allora di tutto il blocco del centrodestra, Salvini non solo ha superato la fase difficile, ma ha dato alla Lega un profilo che coniuga la contemporaneità e le origini del movimento. Possiamo discutere a lungo sulle sue proposte, le sue idee, il suo spesso confuso sovranismo che di volta in volta ha dovuto adattare alla realtà, il suo metodo "ruspante" di affrontare i temi politici, ma il dato finale è che la Lega oggi è l'unico partito "in piedi" e in ascesa. Partito e non altro perché ha una classe dirigente - e di governo - una presenza territoriale e di movimento al Nord, capacità di mobilitazione e organizzazione dimostrata dai referendum, un voto dei giovani che è sconosciuto agli altri partiti, ad eccezione del Movimento 5Stelle. L'originalità della sua leadership è in questa sintesi continua tra il naturale terreno d'azione del Nord e l'idea di fare della Lega un partito con un respiro nazionale. Sarebbe molto più facile per Salvini dare alla Lega il modello bavarese della CSU, farne un inespugnabile fortino di governo delle regioni che guidano l'economia italiana, ma il centrodestra di oggi non sarà quello di domani. La straordinarietà di Berlusconi, il suo tempo lungo, sono in ogni caso all'ultimo giro di giostra e non ci sono eredi possibili per il Cavaliere in quell'area politica, Salvini si trova di fronte a un presente con Berlusconi e a un domani senza. È un dato che va al di là della volontà di entrambi i soggetti. Per questo il disegno "nazionale" di Salvini ha un senso, ma deve essere accompagnato da una trasformazione "dolce" (per quanto possibile) del suo partito verso altro. Le spinte autonomiste del Veneto e della Lombardia sono un problema? Possono causare qualche scossone, innescare la reazione delle altre forze politiche (e attenzione: una chiusura dello Stato sarebbe solo un vantaggio per la Lega), ma sono ineludibili perché fanno parte dell'irrisolto dello Stato italiano, la sua debole unità che mostra l'obsolescenza della sua Costituzione e della sua amministrazione. Salvini non ha altra scelta: governare il Nord, guardare e guadagnare fiducia anche nel resto del Paese. Ci riuscirà? Non lo sappiamo, la politica è il regno del possibile e anche dell'impossibile, ma se osserviamo con attenzione le forze in campo, abbiamo un quadro che gioca a suo favore: il Pd ha confermato nella vicenda dei referendum di essere fuori dall'agenda del Nord, Forza Italia è ancora forte e attiva ma dipende totalmente dalla leadership di Berlusconi e dunque ha un tempo limitato, il Movimento 5Stelle non ha per il momento una vocazione di governo ma è forza anti-sistema, gli altri soggetti politici sono piccoli e senza figure carismatiche. Sono dati sufficienti per provarci. E se non riesce nell'impresa? Resta sempre il fortino, la cassaforte, il Nord.
Non c'è nessuna secessione in vista, solo il sottosopra all'italiana. Le secessioni, anche solo dichiarate, di solito hanno altri esiti. Si fanno con le rivoluzioni. Andiamo in Catalogna, seguite il titolare di List.
01
Catalogna. Legge, sogno e realtà
Che cosa succede in Catalogna? Succede che il governo centrale sta prendendo il controllo di tutte le istituzioni catalane mentre gli indipendentisti guidati da Carles Puigdemont (sopra, nella foto Ansa) sembrano sospesi nel mondo dell'irrealtà. Madrid attivando l'articolo 115 della Costituzione - quello che sospende l'autonomia di una regione ribelle - ha una procedura da seguire, gli indipendentisti sono letteralmente in una bolla causata proprio dal loro vuoto normativo. La Polizia nazionale e la Guardia Civil affiancheranno i los Mossos, la polizia catalana, in alcune attività, ma il ministero dell'Interno ha assicurato che in realtà gli agenti disobbedienti sono pochi e dunque il problema più delicato - la sicurezza - sembra avviato verso una soluzione non traumatica. Il tema invece che deve trovare una ricomposizione è quello economico: mille imprese hanno di colpo trasferito la sede legale dalla Catalogna (la maggior parte ha scelto Madrid) e questo per la regione è un serio colpo che ha conseguenze non solo simboliche. El Pais stamattina ha analizzato un documento del vicepresidente dell'economia del governo catalano, Oriol Junqueras, che sostiene la tesi di un impatto limitato dell'esodo delle imprese perché la produzione resta in Catalogna. Junqueras sembra avere una conoscenza limitata dell'economia e della finanza. Il trasferimento delle sole imprese quotate nella Borsa di Madrid vale 76 miliardi di euro di capitalizzazione e non si tratta di un pezzo di carta che passa da Barcellona a Madrid, ma di un fatto legale che ha conseguenze finanziarie. Anche qui, siamo nel campo dell'umano che compie un'azione non calcola le conseguenze inattese.
Il capitolo conseguenze inattese è ben noto agli azionisti del Monte dei Paschi di Siena. Grande banca, grande storia, grande caos. Andiamo nel caveau. Seguite il titolare di List.
02
Il Monte torna in Borsa
Domani il Monte dei Paschi torna in Borsa. La banca senese riprende un cammino che si era interrotto con la sospensione del 22 dicembre del 2016. Vedremo la performance del titolo e i suoi dati trimestrali, il prezzo è fissato a 4.28 euro, il documento di registrazione elenca tutti i rischi connessi all'operazione, le sofferenze sono ancora pari a un terzo del totale dei crediti, la maxi-cartolarizzazione è fondamentale per il futuro della banca. Senza, sarebbero necessari altri "interventi straordinari". Quindi, cautela e taccuino aperto. Mps va seguita con attenzione. Come Bankitalia.
03
Padoan: io in Bankitalia? No
Il ritorno in Borsa del Monte coincide con la scelta del nuovo (o vecchio, vedremo) governatore di Bankitalia. Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha in agenda un consiglio dei ministri per venerdì e in quella giornata dovrebbe procedere alla scelta del nome da sottoporre poi alla firma del decreto di nomina del Presidente della Repubblica. Passaggio delicatissimo, i nodi non sono ancora sciolti. Visco o non Visco? In un'intervista a Bloomberg il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha escluso di poter diventare governatore di Bankitalia. Davvero qualcuno ci sta pensando? È un gioco di ombre cinesi.
04
Xi come il Comandante Mao
Il potere del Presidente della Cina Xi Jinping è enorme e la testimonianza più chiara del suo dominio arriva dalla decisione del Congresso del Partito comunista cinese di inserire nella costituzione del Pcc il nome di Xi accanto a quelli di Mao Zedong e Deng Xiaoping. Decisione presa all'unanimità dai 2280 delegati del partito con diritto di voto riuniti nella Grande Sala del Popolo, in piazza Tiennamen, a Pechino. Formula dell'iscrizione: "Il Congresso all'unanimità ha deciso che il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era , in aggiunta al marxismo-leninismo, al pensiero di Mao Zedong, alla teoria di Deng xiaoping, la teoria della Tre Rappresentanze e la Prospettiva Scientifica sullo Sviluppo, costituiranno le guide di azione del partito nella Costituzione del partito". Gente seria e metodica, i comunisti cinesi. Dalla Cina con furore, torniamo un attimo in Italia con stupore. Guardate questi dati sul lavoro.
05
Il (poco) lavoro in Italia
Francesco Seghezzi, direttore di Adapt e collaboratore di List, ha elaborato un po' di dati Eurostat sull'occupazione in Italia. Ne viene fuori un quadro (qui trovate il grafico in large version) del lavoro che dal 1996 al 2016 ha visto l'industria e l'agricoltura perdere occupati in maniera più che preoccupante. Crisi, automazione, cambiamenti del mercato, assenza di politiche industriali, hanno plasmato un altro mondo. Che mondo. Bisogna studiarlo in profondità e cambiare rapidamente le politiche del lavoro. Altro che Jobs Act.
06
Il futuro del lavoro
L'esplosione dell'automazione ha cambiato, sta cambiando e cambierà sempre più il mondo del lavoro. Non è solo una questione di sostituzione dell'uomo con la macchina, ma di tempo, metodo, selezione e formazione delle risorse umane. La rivista Naturededica il suo ultimo numero a questo tema fondamentale che nel dibattito pubblico italiano finora è quasi assente. Per sapere, per capire.
07
24 ottobre. Caporetto
Nel 1917 inizia la battaglia di Caporetto. Prima guerra mondiale. Fu la più grande sconfitta militare dell'Italia: le forze austro-ungariche e tedesche fecero oltre 10 mila morti, 30 mila feriti e 250 mila prigionieri. Da allora è tutta una Caporetto. Naturalmente, dopo la sconfitta, fu istituita subito una commissione d'inchiesta parlamentare. L'Italia, una conferma storica.
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aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.