26 Febbraio
L'irrazionale, l'incalcolabile. Lezioni dal virus
Il credo dell'onnipotenza dell'uomo sulla natura, gli scienziati che si dividono, la tecnica che non è più un totem. L'ascesa dell'irrazionalità, l'istinto di sopravvivenza. Un'indagine di Lorenzo Castellani sui miti infranti e le debolezze svelate della società contemporanea
I contagiati da coronavirus in Italia sono 374, i morti sono 12, tutti anziani. Per la prima volta sono positivi anche 6 minori, stanno tutti bene. Il governo ha capito di aver sbagliato strategia e cambia: i test verranno fatti solo a chi presenta sintomi. Ne sono stati effettuati 9.462, oltre il 95 per cento ha dato esito negativo. Oms e Ue: "Dall'Italia misure molto risolute, ma corrette". Primo morto francese, a Parigi. Contagiati italiani in Spagna, Grecia, Brasile e altre nazioni. Trump accusa Cnn e Msnbc di fare allarmismo. I numeri cinesi (per quel che valgono) dicono che il virus è in ritirata, mentre in Occidente avanza. La Borsa di Milano rimbalza alla notizia della guarigione della paziente cinese ricoverata all'ospedale Spallanzani, a Roma. Wall Street prova il recupero dopo due sedute negative. In una dimensione parallela, remota, c'è un Parlamento in cui si mormora a voce bassa di un governo di unità nazionale, è l'Italia.
di Lorenzo Castellani
Un Frecciarossa 1000 sibila strisciando verso il binario. Direzione nord. Pochi uomini senza volto, come automi, scivolano ai loro posti. La luce bianca, fredda, il verde pallido delle mascherine, l’odore alcolico dei detergenti igienici. Il neutro è un odore disgustoso e confortante al tempo stesso. Formula di pulizia e paura. Il mondo è un gigantesca sala operatoria che si muove sui binati della tecnica. E, talvolta, deraglia.
Quelle maschere senza volto, nel privilegio dell’anonimato, hanno comprato e speso quanto più possibile nei supermercati. Hanno lasciato a casa i figli da scuola. Evitano da settimane sushi e ristoranti cinesi, di gran voga fino al mese scorso. Scappano dalle stazioni. Non possono varcare le porte di stadi, musei, cinema, palazzi dello sport e teatri. Lavorano da casa, soli. Perché la società esiste fino a quando la sicurezza è garantita, ma se si avverte che essa viene meno...
I contagiati da coronavirus in Italia sono 374, i morti sono 12, tutti anziani. Per la prima volta sono positivi anche 6 minori, stanno tutti bene. Il governo ha capito di aver sbagliato strategia e cambia: i test verranno fatti solo a chi presenta sintomi. Ne sono stati effettuati 9.462, oltre il 95 per cento ha dato esito negativo. Oms e Ue: "Dall'Italia misure molto risolute, ma corrette". Primo morto francese, a Parigi. Contagiati italiani in Spagna, Grecia, Brasile e altre nazioni. Trump accusa Cnn e Msnbc di fare allarmismo. I numeri cinesi (per quel che valgono) dicono che il virus è in ritirata, mentre in Occidente avanza. La Borsa di Milano rimbalza alla notizia della guarigione della paziente cinese ricoverata all'ospedale Spallanzani, a Roma. Wall Street prova il recupero dopo due sedute negative. In una dimensione parallela, remota, c'è un Parlamento in cui si mormora a voce bassa di un governo di unità nazionale, è l'Italia.
di Lorenzo Castellani
Un Frecciarossa 1000 sibila strisciando verso il binario. Direzione nord. Pochi uomini senza volto, come automi, scivolano ai loro posti. La luce bianca, fredda, il verde pallido delle mascherine, l’odore alcolico dei detergenti igienici. Il neutro è un odore disgustoso e confortante al tempo stesso. Formula di pulizia e paura. Il mondo è un gigantesca sala operatoria che si muove sui binati della tecnica. E, talvolta, deraglia.
Quelle maschere senza volto, nel privilegio dell’anonimato, hanno comprato e speso quanto più possibile nei supermercati. Hanno lasciato a casa i figli da scuola. Evitano da settimane sushi e ristoranti cinesi, di gran voga fino al mese scorso. Scappano dalle stazioni. Non possono varcare le porte di stadi, musei, cinema, palazzi dello sport e teatri. Lavorano da casa, soli. Perché la società esiste fino a quando la sicurezza è garantita, ma se si avverte che essa viene meno non resta che il sussulto della vita individuale.
Nel mondo dei paradossi, il virus che viene dalla Cina dispiega la propria forza destabilizzante nelle menti allenate alla razionalità dell’uomo del Ventunesimo secolo. La Cina, il paese più discusso e ammirato dagli intellettuali occidentali. Sinonimo di crescita impetuosa, grandi infrastrutture, tecnologia, scienza e finanza. In un mondo dominato dai numeri, il dragone cinese è riuscito a far dimenticare ai paladini dei diritti e delle libertà la sua natura dittatoriale e mono-partitica. Si grida in Europa al ritorno del fascismo, ma ci si stordisce con la tecnocrazia cinese. Un’icona del merito da venerare ed invidiare. Il paradosso, si diceva, che tanta lodata efficienza e razionalità al governo non sia riuscita a contenere l’epidemia. L’ospedale costruito in dieci giorni a Wuhan, tanto lodato dai numerosi neo-positivisti del vecchio mondo, l’allarme tardivo del partito e i numeri ballerini, forse ribassati o ritardati, sull’epidemia galoppante. Il virus che fa il giro del mondo sulle spalle di manager e turisti.
Fino all’Italia, il più emotivo e per natura salutista dei paesi europei. La penisola contagiata nella sua area più ricca, efficiente, funzionate. Ancora una volta, il paradosso del progresso. La pianificazione che non funziona, la scienza che non riesce a prevenire e medicare, l’imponderabile che prende il sopravvento sulle strutture tecniche. La paura più antica, quella della morte, che riaffiora sull’epidermide dei cittadini. Cosa significa vivere? Allontanare la morte, una pulsione costante ed irrefrenabile espressa con potenza dalla prosa di Elias Canetti. Il balzo dal razionale all’irrazionale che si compie nell’arco di poche ore.
L’economia, la più pretenziosa delle scienze sociali, è chiamata a scontrarsi con la realtà. La pretesa della razionalità dei mercati, sempre invocata quando si commentano le scelte della politica economica, crolla di fronte al panic selling di una possibile pandemia capace di fermare le linee di montaggio della manifattura italiana. I mercati sono emotivi o razionali? Nessuno l’ha capito. E lo stesso vale per gli esseri umani.
I medici e gli scienziati scoprono di essere in disaccordo sulle misure sanitarie da assumere e sul peso da conferire al fenomeno. L’oggettività della scienza evapora. Anche i tecnici si scontrano sulle scelte da assumere. Tutto il dibattito si politicizza, si divide in fazioni di specialisti. Dov’è la neutralità degli esperti tanto invocata dall’accademia petulante che invade i talk show? La vicenda del coronavirus mostra come tutta la tiritera sugli esperti che dovrebbe governare al posto della politica sia fallace. Perché nell’emergenza, nello stato d’eccezione, si ascoltano gli esperti e gli specialisti, ma ogni decisione finale è rimessa alla politica. Persino gli altri Stati europei, sempre portati in palmo di mano dal piccolo establishment italiano come esempio di concreta efficienza e civile emancipazione, serrano i confini e mettono gli italiani in quarantena.
In una società che ha spinto sull’acceleratore per pianificare, calcolare, scientizzare ogni minimo aspetto della vita, l’incalcolabile è un invasore devastante. Scatena il panico e travolge i sistemi tanto faticosamente costruiti nel tempo. Non eravamo attrezzati a tutto? Freddi e razionali abbastanza da considerare qualche centinaio di ammalati come una minima minaccia, in fine dei conti accettabile, per la nostra vita quotidiana? Invece, la mascherina del potere viene scossa dal fallimento della presunzione fatale della mentalità contemporanea di poter controllare tutto. La reazione è una riedizione moderna della peste trecentesca, con la stessa tensione mista tra superstizione e fatalismo. L’efficientismo associato ad un regime dittatoriale crolla sotto l’allargamento delle chiazze rosse sulla cartina geografica, un motore economico apparentemente inarrestabile si ferma per la malattia. I minimizzatori dei primi giorni, quelli che invitavano a guardare i dati tutto sommato modesti del virus e dei sintomi non troppo aggressivi, sono stati smentiti dai fatti e dal comune sentire.
Colpa delle masse? Non ci si aspetta razionalità da una società interconnessa formata da miliardi di persone. Solo degli ottimisti creduloni possono crederlo. Tanto più un sistema economico, infrastrutturale, sociale è complesso quanto più una minima falla tende a sconquassarlo. Il virus dispiega aporie prima che malattie. Le debolezze di una pretesa raziocinante e di oggettività che non può reggersi in piedi senza accettare con flessibilità la presenza di variabili impazzite. La tecnica non è sufficiente a garantire la sicurezza perpetua e la pianificatissima esistenza moderna non può fare ancora a meno delle vittime e delle disgrazie. Il disordine spontaneo riaffiora in superficie, nonostante le spire della ragione e del progresso che tentano di avvolgere la vita. La malattia è parte della vicenda umana, l’istinto di sopravvivenza, con l’allentamento di ogni freno inibitorio, è nel programma genetico dell’essere umano. Nessuna tecnica potrà eliminare la paura e le malattie, l’imponderabile e l’imprevedibile, le pulsioni e le reazioni vitali di una macchina imperfetta.
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10. Limitazione di responsabilità
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Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
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della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.