28 Gennaio
Lezioni dalla Storia. Per l'Italia
Una campagna elettorale senza passato e senza futuro. Noi e gli altri in un viaggio di Daniela Coli nel Novecento. Il mito europeista dell'Italia, un paese che dopo la riunificazione tedesca e la fine dell'Unione Sovietica è di nuovo al tavolo degli sconfitti.
di Daniela Coli
Questa campagna elettorale è strana, perché Forza Italia e Pd pensano alla grande coalizione e a rassicurare Bruxelles e Berlino, mentre in Germania non è affatto scontato che prima di Pasqua CDU e SPD formino di nuovo la GroKo. Berlusconi rassicura che l'Italia non sforerà mai il 3 per cento e lunedì 22 gennaio dichiara da Bruxelles che è in arrivo la grande coalizione della "signora Merkel", con cui ha sempre avuto ottimi rapporti, e quindi andrà tutto bene per l'Italia.
In realtà non si sa neppure se la "signora Merkel" sarà di nuovo a capo della GroKo, perché il congresso dei delegati SPD di domenica 21 gennaio ha dato l'ok a Schulz per l'avvio dei negoziati con la CDU con un margine troppo esiguo per dire che la partita è chiusa, come ha osservato Wolfgang Munchaü su "Eurointelligence". La SPD è in caduta libera nei sondaggi, è sul 17-18 per cento e ha solo 4 punti in più di Alternative für Deutschland (AfD), partito euroscettico. In una eventuale nuova elezione, non si sa, come scrive Munchaü, quale sarebbe il comportamento degli elettori SPD. La SPD è spaccata su GroKo e l'europeista Schulz è praticamente finito. I leader e dirigenti della SPD sono tutti sui sessant'anni e sono contestati dai giovani. Quando l'europeista Schulz ha raccontato al congresso di avere parlato con Macron ha ricevuto una risata sarcastica. L'Europa è importante per Schulz, ma non per il politico medio SPD né per gli elettori SPD.
La SPD è spaccata su GroKo e l'europeista Schulz è praticamente finito.
Se i delegati SPD non vogliono sentire parlare delle riforme dell'eurozona di Macron, che intaccherebbero il welfare tedesco, ancora più difficile è la situazione nella CDU, dove si sogna un Kurz, per il quale non ha neppure senso la nozione di budget...
di Daniela Coli
Questa campagna elettorale è strana, perché Forza Italia e Pd pensano alla grande coalizione e a rassicurare Bruxelles e Berlino, mentre in Germania non è affatto scontato che prima di Pasqua CDU e SPD formino di nuovo la GroKo. Berlusconi rassicura che l'Italia non sforerà mai il 3 per cento e lunedì 22 gennaio dichiara da Bruxelles che è in arrivo la grande coalizione della "signora Merkel", con cui ha sempre avuto ottimi rapporti, e quindi andrà tutto bene per l'Italia.
In realtà non si sa neppure se la "signora Merkel" sarà di nuovo a capo della GroKo, perché il congresso dei delegati SPD di domenica 21 gennaio ha dato l'ok a Schulz per l'avvio dei negoziati con la CDU con un margine troppo esiguo per dire che la partita è chiusa, come ha osservato Wolfgang Munchaü su "Eurointelligence". La SPD è in caduta libera nei sondaggi, è sul 17-18 per cento e ha solo 4 punti in più di Alternative für Deutschland (AfD), partito euroscettico. In una eventuale nuova elezione, non si sa, come scrive Munchaü, quale sarebbe il comportamento degli elettori SPD. La SPD è spaccata su GroKo e l'europeista Schulz è praticamente finito. I leader e dirigenti della SPD sono tutti sui sessant'anni e sono contestati dai giovani. Quando l'europeista Schulz ha raccontato al congresso di avere parlato con Macron ha ricevuto una risata sarcastica. L'Europa è importante per Schulz, ma non per il politico medio SPD né per gli elettori SPD.
La SPD è spaccata su GroKo e l'europeista Schulz è praticamente finito.
Se i delegati SPD non vogliono sentire parlare delle riforme dell'eurozona di Macron, che intaccherebbero il welfare tedesco, ancora più difficile è la situazione nella CDU, dove si sogna un Kurz, per il quale non ha neppure senso la nozione di budget dell'eurozona. Ai tedeschi non passa nemmeno per la testa di condividere budget, debito, rischi e tassi d'interesse con i paesi dell'eurozona, soprattutto con l'Italia e la Grecia. Da mesi Merkel e Schulz prendono tempo e abbandoneranno il tavolo dei negoziati, se sarà necessario. Finché Macron accantonerà il tema delle riforme. E difatti a Davos il mercuriale e volatile Macron ha lanciato l'Europa a più velocità, la Kerneuropa di Schäuble. I tedeschi hanno atteso quarant'anni per riunificarsi, negando di desiderarlo, figurarsi se non possono aspettare qualche altro mese a formare il governo. La Germania non è in crisi politica, sta solo valutando cosa decidere per il proprio futuro. Come ha detto a Der Spiegel il ministro degli esteri Sigmar Gabriel, non si sa cosa accadrà quando gli americani si ritireranno, la CDU vuole investire nella difesa, ma non si sa se i francesi accetteranno uno stato vicino forte, potente e riarmato come la Germania. Gabriel però vorrebbe contendere l'Africa alla Cina e investire nei Balcani e anche Merkel pensa all'Africa. La Germania sa che con Trump il mondo è cambiato e, al massimo, si pensa a una GroKo di due anni, per prendere ancora tempo.
La Germania non è in crisi politica, sta solo valutando cosa decidere per il proprio futuro.
Intanto Macron, il leader solitario dell'Europa, come lo chiamano i britannici, firma accordi bilaterali e pensa al Sahel. La Merkel a Davos ha difeso l'interesse tedesco, l'esport tedesco contro il protezionismo di Trump, il famoso surplus tedesco, e lo ha difeso con troppo vigore, come quando difende posizioni politically correct. La Merkel è una realista politica, non è un'idealista, sa che non esiste più l'ordine mondiale "occidentale", ma America first. Difatti, a Davos, ha poi ripetuto la famosa frase detta a Monaco nel maggio scorso, sotto la tenda di una birreria, durante la campagna elettorale tedesca, alludendo al ritiro americano e alla necessità di costruire una difesa:
Dobbiamo assumerci maggiori responsabilità, dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani.
Merkel non pensa certamente a una difesa europea con 27 paesi e se ha una strategia, non la rivela. Macron ha rilanciato a Davos la Kerneuropa, la fine dell'Europa a 27, uno strappo politico forte. Vedremo se sarà un'Europa a traino franco-tedesco col mercuriale Macron o un'Europa nordica, magari alleata con la Gran Bretagna di Brexit, che ha votato per tre volte contro l'America di Trump su Gerusalemme, sul nucleare iraniano e sulla necessità di non dibattere sulle proteste iraniane. Macron, invitato in visita di stato da Trump negli Stati Uniti, aspira forse a sostituire la Gran Bretagna nella special relationship. La Francia senza le ex-colonie africane che usano ancora il franco francese, fallirebbe, come confessò Giscard d'Estaing. È quindi possibile che chieda l'aiuto americano in Africa, ma l'Africa fa gola a molti, forse a troppi. Nell'attuale disordine mondiale, il grande dubbio è come si schiererà la Gran Bretagna: never say never. Tutto è in gioco, il passato non si ripete, gli americani perdono le guerre. Trump deve addirittura decidere in queste ore se perdere la Turchia, un membro della Nato, o gli alleati curdi in Siria. Il mitico "Occidente" non c'è più.
Macron, invitato in visita di stato da Trump negli Stati Uniti, aspira forse a sostituire la Gran Bretagna nella special relationship.
A Davos Macron non parla più di riforme dell'Eurozona, ma addirittura di Europa a due velocità, quindi perché in Italia ci si illude tanto sulle riforme di Macron e si sventola la bandiera europeista? Le cosiddette élite italiane hanno dato una narrazione antistorica e tutta ideologica dell'Europa fin dall'inizio. Intellettuali e politici si sono ben guardati dal dire agli italiani che l'Unione europea era semplicemente il tentativo degli Stati Uniti di avere nell'Europa un partner che seguisse le scelte economiche, politiche e militari americane. Dopo la fine dell'Urss la Nato non è stata sciolta, ma è diventata lo strumento militare delle guerre statunitensi in Medio Oriente, rendendo di fatto impossibile qualsiasi spazio comune tra Europa e Russia. Per Ambrose Evans-Pritchard, stimato e apprezzato esperto di finanza ed economia internazionale, l'Unione europea è sempre stato un progetto della Cia e molti, tra cui De Gaulle, ritenevano Jean Monnet, il padre dell'Ue, gli occhi e le orecchie dell'America in Europa ( The Telegraph, 27 aprile 2016).
L'evaporazione dell'Unione europea in Italia sarebbe uno shock per le nostre èlite, perché l'Ue è stata sempre presentata come il superamento dello Stato nazionale. Da noi l'Europa è stata tanto sbandierata per superare la crisi di identità di un paese fratturato e pensata dai più pragmatici come uno strumento che avrebbe costretto la penisola a modernizzarsi e riformarsi. Da qui l'entusiasmo iniziale degli italiani. Da qui la formazione di un ceto burocratico e ideologico che ha visto nell'Ue un fenomeno irreversibile. Ovviamente, non è stato così negli altri Stati europei, dall'UK alla Germania, alla Francia, all'Austria, ai paesi dell'est Europa. Le nostre élite si sono dimenticate che fu proprio la Francia, insieme all'Olanda, a bocciare con il referendum del 2005 la Costituzione europea, di cui poi non si parlò più. In Italia la Costituzione europea non fu sottoposta a referendum, ma fu ratificata dal Parlamento e questo dà l'idea di quanto i cittadini italiani siano stati scavalcati, mentre Repubblica si stracciava le vesti per l'infame bocciatura francese e olandese.
Le cosiddette élite italiane hanno dato una narrazione antistorica e tutta ideologica dell'Europa fin dall'inizio.
Se l'Italia bramava di dissolversi negli Stati Uniti d'Europa, non era così per altri Stati, che, tra l'altro, non avevano visto di buon occhio l'ingresso in Schengen del nostro Paese. Come se non bastasse, nel 1997, come rivelarono lo Spiegel e il Times nel 2012, l'Italia truccò i conti per entrare nell'euro: Ciampi assicurò a Kohl la riduzione del debito pubblico italiano entro il 2012. Colpa di Kohl che chiuse un occhio, perché temeva che una ritirata italiana dall'euro avrebbe comportato anche quella francese? Kohl faceva l'interesse nazionale della Germania, per la quale era importante inserire la riunificazione tedesca nella cornice dell'Europa, e se i nostri governanti non esitarono a truccare i conti non fu per fare piacere a Kohl, ma perché era iniziata la globalizzazione e le imprese premevano per delocalizzare. La Volkswagen è rimasta in Germania, la Fiat, che ha avuto aiuti di Stato enormi pagati dai contribuenti e costretti per anni a rottamare, è diventata americana.
Con l'euro gli italiani videro decurtato il valore dei salari e aumentare il prezzo di tutte le merci: se a ciò aggiungiamo le fanfaronate dell'ideologia europeista, si spiegano i fraintendimenti e il disincanto nei confronti dell'Europa. Per placare i cittadini, governi e media reagiscono di solito contestando il fiscal compact, chiedendo di sforare la regola del 3 per cento del rapporto deficit/Pil e rimproverando continuamente la Germania per il surplus. Le nostre élite non hanno mai capito che la Germania ha accettato l'Ue e l'euro perché era la condizione sine qua non per rilegittimarsi, come hanno sempre detto gli inglesi. Dobbiamo davvero continuare a parlare di imbrogli tedeschi, perché la Germania, invece di farsi imbrigliare dall'euro, lo ha usato per l'export, ed è diventata la maggiore potenza economica dell'Europa? Anche l'idea di contenere la potenza economica tedesca con l'euro era poco realistica. Le nostre élite si sono dimenticate che nel 1890 la Germania era già una potenza economica tale da inquietare il Regno Unito e la prima potenza militare del continente. Come ha spiegato Niall Ferguson in The Pity of War: Explaining World War I , libro pubblicato nel 1998, la Prima guerra mondiale fu interamente colpa della Gran Bretagna che sulla base di supposizioni errate sugli obiettivi tedeschi arrivò a temere che la Germania volesse distruggere l'impero britannico e trasformò un conflitto continentale in una guerra mondiale con l'intervento degli Stati Uniti. Per lo storico scozzese la Prima guerra mondiale, da cui scaturì la Seconda, fu la fine degli imperi europei e l'espulsione dell'Europa dalla storia. Per Ferguson, l'impero britannico avrebbe potuto convivere tranquillamente con una Germania egemone in Europa. E dobbiamo tenere presente la posizione di Ferguson, a cui la Bbc affida la direzione di importanti programmi storici, per capire dove vuole andare la Gran Bretagna.
Le nostre élite non hanno mai capito che la Germania ha accettato l'Ue e l'euro perché era la condizione sine qua non per rilegittimarsi.
Se il Regno Unito ha ormai una visione lucida della storia delle due guerre mondiali e di quanto che ha perso, l'Italia continua ad avere un rapporto di odio-amore con la Germania. Basti pensare che Norberto Bobbio, nel 1965, nel Discorso sulla Resistenza, sostenne che la Resistenza aveva impedito all'Italia di fare la fine della Germania, che sarebbe stata divisa e occupata per chissà ancora quanto tempo, forse per sempre. Gli italiani avevano capito poco della Germania. Nel 1949 la Bundesrepublik era stata appena fondata e priva di esercito, ma aveva già un esercito ombra (diventato poi ufficiale) che poteva arrivare a 40 mila uomini in caso di invasione sovietica. Soprattutto i tedeschi, in particolare Gehlen il capo dell'intelligence tedesca hitleriana, forte di imponenti archivi sulla Russia e l'Armata Rossa, furono gli occhi e gli orecchi dell'America in Unione Sovietica. Gli americani non trattarono Gehlen diversamente da Wernher von Braun, il padre dei missili V2 sganciati sull'Inghilterra: furono risorse di enorme valore per gli Stati Uniti.
Allo scoppio della guerra di Corea, l'America considerò anche il riarmo della Germania, a cui si opposero i vicini europei e nel 1951 la Germania ovest acconsentì ad associarsi alla CECA (Comunità per l'acciaio e il carbone). Gli americani, però, nel '47, pensarono a un piano Marshall per l'Europa e a diminuire le limitazioni della produzione di acciaio per i tedeschi. I tedeschi facevano Westpolitik e Ostpolitik e dagli anni Cinquanta e Sessanta dall'Italia del "miracolo economico" partivano emigranti per la Germania in piena ascesa economica. Gli italiani non si accorsero neanche negli anni '80 che la caduta del muro di Berlino era imminente, oppure non vollero accorgersene, perché la riunificazione tedesca fu un trauma per tutta la politica italiana.
Gli italiani non si accorsero neanche negli anni '80 che la caduta del muro di Berlino era imminente.
La riunificazione tedesca e la fine dell'Urss furono uno shock per tutta la politica italiana, perché fece saltare tutta l'architettura della politica post-45. Fece saltare la leggenda che l'Italia avesse perso la guerra e vinto la pace. Nel 1989 l'Italia si è trovata di nuovo al tavolo degli sconfitti, ha subito un regime change impensabile per qualsiasi paese europeo della Nato, e nel 2011 si è trovata a subire l'umiliazione di bombardare uno stato amico, la Libia, con cui aveva appena firmato un trattato politico-commerciale. La rinascita della Germania, la riunificazione tedesca e insieme la fine dell'Urss, è stato lo scacco matto da cui politica italiana non si è più ripresa. Da qui l'odio-amore per la Germania, che è diventata colpevole di tutto. Il paese che da Lutero alla Merkel ci crea sempre guai, si arricchisce a nostre spese, ci invidia le belle case, le belle donne, il buon cibo, perfino per il sole. Sono cose che si sono lette spesso negli ultimi anni anche sul Corriere della Sera, insieme all'invito a Renzi a battere i pugni sul tavolo a Bruxelles e Berlino.
Un odio-amore simile a quello per la Gran Bretagna di Brexit, la perfida Albione, il nostro nemico di sempre, quello che trama sempre contro di noi, diventerà Little England e affogherà nell'Atlantico. Quest'Italia che odia tutti, invidia la Spagna, considerata la cocca dei tedeschi, è frustrata e non ha al momento una via d'uscita. Inutile illudersi, come accade a qualche rivista geopolitica, che gli Stati Uniti facciano una guerra alla Kerneuropa, all'impero franco-tedesco, perché la Germania non ha alcuna ambizione imperiale in Europa. Se l'avesse, trasferirebbe parte del suo surplus ad altri stati europei, come gli Stati Uniti che promossero il piano Marshall. Lo fecero perché l'Europa era allora necessaria per l'impero americano in Medio Oriente e in Africa, per sostituire gli imperi europei.
La rinascita della Germania, la riunificazione tedesca e insieme la fine dell'Urss, è stato lo scacco matto da cui politica italiana non si è più ripresa.
Gli Stati Uniti di Trump stanno abbandonando il Medio Oriente, perché hanno perso due guerre, hanno raggiunto l'autosufficienza energetica e per risolvere i problemi di Israele Trump ha inventato la "Nato araba" a Ryad. Si affida all'Arabia saudita, che a sua volta però ha un Vietnam in Yemen. Trump ha ereditato davvero un disastro, come ha detto più volte, e difende il cortile di casa, il Sud America e il Pacifico. Ma anche America first è una partita tutta da giocare, appena iniziata. L'Italia non può sperare neppure nella Russia, perché la Russia pensa innanzitutto al proprio interesse nazionale. Per Putin sono certamente più importanti dell'Italia due potenze regionali come Turchia ed Egitto, che in Libia sono avversarie. La Libia è la porta dell'Africa, dove sono in molti, forse in troppi, a giocare, a cominciare dalla Cina.
In una situazione di tale disordine mondiale, dove gli Stati Uniti non sanno, in questo momento, se intervenire contro la Turchia, membro della Nato, che ha deciso di eliminare dalla Siria del Nord i curdi alleati degli US contro Isis, o abbandonare i curdi, l'Italia col debito pubblico più alto d'Europa dopo la Grecia, disoccupazione e imprese fallite, ha bisogno di una classe politica che affronti i problemi reali e cessi con le promesse che non può mantenere. Una classe politica seria dovrebbe avere il coraggio di affrontare il debito, anche togliendo vitalizi e diminuendo pensioni sopra i 5 mila euro, e anche prendere misure alla Trump: mettere dazi ai prodotti di imprese italiane delocalizzate e diminuire le tasse a quelle che riportano il lavoro in Italia. Altrimenti l'Italia rischia seriamente di disintegrarsi, di perdere regioni come il Veneto e il Trentino Alto Adige, attratte dalla Mittleuropa. L'Italia sta vivendo il periodo peggiore della sua storia, peggio anche del 1945, e se non ci sarà il coraggio di prendere misure serie, è abbastanza probabile ritorni a essere un'espressione geografica. Metternich nella sua crudezza potrebbe avere ragione.
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acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.