2 Luglio

Libia anno zero

Undici anni dopo la caduta del regime del colonnello Gheddafi, il paese è nel caos. Assaltato e incendiato il Parlamento a Tobruk. Il premier del governo di Tripoli: "Se ne devono andare tutti, compreso il governo, e non c'è modo per farlo se non attraverso le elezioni". Porti bloccati, produzione petrolifera in calo, crisi e proteste. In Libia oggi comandano la Russia e la Turchia. 'Libia Files', un'inchiesta a puntate sulla guerra aperta dalla Nato nel 2011

Il 20 ottobre del 2011 il colonnello Muammar Gheddafi fu catturato dopo la battaglia di Sirte, in fuga nel deserto. Il leader libico fu linciato in diretta da una banda di assassini, in diretta mondiale. Quelle immagini tragiche furono il presagio del domani: la Libia non avrebbe trovato né un governo né la pace. L'Occidente scatenò la guerra senza avere il piano per la successione di Gheddafi, un'idea di paese da costruire, un contatto con la realtà tribale della Libia. Quella guerra fu condotta dalla Nato, va ricordato, la storia è un memento e intreccia i suoi fili con pazienza.

Dopo 11 anni, la Libia è nel caos. La situazione è quella di una guerra civile sempre più intensa, le condizioni di vita si sono deteriorate ancora di più, la sicurezza non esiste, gli scontri tra bande hanno fermato la produzione di petrolio (unica risorsa del paese) mentre il mondo ne chiede di più in uno scenario di shock energetico, il parlamento di Tobruk ieri è stato assaltato e incendiato da manifestanti, quello di Tripoli è un fantasma. In Libia oggi comandano la Turchia e la Russia, l'Occidente è fuori dal gioco del deserto. Per quanto potrà durare questa situazione sul fronte sud del Mediterraneo con Erdogan e Putin che fanno il loro risiko al confine sud dell'Europa?

L'assalto ieri notte al Parlamento di Tobruk. 

La National Oil Corporation (Noc) ha dichiarato lo stato d'emergenza in molti porti petroliferi, a Al Sidra, Ras Lanuf e Al-Feel. Le chiusure finora hanno causato perdite per oltre 16 miliardi di dinari libici. Le milizie di Haftar e i seguaci del governo di Bashaga non riaprono i porti di Brega e Zueitina, con lo stop del greggio, si sono fermate anche le forniture di gas di Waha e Mellitah. Non è più solo un...


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