23 Giugno
L'inizio della fine dell'Europa
Macron svela il suo progetto sui centri chiusi nel primo porto di sbarco. La Spagna l'appoggia. L'Italia dice no. Muro dei Paesi dell'Est alle quote. Il vertice straordinario di Bruxelles sembra già fallito. Angela Merkel si gioca tutto e forse si è già arresa all'Eurocrac sull'immigrazione. Domanda: il nostro paese ha un piano d'emergenza?
Riepilogo dell'Unione felice: Macron vuole che l'Italia soccorra e sia sede di centri chiusi per gli immigrati; Sanchez, il progressista, è d'accordo; per Merkel l'importante è salvare la frontiera tedesca (e il governo). I "centri chiusi" di cui parla il presidente francese sarebbero "centri di detenzione" perché questo si verifica dove non c'è libertà di circolazione, dunque avremmo l'Italia trasformata in una sorta di carcere dei migranti che cercano di arrivare in Europa. Un piano del genere è inaccettabile sul piano politico, giuridico e umanitario. La Francia dimostra inoltre di essere un paese nemico dell'Italia, pronta a scaricare su di essa il peso della crisi migratoria provocata da una guerra voluta da Parigi senza che vi fosse uno straccio di piano per il dopo Gheddafi.
Se queste sono le qualità esibite dai leader delle cosiddette cancellerie europee, allora questa Europa merita di rompersi (e rinascere su altre basi) per manifesta incapacità di affrontare in maniera solidale uno dei temi più importanti del nostro tempo. Il vertice straordinario di domani a Bruxelles rischia di passare alla storia come l'inizio della fine dell'Unione europea. Le responsabilità sono molte - abbiamo anche noi le nostre, la principale è quella di aver lasciato per anni che fossero gli altri a decidere la nostra politica in tema di immigrazione e non solo - ma la storia si snoda sempre tra Parigi e Berlino. Cominciamo dalla Francia, il Presidente è Macron, ma non è lui l'anima di quel paese.
01
Frou Frou Macron
Eccolo qui, Emmanuel Macron, con la sua vera faccia. Descritto come il salvatore dell'Europa, sarà quello che per insipienza, arroganza e cultura da bon bon l'affonderà. La sua linea sull'immigrazione è quella di scaricare sull'Italia il peso materiale del soccorso e dell'accoglienza, poi si vedrà, prima bisogna proteggere i porti francesi. Incontrando il premier socialista...
Riepilogo dell'Unione felice: Macron vuole che l'Italia soccorra e sia sede di centri chiusi per gli immigrati; Sanchez, il progressista, è d'accordo; per Merkel l'importante è salvare la frontiera tedesca (e il governo). I "centri chiusi" di cui parla il presidente francese sarebbero "centri di detenzione" perché questo si verifica dove non c'è libertà di circolazione, dunque avremmo l'Italia trasformata in una sorta di carcere dei migranti che cercano di arrivare in Europa. Un piano del genere è inaccettabile sul piano politico, giuridico e umanitario. La Francia dimostra inoltre di essere un paese nemico dell'Italia, pronta a scaricare su di essa il peso della crisi migratoria provocata da una guerra voluta da Parigi senza che vi fosse uno straccio di piano per il dopo Gheddafi.
Se queste sono le qualità esibite dai leader delle cosiddette cancellerie europee, allora questa Europa merita di rompersi (e rinascere su altre basi) per manifesta incapacità di affrontare in maniera solidale uno dei temi più importanti del nostro tempo. Il vertice straordinario di domani a Bruxelles rischia di passare alla storia come l'inizio della fine dell'Unione europea. Le responsabilità sono molte - abbiamo anche noi le nostre, la principale è quella di aver lasciato per anni che fossero gli altri a decidere la nostra politica in tema di immigrazione e non solo - ma la storia si snoda sempre tra Parigi e Berlino. Cominciamo dalla Francia, il Presidente è Macron, ma non è lui l'anima di quel paese.
01
Frou Frou Macron
Eccolo qui, Emmanuel Macron, con la sua vera faccia. Descritto come il salvatore dell'Europa, sarà quello che per insipienza, arroganza e cultura da bon bon l'affonderà. La sua linea sull'immigrazione è quella di scaricare sull'Italia il peso materiale del soccorso e dell'accoglienza, poi si vedrà, prima bisogna proteggere i porti francesi. Incontrando il premier socialista Pedro Sanchez, Macron ha messo in chiaro il suo piano: "Chiediamo di non gestire caso per caso, proporremo domani uno schema chiaro: che lo sbarco di migranti rispetti le regole e i principi umanitari di soccorso e che avvenga nel porto sicuro più vicino". La mossa è ovviamente condivisa da Sanchez, che ha i suoi problemi nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran, dunque lasciare all'Italia il fronte africano aperto in Libia è fondamentale.
Macron naturalmente ha fatto la dichiarazione tattica che gli serve per sostenere la sua linea nel vertice di domani a Bruxelles: ""Bisogna essere chiari e guardare le cifre. L'Italia non sta vivendo una crisi migratoria come c'era fino all'anno scorso. Chi lo dice, dice una bugia". Secondo Macron, siamo in presenza in Europa "di una crisi politica" innescata da "estremisti che giocano sulle paure. Ma non bisogna cedere nulla allo spirito di manipolazione o ipersemplificazione della nostra epoca".
Le risposte di Salvini e Di Maio sono ferme ("arrogante, apra i suoi porti" e "nostro nemico numero uno"), ma danno sempre l'impressione di essere "comunicazione interna", messaggio all'elettore, mentre resta una domanda sul taccuino del titolare: noi abbiamo un piano?
Macron, da pedagogo del nulla, tratta gli elettori come se fossero incantati dal pifferaio magico. È la classica versione auto-assolutoria delle classi in progress quando vedono crollare i loro obiettivi: gli elettori sono ignoranti e si fanno guidare dai demagoghi. Lui, primo tra i demagoghi, nazionalista travestito di bonapartismo di terza mano, un Presidente che governa la Francia essendo minoranza nel suo Paese, dovrebbe preoccuparsi proprio per la tenuta della nazione che rappresenta. Michel Houellebecq, scrittore francese che "vede" e "sente" lo spirito del tempo, ha già fatto la sua diagnosi: "La Francia è in preda a una nevrosi". E le nevrosi conducono alla pazzia. Bisogna solo aspettare.
02
Il vertice impossibile di Angela Merkel
La situazione in cui si trova la Cancelliera l'ha sintetizzata perfettamente Handelsblatt, il principale giornale economico della Germania, ecco la copertina della versione global:
Lo scenario di opzioni che ha in mano la Merkel è scarso: ha bisogno di far funzionare l'asse tra Berlino e Parigi, ha concesso a Macron un contentino sul bilancio dell'Eurozona ma di impatto insignificante, ha il fronte Sud dell'Europa in fiamme con un paese fondatore, l'Italia, che non può essere trattato come un partner minore, ha il fronte orientale congelato con i paesi del gruppo di Visegrad che chiudono a ogni ipotesi di condivisione dei rifugiati; ha l'amico-nemico in casa con la Baviera che vota in autunno e la Csu che non vuole schiantarsi di fronte ai colpi della destra di AfD; deve evitare misure "nazionali", ma de facto ha già aperto a accordi bilaterali sull'immigrazione tra gli Stati europei che sono il primo passo verso la dissoluzione di Schengen e dell'impianto di libera circolazione dell'Unione; ha l'economia in rallentamento, il settore dell'auto travolti dagli scandali (vedere alla voce numero uno dell'Audi in prigione), deve fare un gasdotto gigantesco (il Nord Stream 2) con Vladimir Putin, ma nello stesso tempo non può cancellare le sanzioni perché sarebbe una resa e un segnale negativo nei confronti di Polonia, Paesi Baltici e naturalmente l'Ucraina; deve chiudere la trattativa sulla Brexit senza distruggere l'export dell'industria tedesca che con il Regno Unito realizza 47.2 miliardi di euro di surplus.
Merkel è stata una grande statista, ha tenuto in piedi l'Europa durante la crisi dell'Eurozona del 2011, non ha ceduto a chi le suggeriva di procedere verso il breakup nell'interesse esclusivo della Germania, ha accolto un milione di siriani mentre la guerra risuonava morte e disperazione per colpa di una politica miope degli Stati Uniti in Medio Oriente. Ma proprio quella scelta dettata da nobiltà d'animo è stata il suo acuto e il suo errore: ha sottovalutato le difficoltà insormontabili dell'integrazione, lo shock della Germania alle notizie delle violenze di immigrati islamici nei confronti delle donne a Colonia nel 2016, non ha visto riemergere lo spirito della borghesia conservatrice tedesca, non ha dato peso all'ascesa di altre donne, Frauke Petry e poi Alice Weidel. O forse ha visto tutto, la Cancelliera, ma non aveva più la forza per impedire tutto questo ieri e salvare l'Unione europea oggi.
Andreas Kluth, direttore dell'edizione globale di Handelsblatt, in novembre scrisse che era "cominciata la fine dell'era Merkel". Il vertice di domani e il Consiglio europeo dei capi di Stato tra qualche giorno saranno un'accelerazione di questa parabola. Come sempre nella storia, l'Europa nasce e muore a Berlino. E a Monaco, in Baviera. Se Merkel non ottiene un risultato soddisfacente per la Csu, il governo si rompe e si apre una terra incognita. La crisi tedesca. La fine dell'Unione europea. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
***
Questa storia viene da lontano, ha il suo picco sismografico nel 2011, con la caduta del Colonnello Gheddafi. Cosa è successo in Libia? Perché la sua instabilità ha aperto un capitolo decisivo nella storia contemporanea? Quali sono gli interessi dei francesi? E come si incrociano le vicende libiche con il Grande Gioco delle potenze globali? Abbiamo aperto la mappa del Risiko su RadioList.
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Il Grande Gioco della Libia
Dalla caduta del Colonnello Gheddafi ai nostri giorni. L'importanza strategica della Libia nel gioco del Mediterraneo, del Nord Africa e del riassetto delle grandi potenze. Una partita che nel 2011 si chiuse in con la morte di Gheddafi aprendo un nuovo drammatico capitolo della storia contemporanea. Gli interessi della Francia, la difesa di quelli dell'Italia, il disegno americano in Europa, la pace e la guerra, il tema dell'immigrazione che rischia di far implodere l'Unione europea. Errori, orrori, passato, presente e futuro. Un viaggio del titolare di List e Fabio Squillante, fondatore e direttore dell'Agenzia Nova, nel nuovo ordine mondiale.
Questa puntata di RadioList è al primo posto nella classifica dei podcast di iTunes.
Abbiamo due puntate nei primi dieci posti. Bene, che facciamo ora? Saliamo sulla macchina del tempo di Giordano Bruno Guerri. Il titolare ha letto il suo ultimo libro, un viaggio spettacolare nell'Antistoria degli italiani. E in quell'Anti c'è tutto l'ieri e l'oggi. Andiamo, allacciate le cinture.
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Antistoria degli italiani
Cominciare con un prefisso conduce inevitabilmente al suffisso e a un pensiero fisso: perché Giordano Bruno Guerri ha intitolato un suo tomo Antistoria degli italiani ? Riscrivere un libro poi, mettersi in testa di aggiornare la storia dispiegando le vele della Nave di Teseo.
Porsi domande, giocare con i dilemmi, intrecciare rebus è un esercizio che scioglie e aggroviglia la mente, ma il titolare di List ama sciaradare sui dettagli e quell'Anti davanti cela un sopra e un sotto troppo intrigante per essere ignorato. La storia chiama. La storia palpita. La storia attrae. La storia non è donna e uomo, è maschio e femmina. La storia è sensuale.
Questo funambolo del tempo, Giordano Bruno Guerri, con quel nome che oscilla sfrontato tra scienza, filosofia e il mestiere delle armi, con un acronimo da sigillo reale, GBG, questa sagoma densa come un buco nero nello spazio che inghiotte cultura e vita, inchiostra niente meno che l'Antistoria e non potete capire l'invidia per quella dichiarazione da ventocontrarismo esplicito, uno sberleffo alla "storia accademica", ai poeti laureati di Montale, perché sì, la storia è come gli ossi di seppia spiaggiati al sole, è come i limoni turgidi e irradianti del poeta ligure. Continua a leggere l'articolo su List.
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Torniamo al presente, al fatto che fa zig zag davanti a noi. Il governo ha una posizione sull'immigrazione, hard rock, può piacere o meno, ma quella è. E sul resto? A Palazzo Chigi devono darsi una regolata, se giocano a fare l'indietro tutta su alcuni temi, rischiano di andare contro un muro di titanio.
05
Lavoro e vaccini, l'errore dell'indietro tutta
di Lorenzo Castellani
Il governo pentaleghista sembra riscuotere, in questo momento, un consenso superiore a quello raccolto dalla due forze elettorali il 4 Marzo. Un effetto combinato delle aspettative suscitate dal nuovo esecutivo e del pugno duro sull’immigrazione. Tuttavia, quando due partiti, sondaggi alla mano, raggiungono il 60 per cento nei sondaggi è evidente che il governo parli ad una platea molto vasta e non più riducibile a voto di protesta o, banalmente, populista. Questo sostegno dovrebbe spingere i leader dei partiti a riflettere maggiormente su alcune proposte che hanno messo in campo. Continua a leggere l'articolo su List.
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Abbiamo un governo che è una discontinuità, ma non sappiamo ancora se il ruolo che è arrivato dalla storia i suoi leader sapranno interpretarlo. Pensate alla crisi europea: fermiamo le navi in mezzo al Mediterraneo, ma nessuno ci ha detto qual è il disegno per l'Europa - cioè noi stessi - perché se tutto va giù abbiamo comunque la necessità di stare in piedi da soli. Che cosa facciamo nel Mediterraneo e con l'Africa? E come regoliamo i nostri conti (pesanti) con Bruxelles e cosa raccontiamo ai mercati che comprano e vendono il nostro debito pubblico? Il titolare ha ricordato il Brains Trust di Franklin Delano Roosevelt che in America fece il New Deal con un gruppo di consiglieri top class per superare la Grande Depressione. Noi in caso di crac dell'Unione, indebolimento dell'Eurozona, stress sul debito sovrano, cosa mettiamo in campo? La risposta (e gli uomini che fanno il blue print per il governo) non c'è, ci sono dichiarazioni ridicole sui vaccini e il lavoro la domenica, vertici annunciati sul reddito di cittadinanza che una crisi di vaste proporzioni in Europa spazzerebbe via in un lampo insieme a migliaia di posti di lavoro e risparmi sudati dalle famiglie e dalle imprese. Di Maio e Salvini si rendono conto di cosa potrebbe accadere? Hanno un piano d'emergenza?
Essere trascinati dagli eventi o guidarli, questa è la differenza tra un capo politico e uno statista. Ci sono i primi, per i secondi non c'è molta sabbia nella clessidra per rivelarsi, sono tempi di guerra. Levato il dossier immigrazione, per ora c'è ben poco, anzi c'è troppa confusione. Si sente la mancanza di un regista e di solito le squadre senza il giocatore che sa fare i passaggi giusti, non fanno gol e perdono.
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Con che cosa chiudiamo questo numero serale di List? Guido Ciompi ha tirato fuori dal suo pennino quello che ci vuole per chiudere con l'aggancio giusto, in maniera circolare: i dilemmi del Conte.
06
I dilemmi del Conte
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o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.