19 Gennaio
L'impero di Omicron
I dati del contagio privi di una lettura ragionata (e le cose rispetto a un anno fa vanno bene), la dimensione del Bollettino Covid e la realtà. Il voto per l'elezione del Presidente della Repubblica e un Parlamento che non esce dalla fase della bio-sicurezza per tornare a quella della politica e del diritto costituzionale. C'è solo il virus, trionfa l'Azzeccagarbugli, è sparita perfino la geografia
Che succede? Siamo nella strana sceneggiatura de "le cose vanno meglio, ma le raccontiamo peggio". Dobbiamo sperare che la variante Omicron diventi dominante al più presto, sui giornali e in tv c'è un messaggio monocorde sulla fine del mondo. Che non c'è. Grafico su contagi e morti per milione di abitanti dall'inizio della pandemia a oggi:

Non c'è bisogno di alcuna spiegazione, Omicron è un altro film rispetto a Delta, se continua a andare in questa direzione (e nella pandemia, con le varianti, occorre sempre prudenza) la situazione è destinata a migliorare, fino a far diventare il virus endemico. Questo non significa che non debbano esserci delle precauzioni, che non ci saranno più malati, morti, ricoveri, semplicemente vuol dire che siamo in una nuova fase e chi pensa di applicare gli strumenti usati con Delta (male) per contrastare Omicron, sta sbagliando perché le chiusure, l'isolamento forzato, lo smartworking di massa, hanno un costo esorbitante che non possiamo permetterci - e non hanno alcuna efficacia perché la diffusione del virus avviene comunque in famiglia, tra vaccinati e non - in questo scenario dove il Covid è molto contagioso e poco aggressivo. Ora guardate il dettaglio dei casi di Omicron:

La curva dopo un'ascesa a razzo sta flettendo, è in picchiata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ha cominciato a scendere in Francia e in Italia. Cosa significa? Che alcuni paesi sono già arrivati al picco di Omicron e hanno cambiato pagina della storia. Sta succedendo. Tranne che sulle pagine dei giornali e nei programmi delle televisioni in Italia, non solo c'è un'attenzione monotematica al virus (cosa che non accade all'estero) ma addirittura un linguaggio da catastrofe e non come appare evidente da svolta importante della pandemia.
Un'informazione più equilibrata, consapevole, dovrebbe mettere nella cornice il quadro della pandemia...
Che succede? Siamo nella strana sceneggiatura de "le cose vanno meglio, ma le raccontiamo peggio". Dobbiamo sperare che la variante Omicron diventi dominante al più presto, sui giornali e in tv c'è un messaggio monocorde sulla fine del mondo. Che non c'è. Grafico su contagi e morti per milione di abitanti dall'inizio della pandemia a oggi:

Non c'è bisogno di alcuna spiegazione, Omicron è un altro film rispetto a Delta, se continua a andare in questa direzione (e nella pandemia, con le varianti, occorre sempre prudenza) la situazione è destinata a migliorare, fino a far diventare il virus endemico. Questo non significa che non debbano esserci delle precauzioni, che non ci saranno più malati, morti, ricoveri, semplicemente vuol dire che siamo in una nuova fase e chi pensa di applicare gli strumenti usati con Delta (male) per contrastare Omicron, sta sbagliando perché le chiusure, l'isolamento forzato, lo smartworking di massa, hanno un costo esorbitante che non possiamo permetterci - e non hanno alcuna efficacia perché la diffusione del virus avviene comunque in famiglia, tra vaccinati e non - in questo scenario dove il Covid è molto contagioso e poco aggressivo. Ora guardate il dettaglio dei casi di Omicron:

La curva dopo un'ascesa a razzo sta flettendo, è in picchiata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ha cominciato a scendere in Francia e in Italia. Cosa significa? Che alcuni paesi sono già arrivati al picco di Omicron e hanno cambiato pagina della storia. Sta succedendo. Tranne che sulle pagine dei giornali e nei programmi delle televisioni in Italia, non solo c'è un'attenzione monotematica al virus (cosa che non accade all'estero) ma addirittura un linguaggio da catastrofe e non come appare evidente da svolta importante della pandemia.
Un'informazione più equilibrata, consapevole, dovrebbe mettere nella cornice il quadro della pandemia e ricordare che i morti per i tumore in Italia sono 485 al giorno (dati Istat del 2017), oltre 175 mila all'anno. Perfino nella prima ondata, quella più letale, tra marzo e aprile 2020 (in pieno caos, senza una conoscenza approfondita del virus e senza vaccini) i tumori sono stati comunque la prima causa di morte, grafico Istat:

Concentrati sul Covid (che in realtà ha fatto da acceleratore di altre patologie che possono condurre alla morte, vedete gli incrementi tra parentesi), le altre malattie sono state "dimenticate", gli ospedali hanno smesso di curare i pazienti oncologici, molti italiani non hanno più fatto prevenzione, alcuni che si sono salvati dal Covid sono morti per altre cause di salute, terrorizzati dal "contatto" hanno vissuto in isolamento e trascurato il loro stato di salute e via così, il puro orrore dell'alienazione e della sottomissione psicologica. L'ossessione del Covid ha prodotto un girone infernale e una malattia che poteva essere contrastata con efficacia e senza isterie, in Italia è diventata il veicolo della paura.
I giornali italiani sono diventati un concerto di una sola stridente nota, si occupano solo del Covid e lo fanno pure nella maniera sbagliata, senza ragionare sui numeri, dimenticando completamente il resto del mondo e soprattutto quella cosa chiamata realtà.
Scorri i titoli e pensi che ci sia tutta Italia in ospedale, peccato che i ricoverati siano solo lo 0,8% del totale dei contagiati, mentre l'anno scorso i "malati attivi" in corsia erano il 4,6%. Ieri sera è stato pubblicato un bollettino Covid istruttivo: record di casi di sempre (228.179) ma le terapie intensive scendono di 2 unità, mentre l'anno scorso con solo 8.825 nuovi casi e le terapie intensive salivano di 41 unità, in totale l'anno scorso c'erano 2,544 pazienti in terapia intensiva e quest'anno sono 1,717 con la lieve differenza di oltre 200 mila contagiati in più. Quanto ai morti, oggi siamo a 434 (con addirittura un "recupero" di 70 decessi in Sicilia - non di ieri ma dei giorni scorsi - il bollettino del caos dove addirittura il ministero raddoppia per errore i contagiati in Puglia) mentre l'anno scorso con solo poche migliaia di contagiati i morti erano stati 377 e avevano superato quota mille nelle precedenti settimane. Di tutti questi decessi, dopo anni, nessuno sa qual è l'esatta causa di morte, il mondo è Covid, la vita e la morte sono classificate con una sola parola e dacci oggi il nostro coronavirus quotidiano.
Tutto il racconto del coronavirus è iperbolico, l'errore sull'orrore. Omicron è un'altra storia, ma sui giornali si racconta ancora la prima ondata della pandemia. Il risultato è la zombificazione italiana mentre il paese è vaccinato e potrebbe finalmente uscire da questo lockdown di fatto per tornare a produrre e creare posti di lavoro di cui c'è un disperato bisogno. Docilmente, l'italiano s'accompagna da solo a casa e vi resta, viene cullato nella morfina dell'illusione (non da tutti e non per tutti) di poter essere pagato per non fare nulla (la massa enorme degli imboscati dello smartworking), spesso per far finta di lavorare dalla località di villeggiatura, la virtualizzazione dell'esperienza che è il primo passo verso la fine di quella esperienza - e quindi prima o poi anche del posto di lavoro. L'uso di uno strumento che con estrema cautela e equilibrio può bilanciare famiglia e lavoro è diventato un fattore di distruzione dell'economia e soprattutto delle relazioni sociali che sono lo spartiacque tra l'umano e ciò che non lo è. Spinta dalle società hi-tech (che non a caso hanno visto decollare la loro capitalizzazione in Borsa e gli utili), questa "soluzione" diventa la vita frantumata in pixel. Abbiamo già visto gli effetti preoccupanti della pandemia sui nuovi nati, i bambini (articolo di Nature, inquietante) privati dell'interazione umana. L'impatto sugli adulti è ancora più impressionante perché s'aggiunge a deficit psicologici e culturali consolidati e in gran parte non più recuperabili. Guardatevi intorno.
La teoria dell'isolamento (dalla realtà) è arrivata ovviamente fino in Parlamento. Lunedì ci sarà la prima seduta per l'elezione del Presidente della Repubblica, per il momento il voto di chi è positivo al Covid non è garantito, idem per coloro che sono senza Green Pass rafforzato e non possono spostarsi. Gli Stati Uniti nel 2020 hanno eletto un presidente con il voto per posta (e ho visto comizi oceanici, file chilometriche ai seggi, preso aerei grandi e piccoli, viaggiato per un bel pezzo d'America in fase acuta della pandemia), in Francia è in corso una campagna presidenziale, in Germania hanno eletto un nuovo Bundestag, qui nell'aula di Montecitorio basterebbe schiacciare un bottone e poi andare via (e i positivi si possono isolare con percorsi alternativi, etc. esistono tante soluzioni), ma ormai domina l'assurdo dunque ciò che è possibile in natura, nell'era del coronavirus diventa impossibile, ciò che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione (di cui il Capo dello Stato è il garante) diventa instabile. Sei positivo, non voti. Non hai il Green Pass rafforzato, non voti. Siamo ai pilastri della democrazia che si sbriciolano. Nella realtà esistono i seggi ospedalieri, a Montecitorio assistiamo a parlamentari che pensano sia del tutto "normale" vietare il voto ad altri parlamentari.
La storia non è più un problema di No Vax e Pro Vax (siamo sempre là, fermi a Guelfi e Ghibellini), il punto è delicatissimo, siamo alla tutela delle prerogative parlamentari e soprattutto all'integrità del collegio che elegge il Capo dello Stato. Non si può arrivare a questo punto e non aver pensato - dopo due anni di pandemia - che il Parlamento deve assicurare il voto, essere inattaccabile, che l'elezione del Presidente della Repubblica non deve avere nessuna zona d'ombra sul piano del diritto. Oggi la Corte Costituzionale terrà una camera di consiglio straordinaria per esaminare "l’istanza di sospensione cautelare relativa al ricorso per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato presentato dall’onorevole Pino Cabras e altri tre deputati e un senatore relativo al decreto legge 30 dicembre 2021 n. 229 nella parte sull’obbligo delle certificazioni verdi Covid-19 nei mezzi di trasporto". La decisione sarà più importante di quanto si immagini.
L'Azzeccagarbugli dei ministeri - ormai vero imperatore della politica - inventa norme per sigillare l'esistenza, gli hanno detto che deve sconfiggere il virus (non far vivere le persone, altro concetto) dunque insegue l'obiettivo e come nel Processo il sistema per arrivarci non ha una spiegazione, non deve averla, è puro Kafka. Dunque siamo all'assurdo: il non vaccinato (che farebbe bene a vaccinarsi) non può attraversare lo Stretto di Messina. Dal grande al piccolo, dal Parlamento al passaggio in ponte è questione di un attimo. Così non si contiene il virus (come dicono i numeri del contagio che con Omicron dilaga, secondo gli studiosi una buona notizia sul piano del passaggio all'endemia), ma di certo si restringe lo spazio costituzionale, la libertà che va garantita anche a chi (sbagliando) non si vaccina. È dovuto intervenire il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per aggirare con un provvedimento urgente norme talmente cervellotiche da dimenticare che esistono due grandi isole, la Sicilia e la Sardegna, che l'Italia è una penisola al centro del Mar Mediterraneo, che esiste l'acqua salata, che i traghetti non sono un'invenzione cinematografica, che viviamo oltre lo schermo di un computer. Siamo nell'impero di Omicron, tutto è virtuale, è sparita perfino la geografia. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.