21 Gennaio
L'errore degli assenti
Caso Gregoretti, strategia suicida della maggioranza. Salvini fa il sottosopra e si fa mandare a processo dalla Lega. Sparizione politica e voto in Emilia. Il nuovo coronavirus cinese si trasmette da uomo a uomo, riunione urgente dell'Oms. Trump a Davos, i suoi avvocati al Senato a Washington. Come difendersi dall'algoritmo
Che succede? Gli assenti hanno sempre torto. Vale per il caso Gregoretti-Salvini e per la crisi della Libia. Chi non è sul campo alla fine perde. Così la maggioranza non si presenta alla riunione della Giunta per le autorizzazione del Senato e lascia a Matteo Salvini l'unica vera opzione possibile - auto-rinviarsi a processo - mentre il Partito democratico e i Cinque Stelle fanno la figura dei disertori, prima di tutto davanti ai loro elettori. Una politica autolesionista incomprensibile, soprattutto per il Pd. In Libia chi non ha boots on the ground, stivali sul terreno, gli assenti sul piano militare (e dunque politico) perdono il giro di tavolo della Conferenza di Berlino, l'Italia più di tutti, con questa sua politica parolaia, senza coraggio, imbelle, incurante dell'interesse nazionale, piccola piccola, alla ricerca di un posto in prima fila (e non si tratta, come vedremo, di una semplice metafora) senza fare nulla di concreto per conquistarselo. La Libia è lo specchio della nostra incapacità di essere nazione, la prova che la nostra classe politica è unfit, inadeguata. Presenza è quella di Trump oggi a Davos (e dei suoi avvocati a Washington per il round al Senato dell'impeachment). Influenza è quella del nuovo coronavirus cinese, un memento, la partita più insidiosa per l'uomo, la minaccia biologica. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Salvini fa il sottosopra
Quando la maggioranza ha deciso di disertare la riunione della Giunta per le autorizzazioni del Senato, si è materializzato il sottosopra di Salvini: il leader della Lega ha chiesto all'opposizione (divenuta nel frattempo maggioranza) di esser mandato a processo. Detto, fatto. La Giunta ha detto sì e ora a metà febbraio sarà l'aula di Palazzo Madama a decidere il destino del segretario leghista. La scelta di Salvini e il voto in...
Che succede? Gli assenti hanno sempre torto. Vale per il caso Gregoretti-Salvini e per la crisi della Libia. Chi non è sul campo alla fine perde. Così la maggioranza non si presenta alla riunione della Giunta per le autorizzazione del Senato e lascia a Matteo Salvini l'unica vera opzione possibile - auto-rinviarsi a processo - mentre il Partito democratico e i Cinque Stelle fanno la figura dei disertori, prima di tutto davanti ai loro elettori. Una politica autolesionista incomprensibile, soprattutto per il Pd. In Libia chi non ha boots on the ground, stivali sul terreno, gli assenti sul piano militare (e dunque politico) perdono il giro di tavolo della Conferenza di Berlino, l'Italia più di tutti, con questa sua politica parolaia, senza coraggio, imbelle, incurante dell'interesse nazionale, piccola piccola, alla ricerca di un posto in prima fila (e non si tratta, come vedremo, di una semplice metafora) senza fare nulla di concreto per conquistarselo. La Libia è lo specchio della nostra incapacità di essere nazione, la prova che la nostra classe politica è unfit, inadeguata. Presenza è quella di Trump oggi a Davos (e dei suoi avvocati a Washington per il round al Senato dell'impeachment). Influenza è quella del nuovo coronavirus cinese, un memento, la partita più insidiosa per l'uomo, la minaccia biologica. Facciamo il nostro giro di giostra, seguite il titolare di List.
01
Salvini fa il sottosopra
Quando la maggioranza ha deciso di disertare la riunione della Giunta per le autorizzazioni del Senato, si è materializzato il sottosopra di Salvini: il leader della Lega ha chiesto all'opposizione (divenuta nel frattempo maggioranza) di esser mandato a processo. Detto, fatto. La Giunta ha detto sì e ora a metà febbraio sarà l'aula di Palazzo Madama a decidere il destino del segretario leghista. La scelta di Salvini e il voto in Giunta sono una diretta - e logica, come vedremo - conseguenza dell'Aventino del Partito democratico e dei Cinque Stelle: se tu diserti i lavori, io non solo non posso auto-assolvermi ma devo catapultarmi con le mie mani nel processo. Per Salvini non c'era altra scelta, ma per la maggioranza si apre il baratro di un giudizio politico molto severo, perché i cinque leghisti che bocciano la relazione del presidente Gasparri, che chiedeva di negare l'autorizzazione a procedere per Salvini, sono un macigno politico e c'è ben poco da stare allegri nel Pd. Il regolamento del Senato diventa sostanza politica: il voto si chiude con un pareggio (cinque senatori leghisti per l'autorizzazione, no di altri cinque senatori tra forzisti e il senatore Alberto Balboni di FdI) ma per il regolamento del Senato quel pareggio si traduce in un no a Gasparri e un sì al processo. A questo punto i senatori della Lega daranno il via libera anche nel voto dell'aula del Senato, quello decisivo.
02
Parlamento, politica e tribunale
Siamo di fronte a un tris che ha conseguenze politiche gravi.
1) La maggioranza voleva evitare la riunione della Giunta per le autorizzazioni prima del voto in Emilia e questo strideva con la richiesta reiterata di un giudizio urgente sul caso Gregotti-Salvini, l'intento dilatorio era evidente, dichiarato, ma messo in atto nel peggiore dei modi. Pd e Cinque Stelle volevano evitare che Salvini facesse campagna sul caso Gregoretti, il risultato è che Salvini sul piano della comunicazione potrà dire: sono scappati, non hanno avuto il coraggio di votare, io mi sono sottoposto volontariamente a un giudizio che ritengo ingiusto;
2 ) Dopo aver perso la sfida sul calendario, per imperizia, manovra maldestra, si è scelta la via dell'abbandono della seduta della Giunta, il caso peggiore, quello in cui due gruppi parlamentari (il Pd e i Cinque Stelle) si sottraggono al loro dovere istituzionale, votare sul caso Gregotti-Salvini. Ce ne laviamo le mani accampando come scusa il voto della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, cinque minuti prima trattata come un'eroina per aver integrato il plenum delle Giunta per il regolamento - riequilibrandolo, come chiesto dalla maggioranza - e poi apostrofata come un nemico delle istituzioni perché con il suo voto ha evitato alla Giunta di incepparsi.
3) Il leader della Lega promette di portare in tribunale sul caso anche Giuseppe Conte. Il premier in una lesta giravolta - non è la prima e neppure la più grande - nega che sul caso Gregoretti ci sia anche la sua manina, ma sia Salvini che il presidente della Giunta Gasparri citano episodi concreti sui quali in un processo anche Conte dovrà rispondere alla magistratura. Dice Conte:
Ho già chiarito. Posso solo chiarire le circostanze specifiche e il grado del mio coinvolgimento, poi non mi posso sostituire alle decisioni di Salvini e alle decisioni della Giunta e dell'Aula. Ho chiarito che il ministro, aveva appena fatto approvare un decreto che aumentava le sue competenze, ha rivendicato a se' la scelta di se o quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti. Circa il mio ruolo sull'indirizzo generale io ci sono, e per quel che riguarda il mio ruolo sull'indirizzo di politica generale io ci sono e nella circostanza specifica il mio coinvolgimento è stato sul ricollocamento dei migranti in Europa.
Siamo nel campo manzoniano dell'Azzeccagarbugli, lo scontro è totale e anche Conte, piaccia o meno, è responsabile di questo grave deterioramente istituzionale. In ballo non c'è più solo il voto in Emilia, ma il destino del governo e dell'intera legislatura. Domenica si vota in un clima da duello con la pallottola d'argento sulla strada polverosa di Tombstone.
***
Attendiamo che la battaglia navale si concluda. Nel frattempo, abbiamo un po' di appunti sulla Libia da mettere in fila.
03
Vasi non comunicanti della non tregua libica
La tregua è solo sulla carta, dopo la Conferenza di Berlino siamo sempre là, al caro amico ti scrivo, tanto che Serraj ha dipinto così Haftar su Al Jazeera, la tv del Qatar: "Abbiamo un ottimismo solo cauto perché la controparte non rispetta gli impegni e non abbiamo un vero partner per avanzare in un processo di pace in Libia". Non solo, Serraj va oltre e attacca gli Emirati Arabi Uniti: "Non abbiamo frontiere comuni con gli Emirati, circostanza che ci desta interrogativi sui loro obbiettivi nel loro Paese". Siamo punto e a capo. Ecco un paio di note rapide dal nostro taccuino:
1) I non-comunicanti. Finchè Serraj e Haftar non si parleranno e staranno allo stesso tavolo, non ci sarà alcun negoziato serio. La pace si fa con chi fa la guerra.
2) Il fattore Erdogan. Il presidente dopo la Conferenza ha detto che la Turchia "non ha inviato soldati in Libia ma solo consiglieri e addestratori". Anche gli americani iniziarono la guerra del Vietnam così, mandando consiglieri militari. Il sultano è l'uomo pronto a tutto e l'indizio arriva da un tweet del suo portavoce, Ibrahim Kalin:
"Basta guerre per procura e giochi ambigui", scrive Kalin. E si può star certi che quello è il pensiero di Erdogan. La chiave è tutta nell'ultima frase: "La Turchia continuerà a sostenere il popolo della Libia". Da leggere così: in tutti i modi. Nessun esercito sul terreno libico ha fatto un passo indietro.
3) La chiusura dei pozzi. I clan che sostengono il generale Haftar - e controllano gran parte del territorio della Libia - hanno chiuso (e non hanno ancora riaperto) il rubinetto del petrolio, compresi quelli degli impianti Eni nel Sud della Libia.
4) La missione Sophia. I leader europei hanno rilanciato la missione Sophia, ma è proprio questa idea a svelare il reale pensiero delle cancellerie più o meno assortite: Sophia è una missione navale, mentre qui il problema è a terra. L'immigrazione è una conseguenza di altri eventi scatenati dalla guerra civile. Alla Germania e agli altri paesi interessa solo una cosa: non ritrovarsi con il problema politico dell'immigrazione dalla Libia. E la pace? Come il paradiso può attendere, va bene l'inferno, purché sia degli altri.
5) Una conferenza tira l'altra. Il ministro degli Esteri della Germania, Heiko Maas, ha annunciato un'altra Conferenza a Berlino per l'inizio di febbraio. Tutto quello che è organizzato da Maas è da guardare con un sentimento misto, tra il divertimento e il terrore. Egli non è un fulmine di guerra, gli mancano proprio i fondamentali, e abbiamo ancora vivissimo il ricordo di una sua recente visita in Iran dove cominciò sudare freddo mentre i vertici del regime al suo fianco parlavano di guerra e di uscita dal programma nucleare che lui, il nobile Heiko, pensava di poter difendere con un cono gelato in mano. Maas ieri ha attaccato gli Stati Uniti, a Berlino sono ancora innamorati di Soleimani.
6) La prima fila di Conte. A un certo punto della serata è apparso lampante che si stava cercando di mettere in piedi un comunicato per salvare il vertice dal suo esito insufficiente. Mentre Angela Merkel e soprattutto Serghei Lavrov certificavano le difficoltà, il nostro premier Giuseppe Conte twittava come se fosse cambiato lo scenario e l'Italia avesse centrato un obiettivo fondamentale. Propaganda. D'altronde, la cifra di Conte è espressa perfettamente nella scena in cui cerca un posto in prima fila nella "foto di famiglia" del vertice:
Conte dice che "è sciocco" fare valutazioni politiche partendo da queste immagini:
È chiaro che e' un siparietto in cui ci si può anche divertire in modo strumentale, ma è veramente sciocco, mi rifiuto di pensare che in un dibattito pubblico, giustamente concentrato sulla Libia, possa essere orientato circa il ruolo dell'Italia, a volte sugli altari, a volte sulla polvere, sulla base di una photo opportunity. Ribaltiamola: la Germania era il paese ospitante, gli unici paesi Ue a essere stati invitati erano la Francia e l'Italia.
Ribaltiamola. Conte era in seconda fila, cercava un posto in prima fila.
***
La contemporaneità galoppa, gli eventi corrono, come le influenze.
04
Virus cinese, riunione d'emergenza dell'Oms
Medici trasferiscono una persona colpita dal coronavirus all'ospedale di Jinyintan, nella città di Wuhan, in Cina (Foto Ansa)Quattro morti, 224 casi e la conferma della Cina che la trasmissione è avvenuta anche da uomo a uomo. C'è quanto basta per una riunione urgente dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha convocato il Comitato di emergenza per fare il quadro e approntare le contromisure preventive sul nuovo coronavirus (2019-nCoV) che si è diffuso in Cina, focolaio principale nella città di Wuhan. Il comitato si riunirà il 22 gennaio a Ginevra. Attenzione al calendario: l'ondata di nuove infezioni è allarmante perché si avvicina la data del capodanno cinese, la festività annuale più imporante del Paese. Da venerdì, centinaia di milioni di persone si muoveranno rendendo il rischio di contagio più elevato e incontrollabile. "Potrebbe essere l'inizio del disastro", dice alla rivista Nature Seungtak Kim, virologo dell'Istituto Pasteur Korea di Seongnam, nella Corea del Sud. Le parole della virologa Ilaria Capua sono un gong: "Tre coronavirus in meno di 20 anni un forte campanello di allarme. Le mutazioni capaci di rendere i virus aggressivi per l'uomo sono fenomeni legati anche a cambiamenti dell'ecosistema: se l'ambiente viene stravolto il virus si trova di fronte a ospiti nuovi". Gli ospiti nuovi siamo noi.
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Cosa sta succedendo in America? Entriamo nel raggio d'azione del phonato di Manhattan.
05
Trump, l'impeachment e l'Homo Davos
I legali di Trump sono impegnati con l'impeachment al Senato, hanno definito frivole, insignificanti, le accuse. E Trump? Mentre stendiamo questa nota l'Air Force One sta volando verso Davos, destinazione World Economic Forum, là farà il suo discorso sulle amate nevi svizzere dell'Homo Davos e sarà istruttivo vedere le reazioni dei big dell'economia e della politica internazionale al suo intervento. Qualche anno fa applaudirono Xi Jinping come un alfiere del mercato (il presidente della Cina!), poi l'anno dopo scoprirono un Trump pragmatico che disse loro "America is open for business", dopo quattro anni di presidenza di The Donald sono tutti più nevertrumpisti di prima e più ricchi, più potenti, esponenti di una società dell'uno per cento che governa il mondo, vive e prospera nella libertà creata e difesa dalla democrazia americana, ma la dimenticano e la danno per scontata (e non lo è) al punto da seminare diseguaglianza come se fosse miele e non sofferenza e scambiare le dittature e il partito unico per il paradiso in terra.
Nessun pregiudizio, parlano i fatti. Per sapere, per capire, basta leggere un volume di Branko Milanovic, edito dalla Harvard University Press, intitolato "Global Inequality":
Per vedere come sono andati i guadagni dell'Homo Davos, basta stropicciarsi gli occhi di fronte a questo grafico di Bloomberg:
In un solo anno i primi 500 super ricchi del pianeta hanno guadagnato 1200 miliardi di dollari in Borsa. E naturalmente tutti questi illuminati, eleganti, spumeggianti, esponenti dell'élite discuteranno amabilmente, con soave impegno e intensa partecipazione emotiva a Davos sull'ineguaglianza e la povertà, rigorosamente degli altri. Milanovic nel 2018 ricordò a lorsignori che se tanto erano preoccupati per le sorti del proletariato (si può ancora dire? o è una parola vietata nel mainstream? o forse bisogna coniarne una nuova per la classe di diseredati che hanno creato?) potevano darsi da fare - con tutta la nobile anima che si portano a bordo dei loro jet privati - con i loro lobbisti pagati milioni di dollari per convincere i governi a tassare prima di tutto le loro ricchezze, a introdurre paghe (per i loro lavoratori) eque e non da fame come impone il modello della Silicon Valley, ogni tanto potrebbero osservare le pedalate al freddo, sotto la pioggia, il caldo torrido, dei rider, dei lavoratori con il sonno arretrato negli uffici dal design spaziale, dei sottopagati delle periferie, pendolari che non si possono permettere né una casa né una famiglia, della loro decantata new economy che in realtà somiglia sempre più a un nuovo schiavismo, promuovere con le loro potentissime leve e relazioni importanti l'istruzione e la ricerca per gli svantaggiati, ridurre il divario abissale tra gli stipendi degli amministratori delegati - oggi esponenti del Ceo Capitalism, cosa di cui tra qualche anno sarà meglio non vantarsi troppo in giro - e quelli degli altri dipendenti, ridurre il divario sulla tassazione tra capitale e lavoro, combattere sul serio la corruzione e discettare meno di etica del capitalismo in presenza di un sistema che è tutto tranne che etico.
E l'impeachement? Va avanti, siamo nel campo della fiction, dello spettacolo televisivo. È una battaglia sui fondamenti della democrazia americana, la sua Costituzione. Il team dei legali di Trump va dritto al punto. La memoria difensiva presentata al Senato è molto interessante per il tono (d'attacco) e i contenuti. Sono 171 pagine dense, un documento di grande importanza sul piano giuridico e politico, lo stiamo esaminando nel dettaglio, una lettura a futura memoria, quando il risultato del voto delle presidenziali di novembre sarà chiaro. Due giorni fa è stato preceduto da una lettera che ne è il preludio e la sintesi.
Secondo i difensori siamo di fronte a un attacco contro "il popolo americano e il suo diritto di scegliere liberamente il suo Presidente", un "tentativo di rovesciare il voto del 2016" e "interferire con il voto del 2020", "l'ossessione" dell'impeachment che è cominciata fin dal giorno dell'Inauguration Day. Gli articoli "dell'impeachmente sono un affronto alla Costituzione degli Stati Uniti, alle istituzioni democratiche e al popolo americano" e, naturalmente, "devono essere rigettati" e quello dei Democratici è "un abuso di potere". Le telefonate al presidente dell'Ucraina Zelensky? "Sono costituzionali, perfettamente legali, totalmente appropriate e fatte nell'interesse del popolo americano". I legali richiamano come prova la trascrizione dei colloqui tra Trump e Zelensky, le dichirazioni del presidente dell'Ucraina che dice di non aver subito pressioni di alcun tipo, le testimonianze dell'ambasciatore Gordon Sondland del senatore Ron Johnson che riportano le parole di Trump che afferma di non aver chiesto niente in cambio a Zelensky ("I want nothing"), la versione manipolata della telefonata letta alla Camera dal democratico Adam Schiff. Nell'accusa sulla seconda telefonata, i difensori di Trump scrivono che parlare di "ostruzione" alla giustizia da parte del presidente è "assurdo", che il presidente ha fatto una scelta di "straordinaria trasparenza" ordinando di declassificare e pubblicare subito la trascrizione della telefonata.
Conclusione dei legali di Trump: gli articoli dell'impeachment violano la Costituzione, sono il frutto di procedure non valide che violano i diritti del presidente, nel primo articolo violano il diritto del presidente di dirigere la politica estera secondo quanto stabilito dall'articolo II della Costituzione, nel secondo articolo dell'accusa violano il sistema di check and balance del sistema politico americano, approvando i due articoli la Camera ha violato l'ordine costituzionale, abusando del suo potere di impeachment, tentando di impedire al presidente di ottemperare ai doveri del suo ufficio.
Che cosa è questo? Uno scontro politico al titanio.
***
Come chiudiamo questo numero di List? Con un libro su uno dei miti d'oggi in assenza di un catalogatore come Roland Barthes. Quale mito? L'algoritmo.
06
La dittatura del calcolo
L'algoritmo ha detto che... Quando in una riunione con i cervelloni del marketing (oh, non immaginate quanti ve ne siano e in quante famiglie si dividano) compare questa frase la tentazione di passare alla fase "Wilma, dammi la clava" è grande. L'algoritmo, cielo, come non averci pensato prima, sostituire il titolare, il socio spagnolo, i nostri collaboratori con un nuovo prodotto dell'intelligenza artificiale che scrive pensando al "target". La punteggiatura? La sceglierà l'algoritmo, cribbio. Il registro stilistico? Di che ti preoccupi, farà tutto lui, l'algoritmo. Il giornalismo? Cielo, ancora ci pensi? Sì, ci penso. Tutti i giorni.
Con la sempre viva tentazione di prendere la clava, durante un giro in libreria spunta questo libro di Paolo Zellini, un matematico, intitolato "La dittatura del calcolo". Zellini è docente di Analisi Numerica all'Università Tor Vergata, a Roma, è uno che sa contare e per fortuna sa anche scrivere. Non è uno specialista senza cultura, Zellini, ha sfornato un libro dove storia, analisi, filosofia, matematica, fanno un ottimo cocktail di sapere, perfetto per non uscire pazzi quando qualcuno attacca un discorso con... l'algoritmo... no vi prego. Finiremo telecomandati e sotto scacco algoritmico, lo sappiamo, con un robot che agita un Gin Martini senza sapere che al terzo bicchiere la tentazione di demolirlo sarà grande. Almeno sapremo cosa sta minacciando la nostra libertà. Soluzione? Leggere molto, berci sopra altrettanto. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.