17 Agosto
L'immigrazione e il diritto che non c'è. Lezioni dalla storia
Il caso Open Arms e la libertà di lasciare il proprio paese che entra in conflitto con la realtà delle nazioni. Marco Patricelli fa un viaggio nel tempo e racconta perché non c'è un diritto all'immigrazione
"Prendo atto che disponi che vengano sbarcati i (presunti) minori attualmente a bordo della nave Open Arms. Darò pertanto, mio malgrado, per quanto di mia competenza e come ennesimo esempio di leale collaborazione, disposizioni affinché non vengano frapposti ostacoli all'esecuzione di tale Tua esclusiva determinazione, non senza ribadirTi che continuerò a perseguire in tutte le competenti sedi giurisdizionali l'affermazione delle ragioni di diritto che ho avuto modo di esporti". È quanto si legge nella lettera sulla Open Arms che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha inviato in risposta alla missiva recapitatagli dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Agenzia Agi, ore 14.46.
La Guardia costiera libica ha intercettato martedì scorso 278 migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo a bordo di 4 imbarcazioni. Lo riferisce la Marina in una nota. Il primo gommone, con a bordo 92 migranti, è stato intercettato al largo delle coste di Homs, a est di Tripoli. Altri 48 sono stati fermati su un barcone partito da Sabrata. Infine, due gommone con a bordo 138 persone, tra cui 18 donne e 2 bambini, sono stati bloccati al largo delle coste di Homs nella serata di martedì. I migranti intercettati - riferisce la Guardia costiera - sono stati assistiti al porto e non sono stati portati nei centri di detenzione. Agenzia Agi, ore 15.46.
Dalle tribù alle nazioni. Popoli in marcia e diritto
di Marco Patricelli
Il diritto di emigrare è sempre stato visto con avversione dai totalitarismi del Novecento. Il fascismo non voleva dare l’immagine di un popolo che cercava altrove pane e lavoro, oltre alla libertà, e fece in modo di chiudere i rubinetti che facevano fluire gli italiani in America, salvo...
"Prendo atto che disponi che vengano sbarcati i (presunti) minori attualmente a bordo della nave Open Arms. Darò pertanto, mio malgrado, per quanto di mia competenza e come ennesimo esempio di leale collaborazione, disposizioni affinché non vengano frapposti ostacoli all'esecuzione di tale Tua esclusiva determinazione, non senza ribadirTi che continuerò a perseguire in tutte le competenti sedi giurisdizionali l'affermazione delle ragioni di diritto che ho avuto modo di esporti". È quanto si legge nella lettera sulla Open Arms che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha inviato in risposta alla missiva recapitatagli dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Agenzia Agi, ore 14.46.
La Guardia costiera libica ha intercettato martedì scorso 278 migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo a bordo di 4 imbarcazioni. Lo riferisce la Marina in una nota. Il primo gommone, con a bordo 92 migranti, è stato intercettato al largo delle coste di Homs, a est di Tripoli. Altri 48 sono stati fermati su un barcone partito da Sabrata. Infine, due gommone con a bordo 138 persone, tra cui 18 donne e 2 bambini, sono stati bloccati al largo delle coste di Homs nella serata di martedì. I migranti intercettati - riferisce la Guardia costiera - sono stati assistiti al porto e non sono stati portati nei centri di detenzione. Agenzia Agi, ore 15.46.
Dalle tribù alle nazioni. Popoli in marcia e diritto
di Marco Patricelli
Il diritto di emigrare è sempre stato visto con avversione dai totalitarismi del Novecento. Il fascismo non voleva dare l’immagine di un popolo che cercava altrove pane e lavoro, oltre alla libertà, e fece in modo di chiudere i rubinetti che facevano fluire gli italiani in America, salvo riaprirli illudendoli di poter trovato un futuro radioso in Libia, Etiopia e Somalia: se proprio volevano espatriare, c’erano infatti le colonie d’Africa. Quanto al Reich di Hitler, il concetto stesso di emigrazione coincideva con l’espulsione degli ebrei, che già potevano ritenersi fortunati a poter lasciare la Germania prima che si scatenasse l’orrore della Shoah. Nell’Unione Sovietica di Stalin l’emigrazione era un eufemismo per indicare le deportazioni di massa e la sostituzione etnica nelle repubbliche: ne sanno qualcosa i Paesi Baltici, la cui popolazione originaria venne quasi dimezzata e ancora oggi se ne vedono le conseguenze. Quanto agli ebrei, dopo i pogrom e le persecuzioni, era manna dal cielo se arrivava un visto per l’espatrio. Il sistema comunista applicato ai Paesi satelliti, ovviamente, aborriva persino l’idea di consentire di lasciare uno dei “paradisi” costruiti con falce e martello. Chiedere informazioni a polacchi, ungheresi, cecoslovacchi, per avere conferma. Il Muro di Berlino, divenuto simbolo di repressione della ricerca di pane e libertà in Occidente, venne spacciato addirittura dalla DDR come sistema di protezione da una fantomatica “invasione”. Posto che il diritto di emigrazione è un diritto naturale e positivo, e appunto per questo mai garantito generalmente e indiscriminatamente, può dirsi altrettanto di un “diritto all’immigrazione”? Ovvero non il diritto a lasciare la propria terra, ma quello di stabilirsi in un’altra a propria scelta, a prescindere da chi c’è già?
Partiamo da lontano. Le invasioni barbariche furono migrazioni epocali: non solo guerrieri su base tribale, ma con donne, bimbi, carriaggi, cavalli, tende. Popoli in marcia, per allontanarsi dal freddo e dalla fame dell’est. Ne arrivava uno e ne cacciava violentemente un altro, che a sua volta si metteva in marcia per fare altrettanto in direzione ovest. Lo scontro tra mondo slavo e mondo germanico parte da lì. Fino ad arrivare a contatto con un sistema istituzionale e statale, quello dell’impero romano, verso cui quelle tribù non avevano strumenti di competizione, salvo la forza bruta. A volte, però, funzionò anche la mediazione preventiva, con i romani disposti ad aprire i confini e a far stabilizzare alcuni popoli, demandando a essi la difesa stessa dell’impero in quello specifico territorio, latinizzandoli. Fino a quando i romani continuarono a fare i romani, seppero in qualche modo fronteggiare il fenomeno: nella prima discesa in Italia, Attila fu conciato per le feste ai Campi Catalaunici dal generale Ezio e si dovrà leccare le ferite per diversi anni. Poi i romani smisero di fare i romani e sappiamo come andò a finire, e con quali conseguenze per la civiltà latina e per le sorti dell’Europa.
Con un salto di secoli e di oceano, andiamo nel Nuovo continente. Avventurieri, diseredati, disperati spagnoli raccattati nei porti e nelle bettole, in cerca di ricchezze e guidati da capitani spregiudicati come Hernan Cortez e Francisco Pizarro, erano certi di trovare fortuna e benessere sulla punta delle alabarde e con le bocche dei cannoni. I pochissimi conquistadores assetati di quell’oro che avrebbe loro cambiato la vita, annichilirono e distrussero le civiltà Azteca, Maya e Inca. L’America del Sud vedeva così sostituirsi le popolazioni autoctone con una nuova civiltà che portava nuovo sangue, nuove idee, un nuovo sistema e persino una nuova religione, con la persecuzione, lo sterminio e la schiavitù persino nel nome della croce. Più a nord, l’Europa favoriva l’emigrazione di quegli elementi indesiderati, espellendoli o favorendo la fuoriuscita prospettando la possibilità di costruirsi un diverso futuro nel Nuovo Mondo. Motivazioni religiose, economiche, climatiche, spingevano a sfidare la sorte e la furia del mare, per costruirsi un futuro che in Europa non si intravedeva. Quell’immigrazione forzata, vista dapprima con curiosità e subito dopo con giustificabile ostilità, si rivelerà fatale per le popolazioni amerinde. Sterminio, sostituzioni etniche, schiavitù. Un’altra storia, che oggi ci fa leggere sulle cartine i nomi degli Stati Uniti e non di quelli indiani, contro cui le ultime campagne furono condotte un secolo e mezzo fa, non in un evo diverso.
Quanto all’Africa, il colonialismo nasce per lo sfruttamento delle risorse di un Continente che ne è ricco, ricchissimo. Il sistema militare e politico europeo è una valanga che travolge il primitivo sistema tribale, in ritardo di secoli sull’evoluzione scientifica e tecnologica. Il diritto del più forte impone l’immigrazione bianca garantita e tutelata dalle baionette, comunque sempre ai livelli più alti. L’unico diritto rimasto ai popoli autoctoni è quello di resistere, quando possono e come possono. Per quanto siano dolorosi nella nostra storia, i massacri di Dogali e di Adua, a voler ben vedere, non fanno certamente pendere la bilancia della giustizia dalla parte degli italiani. Anche questa vicenda, estesa a tutte le potenze europee, sappiamo come è andata a finire, anche se qualcuno insiste a voler fornire ulteriori appendici occulte di controllo a distanza e neanche tanto, come la Francia. La decolonizzazione, rispondendo a una fase storica, emotiva e di civiltà, è stata condotta male e in fretta, e i frutti malati sono da ricercarsi nella migliore delle ipotesi nell’instabilità del continente, nella peggiore sappiamo pure.
Si dice adesso che le migrazioni sono sempre esistite, e quindi sono ineluttabili sotto la spinta della fame, del caldo, dell’aspirazione a una vita migliore. Confondendo, spesso ad arte, concetti ben precisi racchiusi nelle parole migrazione, emigrazione e immigrazione. Gli italiani (e non solo loro, ma tutti gli europei) in America erano emigranti con passaporto, garanzie di lavoro e di casa, e pure una salute che veniva messa a prova a Ellis Island: se mancavano i requisiti, venivano fatti risalire sul piroscafo che li aveva portati oltreoceano per il viaggio di ritorno. Gli Usa ne avevano bisogno e li contingentavano secondo le proprie esigenze. Oggi i migranti salgono su gommoni cinesi che garantiscono poche miglia marine, confidando nel salvataggio e nel diritto d’asilo. Non c’è più neanche la finzione ammannita da una certa propaganda dei profughi che scappano dalle zone di guerra, poi allargate alle zone della carestia e del caldo e adesso a tutte le zone senza guardare troppo per il sottile. Il profugo si è trasformato nella figura dapprima negata, il migrante economico, che persegue giustamente il miglioramento della sua vita e della sua famiglia, anche se non sa come e dove, salvo che lo vuole nell’Europa delle opportunità e dei diritti. Ma questi diritti comprendono astrattamente, generalmente e incondizionatamente anche quello all’immigrazione? La questione non è solo giuridica, ma è soprattutto storica, e travalica la morale e la filosofia. Un attempato attore americano che sale su una barca al largo piena di migranti, fa foto e selfie, lancia dichiarazioni e fa da testimonial al flusso sud-nord senza se e senza ma, forse ritira in alto la sua popolarità ma non rende un buon servizio all’intelligenza: la sua e quella degli altri. Qualche anno fa un altro attore che andava per la maggiore, Harrison Ford, nonostante il cognome faceva da testimonial alla Lancia, magnificandone col suo carisma le qualità. La Lancia è sul viale del tramonto, e nessuno ha mai visto Harrison Ford sfrecciare a Beverly Hills con quell’auto italiana. Il transfert tra personaggio famoso e persona anonima funziona, ma sempre a senso unico. Lo stesso senso dell’immigrazione, che non solo politici, ma anche attori, scrittori, cuochi, cantanti, capitani di lungo e corto corso, filantropi in favore di camera e vocazionisti indefettibili vorrebbero fosse un diritto assoluto e quindi indisponibile. Che però non esiste e non è mai esistito.
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10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.