12 Maggio
Lega e 5Stelle sono contemporanei, l'establishment no
Le classi dirigenti non capiscono il voto. L'Italia osservato speciale non esiste perché in tutta Europa ci sono i movimenti populisti. E governano. La storia dell'Unione è intrecciata al ruolo e alla trasformazione del Pci. Daniela Coli spiega perché il Governo Frankenstein per l'Europa è l'occasione per svegliarsi.
di Daniela Coli
Chissà perché all'establishment non piace il Governo Frankenstein − pure col beneplacito di Berlusconi − non capisce perché gli italiani abbiano votato Movimento 5Stelle e Lega, teme addirittura una deriva euroscettica e "giacobina". Le nostre élite avrebbero invece gradito un governo Cinque Stelle-Pd. In tal caso, il Pd, il partito dell'establishment, decisamente "europeista", avrebbe controbilanciato i grillini. Hanno paura del populista di "destra" Salvini. Da oggi, strilla Repubblica, l'Italia è un sorvegliato speciale a Bruxelles e i fari di tutto il mondo occidentale saranno rivolti verso di noi.
Accidenti! Chissà perché, a Vienna, senza particolari patemi da parte di Bruxelles, governa dal dicembre 2017 il giovane Kurz, leader di ÖVP, insieme al FPÖ, nazionalista, populista e di destra, associato perfino Jörg Haider. L'ÖVP (Partito popolare austriaco) fa parte del gruppo del Partito popolare europeo, di cui fa parte anche la CDU di Angela Merkel, ma anche il FIDESZ di Viktor Orban, l'uomo forte dei Balcani, politico anti-immigrati, dal piglio autoritario. Certo, l'Italia ha un debito pubblico maggiore di quello austriaco, ma proprio Wolfgang Münchau sul Financial Times del 6 maggio scorso ha scritto che l'ossessione per il debito del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz ricorda l'utopia ordo-liberale di Ceausescu, che portò la Romania alla fame. Non solo, Münchau ricorda che l'Italia, oltre le riforme, ha urgente bisogno di investimenti pubblici per uscire dalla stagnazione economica.
Sappiamo anche, come ha sostenuto recentemente sulla FAZ l'economista Lucio Baccaro, direttore del Max Planck Institut, che all'Italia converrebbe negoziare l'uscita dall'euro e la Germania non si opporrebbe. Il partito dell'establishment è il Pd, perché il Pci è sempre stato l'asse centrale dei rapporti tra Italia e Stati Uniti, e questo nonostante il filosovietismo. Il partito comunista ebbe una parte determinante nella Resistenza e Togliatti assicurò agli americani di rinunciare...
di Daniela Coli
Chissà perché all'establishment non piace il Governo Frankenstein − pure col beneplacito di Berlusconi − non capisce perché gli italiani abbiano votato Movimento 5Stelle e Lega, teme addirittura una deriva euroscettica e "giacobina". Le nostre élite avrebbero invece gradito un governo Cinque Stelle-Pd. In tal caso, il Pd, il partito dell'establishment, decisamente "europeista", avrebbe controbilanciato i grillini. Hanno paura del populista di "destra" Salvini. Da oggi, strilla Repubblica, l'Italia è un sorvegliato speciale a Bruxelles e i fari di tutto il mondo occidentale saranno rivolti verso di noi.
Accidenti! Chissà perché, a Vienna, senza particolari patemi da parte di Bruxelles, governa dal dicembre 2017 il giovane Kurz, leader di ÖVP, insieme al FPÖ, nazionalista, populista e di destra, associato perfino Jörg Haider. L'ÖVP (Partito popolare austriaco) fa parte del gruppo del Partito popolare europeo, di cui fa parte anche la CDU di Angela Merkel, ma anche il FIDESZ di Viktor Orban, l'uomo forte dei Balcani, politico anti-immigrati, dal piglio autoritario. Certo, l'Italia ha un debito pubblico maggiore di quello austriaco, ma proprio Wolfgang Münchau sul Financial Times del 6 maggio scorso ha scritto che l'ossessione per il debito del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz ricorda l'utopia ordo-liberale di Ceausescu, che portò la Romania alla fame. Non solo, Münchau ricorda che l'Italia, oltre le riforme, ha urgente bisogno di investimenti pubblici per uscire dalla stagnazione economica.
Sappiamo anche, come ha sostenuto recentemente sulla FAZ l'economista Lucio Baccaro, direttore del Max Planck Institut, che all'Italia converrebbe negoziare l'uscita dall'euro e la Germania non si opporrebbe. Il partito dell'establishment è il Pd, perché il Pci è sempre stato l'asse centrale dei rapporti tra Italia e Stati Uniti, e questo nonostante il filosovietismo. Il partito comunista ebbe una parte determinante nella Resistenza e Togliatti assicurò agli americani di rinunciare alla rivoluzione e accettare la democrazia. Sotto vari aspetti il Pci, più della Dc, fu il partito dell'americanizzazione, aprendo ai cattolici di sinistra, appoggiando il Sessantotto, i movimenti femministi, i referendum per il divorzio e l'aborto, eventi che segnarono la più seria sconfitta politico-culturale della Dc. Con la creazione delle Regioni, la Dc accettò la condivisione del potere con i "comunisti": se il Pci non poteva andare a Palazzo Chigi, perché legato all'Urss, poteva gestire il potere locale. La Dc lasciò inoltre campo libero al Pci nelle università e nella cultura, dove si è sviluppata l'egemonia culturale della sinistra.
Sotto vari aspetti il Pci, più della Dc, fu il partito dell'americanizzazione, aprendo ai cattolici di sinistra, appoggiando il Sessantotto, i movimenti femministi, i referendum per il divorzio e l'aborto, eventi che segnarono la più seria sconfitta politico-culturale della Dc.
Dopo la scomparsa della Dc, il Pci-Pds-Ds, infine Pd, diventa l'omologo del Partito democratico americano ed è su posizioni clintoniane, favorevole alla globalizzazione, europeista e principale autore della narrazione dell'Europa come antidoto al fascismo e grande fonte del benessere italiano. La sconfitta del Pd di Renzi del 4 marzo è il risultato della completa indifferenza alle difficoltà degli italiani di fronte all'immigrazione incontrollata, ai disastri dell'euro, della globalizzazione e della narrazione dell'Ue come strumento di benessere e splendore di fronte a elettori sempre più euroscettici.
I tedeschi sanno bene che l'Italia non era pronta a entrare nell'euro e che l'allora ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi (governo Prodi) truccò i conti, come rivelò Der Spiegel nel 2012 pubblicando documenti del 1998 tra l'ambasciata tedesca a Roma e il governo italiano. Il cancelliere della Germania Helmut Kohl sapeva che l'Italia non era in grado di entrare nell'euro per la debolezza della lira, mentre per i tedeschi era vitale entrare nell'euro per legittimare la riunificazione. Se Kohl fece l'interesse tedesco, il governo Prodi non fece quello italiano. Tutto avvenne all'insaputa dei cittadini italiani, convinti addirittura, come assicuravano i media mainstream, di entrare in Paradiso ed euroentusiasti. Lo stesso vale per la famosa Costituzione europea, lanciata nel 2004 dalla Commissione presieduta da Prodi, e bocciata dai referendum francese e olandese nel 2005. L'Italia approvò frettolosamente in parlamento una costituzione che gli inglesi non ratificarono mai. Una commissione importante quella presieduta da Prodi nel 2004, che lanciò anche l'allargamento dell'Ue ai paesi dell'est Europa. L'Ue è in Italia una creatura dell'establishment, anche se gli italiani sono rimasti delusi per l'euro che ha demolito i salari dei lavoratori a reddito fisso e aumentato all'inverosimile i prezzi dei prodotti. La crisi del 2008 e la globalizzazione hanno fatto il resto, provocando disoccupazione e miseria soprattutto nel Meridione. Se si aggiunge l'immigrazione fuori controllo dopo la guerra di Libia del 2011, si comprende la rivolta contro l'Europa degli italiani e il successo della Lega e dei Cinque Stelle.
L'Italia approvò frettolosamente in parlamento una costituzione europea che gli inglesi non ratificarono mai.
Ma perché l'establishment italiano si è tanto impegnato a costruire l'Unione europea e a fare entrare l'Italia nell'euro, nonostante il prevedibile danno per la maggioranza della popolazione? Perché il nostro establishment è sempre filoamericano (da Cuccia a Lisbona nel 1942, come ci ha raccontato Ennio Di Nolfo, ad Agnelli sullo yacht con Jackie e JFK) sia europeista, lo ha spiegato il brexiteer Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph dal 2000 al 2016, dimostrando che l'Ue è una creatura statunitense. Usando documenti desecretati che rivelano come la Ceca, l'embrione dell'Ue, fu una creazione del segretario del dipartimento di Stato di Truman e come il padre fondatore dell'Ue, Jean Monnet, fosse un agente della Cia, Evans-Pritchard ha dimostrato che l'Ue è una creatura americana. Per Evans-Pritchard quando Yalta entrò in crisi nel 1948 in Asia per la vittoria di Mao in Cina, gli americani pensarono alla Nato (1949) e a riavvicinare tedeschi e francesi con la Ceca (1950), costringendo il germanofobo Robert Schuman a fare la famosa dichiarazione del 1950 su cui fu fondata la Ceca ( Comunità europea del carbone e dell'acciaio). Perché tutta questa fretta? Perché allo scoppio della guerra di Corea (1950) gli americani volevano riarmare i tedeschi. Mentre il Regno Unito era in bancarotta, nella Germania ovest occupata, già nel 1949 era stato riorganizzato un esercito segreto da duemila ex-ufficiali della Wermacht e delle Waffen SS, come dimostra il volume di Aginolf Kesserling del 2014 basato su documenti scoperti negli archivi dell'intelligence tedesca (BND). L'esercito segreto poteva arrivare a 40 mila uomini in caso di necessità e gli americani lo sapevano. Prima della Bundesrepublik, la Germania aveva già un esercito: l'energia e l'abilità organizzativa tedesca, colpì gli americani, che hanno sempre ammirato la capacità militare tedesca. Mentre in Cina vince Mao e scoppia la guerra di Corea, negli Stati Uniti si pensa alla Nato e alla Ceca, l'embrione dell'Unione europea.
Il consenso americano alla riunificazione tedesca e poi all'Unione europea, mentre la Nato rimane inalterata, nonostante la scomparsa della minaccia sovietica, nasce dal progetto di avere l'Europa alleata militare nelle future guerre, come quelle guerre mediorientali iniziate nel 2001. La Germania riunificata, però, rifiutò di partecipare alla guerra in Iraq, e non è stata presente neppure nelle arab spring, dalla Libia alla Siria, diversamente dal Regno Unito e dalla Francia. Una nazione ricca, tecnologicamente avanzata con più di 80 milioni di cittadini, che rifiuta di partecipare alle guerre americane è stata probabilmente la più grande delusione degli Stati Uniti. Da qui le critiche di Obama agli scrocconi europei e l'attacco di Trump alla Germania, ma anche all'Unione europea, la minaccia dei dazi e la richiesta di pagare le quote per la difesa Nato.
La Germania, una nazione ricca, tecnologicamente avanzata con più di 80 milioni di cittadini, che rifiuta di partecipare alle guerre americane è stata probabilmente la più grande delusione degli Stati Uniti.
Problemi ancora più seri per gli europei dopo il ritiro di Trump dal JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), noto come deal sul nucleare iraniano, un accordo internazionale raggiunto a Vienna nel 2015 tra Iran e Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina, più Germania e Unione europea. Col ritiro degli Usa dal JCPOA scattano immediatamente le sanzioni per le imprese europee che lavorano in Iran. Danni per miliardi per la Shell, la Total, l'Eni, Gazprom, per le compagnie petrolifere tedesche, greche spagnole, cinesi, indiane, giapponesi, solo per ricordarne alcune, che lavorano in uno dei paesi più ricchi di petrolio. Poi il commercio tra Europa e Iran che nel 2017 ha raggiunto i 25 miliardi di sterline. Per l'Italia, uno dei maggiori investitori in Iran il danno sarebbe di 30 miliardi di euro. Un danno tale, che ha subito mobilitato Francia, Regno Unito e Germania contro gli Stati Uniti. Si è subito invitato Rouhani a Parigi per lunedì e la Total ha chiesto il blocco delle sanzioni statunitensi da parte di Bruxelles, come si fece negli anni '90. Boris Johnson, il leader di Brexit, ha avuto parole dure contro Trump e i giornali inglesi hanno perfino parlato di rottura con gli Stati Uniti. Ha subito proposto una soluzione politica per chiudere la guerra in Siria, a Londra si è cominciato a parlare di cooperazione per la prossima World Cup che si terrà in Russia, con cui vi erano state grandi tensioni per il caso Skripal. Erdogan, uno dei protagonisti della pax siriana di Astana insieme a Putin e Rouhani, arriverà domenica a Londra in visita di stato di tre giorni, incontrerà May, la Queen Elizabeth e Boris Johnson, il primo ministro degli esteri europeo che si precipitò ad Ankara a felicitarsi con il presidente turco per lo scampato golpe militare organizzato dagli Stati Uniti. Come è noto, Erdogan è in fase di rottura con la Nato per i rapporti sempre più stretti con la Russia. Il ministro degli esteri tedesco Mass si è invece subito precipitato a Mosca a parlare con Lavrov, seguirà poi la visita di Angela Merkel, e Macron andrà a parlare con Putin alla fine del mese. Come ha scritto Wolfgang Münchau su Eurointelligence questa crisi con gli Stati Uniti avvicinerà sempre di più l'Europa e la Russia. In questa nuova prospettiva anche il feeling di Salvini per Putin, che tanto preoccupa il nostro establishment, e la proposta di togliere le sanzioni alla Russia, non sarebbe certo sgradito a Bruxelles.
Trump è stato molto amato dalla destra euroscettica in Italia, come da Marine Le Pen in Francia, perché attaccava l'Ue, invocava la rinascita delle nazioni europee, chiudeva le frontiere, riduceva un'immigrazione diventata insostenibile in Europa dopo la guerra di Libia e quella in Siria. Trump e Brexit sono stati due modelli della destra italiana contro l'Ue. La Brexit è stata soprattutto la reazione all'Ue creatura americana, un mostro burocratico, con Obama che voleva unificare le due sponde del Mediterraneo e unire Africa ed Europa. La Brexit è stata anche la nostalgia dell'impero perduto per non avere saputo convivere con la Germania, come sostiene Niall Ferguson, provocando la prima e la seconda guerra mondiale e l'intervento degli ex-coloni americani, che poi, dopo il 1945, si sono sostituiti all'impero britannico e hanno espulso l'Europa dalla storia. Mentre è incerto il futuro della Brexit per i problemi dell'unione doganale e perché l'Empire 2.0 non decolla, e il Regno Unito fa quadrato con Francia e Germania contro gli Stati Uniti, è anche chiara la debolezza dell'Unione europea di fronte ad America First, che minaccia dazi e sanzioni. I dazi non colpirebbero solo la Germania, come sostiene da noi qualche euroscettico anti-tedesco, ma anche l'Italia.
Trump e Brexit sono stati due modelli della destra italiana contro l'Ue. La Brexit è stata soprattutto la reazione all'Ue creatura americana, un mostro burocratico, con Obama che voleva unificare le due sponde del Mediterraneo e unire Africa ed Europa.
L'Europa misura adesso tutta la propria debolezza, un po' come la Serenissima Repubblica di Venezia, che a forza di trattati, in tanti secoli, aveva costruito un impero, ma senza una propria difesa, e in un sol giorno perse quasi tutto, come disse Machiavelli dopo la battaglia di Agnadello. Si è parlato spesso di Stati Uniti d'Europa, dimenticando che gli Stati Uniti d'America nacquero dalla Guerra di Indipendenza contro l'impero britannico. Le colonie americane si unirono di fronte all'aumento delle tasse, in particolare del tè, da parte dell'impero britannico, perché capirono che rimanendo da sole, l'Inghilterra le avrebbe piegate tutte, una dopo l'altra. Con la decisione di Trump di volere solo accordi commerciali bilaterali con gli Stati, gli Stati dell'Europa, come quelli dell'Asia, si trovano in una condizione simile a quella degli ex-coloni americani con l'impero britannico. Il Giappone, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti, ha rifiutato l'accordo commerciale bilaterale proposto da Trump, perché sarebbe un rapporto squilibrato per la minore potenza del Giappone e America First potrebbe chiedere concessioni nel settore automobilistico nipponico in pieno boom, per indebolire l'industria automobilistica giapponese. Il Giappone ha invece siglato un accordo commerciale con l'Europa, sta stringendo accordi con gli alleati Usa nel Pacifico e sviluppando anche la collaborazione con la Cina nel progetto Belt and Road per quanto riguarda le infrastrutture. La Belt and Road potrebbe interessare anche l'Europa perché molti paesi coinvolti hanno urgente bisogno di infrastrutture.
Alcuni paesi sono privi di reti elettriche adeguate, mancano di strade, porti, ospedali, scuole. Se pensiamo all'immigrazione incontrollata dall'Africa, il miglior modo per impedirla è modernizzare l'Africa e questo avrebbe conseguenze economiche positive anche per noi. L'Europa di Bruxelles, creatura americana, è singolarmente debole; oltre a penalizzare nazioni e cittadini, si è dimostrata priva di strategie per fare diventare l'euro una moneta competitiva col dollaro in Medio Oriente e in Africa. Quando Saddam Hussein dichiarò di volere iniziare a commerciare in euro, l'Iraq fu invaso. Sorte non diversa toccò alla Libia di Gheddafi che sosteneva una moneta africana. Da questa situazione di debolezza, l'Europa, di fronte alla sfida di America First, potrebbe trovare nuova energia e nuove strategie. A ben vedere, in questa situazione, non è certo una maledizione per l'Italia, né per l'Europa la vittoria dei populisti euroscettici come la Lega e il Movimento 5Stelle. È piuttosto un richiamo alla realtà, una sveglia a uscire dalla introspezione burocratica di Bruxelles, a non fare la fine della Serenissima Repubblica di Venezia. Una sveglia anche per il nostro establishment incartapecorito.
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l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.