24 Ottobre
L'impatto di Trump sul G20
Speciale. Analisi della dichiarazione finale del vertice: mercati aperti, dazi legittimi. Fine del racconto della globalizzazione felice, la guerra dell'acciaio con la Cina
Doveva essere il G20 di Angela Merkel, è stato il G20 di Trump. La cancelliera aveva scritto una sceneggiatura perfetta, molto tempo fa. Perfezionista, aveva previsto tutto, tranne lui, The Donald. Quello in realtà non l'aveva visto arrivare (quasi) nessuno, perfino quando aveva già tagliato il traguardo. Così Trump si è preso il palcoscenico che Merkel aveva preparato con proverbiale precisione teutonica, ha occupato lo spazio fisico e immaginario e il risultato si vede nettamente nella dichiarazione finale del G20 che, finalmente, propone qualcosa di inedito e interessante a chi fa analisi politica. Il titolare di List ha letto e annotato la dichiarazione finale. Qui (cliccate) potete scaricare la versione con le sottolineature e le "bolle" che il titolare ha messo in evidenza nel documento a conclusione del vertice ieri sera.
E' una mappa sintetica che evidenzia i passaggi chiave, le ragioni che hanno condotto al risultato finale del vertice. La dichiarazione finale è un documento politico significativo, ha il consueto push di ottimismo, ma basta un'attenta lettura per sentire in vari passaggi la mano pesante di Trump e il getto di vapore rovente della caldaia americana.
Fin dal preambolo c'è materia per capire che l'elezione di Trump in novembre è un meteorite che ha lasciato un cratere nella mente degli altri capi di Stato. A un certo punto, subito dopo il Magnificat della globalizzazione, si aziona il freno a mano:
Qualcosa con la globalizzazione è andato storto, messo nero su bianco. Fin qui, siamo nell'ordinario della diplomazia, ma come vedremo la dichiarazione è una selva di "ma anche" che fa emergere il cappellino che con la scritta "Make America Great Again". Fin da questo apparentemente innocuo passaggio, una concessione che in realtà proietta l'ombra della figura della campagna presidenziale di Trump: l'Uomo dimenticato che fu già il campione...
Doveva essere il G20 di Angela Merkel, è stato il G20 di Trump. La cancelliera aveva scritto una sceneggiatura perfetta, molto tempo fa. Perfezionista, aveva previsto tutto, tranne lui, The Donald. Quello in realtà non l'aveva visto arrivare (quasi) nessuno, perfino quando aveva già tagliato il traguardo. Così Trump si è preso il palcoscenico che Merkel aveva preparato con proverbiale precisione teutonica, ha occupato lo spazio fisico e immaginario e il risultato si vede nettamente nella dichiarazione finale del G20 che, finalmente, propone qualcosa di inedito e interessante a chi fa analisi politica. Il titolare di List ha letto e annotato la dichiarazione finale. Qui (cliccate) potete scaricare la versione con le sottolineature e le "bolle" che il titolare ha messo in evidenza nel documento a conclusione del vertice ieri sera.
E' una mappa sintetica che evidenzia i passaggi chiave, le ragioni che hanno condotto al risultato finale del vertice. La dichiarazione finale è un documento politico significativo, ha il consueto push di ottimismo, ma basta un'attenta lettura per sentire in vari passaggi la mano pesante di Trump e il getto di vapore rovente della caldaia americana.
Fin dal preambolo c'è materia per capire che l'elezione di Trump in novembre è un meteorite che ha lasciato un cratere nella mente degli altri capi di Stato. A un certo punto, subito dopo il Magnificat della globalizzazione, si aziona il freno a mano:
Qualcosa con la globalizzazione è andato storto, messo nero su bianco. Fin qui, siamo nell'ordinario della diplomazia, ma come vedremo la dichiarazione è una selva di "ma anche" che fa emergere il cappellino che con la scritta "Make America Great Again". Fin da questo apparentemente innocuo passaggio, una concessione che in realtà proietta l'ombra della figura della campagna presidenziale di Trump: l'Uomo dimenticato che fu già il campione dell'immaginario di Roosevelt nella fase della Grande Depressione. Non si finisce di delibare pagina 2 e subito a pagina 3 si sente il botto, pulsa il cuore del problema, parte a razzo un missile con la fusoliera inghirlandata di filo spinato rovente, entriamo nella bottega del commercio, della produzione industriale, nella battaglia tra le nazioni, nello scontro tettonico tra i continenti. Primo colpo di cannone: "La politica monetaria delle banche centrali continuerà a sostenere la crescita e la stabilità dei prezzi" ma con un avviso ai naviganti: "servono riforme strutturali". Bisogna anche avvisare l'Italia, i destri e i sinistri, il Renzi fresco di stampa (è uscito il suo libro) e l'allegra brigata del tassa e spendi che sogna di proseguire con la corsa del debito. Si continua con la bolla monetaria e l'acquisto di titoli della Bce? Sì, ma la divergenza tra la politica della Federal Reserve e quella della Banca centrale europea prima o poi subirà un riallineamento. Dai delle riunioni della Fed pubblicati l'altro ieri è emerso che la banca centrale americana ridurrà la quantità degli asset del suo portafoglio e il problema esiste anche per i forzieri sorvegliati da Mario Draghi a Francoforte. Wait and see, andiamo avanti. Sempre a pagina 3, secondo punto, il vero nocciolo della questione, il big bang della dichiarazione finale del G20. Dopo un altro Magnificat ai "mercati aperti", come "motore della crescita, della produttività, dell'innovazione, della creazione di lavoro e dello sviluppo", scatta un bagliore, sembra un bengala che sorvola la giungla vietnamita: con riferimento "alle pratiche commerciali scorrette, si riconosce l'uso legittimo di strumenti di difesa commerciale". Bang! Appare la canna fumante della Colt, passa una diligenza della Wells Fargo con la scritta America First, il proiettile d'argento è quello di Trump. E' il passaggio che evita la rottura totale tra Stati Uniti e Germania sul commercio mondiale, è un compromesso, ma il cedimento di Angela Merkel su questo punto è una vittoria della Casa Bianca. La cancelliera poteva tirare dritto? Certo, ma avrebbe chiuso il suo copione con uno storico G20 della Discordia. Ha dovuto lasciare a Trump il punto e che punto. La politica fiscale dei dazi - da sempre una leva nelle mani del presidente degli Stati Uniti e del Congresso - entra in una dichiarazione ufficiale del G20 e di fatto apre un'era post-globalizzazione, si torna a materializzare nel dibattito pubblico il commercio, la produzione, la merce. Fine dell'astrazione, siamo di fronte alla caduta del totem e del tabù della globalizzazione buona come una cosa in sé, siamo all'incrinatura - letale - dell'ideologia che dagli anni Novanta del clintonismo ha dominato la scena fino al crepuscolo del finale di partita con Obama. E' un passaggio che ha un pieno riscontro nella realtà e caricarlo sulle spalle di Trump fa comodo agli altri. Non ci credete? Ecco il prossimo punto, illuminante.
A pagina 4 della dichiarazione finale del G20 c'è il timbro ufficiale sulla legittimità delle pratiche protezionistiche, la difesa del mercato interno, si entra in fonderia, si vola in Cina, insomma abbiamo un problema con l'acciaio di Pechino, con l'eccesso di capacità, di produzione e poi con l'Oriente c'è un tema da discutere in materia di lavoro, protezione sociale, costo del lavoro. La realtà. Puntuale. Onesta. Inesorabile. L'acciaio è al primo posto nell'agenda dei problemi industriali e commerciali dell'Unione europea, il mercato è manipolato dalla Cina, Bruxelles ha un gran mal di testa e la medicina di Trump (i dazi) toh, sembra l'unica disponibile. Serve un accordo con Pechino, ma se non smettono di fondere e vendere a prezzo da discount che si fa? Dazi! Sorprendente? Solo per gli spiriti ingenui che pensano che il Progresso vada in una sola direzione, che l'economia sia una scienza esatta e non invece una scienza sociale con qualcosa spesso di asociale, che la prosperità sia una cosa che si cita nei discorsi dei politici illuminati e non riguardi anche una colata d'acciaio rovente. Il mondo gira esattamente al contrario, anche dopo la fine di Carlo Marx, prima c'è la fabbrica, l'organizzazione dei fattori produttivi, del capitale e del lavoro, e poi ci sono i grandi discorsi sulla liberazione dalle catene. Prima il pane, please. Così, in un sottosopra di abbacinante chiarezza, ecco nella dichiarazione finale del G20 i dazi imbellettati di grandi principi, ma scodellati come una delle risposte possibili. Si chiama effetto Trump. E se ne servono tutti, anche le presunte classi colte dell'Europa in Progress. Li usava anche Obama, a piene mani. Ma non si poteva dire, non faceva fino in società.
Perfino l'avanzata irresistibile (lo è, senza dubbio alcuno) della digitalizzazione comincia a mostrare le crepe del dubbio esistenziale, del forse qualcosa anche qui è da rivedere e la retorica va in fase di decelerazione perché il popolo s'è accorto che se perdi il lavoro a causa di un robot non ne arriva un altro senza robot. A pagina 5 della dichiarazione finale del G20 il settore hi-tech vede lampeggiare un paio di warning davvero interessanti: si riconosce la necessità di finanziare le start-up e le piccole e medie imprese del digitale (si apre un tema di equilibrio con altri settori, ma sorvoliamo) e poi nella pagina seguente si avvisano i titani della Rete in un paio di colpi di tamburo, servono "protezione del consumatore, dei diritti d'autore, trasparenza e sicurezza nell'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione". Google, Apple, Facebook e gli altri hanno già drizzato le antenne? Sicuro. Perché "c'è il sostegno al libero flusso dell'informazione", ma a condizione che ci siano norme legali chiare, "rispetto della privacy, protezione dei dati e della proprietà intellettuale". Fine delle magnifiche sorti algoritmiche della Silicon Valley? Ci vuole ben altro per dare una regolata al Far West dei giganti della Rete, ma l'applauso automatico d'ordinanza che scattava nel concerto di violini suonato in chat, quello non c'è più. E' terminato nel momento in cui i capi di Stato hanno scoperto che la tecnologia ha un tasso di distruzione esponenziale di posti di lavoro e non li sostituisce automaticamente con altro lavoro in numero sufficiente. E attenzione al cash all'estero, agli utili fatti in paese con le tasse pagate in un paradiso fiscale il cui ombrello è gentilmente offerto perfino da qualcuno che era presente al G20. Contraddizioni, ma in ogni caso il passaggio sull'e-commercio e il fisco c'è, il problema non è più teorico ma pratico, sono partite le super multe della Commissione Ue a Apple e Google (2 miliardi e fischia) siamo nel campo di una battaglia tra blocchi continentali (Stati Uniti e Unione Europea) e tra multinazionali e governi. E' una guerra commerciale e fiscale. Non è una novità, ma il racconto della globalizzazione era (è) anche questo: tutto andrà bene, intanto noi portiamo la fabbrica in Messico e in Cina e lo stabilimento che resta qui verrà un po' automatizzato. Funziona alla grande per Wall Street e Londra e Hong Kong, ma poi diventa un problema in piazza e nell'urna. Soluzioni? Non se ne vedono, gli studi proiettano un impatto dell'intelligenza artificiale devastante per molti posti di lavoro (qualificati e non) e anche se è lontano il giorno in cui un robot riuscirà a scrivere come il titolare di List, la cosa resta un problema con i contorni del "stai sereno" (dunque letale) e potrebbe succedere che un nerd in un garage di Bangalore si alza la mattina e scrive una mail al titolare per comunicare la lieta novella: "Hello! AL lo fa meglio di te". E qualcosa sta succedendo, cari lettori di List, perché poco fa nella casella di posta elettronica è arrivata una mail dagli amici di Singularity University (il titolare ha frequentato un executive program nel 2010) con questo titolo: "7 Critical Skills For the Jobs of the Future". Divagazioni distopiche a parte, il problema è tutto a pagina 6, riassunto in poche righe di pesantissimo significato: bisogna "monitorare i trend globali, l'impatto delle nuove tecnologie, la transizione demografica, la globalizzazione e il cambiamento delle relazioni nel mercato del lavoro". Il titolare di List sente il desiderio di rileggere Philip K. Dick, ma a pagina 7 si parla di banche, santuari finanziari, dicono che bisogna "completare le riforme di Basilea III" (avvisate il presidente dell'Associazione bancaria italiana e alcuni banchieri di lungo corso e cortissima visione) mentre all'orizzonte stanno allestendo un mega schermo per vedere un partitone da football americano: la riforma delle quote del Fondo monetario internazionale, istituzione dove l'America gioca da regista, vista la sua quota attuale e il sistema di voto. Cambierà tutto, ma come? E cosa farà Trump? Sono domande che forse non interessano il nostro Parlamento - anzi, il titolare ha questo tremenda certezza - ma impattano sulla nostra vita (e i nostri conti) in maniera più incisiva di una direzione del Pd, anche senza streaming.
E' il presente che avanza a passo di carica, la storia che va a salti. E grandi divisioni. Quella sul clima s'è consumata nel G7 di Taormina, nessuno pensava che Trump sarebbe tornato indietro sul No agli accordi di Parigi. Quel rifiuto faceva parte del suo programma presidenziale e per quanto The Donald sia uno abituato fare flip flop con se stesso, quel punto l'ha mantenuto. Quella degli altri capi di Stato è un'affermazione politica: "I leader del G20 dicono che l'accordo di Parigi è irreversibile". Lo sarà certamente, ma anche l'impero romano si considerava eterno e in quello di Carlo V non tramontava mai il sole. E' andata come sappiamo. Tra l'altro, nel passaggio della dichiarazione finale, in realtà, c'è un sinistro rintocco di campana a morto perché si certifica che quell'accordo (senza vincoli e sanzioni) verrà applicato "in base al principio comune ma con differenti capacità e responsabilità, alla luce delle diverse circostanze nazionali", cioè il miglior modo per fare un accordo anarchico. In ogni caso, il futuro non è ipotecabile, dunque si vedrà. La frattura s'è consumata su un tema noto, lontano dai primi punti dell'agenda. Parigi val bene una messa? Non per Trump, almeno per ora. Siamo di fronte a un'opera in fieri e a masse di uomini, donne e bambini che cercano riparo dai problemi che il G20 non risolve e spesso crea. E' il romanzo dell'umano troppo umano e disumano.
Nella dichiarazione del G20 l'immigrazione arriva quasi alla fine del documento (non interessava a Angela Merkel mettere in cima questo tema in un vertice che doveva essere lo smash contro Trump sul commercio) , ma anche questo caso - eccolo, a pagina 14 - salta fuori come un jolly la realtà che mette davanti agli occhi degli spiriti privi di senso pratica una verità, ecco il passaggio evidenziato:
I confini, il diritto sovrano degli Stati di difenderli, le migrazioni. Trump parla del muro al confine con il Messico (il muro c'è già e lo cominciò a costruire il Clinton vero, Bill), ma gli altri capi di Stato non fanno la politica delle porte aperte, prego accomodatevi, che piacere. Non è l'epoca dei giochi senza frontiere, ma il presente dei muri, dei confini, degli Stati nazionali, delle dogane. Quella dell'immigrazione era la partita che avrebbe dovuto giocare l'Italia al G20, non l'abbiamo giocata per irrilevanza politica, nonostante il problema sia rilevantissimo per il nostro paese e l'intera Europa. E' un segno dei tempi. Che tempi? Quelli di un mondo complesso che dopo la caduta del Muro di Berlino e la liquidazione del patto di Yalta sta cercando un nuovo ordine mondiale. Il documento finale del G20 non ha ancora la risposta, ma la lettura del testo, il senso e il controsenso delle parole sono ben più di una flebile scia luminosa, un lampo intermittente, è in corso una svolta, è finita un'epoca, si è chiuso il portone del Novecento, è cominciata la storia di un'altra America. Benvenuti in un altro mondo.
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in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.