7 Gennaio

L'Europa (e l'Italia) in una crisi da Gulliver

Un gigante prigioniero del politicamente corretto, non vuole chiamare le cose con il loro nome. La lezione di Hobbes, la libertà degli inglesi, il problema della élite americana e il tema numero uno per l'Italia: se non cambiano le teste, perché dovrebbe cambiare il Paese?

di Daniela Coli

La crisi italiana è solo una crisi economica e politica o è anche una crisi culturale? I nostri accademici, intellettuali, giornalisti, sono davvero così diversi da quelli europei o americani? E l’Europa, con zone depresse, ma nell’insieme ricca, anzi il continente più ricco del mondo, perché conta tanto poco nello scenario internazionale? Perché non ha una sola voce, come si usa dire, o perché è un Gulliver prigioniero del passato?  

Paradossalmente, il Regno Unito non se la passa meglio dell’Europa continentale, nonostante abbia vinto la Seconda guerra mondiale e non abbia partecipato all’Olocausto. Dieci giorni fa, a Oxford, una top university, il professor Nigel Biggar è stato condannato pubblicamente da cinquanta colleghi e definito “bigotto” dagli studenti, per avere affermato in un articolo sul Times che si poteva anche essere fieri dell’impero britannico. La Gran Bretagna ha vinto la Seconda guerra mondiale con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, ma nel dopoguerra è iniziata la decolonizzazione e da allora gli imperi europei sono diventati il simbolo dell’imperialismo e del colonialismo per gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, che nel 1945 a loro volta si erano divisi il mondo in due immensi imperi. 

Quanto è accaduto a Oxford merita di essere raccontato, perché ci dice come anche la fiera Great Britain di Brexit  debba conformarsi alla  political correctness degli ex-coloni americani. Paradossalmente, la patria di Thomas Hobbes, che sul linguaggio la sapeva lunga, deve adeguarsi agli standard americani, come qualsiasi altra nazione “occidentale”. Il prudente professor Nigel Biggar ha detto che si poteva essere fieri dell’impero, ma anche vergognarsene. Si poteva essere orgogliosi dell’impero, perché la Royal Navy abolì il commercio degli schiavi atlantici nel 1807, ma bisognava vergognarsi del massacro di Amritsar nel 1919, nel Punjab, dove  i soldati britannici spararono sulla folla, senza alcun...


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